Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me. Insomma, vorrei poterti raccontare di me (ogni tanto) scrivendo. Non che la mia vita sia così interessante (non lo è, e non mi lamento), ma mi piacerebbe darti qualcosa che altrimenti non saprei a chi dare. Intendo qualcosa che non immaginavo si potesse dare a un estraneo.".......ecco l' Universo che mi parla ricercando LUZ.......DAL LIBRO da Che tu sia per me il coltello, 1998,GROSSMAN
“Che tu sia per me il coltello” di David Grossman (ed. Mondadori 1999): il titolo fa riferimento a una frase estrapolata da una delle lettere scritte da Kafka a Milena Pollak, sua traduttrice in lingua ceca, con la quale lo scrittore praghese ebbe uno scambio di lettere e attraverso le quali nacque un sentimento amoroso, che però non ebbe seguito nella realtà, essendo Milena sposata e non disposta a lasciare il marito, inoltre, l'epistolario in questione non era nato per essere pubblicato. Nel caso di Grossman invece , la forma intenzionalmente scelta dell’epistolario/fiction serve non solo a creare l’effetto del monologo interiore quasi esclusivamente amoroso, ma anche a dargli un senso particolare di svelamento e denudamento e dell’anima. La storia inizia il primo aprile di un anno che non sappiamo, nei pressi di Gerusalemme. Un uomo, Yair, vede a un raduno di ex compagni di scuola una donna, Myriam. Costei, a un certo punto, fa un gesto da cui Yair deduce che è infelice, sola, ma ha tanto da dare. E lui ha bisogno di quel tanto. Due giorni dopo inizia a subissarla di lettere che somigliano a un delirio amoroso, scritte in modo complesso e convulso, come chi vuole dire tutto e tutto insieme, e pretende assoluta attenzione e coinvolgimento, e vuole scrivere non solo di sé, ma anche nell’altro, e senza altri elementi che la propria immaginazione, o il proprio trasporto passionale. Sin dall’inizio Yair pone due condizioni: lui e Myriam non dovranno mai incontrarsi e il loro scambio di lettere, così come ha avuto un inizio, dovrà avere anche una fine. Il loro amore letterario non deve in alcun modo portare ad un rapporto reale o anche soltanto entrare nella vita “vera”. Yair sente di vivere nascosto dietro una serie di maschere, ha rinunciato ad essere autenticamente se stesso per via dell'educazione ricevuta, sa di avere compiuto una scelta matrimoniale che, pur rendendolo, felice, lo impegna in una recita costante. Non si ama, ha paura di deludere Myriam con il suo aspetto fisico, e si rifugia nella scrittura con la quale può permettere al suo io segreto, straripante, autocompiaciuto, di dilagare. Dalle lettere di Yair deduciamo che Myriam (non abbiamo le sue risposte ma soltanto un suo breve diario, iniziato quando Yair smette di scriverle) reagisce innanzitutto non rinunciando mai a chiedere un incontro, e che il loro rapporto diventi reale, diventi una responsabilità; al fuco incontenibile di Yair (“yair”, in ebraico, vuol dire “illuminerà”) Myriam (nome che contiene le lettere della parola “ma’im”, che in ebraico vuol dire “acqua”) risponde con materna pazienza, descrivendosi minuziosamente, descrivendo la sua casa, la sua vita, cercando di essere per lui più reale e presente possibile. Yair pone fine alla corrispondenza molto prima dell’anno preventivato, appena viene a sapere che Myriam ha cercato di incontrarlo durante un suo breve soggiorno/fuga a Tel Aviv. Ma alla fine del libro, come in una sorta di appendice, c’è il racconto spezzato, a due voci, reso con brevissime battute dell’uno e dell’altra, del pretesto drammatico creato da Yair per costringersi ad incontrarla. Poco tempo dopo averle detto addio per lettera, infatti, le telefonerà per essere aiutato a risolvere un conflitto violentissimo che si è aperto tra lui, troppo immaturo per saper fare il padre, e il suo figlioletto di cinque anni. Riesce a spaventare a tal punto Myriam che la donna, resasi in quel momento conto di essere incinta, esce di casa sotto un diluvio torrenziale, sale sulla macchina che non guidava da anni e va da lui per salvare un bambino dall’immaturità di un padre che lei trova riverso in una pozzanghera, oramai totalmente sconfitto, invocante, disperato, il suo nome. La scrittura di Yair è fortemente caratterizzata in senso letterario: è piena di metafore. Alla fantasia di Yair di denudarsi e correre nudo e libero per i boschi corrisponde la scelta radicale di non avere rapporti diretti con Myriam ma di tentare un denudamento esclusivamente spirituale. All’inizio della loro corrispondenza, infatti, le scrive: “Vorrei che tu capissi, io parlo solo di lettere, davvero, non di incontri. Niente corpo, né carne. Non con te. … Solo parole. Perché tutto si rovinerebbe a tu per tu, scivolerebbe subito su strade note, già percorse”. L’esclusività della forma scritta diventa garanzia dell’unicità del loro rapporto. La scrittura mette al riparo da menzogne “funzionali”: “Quante volte ho abbracciato e baciato … ma senza intenzione?”. Restare estranei è la scommessa per vincere l’estraneità. Con lei Yair vuole “stillare verità” e le dice, citando Kafka : “Voglio che tu sia per me il coltello … un coltello affilato, ma misericordioso – parola tua”. Qui si affaccia per la prima volta il carattere misericordioso dell’amore di Myriam, che nel suo breve diario, a questo proposito, scrive: “Cosa non darei per leggere le lettere perdute di Milena a K. Per vedere cosa gli disse esattamente, con quali parole gli rispose quando lui le scrisse ‘Amore è il fatto che tu sei per me il coltello con cui frugo dentro me stesso’. Spero che gli abbia risposto subito, con un telegramma, che è proibito a un essere umano accettare di trasformarsi in coltello per un altro”. Yair e Myriam mi appaiono qui come due possibili raffigurazioni simboliche di due degli attributi divini, la Giustizia e la Misericordia. Ma il senso di giustizia di Yair è limitato dalla sua nevrosi; egli vuole educare il figlio ribelle come lui stesso è stato educato, anche se non con la violenza fisica, come era toccato a lui, ma pur sempre con la violenza psicologica, la punizione, il rifiuto affettivo, la contrapposizione, l’esercizio del potere del più forte sul più debole, che deve imparare a umiliarsi e a....Per Myriam tutto questo è impensabile: l’amore misericordioso rende giustizia senza giudicare, ma accogliendo, consolando, abbracciando, avvolge e include tutti, non lascia fuori nessuno: come l’acqua, appunto, di cui è fatta la femminilità di Myriam. Pare che questo libro sia un modo particolare di dire alla Terra d’Israele che la sola rivendicazione di giustizia, quando è priva di misericordia, non può portare all’autentica pace. Se qui risiede la morale metaforica del libro, Grossman ci offre, grazie alla foga immaginifica di Yair, spunti di riflessione su altre metafore, più letterarie. Innanzitutto, una metafora cabalista: le lettere delle parole scritte da Myriam “mandano bagliore”. Poi vi è un riferimento al luz, l’osso indistruttibile da cui il corpo sarà ricreato al momento della resurrezione dei morti: Yair pensa che il suo luz sia in Myriam, facendo diventare l’ossicino il luogo più piccolo possibile dell’androginia originaria. Poi c’è l’espressione “trovarsi nel pozzo di Giuseppe”, che ricorre, come sinonimo di depressione. Inoltre, pensare a Myriam cambia, in Yair, lo schema del tempo, lo rende empatico e circolare, un tempo in cui “ogni momento si trova alla stessa distanza dal centro”. Se Myriam simboleggia la perenne attesa dell’acqua che avvolge, lava, culla e consola, Yair si autodescrive con metafore di luce/buio: la parte che odia di sé la chiama “il suo gemello nero”; nel passato era “un bambino incandescente” che, avendo ricevuto la proibizione di leggere, compra di nascosto “Zorba il Greco” e in un anno lo legge, mangiando le pagine dopo averle lette. Poi, vi sono delle metafore narrative, quasi delle parabole: i due ciechi che incrociandosi per strada si riconoscono e si abbracciano, essendosi riconosciuti nonostante l’impossibilità di vedersi; il nano deforme che, perché Yair lo riconosca ad un appuntamento, descrive se stesso dall’abbigliamento, come se potesse essere caratterizzato meglio da quello che non dal fatto di essere nano, provocando in Yair, impreparato alla sua vista, una 'reazione panica'. E servono delle chiavi ebraiche per capire il libro a fondo, perché la morale non è nella storia che racconta, ma in una vasta serie di spunti di riflessione sulla fenomenologia dei rapporti umani, (come quello che può instaurarsi tra uomo e donna, o tra donna e donna, o tra una moglie e un marito -persino, con qualche complicazione geometrica, tipo coppie che diventano triangoli veri, presunti o virtuali- o il rapporto tra genitori e figli e anche qui, ci sono quelli naturali, quelli immaginari, quelli “dell’anima”) nei vari stadi dell’età e nelle generazioni ed ha il pregio assoluto di dare forti emozioni e di lasciare un ricordo vivido e ricco di continui spunti di riflessione.
Da quando sei nato sono la madre che continua a darti alla luce
Faccio della distruzione un processo di grande splendore
sono al servizio dell'eternità
Grazie a me nasce il desiderio nel ventre, nel sesso. Il coito serve a conquistare l'eternità.
Se diventerai il mio amante ti darò tutto quello che vuoi.
Faccio della distruzione un processo di grande splendore
sono al servizio dell'eternità
Grazie a me nasce il desiderio nel ventre, nel sesso. Il coito serve a conquistare l'eternità.
Se diventerai il mio amante ti darò tutto quello che vuoi.
Perdendo la speranza si perde anche la paura.
Lasciati sparire dentro di me per essere finalmente la totalità.
Lasciati sparire dentro di me per essere finalmente la totalità.
Alejandro Jodorowsky - La via dei tarocchi. Arcano XIII
Il tantra incoraggia a vivere la vita intensamente, totalmente, liberandola dalle tensioni, dai modelli precostituiti, dalle inibizioni. E’ il sentiero dell’anima che onora anche il corpo celebrando i sensi e le esperienze di vita. E’ dire sì alla vitalità, alla sacralità del corpo e alla gioia della sessualità e dell’amore. ... Tutte le sensazioni, tutti i piaceri sono quindi, in fondo, emanazioni del Divino.
(Shalhim)
E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa Mano: la Mano che risveglia l’Amore e che ha creato un’anima gemella per chiunque lavori, si riposi e cerchi i propri tesori sotto il sole. Perché, se tutto ciò non esistesse, non avrebbero più alcun senso i sogni dell’umanità….
L’Alchimista di P. Coelho
“io ti amo. Ti amo perchè tutti gli amori del mondo sono come fiumi differenti che scorrono verso il medesimo mare:lì si incontrano e si trasformano in un amore unico, che diviene pioggia e benedice la terra.(…) poichè ricevo il tuo amore, io ti offro il mio. non è l’ amore di un uomo per una donna, non è l’ amore di un padre per una figlia, non è l’ amore di Dio per le proprie creature. E’ un amore senza nome, senza spiegazioni(…).”
Paolo Coelho- Aleph
(Shalhim)
Sono innamorato dell'amore ed essa, essa è innamorata di me.
Il corpo è innamorato dell'anima,e l'anima è innamorata di me.
A volte son io che tendo le mani verso il suo collo,
a volte è lei che attira a sè il mio collo, come fanno le ragazze
J.ALDYN RUMY
Il corpo è innamorato dell'anima,e l'anima è innamorata di me.
A volte son io che tendo le mani verso il suo collo,
a volte è lei che attira a sè il mio collo, come fanno le ragazze
J.ALDYN RUMY
"Non è vero che il vero amore non ha dubbi.
Non è vero che chi si ama non cade, non piange, non perde.
Solo che l’amore vero poi si rialza, poi si guarda negli
occhi e si asciuga le lacrime, si prende per mano e si
ricostruisce.
...
Non è vero che chi si ama non cade, non piange, non perde.
Solo che l’amore vero poi si rialza, poi si guarda negli
occhi e si asciuga le lacrime, si prende per mano e si
ricostruisce.
...
Non è vero che l’amore regala solo sorrisi, che è
perfetto, che non ferisce mai.
L’amore, quello vero, cade, sembra svanire, si logora
e si sporca ma è amore e va avanti.
L’amore, quello vero, non è quello perfetto.
E’ quello che in tutte le sue imperfezioni prende coraggio
e resiste. Anche alla paura."
perfetto, che non ferisce mai.
L’amore, quello vero, cade, sembra svanire, si logora
e si sporca ma è amore e va avanti.
L’amore, quello vero, non è quello perfetto.
E’ quello che in tutte le sue imperfezioni prende coraggio
e resiste. Anche alla paura."
E quando questi due esseri si incontrano, e i loro sguardi si incrociano, tutto il passato e tutto il futuro non hanno più alcuna importanza. Esistono solo quel momento e quella straordinaria certezza che tutte le cose sotto il sole sono state scritte dalla stessa Mano: la Mano che risveglia l’Amore e che ha creato un’anima gemella per chiunque lavori, si riposi e cerchi i propri tesori sotto il sole. Perché, se tutto ciò non esistesse, non avrebbero più alcun senso i sogni dell’umanità….
L’Alchimista di P. Coelho
“io ti amo. Ti amo perchè tutti gli amori del mondo sono come fiumi differenti che scorrono verso il medesimo mare:lì si incontrano e si trasformano in un amore unico, che diviene pioggia e benedice la terra.(…) poichè ricevo il tuo amore, io ti offro il mio. non è l’ amore di un uomo per una donna, non è l’ amore di un padre per una figlia, non è l’ amore di Dio per le proprie creature. E’ un amore senza nome, senza spiegazioni(…).”
Paolo Coelho- Aleph
La tua passione per la spiritualità è proprio una goduria... ma cerco di trattenermi altrimenti se godo io poi il beneficio se lo fotte Vatsyayana!! E poi dico ma perchè mai dopo tutta la fatica fatta per rimorchiare una che ci sta se me la porto a letto quegli altri due che dici hanno l'orgasmo?? Ma quindi l'io non esiste per questa gente?? La personalità?? Il corpo?? La cosetta è mia e la gestisco io???... mappa quanto sono ignorante, ma almeno l'ammetto che ste cose non le ammetto!!!
RispondiEliminaCiao... e perdonami. Un bacio.
RispondiElimina" Milioni di persone soffrono: vogliono essere amate ma non sanno come amare. E l'amore non può esistere come monologo; è un dialogo, un dialogo pieno di armonia." Osho