(Reckoning Song), di Asaf Avidan:
No more tears, my heart is dry
I don’t laugh and I don’t cry
I don’t think about you all the time
But when I do – I wonder why
I don’t laugh and I don’t cry
I don’t think about you all the time
But when I do – I wonder why
You have to go out of my door
And leave just like you did before
I know I said that I was sure
But rich men can’t imagine poor.
And leave just like you did before
I know I said that I was sure
But rich men can’t imagine poor.
One day baby, we’ll be old
Oh baby, we’ll be old
And think about the stories that we could have told
Oh baby, we’ll be old
And think about the stories that we could have told
Little me and little you
Kept doing all the things they do
They never really think it through
Like I can never think you’re true
Kept doing all the things they do
They never really think it through
Like I can never think you’re true
Here I go again – the blame
The guilt, the pain, the hurt, the shame
The founding fathers of our plane
That’s stuck in heavy clouds of rain.
The guilt, the pain, the hurt, the shame
The founding fathers of our plane
That’s stuck in heavy clouds of rain.
One day baby, we’ll be old
Oh baby, we’ll be old
And think of all the stories that we could have told.
Oh baby, we’ll be old
And think of all the stories that we could have told.
Non ci sono più lacrime, il mio cuore è arido
Non rido e non piango, Non penso a te tutto il tempo
Ma quando lo faccio – Mi chiedo perché
sei uscito dalla mia porta e
te ne sei andato così proprio come hai fatto prima
So di aver detto che ero sicuro,
ma chi è ricco non può certo immaginare la povertà.
Un giorno tesoro, saremo vecchi
Oh tesoro, saremo vecchi
e penseremo alle storie che avremmo potuto raccontarci
Il mio bambino e il tuo bambino
avrebbero continuato a fare tutte le cose che fanno
Non avrebbero mai creduto che tutto ciò fosse possibile
come io non potrò mai credere che tu sia (andato via per dav)vero
Torno ancora qui – la colpa
Il senso di colpa, il dolore, la vergogna (sono ora)
I padri fondatori del nostro piano che
si è bloccato in (queste) nuvole piene di pioggia.
Un giorno tesoro, saremo vecchi
Oh tesoro, saremo vecchi
E penseremo alle storie che avremmo potuto (ancora) raccontarci...
Non rido e non piango, Non penso a te tutto il tempo
Ma quando lo faccio – Mi chiedo perché
sei uscito dalla mia porta e
te ne sei andato così proprio come hai fatto prima
So di aver detto che ero sicuro,
ma chi è ricco non può certo immaginare la povertà.
Un giorno tesoro, saremo vecchi
Oh tesoro, saremo vecchi
e penseremo alle storie che avremmo potuto raccontarci
Il mio bambino e il tuo bambino
avrebbero continuato a fare tutte le cose che fanno
Non avrebbero mai creduto che tutto ciò fosse possibile
come io non potrò mai credere che tu sia (andato via per dav)vero
Torno ancora qui – la colpa
Il senso di colpa, il dolore, la vergogna (sono ora)
I padri fondatori del nostro piano che
si è bloccato in (queste) nuvole piene di pioggia.
Un giorno tesoro, saremo vecchi
Oh tesoro, saremo vecchi
E penseremo alle storie che avremmo potuto (ancora) raccontarci...
"Incominciai a immaginarmi cantante sei anni fa, frequentavo un corso di animazione alla Bezalel Academy di Gerusalemme. Poi arrivai a un punto morto nella mia vita, persi il lavoro, la casa, la ragazza mi lasciò, avevo bisogno di un mezzo immediato per esprimermi. Cominciai a scrivere e cantare canzoni introverse con la voce angosciata. Fu una terapia. Forse la musica non mi ha guarito ma mi ha purificato, soprattutto attraverso i concerti; quando sono sul palco riesco a esorcizzare ogni angoscia" dice Asaf Avidan, rocker israeliano 32 anni, magrissimo, tatuato, l'aria da enfant gâté maledetto, figlio di diplomatici, vissuto in Giamaica dagli otto agli undici anni, cresciuto a Gerusalemme, una star in patria - è diventato famoso in pochi mesi a livello mondiale grazie al remix One Day /Reckoning Song che aveva inciso quattro anni addietro con il gruppo dei Mojos. Il 15 gennaio pubblica Different Pulses, primo album da solista in cui dà sfogo alla sua voce particolarissima, metallica, infantile, dolente, in bilico tra Tim Buckley e Thom Yorke.
"Ho sempre avuto una grande ammirazione per Leonard Cohen, Bob Dylan e Tom Waits grazie ai vinili di mio padre. Con i Nirvana fu amore a prima vista. Oggi ascolto i blues di Robert Johnson e John Lee Hooker; le grandi vocalist come Billie Holiday e Nina Simone; il rock'n'roll di Elvis e dei primi Beatles; il rock di Radiohead e Kings Of Leon; ma anche Chopin e Bach. Mi interessano gli artisti che restituiscono in maniera forte e unica le loro visioni interiori - questo è quel che rende Nina Simone e Thom Yorke, due artisti apparentemente inconciliabili, assolutamente vicini. Non sono mai stato affascinato dalla musica reggae. Amo Bob Marley per i contenuti delle canzoni, per la sua genialità. Tuttavia crescere a contatto con culture e sonorità diverse mi ha aiutato a capire che in musica non ci sono confini".
*************
Antony And The Johnsons
Nato in Inghilterra nel 1971 si trasferisce presto nella baia di San Francisco con la famiglia. Frequenta la School for the Performing Arts di San José e all'Università della California a Santa Cruz e all'età di 18 anni mette in scena le prime performance ispirate a John Waters e all'icona-guru Divine. L'interesse per la musica, il teatro e l'arte lo portano a spostarsi a
Manhattan (New York) per studiare teatro sperimentale alla New York University.
Le sue passioni vanno dal synth pop anni 90 (Marc Almond, Boy George, Alison
Moyet) ad artisti della scena underground come Klaus Nomi, Divine, Diamanda
Galas. Sono poi Billie Holiday e Nina Simone ad occupare uno spazio speciale nel
cuore.
Il nome della band è ispirato a Marsha P. Johnson, il travestito newyorchese che nel 1970 fondò la casa di accoglienza per travestiti (STAR), la cui tragica fine nel fiume Hudson sarà evocata nella canzone "River Of Sorrow". Da qui partirà il suo lungo viaggio. L'incontro con Lou Reed e Hal Winner, il primo disco underground, poi I'm A Bird Now, il Mercury Prize e il consenso unanime da parte di critica e pubblico.
Antony Hegarty, spesso chiamato semplicemente Antony, è un cantante e compositore unico nel suo genere ed unica è la sua voce che ha saputo incantare il mondo intero.
"Ero un bambino fragile che amava la musica e veniva in qualche modo tollerato. Con perseveranza, probabilmente imitando le belle voci di altri artisti, ho sviluppato un tono personale che faceva molto effetto sulla gente. Al college mi dicevano che la mia voce dava sensazioni forti e la cosa mi sorprendeva. Poi ho iniziato a capire che forse poteva essere uno strumento per fare qualcosa"
E' proprio questa forza particolare che ha trasformato Antony da culto dell'underground a stella di primo piano nella scena musicale mondiale nel giro di un solo anno. "I am A Bird Now" è il disco di riferimento con il quale Antony vince il prestigioso Mercury Prize nel 2005.
Tra le collaborazioni: Lou Reed, Marianne Faithfull, Bjork, Hercules and Love Affair (per il successo dance “Blind”) e in Italia Franco Battiato ed Elisa.
L’ultima pubblicazione di Antony & The Johnsons è l’album “Cut the World”, una raccolta di registrazioni sinfoniche effettuate dal vivo di brani provenienti dai quattro album in studio (“Antony & the Johnsons”, “I Am A Bird Now”, “The Crying Light”, “Swanlights”) e rappresentano l’instancabile meditare di Antony Hegarty sulla luce, sulla natura e sulla femminilità.
"Il mio concetto di femminismo è più un'idea creativa che una definizione pratica. Mi sono appropriato di questa parola e dal mio punto di vista, quello di una persona interessata all'ambiente e all'ecologia del nostro pianeta, sogno un mondo dove possa crescere e prevalere una coscienza collettiva sempre più femminile. Le donne sono portate a creare uno spazio sicuro dove far crescere i propri figli. Inevitabilmente quello spazio è meno aggressivo e basato su un circolo virtuoso dove la famiglia può prosperare. Questo concetto può essere esteso alla società intera e a tutte le specie animali". Questo passaggio da una società patriarcale "virulenta" a una femminile è l'unica soluzione per poter creare un futuro sostenibile.
Nessun commento:
Posta un commento