Si affrettava il passo e sembrava si spostasse,
l'unico spazio che all'uomo è concesso
tutto quel vuoto che manca all'adesso
ho seminato parole che non sanno tornare
dimmi cosa c'è tra questo nulla e me
le parole gettate
rimangono sospese
un attimo nell’aria
poi muoiono
precipitando
anniversario degli oggetti
condannati a esser densi
come noi che sorridiamo
tra le radici e le stelle
attraversando un silenzio
in quei palazzi invernali
dove ancora oggi
si raffreddano le stelle
77 reticenze
e io non posso entrare
Stabilisce prima il tuo nome
questa gente di penombra
In fondo a te c'è un pressappoco,
come un forse nelle vene
o un venerdì di nuovo
e dove si rovista per cercarsi
si accumula la carta
ma qui lo sai non ci si salva
si appare solo all'improvviso
non ci si aiuta, si segue la voce
come inquilini d'inverno
divenire è per un attimo confondersi
succubi d’inchiostro
appoggiarsi all’infrangibile.
Di stanza in stanza
così divento casa
al plurale immaginando
mattone su mattone
costruire lontananza
con la calce dell’addio.
n.b. tutte le poesie e le composizioni artistiche in questo post sono opera di:
Alessandro Assiri
Nessun commento:
Posta un commento