Dan Glass é il supervisore degli effetti speciali di Cloud Atlas. E abbiamo indagato sulle difficoltà della lavorazione, sul rapporto coi registi e sull'essenza di questo attesissimo lavoro.Ecco la sua intervista:
Con Cloud Atlas ha ritrovato i fratelli Wachowski della saga di Matrix, mentre per la prima volta ha collaborato con il tedesco Tom Tykwer. Com'è stato lavorare con loro tre?
"Sono abituato a lavorare con i fratelli Wachowski, ho conosciuto Tom sei anni fa, è una persona alla mano, semplice e veramente intelligente. Realizza film in modo davvero naturale e siccome viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda è molto semplice arrivare all'obiettivo. Il loro modo di fare animazione e di pensare è brillante".
Quali sono le difficoltà che ha incontrato nella realizzazione degli effetti speciali del film?
"Ho dovuto affrontare tre grandi sfide. La prima è stata quella di dover soddisfare un progetto così ambizioso, si trattava di coordinare sei diverse storie, due diverse squadre su due diversi continenti. Il compito più difficile è stato quello di mantenere la coerenza tra le scene del film e la trama del libro. La seconda sfida è stata quella di realizzare una storia ambientata nel futuro dove tutto doveva essere progettato con attenzione, dall'architettura ai dispositivi sino ai più piccoli dettagli. L'ultima grande sfida è stata quella degli attori, che dovevano immedesimarsi in razze diverse e quindi anche il team del make-up ha dovuto lavorare sodo".
Ha da poco lavorato a The tree of life di Malick, un'esplorazione della vita dell'uomo e dell'universo molto particolare. Ora con Cloud Atlas affronta un'epica storia del genere umano in cui azioni e conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso il passato. Entrambi film ambiziosi. Ha riscontrato delle analogie?
"Penso di sì, c'è un senso di astrazione della razza umana che si riflette sugli effetti visivi. The tree of life, come d'altronde Cloud Atlas, è sensazionale".
Spiegare cosa è Cloud Atlas è complicato. Anche vederlo è piuttosto complesso, quindi prendete questo post come una piccola guida per prepararvi alla visione. E’ un film unico nel suo genere, senza dubbio interessante. È un kolossal estremamente ambizioso che si sviluppa su sei storie, lungo cinquecento anni, dalla metà dell'800 fino a un futuro distopico. Fantascienza dai toni epici dove le vite dei personaggi hanno impatto l'una sull'altra attraverso passato, presente e futuro.
Il film é costato poco più di 100 milioni, è tratto dall'omonimo romanzo di David Mitchell ed è diretto dal tedesco Tom Tykwer di Lola corre e dai fratelli Wachowski di Matrix, ovvero Tom e Lana (alla nascita Larry, ma dal luglio scorso ha completato il decennale processo per diventare donna).
Tom Tykwer, uno che non ha mai sbagliato un colpo, uno dei pochi registi che compone anche le musiche della colonna sonora e lo fa prima di girare, perlomeno in questo caso. E’ un procedimento anomalo, di solito si compone ad hoc sulle immagini già montate (e di sicuro ha dei vantaggi, come quello di far sentire la musica agli attori durante le riprese della scena). La musica ha una certa importanza in questo film fin dal titolo, Cloud Atlas, che è quello di un componimento musicale appunto che viene elaborato da uno dei protagonisti.
Comunque, tornando ai registi: un gruppetto perlomeno curioso, non trovate? Amici da tempo, si sono innamorati del romanzo di David Mitchell e hanno deciso di farne un film. Anzi sei. Perché nelle quasi tre ore di durata ci sono sei storie completamente diverse e tenute insieme da una serie di comuni denominatori, di cui gli attori sono gli elementi più evidenti. Ogni storia ha lo stesso cast che interpreta i personaggi principali. E che cast: Tom Hanks, Halle Barry, Jim Sturgess, Hugo Weaving, Hugh Grant, Susan Sarandon…
La narrazione è completamente destrutturata, ovvero le storie non vengono presentate per intero in ordine, diciamo così, “cronologico”, ma portate avanti tutte quante insieme un po’ alla volta. Quello che si è cercato di fare è stato di collocare i singoli episodi narrati in un contesto più ampio, scavalcando i confini temporali e geografici e relazionando il tutto tramite l’uso degli stessi attori, situazioni simili che si ripetono, dinamiche di cause/effetto, coincidenze e deja-vu. Il tutto per parlare e cercare di rispondere alle domande che da sempre l’Uomo si pone sull’amore, sulla vita, sull’anima. Una cosina mostruosamente ambiziosa che già un altro film aveva provato a fare in modo simile, Mr. Nobody. Talmente ambizioso, che fatica a sostenere il peso degli intenti.
Seguire sei storie così diverse ha il rischio di far girare la testa, di far perdere le redini delle trame. Si passa con nonchalance da un genere all’altro, da una commedia alla fantascienza e al thriller, interrompendo, ripristinando, riavvolgendo tutto ogni cinque minuti. Il tutto realizzato a regola d’arte, perché le transizioni tra un “mondo” e un altro (usano parole, azioni, elementi scenografici o il viso di un attore) sono precise, perfette, persino cariche di significato, ma alla fine il rischio è di essere tramortiti più che intrigati, disorientati piuttosto che attenti e si ha la sensazione che al posto di aggiungere forza, le singole storie ne vengano invece private. Il che avrebbe un senso se l’affresco generale fosse in grado di farci arrivare le grandi Verità con rinnovata potenza, ma che “siamo tutti collegati l’uno all’altro in questo universo” e che “esiste l”effetto farfalla’” non sono teorie proprio nuove.
Quindi proviamo a “ristrutturare” per analizzare meglio queste storie.
1. Il Viaggio nelle isole del sud Pacifico di Adam Ewing (1839): un avvocato offre rifugio a uno schiavo in fuga su un viaggio in nave (diretto dai Wachowski) in questa storia il tema è il razzismo - con il ricco Adam Ewing (Jim Sturgess), il clandestino Autua (David Gyasi) e il Dr. Goose (Tom Hanks).
2. Lettere da Zedelghem (1936) Scozia: un compositore cerca di dare vita a un’opera perfetta (diretto da Tykwer) in questa storia si parla di omofobia; un giovane musicista bisessuale (Ben Wishaw) lavora come amanuense per un compositore (Jim Broadbent). La storia è raccontata però attraverso le lettere del musicista all’amante (James D’Arcy).
3. Half-Lives - Il primo caso di Luisa Rey (1972) San Francisco: una giornalista cerca di smascherare un complotto nucleare (diretto da Tykwer) - si parla delle compagnie energetiche; una giovane reporter (Halle Berry) si imbatte in una storia su una centrale nucleare.
4. L’orribile impiccio del Signor Cavendish (2012) Inghilterra: un editore viene recluso dal fratello in un ospizio (diretto da Tykwer) - si parla di anziani e delle case di riposo; un editore (Jim Broadbent) viene ricattato dai un suo scrittore. L’uomo chiede aiuto al fratello ma non sarà una buona idea.
5. La Preghiera di Sonmi~451 (2144) Neo Seoul: una clone usata per fare la cameriera prende coscienza di una sconcertante realtà (diretto dai Wachowski): il totalitarismo sfrutta gli umani come carne da macello. La schiava Sonmi~451 (Doona Bae) evade con l’aiuto di Hae-Joo Chang (Jim Sturgess) e denuncia il sistema. Ovviamente si parla di totalitarismo.
6. Sloosha’s Crossin’ e tutto il resto (2321) Hawaii: un pastore cerca di sopravvivere in un mondo post apocalittico (diretto dai Wachowski) - si parla di organizzazioni religiose. La storia è ambientata alle Hawaii.
Idee brillanti, originali, con una messa in scena sorprendente. La storia fantascientifica della clone è forse la più toccante e la più spettacolare al tempo stesso, con immagini visivamente molto forti (come si può già intuire dal trailer) Il punto però, come fa notare Andy Wachowski, è che bisogna «abbandonare l’idea che si tratti di sei storie separate. E’ una storia unica». «Comincio nei panni di una donna indigena che ha poco potere, poi divento Jocast, che in realtà è solo l’involucro di una persona, priva di voce», spiega Halle Berry. «Poi c’è Luisa Rey, che lotta duramente per trovare la propria voce e la propria forza. Appaio per un momento nella storia di Cavendish, nei panni di un’ospite misteriosa a una festa, e a parte il suo atteggiamento sicuro non sa molto di lei, ma nella successiva interpreto un medico, Ovid, che agisce in maniera moralmente giusta, cosicché quando si arriva a Meronym vediamo in lei il culmine di questo percorso e si capisce perché sia così forte». Confusi? Ecco, appunto.
Usare gli stessi attori per le sei storie suggerisce l’idea di una reincarnazione dell’anima, di un unico viaggio o percorso: l’anima passa da buona a cattiva, da maschio a femmina con precisi criteri che senz’altro un’attenta analisi è in grado di svelare in toto. Rigiocare gli stessi attori, però, non aiuta lo spettatore a entrare nel film, è facile scivolare presto nel giochino “ma quello chi era nell’altro episodio?” o “maddai, guarda come hanno truccato Hugh Grant, è irriconoscibile!”. (Tra l’altro molti sono davvero “nascosti”, rimanete ai titoli di coda e li scoprirete tutti).
Forse uno dei suggerimenti più interessanti riguarda il ruolo dell’arte nella vita dell’Uomo. Riporto infatti dal press book: “La cronaca del viaggio per mare di Adam Ewing nel 1849 diventa un diario pubblicato che Frosbisher legge nel 1936. Le lettere di Frobisher capitano successivamente nelle mani di Luisa Rey nel 1973 e l’inchiesta di Luisa sulla centrale nucleare diventa manoscritto che sarà sottoposto a Cevendish, l’editore. L’avventura contemporanea di Cavendish diviene il soggetto di un film che Sonmi guarda nel 2144 e la dichiarazione di libertà di SOnmi viene ripetuta e ricordata fino a quando, persino in una società che ha perduto libri e tecnologia, la sua dottrina sarà venerata da Zachry e dalla sua tribù nel Ventiquattresimo secolo”.
Confusi? Spaventati? Spero di avervi incuriositi perché anche se Cloud Atlas magari non riesce negli intenti, è un bel perdersi tra le nuvole.
Il film é costato poco più di 100 milioni, è tratto dall'omonimo romanzo di David Mitchell ed è diretto dal tedesco Tom Tykwer di Lola corre e dai fratelli Wachowski di Matrix, ovvero Tom e Lana (alla nascita Larry, ma dal luglio scorso ha completato il decennale processo per diventare donna).
Tom Tykwer, uno che non ha mai sbagliato un colpo, uno dei pochi registi che compone anche le musiche della colonna sonora e lo fa prima di girare, perlomeno in questo caso. E’ un procedimento anomalo, di solito si compone ad hoc sulle immagini già montate (e di sicuro ha dei vantaggi, come quello di far sentire la musica agli attori durante le riprese della scena). La musica ha una certa importanza in questo film fin dal titolo, Cloud Atlas, che è quello di un componimento musicale appunto che viene elaborato da uno dei protagonisti.
Comunque, tornando ai registi: un gruppetto perlomeno curioso, non trovate? Amici da tempo, si sono innamorati del romanzo di David Mitchell e hanno deciso di farne un film. Anzi sei. Perché nelle quasi tre ore di durata ci sono sei storie completamente diverse e tenute insieme da una serie di comuni denominatori, di cui gli attori sono gli elementi più evidenti. Ogni storia ha lo stesso cast che interpreta i personaggi principali. E che cast: Tom Hanks, Halle Barry, Jim Sturgess, Hugo Weaving, Hugh Grant, Susan Sarandon…
La narrazione è completamente destrutturata, ovvero le storie non vengono presentate per intero in ordine, diciamo così, “cronologico”, ma portate avanti tutte quante insieme un po’ alla volta. Quello che si è cercato di fare è stato di collocare i singoli episodi narrati in un contesto più ampio, scavalcando i confini temporali e geografici e relazionando il tutto tramite l’uso degli stessi attori, situazioni simili che si ripetono, dinamiche di cause/effetto, coincidenze e deja-vu. Il tutto per parlare e cercare di rispondere alle domande che da sempre l’Uomo si pone sull’amore, sulla vita, sull’anima. Una cosina mostruosamente ambiziosa che già un altro film aveva provato a fare in modo simile, Mr. Nobody. Talmente ambizioso, che fatica a sostenere il peso degli intenti.
Seguire sei storie così diverse ha il rischio di far girare la testa, di far perdere le redini delle trame. Si passa con nonchalance da un genere all’altro, da una commedia alla fantascienza e al thriller, interrompendo, ripristinando, riavvolgendo tutto ogni cinque minuti. Il tutto realizzato a regola d’arte, perché le transizioni tra un “mondo” e un altro (usano parole, azioni, elementi scenografici o il viso di un attore) sono precise, perfette, persino cariche di significato, ma alla fine il rischio è di essere tramortiti più che intrigati, disorientati piuttosto che attenti e si ha la sensazione che al posto di aggiungere forza, le singole storie ne vengano invece private. Il che avrebbe un senso se l’affresco generale fosse in grado di farci arrivare le grandi Verità con rinnovata potenza, ma che “siamo tutti collegati l’uno all’altro in questo universo” e che “esiste l”effetto farfalla’” non sono teorie proprio nuove.
Quindi proviamo a “ristrutturare” per analizzare meglio queste storie.
1. Il Viaggio nelle isole del sud Pacifico di Adam Ewing (1839): un avvocato offre rifugio a uno schiavo in fuga su un viaggio in nave (diretto dai Wachowski) in questa storia il tema è il razzismo - con il ricco Adam Ewing (Jim Sturgess), il clandestino Autua (David Gyasi) e il Dr. Goose (Tom Hanks).
2. Lettere da Zedelghem (1936) Scozia: un compositore cerca di dare vita a un’opera perfetta (diretto da Tykwer) in questa storia si parla di omofobia; un giovane musicista bisessuale (Ben Wishaw) lavora come amanuense per un compositore (Jim Broadbent). La storia è raccontata però attraverso le lettere del musicista all’amante (James D’Arcy).
3. Half-Lives - Il primo caso di Luisa Rey (1972) San Francisco: una giornalista cerca di smascherare un complotto nucleare (diretto da Tykwer) - si parla delle compagnie energetiche; una giovane reporter (Halle Berry) si imbatte in una storia su una centrale nucleare.
4. L’orribile impiccio del Signor Cavendish (2012) Inghilterra: un editore viene recluso dal fratello in un ospizio (diretto da Tykwer) - si parla di anziani e delle case di riposo; un editore (Jim Broadbent) viene ricattato dai un suo scrittore. L’uomo chiede aiuto al fratello ma non sarà una buona idea.
5. La Preghiera di Sonmi~451 (2144) Neo Seoul: una clone usata per fare la cameriera prende coscienza di una sconcertante realtà (diretto dai Wachowski): il totalitarismo sfrutta gli umani come carne da macello. La schiava Sonmi~451 (Doona Bae) evade con l’aiuto di Hae-Joo Chang (Jim Sturgess) e denuncia il sistema. Ovviamente si parla di totalitarismo.
6. Sloosha’s Crossin’ e tutto il resto (2321) Hawaii: un pastore cerca di sopravvivere in un mondo post apocalittico (diretto dai Wachowski) - si parla di organizzazioni religiose. La storia è ambientata alle Hawaii.
Idee brillanti, originali, con una messa in scena sorprendente. La storia fantascientifica della clone è forse la più toccante e la più spettacolare al tempo stesso, con immagini visivamente molto forti (come si può già intuire dal trailer) Il punto però, come fa notare Andy Wachowski, è che bisogna «abbandonare l’idea che si tratti di sei storie separate. E’ una storia unica». «Comincio nei panni di una donna indigena che ha poco potere, poi divento Jocast, che in realtà è solo l’involucro di una persona, priva di voce», spiega Halle Berry. «Poi c’è Luisa Rey, che lotta duramente per trovare la propria voce e la propria forza. Appaio per un momento nella storia di Cavendish, nei panni di un’ospite misteriosa a una festa, e a parte il suo atteggiamento sicuro non sa molto di lei, ma nella successiva interpreto un medico, Ovid, che agisce in maniera moralmente giusta, cosicché quando si arriva a Meronym vediamo in lei il culmine di questo percorso e si capisce perché sia così forte». Confusi? Ecco, appunto.
Usare gli stessi attori per le sei storie suggerisce l’idea di una reincarnazione dell’anima, di un unico viaggio o percorso: l’anima passa da buona a cattiva, da maschio a femmina con precisi criteri che senz’altro un’attenta analisi è in grado di svelare in toto. Rigiocare gli stessi attori, però, non aiuta lo spettatore a entrare nel film, è facile scivolare presto nel giochino “ma quello chi era nell’altro episodio?” o “maddai, guarda come hanno truccato Hugh Grant, è irriconoscibile!”. (Tra l’altro molti sono davvero “nascosti”, rimanete ai titoli di coda e li scoprirete tutti).
Forse uno dei suggerimenti più interessanti riguarda il ruolo dell’arte nella vita dell’Uomo. Riporto infatti dal press book: “La cronaca del viaggio per mare di Adam Ewing nel 1849 diventa un diario pubblicato che Frosbisher legge nel 1936. Le lettere di Frobisher capitano successivamente nelle mani di Luisa Rey nel 1973 e l’inchiesta di Luisa sulla centrale nucleare diventa manoscritto che sarà sottoposto a Cevendish, l’editore. L’avventura contemporanea di Cavendish diviene il soggetto di un film che Sonmi guarda nel 2144 e la dichiarazione di libertà di SOnmi viene ripetuta e ricordata fino a quando, persino in una società che ha perduto libri e tecnologia, la sua dottrina sarà venerata da Zachry e dalla sua tribù nel Ventiquattresimo secolo”.
Confusi? Spaventati? Spero di avervi incuriositi perché anche se Cloud Atlas magari non riesce negli intenti, è un bel perdersi tra le nuvole.
Come nuvole in viaggio, i protagonisti si spostano nel tempo e nello spazio vivendo avventure incredibili, legati l'uno all'altro: ogni loro decisione, ogni azione è il risultato di un percorso compiuto dall'umanità. Le conseguenze di ogni evento accaduto nel passato si ripercuotono nelle successive epoche e generazioni, permettendoci di compiere un viaggio fantastico nell'anima e nella storia dell'uomo. I sei protagonisti di Cloud Alias - l'Atlante delle Nuvole vivono in punti e momenti diversi del mondo e del tempo, eppure fanno parte tutti di un unico schema, una specie di matrioska composta da sei personaggi uniti l'uno all'altro dal filo sottile e inestricabile del caso.
Le loro anime si spostano come nuvole, passando dal corpo di un notaio americano di metà Ottocento, giunto su un'isola del Pacifico per assistere ai devastanti effetti dei colonialismo, al giovane musicista che s'intrufola nell'esistenza di un celebre compositore belga tra le due guerre mondiali. Da un'intrepida giornalista che indaga sull'omicidio di uno scienziato antinucleare in piena guerra fredda a un editore inglese in fuga dai creditori nella Londra anni Ottanta, sino a un clone schiavizzato nella Corea del prossimo futuro, per arrivare infine all'alba del nuovo mondo - all'indomani dell'Apocalisse - e al suo primitivo, stupefatto abitante.
I sei personaggi si trasformano vivendo avventure incredibili in un affascinante, inventivo viaggio nella Storia - dalle grandi esplorazioni fino ai confini del mondo che verrà - e nell'anima stessa dell'uomo. L'Atlante delle nuvole è un romanzo generoso, un'apoteosi di sapori, colori e atmosfere che emoziona, stordisce e finisce dove tutto era iniziato. Un'epica storia del genere umano nella quale le azioni e le conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso il passato, il presente e il futuro, mentre le nostre anime mutano cambiando per sempre il nostro destino.
Le loro anime si spostano come nuvole, passando dal corpo di un notaio americano di metà Ottocento, giunto su un'isola del Pacifico per assistere ai devastanti effetti dei colonialismo, al giovane musicista che s'intrufola nell'esistenza di un celebre compositore belga tra le due guerre mondiali. Da un'intrepida giornalista che indaga sull'omicidio di uno scienziato antinucleare in piena guerra fredda a un editore inglese in fuga dai creditori nella Londra anni Ottanta, sino a un clone schiavizzato nella Corea del prossimo futuro, per arrivare infine all'alba del nuovo mondo - all'indomani dell'Apocalisse - e al suo primitivo, stupefatto abitante.
I sei personaggi si trasformano vivendo avventure incredibili in un affascinante, inventivo viaggio nella Storia - dalle grandi esplorazioni fino ai confini del mondo che verrà - e nell'anima stessa dell'uomo. L'Atlante delle nuvole è un romanzo generoso, un'apoteosi di sapori, colori e atmosfere che emoziona, stordisce e finisce dove tutto era iniziato. Un'epica storia del genere umano nella quale le azioni e le conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso il passato, il presente e il futuro, mentre le nostre anime mutano cambiando per sempre il nostro destino.
1. Il film è tratto dal romanzo L’atlante delle nuvole di David Mitchell.
2. Nel 2005, mentre era sul set di V per Vendetta, Natalie Portman aveva dato una copia del romanzo a Lana Wachowski che si era interessata alla storia. Un anno dopo, i fratelli Wachowski hanno scritto la prima bozza. Tom Tykwer, amico dei due, è stato poi invitato a scrivere con loro le diverse bozze successive mentre si cercavano gli investitori.
3. In tutti questi anni alla Portman era stato promesso il ruolo di Sonmi-451, ma alla fine ha dovuto rinunciare per la gravidanza del 2010. Tuttavia viene ringraziata nei titoli di coda. Il ruolo è andato a Doona Bae.
4. James McAvoy è stato considerato per un ruolo.
5. Ian McKellen è stato considerato per un ruolo.
6. Tutti i membri del cast hanno ruoli diversi che coprono tempi diversi, razze e persino sessi. Ciò è stato possibile attraverso il make-up e gli effetti speciali. Per esempio, Halle Berry ha recitato il ruolo di una donna ebrea nel 1930 e poi una vecchia tribale e poi un’ambientalista del 1970, il tutto nella stessa settimana.
7. Tutto il film è stato girato con due unità di ripresa parallele, una sotto la guida di Tom Tykwer e l’altra sotto la direzione dei fratelli Wachowski.
8. Mentre era sul set Tom Hanks ha iniziato a chiamare i Wachowski “mamma e papà”.
9. I registi hanno detto agli attori di pensare ai loro ruoli come un “ceppo genetico” piuttosto che come una serie di singole parti.
10. Il Numero 451 (il numero dell’appartamento di Luisa Rey e il nome Somni-451) proviene dal romanzo di fantascienza di Ray Bradbury, Fahrenheit 451.
11. Con un budget di oltre 100.000.000 dollari, Cloud Atlas è uno dei film indipendenti più costosi fino ad oggi.
12. Il film è diviso in sei storie ambientate in sei epoche diverse con temi però ricorrenti.
13. Il titolo del film è tratto dal discorso del personaggio Zachry Bailey:
“Le anime attraversano le età come le nuvole i cieli (…) Chissà chi soffia le nuvole e chissà come sarà la mia anima domani? Lo sa solo Somni: l’est, l’ovest, la bussola e l’atlante, sì, solo l’atlante delle nuvole, il nuvolario.”
intervista a :
Lana e Andy Wachowski, autori di Cloud Atlas, una storia ambizione e spettacolare che copre l’arco di cinque secoli e affronta quelle domande sulla vita e sul senso che l’umanità si è posta fin dall’inizio del pensiero. Di Cloud Atlas ne parliamo proprio con due dei tre autori dietro al film.
Cosa vi ha spinto della storia iniziale a tuffarvi dentro questa emozionante avventura?
Lana
E’ stata la portata delle idee di Cloud Atlas che ci ha subito attratti, la compassione per gli essere umani, il coraggio, e una qualità al tempo stesso classica e però di assoluta novità. Dal punto di vista del soggetto il film trascende i confini di razza e di genere, geografici e temporali, per raccontare una storia che ci mostra come la natura dell’umanità vada ben oltre quei confini. E’ stato questo a incuriosirci quando abbiamo letto il romanzo e poi quando abbiamo cominciato a lavorare alla sceneggiatura.
E’ una storia incredibile, difficile da realizzare, quali sono state le difficoltà e qual è il mondo per superarle?
LanaSapevamo che non potevamo far funzionare una struttura del genere in un film. Ma così siamo stati obbligati a escogitare nuovi modi per espandere i confini di una narrazione cinematografica standard. Parte del film si concentra su una grande storia d’amore che attraversa diverse vie, e noi la vediamo in singoli momenti, non tutta in una volta. L’amore giovane di una coppia può crescere e influenzare le sue azioni attraverso ripetuti incontri nel tempo. E’ un altro dei temi del film: l’amore può far cambiare direzione alla nostra vita in qualsiasi momento.AndyIl punto è abbandonare l’idea che si tratti di sei storie separate. E’ una storia unica. Ciascuno dei periodi temporali si riflette sugli altri nel corso di tutto il film. Via via che ognuna di queste anime si evolve, la vediamo entrare in rapporto con le altre, e seguiamo la sua evoluzione nel tempo. Nel passare da una scena all’altra, ci si crea nella testa un mosaico. I collegamenti fra le parti si ricostruiscono automaticamente. Perciò è stato intuitivo andare in quella direzione mentre giravamo il film.Lana
Ad un certo punto, abbiamo cominciato a chiederci se chi era il cattivo in un’epoca potesse essere l’eroe in un’altra. E una volta fatto questo collegamento, la domanda è stata: come fa il cattivo a compiere una trasformazione del genere? La cometa è diventata un evento fenomenologico. Quando compare significa che quell’individuo ha la possibilità di lasciare un segno importante.
Cloud Atlas non è solo innovativo dal punto di vista narrativo, è anche un’incredibile contenitore di mondi e di immagini visivamente molto affascinanti…qual è la loro relazione con la storia?
Lana
Ci piace fare film che siano emozionanti, divertenti e romantici, ma che affrontino anche delle idee. Cerchiamo sempre quando lavoriamo di offrire diversi livelli o modi di godere dei nostri film: visivamente cerchiamo di mostrare cose che il pubblico non abbia mai visto prima, emotivamente tentiamo di offrire emozioni o azioni o storie d’amore che possano soddisfare il bambino che è in noi, così come nel pubblico, e infine puntiamo a offrire nuovi punti di vista o idee su argomenti molto personali o riflessioni importanti per la vita quotidiana. Persino adesso – e lo so che rischio di sembrare sdolcinata – quando perso che abbiamo davvero avuto l’opportunità di realizzare questo film, mi vengono le lacrime agli occhi per la gratitudine. Siamo profondamente in debito con tutti gli attori che sono stati con noi nel girare un film così nuovo e una storia tanto straordinaria. Pochi film hanno richiesto tanto impegno dagli attori. Dopo aver letto tutto il copione insieme al cast, che è stata un’esperienza divertentissima, Hugo Weaving ha trovato le parole migliori per riassumere il senso di quest’impresa: “E’ una storia che esige dia personaggi che agiscano un coraggio e una fede, e questo vale non solo per gli attori, ma per tutti i presenti nella stanza.” Realizzare questo film ha costantemente richiesto il nostro coraggio e la nostra fede.
Nessun commento:
Posta un commento