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martedì 3 gennaio 2012

profezia


File:Quetzalcoatl 1.jpgLa cosiddetta ”Profezia Maya”, che secondo la “versione comunemente accettata” preannuncia la fine del mondo per il 21 dicembre 2012 in realtà è il  risultato dell’interpretazione congiunta delle pochissime fonti sopravvissute alla furia dei Conquistadores di Cortès e dei preti gesuiti cattolici al suo seguito. 
 Si salvarono pochissimi documenti: il “Codice di Dresda”, il libro sacro dei “Popol Vuh” e i libri di “Chilam-Balam” (che significa “Il Profeta Balam”). Il Codice di Dresda da cui è tratto il famoso calendario  che termina con la data del 21 dicembre 2012. Calendario e tradizione sono legati in modo indissolubile, in quanto il primo rappresenta la “struttura meccanica”, ovvero l’ossatura temporale, con la quale i concetti espressi dal libro sacro si concretizzano nel mondo materiale. Per i Maya la storia si ripete secondo cicli periodici, identici a sè stessi, che durano circa 5.000 anni. All’interno di ciascun ciclo l’umanità compie un percorso evolutivo completo. Secondo questo calendario noi ci troviamo nella fase conclusiva del ciclo attuale, che è iniziata intorno al 3000 avanti Cristo, è che si concluderà il 21 dicembre 2012. Ma è solo introducendo il libro di Chilam-Balam, che contiene una lunga serie di profezie, che si arriva al leggere quella data nei termini catastrofici della “fine del mondo.” (C'è anche chi afferma con cognizione che Cristo è nato nel mese di marzo di sette anni prima, ne segue che non siamo nel 2012 ma nel 2019 per cui, rifacendo bene i calcoli tale data verrebbe  spostata al 21.12.2013) Le profezie di Chilam-Balam, che ricordano da vicino le quartine di Nostradamus, sono associate a precisi cicli temporali di 20 anni ciascuno, chiamati katun. Per l’ultimo katun di questo ciclo (cioè gli anni dal 1993 al 2012) Chilam-Balam prevede un periodo oscuro caratterizzato da scontri violenti fra forze antagonistiche di enorme magnitudine. Ma è la nostra visione lineare del tempo, che scorre in una sola direzione – dal “passato” al “futuro” – che ci porta ad interpretare questo genere di conflitto come qualcosa di definitivo e irreversibile. La nostra visione escatologica dell’esistenza – che fu introdotta proprio dal cristianesimo – ci insegna che veniamo al mondo una volta sola, e che dopo la morte ci attende il giudizio divino, la cui sentenza sarà inappellabile. Non ci sono i tempi supplementari, e non c’è nessun girone di ritorno. E persino il più ”ateo” dei materialisti risente in ogni caso di questa concezione temporale, nel momento in cui dichiara che non ci sia nulla “prima” della nascita e che nel nulla più assoluto si debba tornare “dopo” la morte. Se invece si considera la visione circolare o ciclica del tempo – che i Maya condividono sia con gli altri nativi americani che con tutte le tradizioni spirituali dell’Oriente – qualunque scadenza di tipo cosmico diventa solo un punto particolare all’interno di un sistema di punti equivalenti ed equidistanti dal centro, dove non è più possibile stabilire una gerarchia di tipo temporale. Il periodo che stiamo attraversando ora, secondo i Maya, rappresenta semplicemente la fase di transizione fra la fine di un ciclo e l’inizio di quello nuovo. Ma questa fase non avviene necessariamente “prima” del nuovo inizio, in ordine temporale. Appare a noi come un “prima” perchè la viviamo dal suo interno, ma guardando dal centro della ruota ogni punto della circonferenza esiste nello stesso momento. E’ l’umanità che si sposta da un punto all’altro della ruota, ricavandone la sensazione di “muoversi nel tempo”. E’ un pò come la storia dei film d’avventura. Se guardi la vicenda dal punto di vista del protagonista, gli eventi si susseguono secondo un preciso ordine temporale, nel quale lui conosce solo quello che è successo fino a quel momento, ma non può conoscere nulla di quello che ancora deve accadere. Se però togliamo la pellicola dal proiettore e la teniamo fra le mani, noi possiamo vedere contemporaneamente sia l’inizio che la fine di quel film, ed anche qualunque altro punto della storia. In altre parole, quella storia “esiste già” tutta, dall’inizio alla fine, nei fotogrammi che sono impressi sulla pellicola. Ma solo mettendo in moto il proiettore la storia – e quindi il “tempo” – iniziano a scorrere per chi li vive dal suo interno (Et lux fuit). E quando il film è finito il proiezionista ricarica la pellicola daccapo, e la storia ricomincia. C’è un secondo aspetto, altrettanto importante, del pensiero occidentale che ci rende difficile valutare correttamente le profezie, ed è quello che noi chiamiamo il “meccanismo causa-effetto”. Poiché noi siamo abituati a concepire il tempo in forma lineare, ci viene automatico considerare qualunque evento come diretta conseguenza di un evento che l’ha preceduto. La storia non può andare dal punto A al punto B della linea temporale se non avviene qualche cosa che la faccia muovere da A a B. Ecco perchè per noi una qualunque profezia viene considerata alla stregua di una banale visita dall’indovino: “Domani vincerai al totocalcio”, oppure “stai per incontrare la donna dei tuoi sogni”, sono frasi a cui si attribuisce la stessa credibilità di “Verrà un dittatore con l’aquila sul petto” pronunciata da Nostradamus. In base alla concezione causalistica della realtà, qualunque descrizione di un evento futuro non potrà mai avere un reale fondamento scientifico, per cui l’avverarsi di tale evento viene lasciato esclusivamente al caso. Se imbrocchi ci fai un figurone, se sbagli è meglio che tu ti vada a nascondere, ma tutto finisce lì in ogni caso.  Per gli orientali invece il meccanismo causa-effetto ha una importanza molto relativa. Come scrive Jung nella sua introduzione al libro dell’ “I-King” – che è forse il più importante libro di “profezie“ nella storia dell’umanità – “La nostra scienza è basata sulla causalità, e quest’ultima è considerata una verità assiomatica. I cinesi invece sembrano poco interessati alla spiegazione causale degli eventi, poichè questi debbono essere nettamente separati fra di loro prima di poter essere trattati in modo appropriato. Per i cinesi invece l’istante che sta sotto osservazione sembra essere più che altro la configurazione che gli eventi accidentali vengono a formare in quel momento. Mentre la mentalità occidentale accuratamente separa, pesa, sceglie, classifica, isola ecc., l’immagine cinese del momento contiene ogni particolare fino al più minuto assurdo dettaglio, poiché l’istante osservato è il totale di tutti gli ingredienti. […] Questa assunzione implica un certo strano principio che io ho nominato sincronicità, concetto che si pone da un punto di vista diametralmente opposto alla causalità. Il punto di vista causale ci narra la storia precisa in cui giunse all’esistenza D, che prese origine da C, il quale aveva avuto un padre che si chiamava B, il quale veniva da A, ecc.. La visione sincronistica invece tenta di produrre un quadro altrettanto significativo della coincidenza: come accade che A,B,C e D compaiono tutti nel medesimo momento e al medesimo posto?” (In realtà, la stessa scienza occidentale stava elaborando in quel periodo i principi della fisica quantistica, che avrebbe introdotto una visione della realtà di tipo probabilistico, molto simile a quella descritta da Jung con il termine di sincronicità). Tutto questo non significa che la cultura orientale neghi in assoluto il rapporto causa-effetto. Chiunque veda il bicchiere che cade dopo che qualcuno l’ha urtato può solo concludere che la prima azione sia stata causata dalla seconda. Ma per gli orientali il rapporto causa-effetto si limita alle concatenazioni più immediate, e resta localizzato agli eventi specifici, mentre nella visione complessiva della realtà subentra la variabile probabilistica, e il meccanismo causa-effetto cessa di avere la sua importanza. E’ quindi evidente che una qualunque profezia venga ad assumere un valenza molto diversa, se considerata nell’ottica orientale di un tempo ciclico e non lineare.  Se non esistono necessariamente un “prima” e un “dopo”, la profezia non può identificare un evento che avvenga una volta sola in un punto preciso della linea temporale, ma diventa una specie di chiave universale per riconoscere eventi che si ripetono ciclicamente nella storia (i famosi "corsi e ricorsi" di Vico) e che prendono ogni volta aspetti diversi, pur mantenendosi identici nella sostanza. Sono gli archetipi, quei meccanismi universali come “La difficoltà”, “Il ritorno, “La sconfitta”, “Il procedere” che l’ I-KING presenta infatti come chiavi di lettura da applicare ad ogni singolo evento materiale. Tutti i film d’avventura sono diversi uno dall’altro, ma in ogni film d’avventura ci saranno sempre un eroe protagonista (l’identificazione), un episodio che lo trascina nella vicenda (la partenza), un antagonista che lo ostacola lungo il percorso (il confronto), e un duello finale che lo libera dall’antagonista (il prevalere) e gli permette di risolvere il problema iniziale (la pacificazione). Quindi, quando noi al cinema diciamo “vedrai che adesso quello muore” non stiamo “tirando a indovinare”, ma stiamo applicando gli archetipi narrativi che già conosciamo al film specifico che stiamo guardando. Se ora proviamo ad applicare questi concetti alla Profezia Maya tutto di colpo ci appare più sensato. Chilam-Balam non ci sta dicendo che ci sarà un terremoto di magnitudine sette virgola cinque il 4 agosto alle 15.30, ma ci sta presentando una dinamica universale, nella quale le forze in gioco hanno ormai raggiunto la massima potenza, per cui solo uno scontro a tutto campo fra di loro potrà creare le condizioni per il cambiamento radicale che caratterizza l’alba di un nuovo ciclo. Dopodichè sta a ciascuno di noi leggere la profezia come preferisce, sia nell’identificare le forze che stanno per scontrarsi, sia nel decidere i colori che vuole dare al nuovo giorno. Non dimentichiamo però che nella sincronicità orientale – esattamente come nella fisica quantistica – l’osservatore è un elemento di primaria importanza per il risultato conclusivo. Nessuno può illudersi di mettersi semplicemente alla finestra e stare a guardare quello che succede. Anzi, sono proprio quelli che sceglieranno di non fare nulla che rischiano di influire più di tutti sulle dinamiche e sull’esito finale di questo cambiamento. Ogni volta che accettiamo una bugia invece di ribellarci, ogni volta che scegliamo il compromesso invece di rifiutare, ogni volta che tacciamo quando dovremmo parlare, noi aggiungiamo una molecola sul quel lato della bilancia che si oppone al cambiamento, rischiando di rendere molto più violento e più brutale il ribaltamento, che è comunque inevitabile.
Nell’ultima pagina del Codice di Dresda, alla scadenza esatta del calendario Maya, compare la figura di una dea che riversa enormi quantità di acqua sulla terra, e sembra voler annegare tutti gli esseri viventi sulla sua superficie. Ma c’è anche una profezia degli Hopi che dice: “Questo è un momento meraviglioso. C’è un fiume che scorre molto veloce. É così rapido e travolgente che molti avranno paura, e cercheranno di aggrapparsi alla riva. In questo modo si renderanno conto di venire straziati e soffriranno enormemente. Sappiate che il fiume ha la sua destinazione. Gli anziani dicono di staccarci dalla riva e di raggiungere il centro del fiume, tenendo gli occhi aperti e la testa fuori dall’acqua. Ora guardatevi intorno, e vedete chi è rimasto con voi a celebrare”.
Inoltre, il numero 13 nel Calendario Maya è molto importante e esistono valutazioni di tipo scientifico che indurrebbero ad avvalorare la tesi dei Maya. 
La scoperta effettuata nel 1899, che il pianeta Terra emette una frequenza (risonanza di cavità di Schumann ) che, stabile per molti decenni, ha cominciato a crescere dai 7.8Hz del 1940, agli 8.6Hz nel 1996, fino ad arrivare agli attuali 10Hz, unitamente al calcolo del campo elettromagnetico terrestre, la cui densità è proporzionale alla velocità di rotazione della Terra e che stà attualmente diminuendo tendendo allo zero, inducono alcuni studiosi a ritenere che alla data del 21 dicembre 2012, avremmo una risonanza di Schumann pari a 13Hz e un campo magnetico terrestre nullo...
maya
Nei 13 cicli di baktun, il primo è il baktun 0, il secondo il baktun 1 e così via fino al baktun in cui stiamo vivendo adesso: il baktun 12.
Il baktun 0 va dal 3113 al 2718 a.C.: esso comprende il consolidamento dell'alto e del basso Egitto nel 3100 a.C.; l'espansione dei Sumeri nel 3000 a.C.; l'inizio della costruzione di Stonehenge nel 2800 a.C.Il baktun 12 ha avuto inizio nel 1618 e terminerà nel 2012: ha visto l'ascesa e il trionfo del materialismo scientifico, la conquista europea del mondo, la Rivoluzione industriale, le rivoluzioni democratiche in America e in Europa; la colonizzazione dell'Africa, dell'America Latina e dell'Asia; l'industrializzazione del Giappone; Karl Marx e la nascita del comunismo; la Prima e la Seconda guerra mondiale; la bomba atomica e l'era nucleare; l'avanzamento delle potenze del Terzo mondo; il terrorismo e, dopo una massima ascesa, il progressivo collasso della civiltà tecnologica.
L'unità di misura del Lungo Computo è il katun, che corrisponde a circa 20 anni. Un Tzolkin è formato da 260 giorni, il Lungo Computo è formato da 260 katun. Esistono 13 katun che si ripetono: per ogni katun i Maya hanno formulato unaspecifica profezia. Ogni katun e la sua profezia si ripetono quindi ciclicamente ogni 260 anni.
Una raccolta di testi misteriosi, il "Chilam Balam", descrive quello che accadrà durante questi cicli.
"Chilam Balam", "colui che è bocca", era il titolo che veniva dato ai sacerdoti che interpretavano le volontà divine. Questi sacerdoti avevano previsto anche momentitempestosi per la loro civiltà presumendo che, in quanto ciclici, si sarebbero poi ripetuti nel tempo e nel mondo. 
Un esempio ne è il katun 13, un ciclo che comprende l'anno dell'invasione spagnola del Messico nel 1519. Questo ciclo si ripete dopo 260 anni e sul finire del 1700 va quindi a sovrapporsi con gli anni della Guerra d'indipendenza americana e della Rivoluzione francese.
L'attuale ciclo, il katun 4, ha avuto inizio nel 1993 e terminerà dopo 19,7 anni, nel... 2012!
Secondo il "Chilam Balam", con il katun 4, 
Kukulkàn 
tornerà sulla Terra per annunciare l'inizio della nuova era e l'uomo ritroverà quel contatto con se stesso e con l'universo che ha persoE il 21 dicembre 2012 è il giorno in cui l'ombra del serpente scenderà i gradini della piramide di Chichén Itzà.
il disco-calendario Maya realizzato seguendo le indicazioni di Jack Hobin
Ma cìè anche chi dice che essendo il sistema di lungo conto maya vigesimale, basato cioè sul numero 20,  utilizzava per le conversioni tra kin, uinal, tun e batkun solo multipli del numero 20. Perciò la conversione tra il 'loro' calendario e il nostro non deve essere fatta dividendo per 365 (la durata del NOSTRO anno) ma per 360 (la durata del LORO anno nel calendario del lungo conto).
Il calcolo quindi sarebbe: 144000x13/360 = 5200. A questo numero va sottratta la data di inizio del calendario, 3113, ottenendo: 2087.

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La civiltà maya raggiunse il suo apogeo tra il 250 e il 900, estendendosi fino a comprendere gli attuali Guatemala, Honduras e la penisola dello Yucatán in Messico. Si trattava di una società altamente organizzata e complessa, come hanno dimostrato i siti archeologici di Palenque e Chichén Itzá, nello Yucatán, e di Tikal in Guatemala. Le nostre conoscenze sulla vista spirituale dei maya derivano in gran parte dai pochi libri, i codici, salvati dalla distruzione operata dai conquistadores spagnoli, e soprattutto dal Popol Vuh, il teso sacro più importante di questo popolo. I maya credevano nei poteri invisibili della natura, nell’equilibrio tra luce e tenebre e nell’eterno ciclo di morte e rinascita.
Il pantheon maya comprendeva circa centosettanta dèi e dee che permeavano tutti gli aspetti della vita quotidiana; ogni elemento naturale era presieduto da una divinità - gli animali, la terra, il vento, la pioggia, il sole e la luna – alla quale si doveva costantemente rendere omaggio e tributare offerte, spesso sottoforma di sacrifici umani.

Hunab Ku, il dio degli dèi  Il nome di questo dio significa <<solo spirito>> o <<l’unico dio>>: la sua particolarità consiste nell’essere l’unica divinità maya completamente astratta e invisibile. È il padre di Itzamna, il dio supremo, e si ritiene fosse anche il creatore degli altri dèi, del cielo e della terra. In un’altra versione del mito della creazione, Hunab Ku creò un primo mondo popolato da uomini molto piccoli e poi lo distrusse con un’inondazione causata da un enorme serpente dalle cui fauci sgorgavano acque impetuose. Poi il dio creò un mondo popolato da una strana razza di uomini chiamati Dzolob, che subirono lo stesso destino. Ma la terza volta Hunab Ku creò il mondo, lo riempì con il popolo maya e ne fu molto soddisfatto.

Itzamna, il dio supremo

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Alcuni hanno interpretato Itzamna come la manifestazione visibile di Hunab Ku. Senza dubbio si tratta di una divinità dai molti talenti e dalle molteplici funzioni: innanzitutto è il dio della luna, marito di Ixchel, la dea della luna, e il dio protettore della stirpe reale. Amava il proprio popolo a tal punto da donargli i libri, la scrittura, il calendario e la medicina. Il suo nome, che significa <<casa dell’iguana>> o <<casa della lucertola>>, rispecchia la convinzione dei maya secondo cui la struttura portante della terra era costituita da corpi di lucertole. Itzamna è un patriarca benevolo, spesso raffigurato come un anziano dagli occhi di forma quadrata, la mascella prominente e il naso aquilino. In suo onore si tenevano le cerimonie per l’anno nuovo e fu eretto il Tempio della Croce di Palenque.

Gucumatz, il serpente piumato
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Come il suo omologo azteco Quetzalcóatl, Gucumatz (noto anche con il nome di Kukulcan o Kukulkan) è il dio del vento, e si ritiene sia giunto dall’ovest portando con sé tutti i segreti dell’universo (da alcune raffigurazioni si ritiene che i maya avessero avuto dei contatti con dei primi uomini provenienti dall’Europa, prima dell’arrivo di Cortés e dei conquistadores ai tempi del dominio azteco). Talvolta raffigurato mentre attraversa le acque, potrebbe essere un’altra manifestazioni di Itzamna, il dio supremo. A Chichén Itzá sorge il magnifico tempio a lui dedicato. Il giorno dell’equinozio di primavera e di autunno, il dio compare sui gradini del tempio coma una lunga ombra a forma di serpente.
http://www.bibliotecapleyades.net

http://www.mayacalendar.com/



 Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario! 

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