Un tempo i giorni duravano giorni;
tutto sembrava più vivo: più vero.
Gli odori, i colori, i sapori:
più intensi, più forti.
Ricordo
l’odore delle spighe mature;
papaveri sparsi brillavano rossi
di lucenti petali al sole;
con altri, più spenti,
con altri, più spenti,
mi ricoprivo, dal viscido centro, di stelline nere
le mani e il volto;
poi saltellavo felice
tra i ritmi stonati
di cicale che accompagnavano -svogliati
i passi incerti del mio ritorno.
Vivevo
della semplicità
del mondo che E’
quando IO SONO,
come adesso,
che lo sento
ed è pieno il giorno;
e, che la brezza -fuggendo via
dalla sorda caligine- di tanto,
in tanto, mi alita d’intorno.
Odore di menta, lavanda e fieno
risvegliano
la prepotente sensazione di vera presenza,
antica e inspiegabile;
ristorano quell’unico centro
come un dejà vu di mille attimi tersi,
in cui -più libero inconsapevole e prezioso
l’amore fluisce.
La felicità ti assale,
ma in sordina:
calma è la felicità del vivo presente.
Ed è lì, in quel preciso luogo
-esterno ed interno insieme-
dove lo spazio e il tempo
si fermano:
restano immobili,
respiri sospesi
per un solo momento.
Tutti i diritti riservati
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