Translate

martedì 27 novembre 2012

Racconti di tango dal Mar de la Plata



"In milonga stai veramente bene solo nei momenti in cui sei dentro un abbraccio. Non si balla per amore della musica. Lo scopo è essere abbracciati, farsi abbracciare. L’attesa di un tango può essere mortificante, densa di angoscia, se non balli è come sentirsi morire, lentamente. Questo stato di prostrazione si attenua di gran lunga se sei arrivato con qualcuno, se dentro la milonga c’è qualcuno che consideri tuo complice, tuo compagno di viaggio. Questo vale sia per le donne che per gli uomini.
Ricordo quando incontrai per la prima volta la mia odalisca, la mia ossessione... Mi trovavo in milonga. C’era una donna seduta in disparte quasi non volesse farsi notare. Le palpebre abbassate sulle dite dei piedi dentro sandali eleganti, essenziali. Non potevo aspettare che alzasse gli occhi, volevo ballare, non c’era tempo per una mirada. Le sono andato incontro. – Balliamo?
Prima di alzarsi passò un secondo, pareva indugiasse. Mi squadrò da capo a piedi. Diffidente e distaccata come non vedesse l’ora di andarsene, tornare a casa.
Oltre al fatto di aver beccato i quattro peggiori tangos della serata, so di aver ballato male. In più di una volta non mi sono fatto capire, la mia marca era imprecisa, titubante, non c’era verso non riuscivo a ballare tranquillo. Credo che lei percepisse questa mia insicurezza. Fra un tango e l’altro non sono stato capace di rivolgerle una parola. Un sorriso stentato è stato tutto quello che ho messo in campo per rompere un po’ di ghiaccio.
Balliamo. Un abbraccio timoroso ed educato. Mi accosto appena, tanto da poter camminare. Mi stringe lei, sento il suo fianco sinistro premere sulle mie costole. Resto fulminato, una scarica, non posso difendermi, non voglio difendermi: colpito.
L’ho abbracciata come credo volesse. Poi con la scusa della marca, la mia mano destra ha timidamente esplorato la sua schiena. Sai per noi argentini la schiena è la parte più intima che la donna concede di se stessa in un tango. Il tessuto del suo vestito era leggerissimo, ideale per sentire il suo corpo senza toccarle la pelle.
Un miracolo, da non credere, sconvolto, la carne della sua schiena non era dura, come posso dire, muscolosa, ossuta e non era nemmeno tremula, pingue, incerta. Era una schiena con la consistenza giusta: soda e morbida allo stesso tempo, come una giuggiola morositas, delicatamente dinoccolata ad ogni cambio di direzione. Le dita della mia mano potevano plasmarsi su di essa. Stavo ballando 'La Cumparsita' abbracciato ad un’odalisca. Da svenimento, mai successo.
Mentre balliamo non smetto di sorprendermi. Si tratta di una sensazione potente, inedita. Qualcosa di lei, energia immateriale, mi sta invadendo. Assorbo tutto. Sono io a stringerla, sono io a subire il suo abbraccio. Ancora un cambio di musica, devo attendere almeno altri due brani per poterci ballare di nuovo. I violini di Di Sarli urlano, sembra escano dalle casse. Sto ballando. L’oppio è un’aspirina se paragonato a questo tango. Finisce. Impreco contro questi brani che durano appena tre minuti. Tre ore dovrebbero… La ringrazio. Fa altrettanto.
Stento a sentire la sua voce. Avevo dimenticato il suo odore, il suo profumo, la sua voce sommessa, non i suoi occhi.
Di lei mi si era stampata in qualche angolo dell’ippocampo l’immagine sinuosa e sobria della sua andatura, vista da dietro mentre quella sera si allontanava. Ben poco, abbastanza per non dimenticarla.
Le donne di tango, le seguidoras, oltre che a ballare in modo diverso, una dall’altra (non c’è ne sono due che si assomigliano) si suddividono in due distinte correnti di pensiero o meglio, due correnti posturali. In genere le donne, quando le abbracci, sistemano la loro tempia destra vicino alla tua, si appoggiano e aderiscono. I loro occhi, quando non sono chiusi, guardano esattamente in direzione opposta alla tua.
Poche donne invece – pochissime – si accostano all’abbraccio con il loro fianco sinistro. In questi casi il viso della mujer mantiene una buona parte di frontalità con quello dell’uomo. È raro, se funziona – gli odori devono essere in sintonia assoluta e la cervicale non deve interferire – la soddisfazione di ballare aumenta esponenzialmente. Non parlo di piacere, quello arriva verso la fine della tanda, al terzo, quarto brano, quando il trasporto della musica debella ogni ritrosia. Se prolunghi idealmente la tangente degli sguardi l’angolo che si forma è mas o meno a sessanta gradi. Non credo sia necessario ricorrere alla geometria euclidea ma è solo per far capire l’importanza e la meraviglia di ballare in questo modo. La mia odalisca è una di queste mujeres.
Avevo ballato con lei tre tanghi in tutto. Meno di nulla. Sentivo lo sbattere delle sue ciglia che in alcuni momenti si scontravano con le mie. Il fruscio impercettibile del suo respiro, tiepido. Il suo naso appena premuto sulla mia guancia. Insomma una semi-estasi gratuita, inaspettata e tantomeno immaginata.
La mi odalisca assomiglia ad una donna dell’ottocento dove buone maniere, comportamenti del corpo sempre misurati, piccoli gesti, espressione degli occhi appena tratteggiata, stordiscono chi le sta vicino. Se la musica aumenta, il suo corpo diventa sinuoso, sa muovere i fianchi abbozzando un movimento ritmato in sintonia con l’aria delle note. Con i tacchi è a suo agio, riesce come poche, a camminarci con naturalezza. È elegante, sobria e quando eccede con qualche vezzo, lo fa con gusto. Aborrisce ogni genere di sfarzo.
Ci sono persone speciali la cui presenza e vicinanza diventa immagine indelebile. Pongono su di noi la loro aura: un gradevole effluvio che ci circonda, che la nostra pelle assume per bisogno vitale, a nostra insaputa. Quando ce ne accorgiamo è troppo tardi. La natura ha fatto il suo corso. Questa specie di osmosi avviene indipendentemente da un possibile contatto fisico. Può succedere una, due, forse tre volte nel corso della vita. Altre condivisioni, esperienze seppur lunghe, durature e consolidate ma prive di questa speciale fusione, lasceranno solo sedimenti che l’oblio rimuove, cancella, rimettendo le cose a posto, senza apparenti traumi o spargimenti di “sangue”. E vuoi andare avanti a raccontare, come se volessi liberarti di un peso: il peso atomico di quell’aura di cui non ti puoi più disfare. Questo fardello che equivale ad una piuma di piombo si chiama: odalisca. Lei, questa dolce, riservata, sublime, portatrice di incanto, è una di quelle tre, esagero… quattro persone… di una vita…
L’ebrezza del primo tango, sentirle la schiena calda e accogliente, l’abbraccio con il suo corpo docile e ospitale ti hanno schiantato. Se non l’avrai, poco importa, da lei hai già avuto quello che la maggior parte di noi nemmeno si sogna di chiedere o di sperare.
“Fissare il suo sguardo sarebbe stato letale al mio animo: la causa sarebbe stata la mancanza di dialettica pura e immediata.” “Quantunque una vostra sospensione di sdegno per così poca propensione all’attesa, mi svincolasse dall’indugio morale, per accondiscendere al sentimento che stritola le deboli resistenze del mio rispetto, non posso che nuocere parlandovi di disperazione. Non posso che meschinamente adularvi, dicendo, che mi mancate. Ho perso la luce del vostro sguardo, ho perso il vostro battito. Ho mancato di inevitabilità. Ho peccato al solo pensarvi. Peggio di un mercante incolto e volgare, entusiasta del suo orgoglio….” La destinataria immaginaria è una donna profumata di suo e di altro, una musa, una ninfa, una sirena, una maga, una dea, una peccatrice, una donna piacevole e di piacere: non potendo esservi devoto, mi prostro, sperando in una quasi impossibile vostra comprensione.”(Hofmannsthal  è “facile” e fascinoso perché si entra nell’ottocento: l’onore, i veli soffici e trasparenti, l’assenzio, l’obbligo divino, l’esaltazione rivoluzionaria di un nobile morbosamente sposato prima all’alcol e poi al laudano. Un fedifrago.)
Erano passati mesi, eravamo alle soglie dell’inverno, l’inverno mite di Baires.
Era avvolta in un largo e caldo cappotto di lana. Nero di taglio elegante. L’ampio collo rialzato le lambiva tutto attorno i capelli. Splendida con la naturalezza di un’aristocratica, era stanca, esausta della serata. Il suo trucco morbido, minimale, pulito, era ancora intatto. La milonga era terminata da poco. Mille tanghi assieme. L’ho accompagnata appena fuori dalla soglia, per salutarla. Il solito bacio sulla guancia. Poi ancora un attimo. L’ho guardata: prima gli occhi, poi le labbra. Avrei voluto sfiorargliele, un bacio casto, un millesimo, prima di vederla andare via.
Ha percepito la mia intenzione. Subito i suoi occhi hanno cambiato espressione: si sono spaventati.
Ho capito e ho desistito, la mia testa è rimasta immobile a trenta centimetri da lei. Il mio corpo non ha fatto una piega nessuna mossa. Tutto è successo alla velocità della luce.
 Per rassicurarla le ho di nuovo augurato la buona notte.
Non l’ho nemmeno seguita con gli occhi mentre se ne stava andando alla macchina. Sono subito rientrato, faceva freddo e io non porto il cappotto. È stato tremendo.
Il suo profumo di fiori neri era discreto e invadente. Staccarsi da lei dopo un tango dava l’idea di una perdita. Qualcosa che ti era appartenuto per tre minuti, un astratto concetto di proprietà, tornava bruscamente ad essere una illusione. Un’ondata, prima infranta e poi dissolta dalla propria risacca. La ragione e le sue regole se ne erano andate da un pezzo. Una ricerca con poche speranze all’inseguimento della donna ideale.
Fra un brano e l’altro, prima di lasciarle la mano, le ho guardato le dita: sottili, morbide, curate. Si è subito accorta che le stavo fissando il palmo:
- Che c’è?
- Nulla, ti stavo guardando le mani. Sono quelle di una bambina.
- Mi sono fatta le unghie da sola. Per non mangiarle ho incollato quelle finte. Sono carine. Non trovi…?
- Pensai che lo erano e parecchio. Di colore naturale leggermente sbiancate, trasparenti, corte, tagliate appena oltre i polpastrelli. Molto signorili, di classe e buon gusto. Unghie artificiali che sembrano vere. Capite quello che intendo?
- No.
- Non fa niente. È la capacità di usare un artificio non facendolo apparire come tale. In una donna è una qualità molto rara. Ti dà l’idea, anzi la certezza di una persona che fa della grazia la sua regola di vita.
- E poi?
- Poi niente.
- Insisto… e poi?
- Poi abbiamo ballato. Alla fine della tanda si è staccata con lentezza dal mio abbraccio. Le ho guardato gli occhi. Erano smarriti, rilassati. Anziché tacere le ho parlato a sproposito…
- Forse.
- E lei?
- No… mi ero abbandonata.
- In quell’istante le ho letto nel pensiero.
- All’improvviso sei diventato telepatico?
- Vi dico che in quel momento ho visto cosa stava pensando.
- Cioè?
- Ha semplicemente pensato: – guarda questo cretino, non si è nemmeno accorto che mentre ballavamo mi ero abbandonata sulle sue spalle… Arido e deficiente come gli altri.
- Gli altri chi?
- È un modo di dire.
- Quindi?
- L’ho accompagnata per un breve tratto e quella sera non ho più ballato con lei.

Ogni donna balla in modo diverso. Tuttavia questa diversità, a prescindere dal livello tecnico di ognuna, nella maggior parte di esse tende ad assimilarsi.
L’odalisca invece si stacca nettamente dalle altre ed è sottinteso che l’esperienza di ballo con lei surclassa ogni paragone. Il suo modo di ballare è unico, per certi versi shoccante. La natura le ha donato un talento del tutto particolare: il suo corpo è perfetto, parlo di consistenza, flessibilità, duttilità, calore. Il calore del suo abbraccio ti mette subito a tuo agio. Anche lei, come buona parte delle nostre donne, essendo state iniziate al tango fin da piccole, riesce a dissociare la parte alta dalla parte bassa con disarmante naturalezza.
- Voi due siete italiani non sono sicuro possiate comprendere questo aspetto, che mi è stato riferito, mancherebbe in molte donne del vecchio continente.
La capacità di ascolto che ha della marca dell’uomo è straordinaria. Evidentemente la natura l’ha favorita più di altre. I ricettori di sensibilità su tutto il suo corpo sono efficientissimi. Non fa nulla che il maschio non si aspetti e lo fa con puntualità millimetrica. Questo è il dono più pregiato che è in grado di offrire all’uomo che ha la fortuna di ballare con lei. Mentre ci balli, essendo il suo viso sempre spontaneamente rivolto verso quello dell’uomo, riesci a sentire ogni suo piccolo sussulto. Possiede una fine qualità, difficile da rilevare: ogni suo più piccolo movimento è improntato all’essenzialità. Per la coppia l’esperienza di ballo che ne deriva è assolutamente rilassante. Non mi sono sentito un estraneo. Mi fa piacere.Ognuno di noi prima o poi si perde dietro a una persona e quella persona diventa unica, incomparabile.
Ad un certo punto ho cominciato ad incontrarla più di rado. Di fatto ho smesso di inseguirla. In cuor mio avevo capito che sarebbe stata imprendibile, inafferrabile: un ologramma.
Ho continuato per la mia strada senza guardarmi attorno: ho smesso di badare al fatto che ci fosse o non ci fosse in un determinato posto.
-Adesso te lo possiamo finalmente dire: a noi non è mai interessato sapere più di tanto dell’odalisca. Noi siamo stati attratti dalla tua ossessione per questa donna… per questa idea di donna. Perché di questo si è trattato. Ad un certo punto l’odalisca, da quel poco che sappiamo, da donna reale si era trasformata in idea…, un concetto, un appiglio estetico a cui rifarti per dare giustificazione alla persistenza del pensiero di lei: martellante e ricorrente. Un motore sempre acceso che annichilisce con il suo rumore. Sentirti raccontare, vedere le espressioni del tuo volto è stato emozionante. Noi ci siamo emozionati e stupiti.
-Ad ogni modo incontrare l'odalisca per me è stata un'esperienza unica.
 Invece ci sono donne che per fare un ocho muovono mille muscoli. Quando balli con loro ti sembra di essere nel bel mezzo di una scossa tellurica. Sono sfinito.
Carmen, ad esempio… la sua scarsa attitudine al ballo… in generale. Tanto più che nel tango ogni manchevolezza è messa in doppio triplo risalto, quindi…
- Quindi è impedita?
- Amedeo non ho detto questo… Ha bisogno di più tempo per apprendere, di pazienza, sacrificio.
- E lei è impaziente, ha fretta, vorrebbe tutto e subito e senza sacrificarsi. Ho ragione?
- Bravo Amedeo una volta tanta l’hai azzeccata…!
Ho sempre pensato, quando ci si frequentava, che il suo punto debole fosse quello di non riuscire ad abbandonarsi del tutto. Quando balla continua a pensare, non smette di essere vigile, non accetta di perdere il controllo di se stessa e di affidarlo ad un altra persona: l’uomo con cui balla.
Francamente non so se mai ce la farà: la sua indole è più forte del suo desiderio di imparare a ballare il tango.
I maestri sono tutti uguali, all’inizio ti illuminano, pensi di aver trovato la giusta via per i segreti del tango. Dopo poche ore di training ritorni sulla terra, ti accorgi che non è così, che non dipende da questo o quell’insegnante: dipende solo da te.
- Non sapevo che per ballare tango ci fosse bisogno dell’orgoglio. Spesso chi si fa guidare dal proprio orgoglio commette un sacco di cazzate. Si resta anacronisticamente tolemaici. E Copernico? Chi l’ha visto? Ci sarà ben qualcuno che ne avrà sentito parlare?
- Carmen, se vuoi ballare con me devi dimagrire. Elimina alcool e zucchero. Anche il caffè… amaro, ti rafforza l’ego ed è trendy. Molla i dolci. Nelle emergenze concediti solo Nutella, nei limiti, è una medicina, quando serve, serve. Fa stare bene ed è l’unica cosa che conta. Fai un po’ di addominali, stretching. Basta poco, possibilmente ogni giorno, venti minuti. Li fai casa non occorre andare in palestra. Le mie braccia non sono lunghe, se il tuo giro vita non si riduce non posso abbracciarti come vorrei.Hai un buon profumo. Starti vicino, annusarti, è sempre bello.
- Sei patetico, non riconosci nemmeno il tuo profumo. Di rose. Lo metto ogni notte prima di andare a letto."

aleph

(Nella lingua ebraica l'aleph è la prima lettera dell'alfabeto e rappresenta l'unità divina. 
Il microcosmo di alchimisti e cabalisti, il multum in parvo!)
"Arrivo, ora, all’ineffabile centro del mio racconto; comincia, qui, la mia disperazione di scrittore. Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gl’interlocutori condividono; come trasmettere agli altri l’infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia? […] Nella parte inferiore della scala, sulla destra, vidi una piccola sfera cangiante, di quasi intollerabile fulgore. Dapprima credetti ruotasse; poi compresi che quel movimento era un’illusione prodotta dai vertiginosi spettacoli che essa racchiudeva. Il diametro dell’Aleph  sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa (il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, poiché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo. Vidi il popoloso mare, vidi l’alba e la sera, vidi le moltitudini d’America, vidi un’argentea ragnatela al centro d’una nera piramide, vidi un labirinto spezzato (era Londra), vidi infiniti occhi vicini che si fissavano in me come in uno specchio, vidi tutti gli specchi del pianeta e nessuno mi rifletté, vidi in un cortile interno di via Soler le stesse mattonelle che trent’anni prima avevo visto nell’andito di una casa di Fray Bentos, vidi grappoli, neve, tabacco,  vene di metallo, vapor d’acqua, vidi convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia, vidi ad Inverness una donna che non dimenticherò, vidi la violenta chioma, l’altero corpo, vidi un tumore nel petto, vidi un cerchio di terra secca in un sentiero, dove prima era un albero, vidi in una casa di Adrogué un primo esemplare della prima versione di Plinio, quella di Philomen Holland, vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina (bambino, solevo meravigliarmi del fatto che le lettere di un volume chiuso non si mescolassero e perdessero durante la notte), vidi insieme il giorno e la notte di quel giorno, vidi un tramonto a Querétaro che sembrava riflettere il colore di una rosa nel Bengala, vidi la ma stanza da letto vuota, vidi in un gabinetto di Alkmaar un globo terracqueo posto tra due specchi che lo moltiplicano senza fine, vidi cavalli dalla criniera al vento, su una spiaggia del mar Caspio all’alba, vidi la delicata ossatura d’una mano, vidi i sopravvissuti a una battaglia in atto di mandare cartoline, vidi in una vetrina di Mirzapur un mazzo di carte spagnolo, vidi le ombre oblique di alcune felci sul pavimento di una serra, vidi tigri, stantuffi, bisonti, mareggiate ed eserciti, vidi tutte le formiche che esistono sulla terra, vidi un astrolabio persiano, vidi un cassetto della scrivania (e la calligrafia mi fece tremare)  lettere impudiche, incredibili, precise che Beatriz aveva diretto a Carlos Argentino, vidi un’adorata tomba alla Chacarita, vidi il resto atroce di quanto deliziosamente era stata Beatriz Viterbo, vidi la circolazione del mio oscuro sangue, vidi il meccanismo dell’amore e la modificazione della morte, vidi l’Aleph, da tutti i punti, vidi nell’Aleph la terra e nella terra di nuovo l’Aleph e nell’Aleph la terra, vidi il mio volto e le mie viscere, vidi il tuo volto, e provai vertigini e piansi, poiché i miei occhi avevano visto l’oggetto segreto e supposto, il cui nome usurpano gli uomini, ma che nessun uomo ha contemplato: l’inconcepibile universo”. (di Jorge Luis Borges tratto da L'Aleph - titolo orginale: El Aleph)
 Nova



The Dark Matter

"Per me esiste solo il cammino lungo sentieri che hanno un cuore, lungo qualisasi sentiero che abbia un cuore. Lungo questo io cammino e la sola prova che vale è attraversarlo in tutta la sua lunghezza. Ed io qui cammino, guardando...guardando senza fiato."

Carlos Castaneda
A scuola dallo Stregone.


• ... Et itur ad Astra ... •

" E tu cosa cerchi? " - " Io cerco...ENERGIA...! " (- Il Santo - di Phillip Noyce) 

" Quando il materialismo impera, risorge la magia" J.K.Huysmans

lunedì 26 novembre 2012

silenzio



dare un'altra forma
al suono del profondo
mi unisce a te

questo silenzio
che sospende il monologo
diventa l'estrema tensione
l'unica nostra via di comunicazione
è la dimensione del mio nulla
che s'espande e tutto permea:
di pneuma, di musica, di luce radiosa, d'amore

d'essenza di te
che -co(n)me- finalmente vedi 
il tuo essere divino

ché il tuo silenzio
ora è il mio silenzio
ed è poesia.

Tutti i diritti riservati
©




...da Jodoroski al mio atto psicomagico: scavalcare il baphomet, la testa di moro...



Abre la puerta

Si chiama Hope, ha 12 anni ma è come se ne avesse 20.
È dio in un metro e mezzo di altezza.
Apri la porta e lasciala entrare, dalle da mangiare.

La vecchia Florence vive nel parcheggio dell’università
con le sue borse e i suoi pacchi per terra tutt’intorno,
lava il suo corpo di 84 anni nel lavandino della biblioteca
con un pezzo di flanella del pigiama del suo marito defunto.
Abre la Puerta, lei è dio.
Florence è Dio, c’è un Dio di nome Florencia.

Ricordi quella vecchia abuelita, la più grande delle tue nonne?
Come barcollava verso di te sulle sue gambe sottili?
Eri solo un bebè e lei sorrideva a tutto il tuo essere appena nato
e quando ti sei alzata giovane e fumante dal vuoto
quello era Dio nella sua forma di abuelita,
che piangeva di gioia al solo vederti,
“Que, que, que babybita ”, ti diceva.
“Oh, guardati, che piccolina sei…”
“Guarda”, dice Dio, “lei parla”. Dio parla come si parla ai bebé.
Lei ha aperto una porta nella sua pancia per te.
Tua nonna è Dio. Dio è una nonna.

E ricordi quella stanza rossa in cui sei cresciuta? Quella era Dio.
E ricordi le mani calde che ti hanno accolta? Quelle erano Dio.
E ricordi le mani di tuo padre che tenevano il tuo viso
come se fosse un gioiello che si poteva rompere?
In quel momento, lui era Dio.

Il tuo compagno che russa, beh… Dio russa, sai?
Il tuo compagno è Dio che non trova mai i calzini.
E il tuo amante che brucia per quelle cose che non puoi dare,
Dio è anche quello.

… E, oh, il mondo che è giovane,
che ha amato così profondamente ed è stato tradito;
la sua pelle pende come stracci,
le sue braccia non hanno muscoli e i suoi occhi hanno perso lucentezza;
apri la porta ai dolori del tuo cuore e varca la soglia del tuo tradimento.
Passa attraverso il foro che ti è rimasto nel cuore.
Attraversalo perché è una porta.
Abre la Puerta, apri la porta.

… Ricorda, il fuoco è una porta.
E il canto è una porta. Una cicatrice è una porta.
Abre la Puerta, apri la porta.

La foresta in fiamme è una porta
e l’oceano in rovina è una porta.
Tutto ciò che ha bisogno di noi o ci chiama a Dio, è una porta.
Abre la Puerta, apri la porta.

Tutto ciò che ci ferisce,
tutto ciò che ha bisogno di noi apre la porta.
Abre la Puerta, apri la porta.

… Il lago in cui sei quasi annegata,
quello è una porta.
Quello schiaffo in faccia che ti ha fatto baciare il pavimento,
quello è una porta.
Il tradimento che ti ha mandata dritta all’inferno,
quello è una porta.
Abre la Puerta, apri la porta.

La solita storia, tutte le anime forti vanno prima all’inferno,
prima di compiere la guarigione del mondo per la quale sono venute qui.
Se siamo fortunati,
torniamo ad aiutare quelli che sono ancora intrappolati di sotto.
Abre la Puerta, apri la porta.

… L’aprirsi di un fiore, la pioggia che apre la Terra,
i baci degli umani che aprono il cuore del mondo,
queste sono porte.
Abre la Puerta, apri la porta.

La cicatrice lasciata dal rasoio, quella è una porta.
Le cicatrici che sono porte sono aperte, sono aperte.
Abre la Puerta, apri la porta.

Le cicatrici tracciate dalle motoseghe attraverso le foreste,
quelle sono porte.
La poesia della nuova vita che giunge con ogni alba,
il levarsi del sole, quello è una porta,
la tomba è una porta.
La porta dell’inferno è una porta.
Abre la Puerta, apri la porta.

Tua nonna, tuo nonno,
tua madre, tuo padre, sono morti lasciando un buco nella tua vita.
Passa attraverso quel buco. È un’apertura.
Quel buco è una soglia. Quel buco è una porta.
Abre la Puerta, apri la porta.
Abre la Puerta, apri la porta.
Abre la Puerta, apri la porta.


©Copyright 1980, 2007, Dr. C.P. Estes, Tutti i diritti riservati.
Tratta da La Pasionaria, Collected Works, Poesia di
Clarissa Pinkola Estés (1945 − vivente) scrittrice americana (famosa per "Donne che corrono coi lupi"), insegna ed esercita la professione di analista. È stata direttrice del C.G. Jung Center di Denver e ha conseguito il dottorato in etnologia e in psicologia clinica.

Il mito della donna selvaggia. E’ voce diffusa e in parte vera che la solitudine fa paura, qualcuno asserisce alle donne soprattutto; ma altro giustamente dissente, perché "L’esercizio della solitudine intenzionale", scrive l’autrice "solitudine non è assenza di energia o di azione,  piuttosto un dono di provviste selvagge a noi trasmesse dall’anima e indaga quella parte del femminino la cui naturalità è stata repressa al punto da staccare i contatti tra la psiche individuale e l’anima del mondo, addomesticandola, facendola divenire timorosa e non autosufficiente, priva di iniziative e ingabbiata nell’assenza dell’auto-stima. Come richiamare l’anima? "Con la meditazione, o nei ritmi del canto, della scrittura, della pittura, dell’educazione musicale, visioni di grande bellezza, l’immobilità, la quiete." Così l’anima esce dalla sua dimora, utilizzando l’energia mentale per realizzare uno stato di solitudine utile a ritrovare l’essenza femminile, un essere naturale che possiede "la creatività passionale e un sapere ancestrale". Attraverso un lavoro di ricerca, l’autrice ha raccolto un’ingente mole di materiale attinto dalle fiabe, dai miti, dai racconti popolari enucleando, su base psicoanalitica, una serie di archetipi. Ci si imbatte ne "L’uomo nero nei sogni delle donne" che, insieme ad altre figure simboliche, rappresenta il predatore della psiche femminile e, anche, "sogno iniziatico universale" che spesso denuncia uno stato di reale alienazione, messaggio d’una condizione difficile da cui la sognatrice deve uscire, svegliandosi e cambiando atteggiamento, se vuole che la propria psiche sopravviva. Dunque un segnalato malessere, ciò che a livello conscio la donna non rileva perché le è stata inculcata una cieca obbedienza, e dunque spesso non sa o non ha la forza sufficiente ad accettare il fatto che la disubbidienza, il rifiuto più netto sono in molti casi salvifici. Sviluppare la difesa dagli inganni, rifiutare l’educazione alla passività considerando i fattori culturali e familiari che indeboliscono le donne è la teoria di base di questo insieme di saggi. Ma chi è il predatore innato? Ci pare esemplare il capitolo dedicato a "Barbablù",la cui storia macabra conosciamo, ma soprattutto l’analisi intorno alla chiave che apriva la porta proibita in cui la sposa non doveva entrare, pena la morte (colpevolizzazione e castigo consequenziali alla disubbidienza). Al contrario, "La piccola chiave è l’accesso al segreto che tutte le donne sanno e che pure non sanno", è chiave d’oro della conoscenza, e quindi della vita. "Barbablù impedisce alla giovane donna di usare quella chiave che la porterebbe alla consapevolezza", continua Pinkola Estès, ma l’aspetto più interessante dell’autoconoscenza è che "Nei misteri eleusini la chiave era nascosta sotto la lingua, a significare che il nodo, l’indizio, la traccia si trovano in un insieme di parole, di domande-chiave". E allora: "L’uccisione di tutte le mogli curiose da parte di Barbablù è l’uccisione del femminino creativo, potenziale per sviluppare nuovi e interessanti aspetti di ogni genere. Il predatore è particolarmente aggressivo nel tendere imboscate alla natura selvaggia delle donne, cerca di schernire, di tagliare il collegamento della donna con le sue introspezioni, le sue aspirazioni, i suoi obiettivi". Bisogna conservare l’intuito primordiale della donna madre-interiore, l’archetipo che dà energia, seguire le dieci regole dei lupi per conoscere il territorio della vita: mangiare, riposare, vagabondare, mostrare lealtà, amare i piccoli, cavillare al chiaro di luna, accordare le orecchie, occuparsi delle ossa, fare l’amore, ululare spesso, consiglia l’autrice alla fine delle cinquecento pagine, ognuna delle quali offre realtà ed esperienze diffuse. Profondo e originale, con le favole e i miti che ci guidano alla riscoperta della nostra essenza più profonda, questo libro appassionante è consigliato alle donne, ma anche agli uomini che amano "correre con le donne che corrono coi lupi".
E poi, consiglio di fare i passi magici del lupo...;)) (vedi tensegrity)

Cambiare prospettiva continuamente,  serve a farci vedere le cose nel giusto verso…
“Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l’ombra del passato, neanche l’ombra dell’avvenire?”. “Sì, questo” disse Siddharta. “E quando l’ebbi appreso, allora considerai la mia vita, e vidi che è anch’essa un fiume…” (da Siddharta di H.Hesse)
essere soli:
non essere nei pensieri di un altro!
“Il tempo che vivi, lo rubi alla morte : è a carico suo”

Quando conoscevamo le risposte ci hanno cambiato le domande "Ora a correre è la vita, non io. Io cammino.  E dietro di me, adesso, lascio cadere domande dai buchi nelle tasche"

Io non so se questa mia vita sta spianata su un
buco vuoto. Non so se il silenzio che indago
é intrecciato alla mia sostanza molle.
Io non so se quello che cerco e ho cercato e
cercherò, non so se quello che cerco
é un insulto a quel vuoto….
Io non so nient’altro
che la vita e molte nuvole intorno che
me la confondono me la confondono e non
so cosa aspetto, cosa sto aspettando in questo
sporgermi al tempo che viene….
Io non so se in questa schiena
senza ali ci son grandi pianure da cui fare
il decollo..(dal “Dialogo del non so” di M.Gualtieri)

"E allora impara a vivere.Tagliati una bella porzione di torta con le posate d’argento…

e lascia che la vita accada.” (da Diari, S.Plath)

POTREBBE ESSERE ANCHE
Un bar. Di notte, è evidente.
Potrebbe essere anche un cabaret, o un teatro.
Musica di pianoforte. O un bandoneón. Chissà una chitarra.
Forse, pure, una canzone. Dipende:
un tango, un bolero, una nostalgia greca,
qualcosa di impalpabile, come un blues, irraggiungibile
come le cosce di questa ragazza di Venezia
che ti guarda dal fondo del tuo bicchiere.
Ricordare, quando uno è o sta solo, fa più male
che immaginare: questo è quello che vogliamo dimostrare.
Il microfono amplifica la vera voce, l’assenza:
si tratta del viaggio a una donna come a una città
alla quale non si giunge da invisibile, da lontano.
E se uno giungesse e stesse lì, in lei,
si tratterebbe, con questa musica, di una separazione
che sarà per sempre, come sempre.
A chi dare la colpa? Sono destino il paese
che non avesti, la donna in cui non entrasti?
Una compagnia – qualsiasi–, più o meno coniugale,
o da poco incontrata, dico più o meno duratura,
mai l’amata non cercata, mai la presentita,
distruggerebbe questa sensazione agrodolce o dolceamara
di ciò che non è, ciò che non fu, senza che importi
la voce o il volto che le appartengono,
né l’età che le sue gambe sostengono:
ciò che non può essere perché se fosse non sarebbe.
E in fondo, farebbe male che non facesse male.
Persino che non facesse male più di quanto fa male
.
(Jorge Enrique Adoum)

NOSTALGIE
Archeologia di amori
dimenticati...
E chi se li scorda?
L'amore è del coraggio;
il resto è coppia,
è sveglia che ti sbrana,
è amore a maglie,
a lungo collaudato...
un letto sfatto...
a volte ricomposto.
Itaca...
Ulivo a lungo amato,
levigato e messo in mezzo,
e ormai dismesso...
Di fianco arde Troia,
quella tempesta,
quella...
quella passata per un solo istante,
quella...
quella odorata,
che nemmeno sai chi sia,
quella,
che tanto somiglia
alla tua vita...
ed alla mia.
Dieci anni?
Venti...?
Tutta una vita
passata a ragionare...
curando i vuoti o i pieni che non vuoi;
un caminetto...
e tutto può bruciare...
Resta la cicatrice di chi ha amato.
(questa è una poesia di un certo 'angelo' trovata nel web)

venerdì 23 novembre 2012

BAST

m

bb
 figlia di Ra, oltre che come uno dei suoi “occhi”, veniva inviata per annientare i nemici dell’Egitto e dei suoi dei. È una dea dal duplice aspetto, pacifico e terribile: nella sua forma di gatta o di donna gatto è la dea benevola, protettrice dell’umanità, dea della gioia e delle partorienti; nel suo aspetto feroce è nota per le sue collere, rappresentata con testa leonina, ed identificata con Sekhmet, la Possente, dea della guerra (oltre che della medicina). Come tutti i felini è attraente e pericolosa assieme, dolce e crudele.
Una leggenda dice che Ra, offeso dall’umanità, inviò Hathor per punirla e sterminarla; la dea, una volta assunta la forma di Sekhmet, iniziò la strage; in seguito Ra, mosso a più miti consigli anche dagli altri dei, cercò di richiamare la dea furiosa: a questo scopo fece preparare della birra mischiata con ocra rossa per avere una liquido simile al sangue, e lo fece versare sul terreno. Sekhmet lo vide e lo bevve, ed ubriaca si addormentò, calmandosi. Passata la collera la dea assunse la forma di Bastet; un’altra variante del mito afferma che Bastet si bagnò nel Nilo e che in seguito tornò a Bubastis.
Bastet seduce e incanta, in lei vi sono il maschile solare e il femminile lunare, la forza luminosa a tutti palese e la potenza indipendente e misteriosa, segreta, femminina, lunare.
Bast era la Signora dell'amore, della gioia, del piacere, della danza e del canto e sotto la sua protezione erano posti gli animali a lei sacri, i gatti, ma anche chi incarnava questi aspetti di indipendenza e di fascino misterioso, di fragilità e di bellezza, quindi i bambini e le donne.
Bastet incarna ciò che di più intimo e femminile è rinchiuso dentro di noi e attende, a volte, unicamente di emergere: la sensualità e la dolcezza, il fascino e la generosità, l’amore e la passione, il desiderio e il piacere, la vita che rifulge in tutta la sua pienezza.
31 ottobre - Giorno di festa dedicato a Bastet e Sekhmet
16 novembre - Giorno di festa dedicato a Bastet
30 novembre - Giorno di festa dedicato a Sekhmet
31 dicembre - Giorno fortunato di Sekhmet
7 Gennaio - Nascita di Sekhmet
17 febbraio - Festa del Gatto
gli incensi dalle profumazioni a lei più gradite: rosa, ambra e lavanda

geroglifico Bastet
geroglifico Bastet

La dea Bast attraverso un percorso di riscoperta, di distruzione e di ricostruzione interiore, ci insegna ad essere delle vere Donne: complete, consapevoli, equilibrate e indipendenti; ci insegna la morbidezza e la ricettività necessaria per crescere ed evolverci, la forza di intraprendere le nostre scelte e la fermezza di portarle a compimento fino alla fine. E' sole e luna insieme, materna e pericolosa, dolce e crudele poiché incarna la sensualità e la dolcezza, il fascino e la generosità, l'amore e la passione, il desiderio e il piacere.

HAGENTI o HAAGENTI o Dea Egizia BASTET
  • Posizione Zodiacale: 25-29 gradi in Scorpione
  • Novembre 18-22
  • Carta Tarocco: 7 di Coppe
  • Pianeta: Luna
  • Metallo: Argento
  • Elemento: Acqua
  • Colore candela: Rosso
  • Pianta: Nocciolo
  • Rango: Presidentessa
  • Haagenti è una Demone Notturna e governa 33 legioni di spiriti  E’ una potente alchimista e può convertire il metallo in oro, rendere il vino acqua e viceversa. Fornisce sapienza e insegna molte materie. Haagenti appare come un gatto. I gatti sono sacri per lei. Quando appare è accompagnata da molti gatti. I suoi occhi sono identici a quelli del gatto.

    Preghiera alla dea:
Mia amata Bast, Signora della felicità e della bellezza, gemella del dio Sole, sgomina il male che affligge le nostre menti come hai sterminato Apep. Agendo furtivamente previeni i movimenti di tutti coloro che perpetrano crudeltà in cause false e ferma le loro mani rivolte contro i figli della luce. Concedici la gioia del canto e della danza e infondi in noi una profonda comprensione per tutte le forme di vita. Sacerdotessa dei misteri e maestra dell'incanto, Signora del gioco e felicissima Signora del sorriso i tuoi aspetti sanno essere taglienti e graffiano in profondità, la tua energia è forte e feroce, ed il tuo fastidio ha necessità di essere espresso. Benchè a volte delicata, puoi essere molto intensa. Una volta risvegliata non puoi più essere esclusa ché tu sei: sempre appropriata, sempre necessaria. Quando ti sento, ti riconosco: sei Leonessa, la potente, l'illuminata. Colei il cui volto è bello, di aspetto straordinario. Colei che scaccia via la tristezza. Il femminino disco solare, radiante, rinnovante. Acuta hai la vista, tagliente come può esserlo il protettore di Dio, l' Occhio Destro di Ra. Splendente con la Gloria di Dio. Saggia sul Tuo alto trono.

domina lunae - La sacerdotessa alzò le sue mani e il suo sguardo rivolto verso la Dea, compiacendosi della luce e dello splendore della sua presenza, "Grande Madre", sussurò, "Cosa dovremo dire a chi ci chiederà chi ci manda?". La Dea rispose solennemente, "Dite loro che siete stati mandati dalle profondità della Terra e dalle altitudini del Cielo. Dite loro che la vostra Dea è l'amore e la luce della vita. E dite loro che io sono dinanzi a voi con innumerevoli apparenze". La sacerdotessa tremò pensando a ciò che sarebbe stato. "Ma cosa risponderò a chi dirà che il tuo è un sentiero di oscurità?". A questo la Dea alzò la testa e ancora rispose, "Dite loro che la mia mano destra è la luce e che la mia mano sinistra l'oscurità, e che io non taglierei mai la mia mano sinistra come non taglierei mai la destra. Dite loro che entrambe le mani sono necessarie per sostenere il mondo e che la mia mano sinistra scherma il mondo dall'accecante splendore della destra".

giovedì 22 novembre 2012

multiversi

Gli Universi sono tanti: e' il mondo 'immaginato' da John Barrow, matematico e cosmologo di Cambridge autore di molti successi editoriali, ospite al Festival della Scienza di Genova, dedicato quest'anno alla 'Immaginazione'. Al di fuori del nostro Universo visibile potrebbero esistere infiniti 'mondi' diversi dal nostro.''Il successo delle idee di Einstein ha aperto la strada alla possibilita' di immaginare Universi 'diversi' - ha spiegato Barrow - e negli ultimi anni si e' sviluppata la teoria del Multiverso. E' la teoria secondo la quale se l'Universo fosse realmente infinito e se riuscissimo a guardare piu' lontano di quanto riusciamo a fare oggi, a guardare quindi oltre l'universo visibile, potremmo scoprire l'esistenza di leggi fisiche diverse''.

Dimagrire restando seduti



 


Esiste un esercizio di respirazione dell’arte terapeutica del Pranayama che, se eseguito per 5-10 minuti al giorno, riduce notevolmente la pancia.
L’esecuzione di questa pratica è semplice.
Seduti in una posizione comoda, su una sedia o su un cuscino, la schiena rimane eretta, le spalle non si muovono la testa è diritta.
Il respiro è il motore unico ed assoluto dell’esercizio. E’ necessario porre il centro di gravità nel basso ventre, sotto l’ombelico.
Nella fase di inspirazione rilasciate la cintura addominale, il ventre forma una sporgenza. Subito dopo, espirando, contraete bruscamente i muscoli della pancia contro la colonna vertebrale. Questa contrazione provoca l’espulsione brutale di tutta l’aria che si ha in circolo.
Rilasciate subito dopo la pancia, automaticamente si produrrà una nuova inspirazione passiva.
E così via, contraete la pancia contro la colonna in espirazione e gonfiate la pancia in ispirazione.
L’inspirazione deve durare almeno tre volte il tempo dell’espirazione.
Kapalabhati può essere eseguito in modo lento (per i principianti ), medio o veloce ( per coloro che sono già pratici).
Kapalabhati è un potente disintossicante dell’intestino: lo rende regolare nelle sue funzioni e rende l’addome piatto, eliminando le cosiddette “maniglie dell’amore”, oltre a rinforzare tutta la muscolatura vertebrale della zona lombo-sacrale.
Kapalabhati è un vero maestro di bellezza. Oltre a ridurre il grasso superfluo, tonifica e rende luminosa la pelle del viso.
Controindicazioni: nessuna all’inizio, però è necessario farsi consigliare da un insegnante di Pranayama al fine di non automatizzare errori di esecuzione dell’esercizio che potrebbero renderlo inefficace.
 

L'Altra Medicina Magazine... La copertina del primo numero

aditi

« "Aditi è il firmamento,
 Aditi è l'atmosfera,
Aditi è la madre,
è il padre,
è il figlio,
Aditi è tutti gli Dei,
Aditi è le cinque razze degli uomini,
Aditi è ciò che è già nato,
Aditi è ciò che deve ancora nascere."


 
Aditi,
Afrodite
,
Al-Lat,Al-Uzza,
Amazzoni,
Anahita,
Anna Perenna
,
Anat,
Anu/Ana
Arianrhod,
Arianna,

Artemide
,
Atena
,

Arpie,
Benzai-ten,
Bellona,
Blodeuwedd,
Baubo
,
Bastet

Babd
Brigid
,


Cerere,
Chere
,
Cibele
,
Coventina




Dakini,
Demetra,
Durga

Ebe,
Ecate,
Eisantelechi,
Eostre,
Ereshkigal, Erinni,
Estia

Flora,
Freya,
Frigg,
Gaia,
GanGendenwita,
Gorgoni,

Hathor,
Holle,

Inanna,
Iside,
Ishtar,

Kali,
Kore,
Kwan-Yin,
Laima,
Lakshmi,
Lilith,

Macha,
Mafdet ,
Mamapacha,
Mari
Maria,
Maria Maddalena
,
Menat,
Medusa, Morrigan,
Nut,

Oestara,
Oya,
Oshun
,

Pachamama,
Pele, Persefone,
Reitia,Radha,
Rangda,

Saraswati,
Sekhmet,
Shakti,
Sophia,
Selene

Sequana

Themis
Ushas,

Valkirie,
Vesta,

Xochiquetzal,

Yemaya,

Zemyna,
Zwya
Ade
Apollo
Ares
Attis
CronoDioniso,

Ermes
GioveLugh
Lupercus

Marte
Mercurio
Nettuno

PanPlutone
Poseidone
SaturnoUranoZeus

inoltre vedi anche: Bhakti, Neith e Mrtyu.


Mrtyu è considerato il dio della morte nella prima upanishad indiana. E' anche colui che vive nella "fame" dove la fame è fame di morte. E' il custode di quel desiderio duale che comporta sia la spinta vitale (eros) che il suo opposto, il polare desiderio di morte (thanatos) come profonda necessità dell'essere ("possa io essermi").
Egli origina l' arc (il pensiero, il pensiero illuminato o principio luminoso, il fuoco) e il ka (l'acqua, la fluidità del pensiero e la gioia del pensiero).
La felicità si concede soltanto a chi è consapevole dell'unione tra arc e ka, o meglio, a chi concilia la lux alla felicità stessa, alla gioia. Il termine arka designa le acque primordiali dalle quali sorge la vita (l'attività, l'azione, la volontà, il principio maschile Yang al principio femminile Yin ovvero alla fluidità, all'energia).
Il contatto con l'arka, in termini ascetici, può essere richiamato tramite il sentimento primordiale, quel sentimento che concilia il pensiero all'energia fluida, ricollegabile al Grande sole d'oriente.
Mrtyu - divorando (come il dio greco Kronos) i suoi figli, avuti da Vac (il tempo) - diventa Aditi =il divoratore.
Tramite l'ascesi e la meditazione (ovvero, tramite la produzione di Tapas=calore interno o energia interna e Tejas=energia sprigionata verso l'esterno) egli produce gli Spiriti vitali (Aditya): Gloria (yasàs) ed Energia (virya).  Nel suo corpo "era il manas, lo spirito": infatti è colui che sprigiona gli spiriti vitali o elementi, ma al suo interno rimane l'unico, indiviso spirito primordiale o sentimento primordiale che gli fa dire "Possa essere questo mio corpo sacrificio per me e, mediante esso, possa io avere un essere. Allora divenne il suo corpo cavallo"asvamedha: àsva-medha, ovvero asva (cavallo, ciò che è rigonfio) e medhya (sacrificio). Aditi sacrifica una parte del suo corpo, così che possa essere una parte di sè cibo per lui stesso. Tramite il sacrificio che compie su se stesso Aditi "trionfa sulla morte, la morte non lo raggiunge perchè diventa il suo stesso corpo". Tale principio riflette la morte degli esseri viventi che viene concepita come sacrificio in nome di Aditi.
 Neith recante uno scudo sulla testaNeit recante la corona rossa
Neith (anche nota come Nit, Net e Neit) era la divinità egizia patrona di Sais, nel Delta occidentale.
ntR25B1


Originariamente Neith fu la dea della caccia e della guerra ed ebbe come simboli di potere, come la città stessa di Sais, due frecce incrociate sopra uno scudo come corona divina e il bastone uadj come scettro di potere.
Nella forma antica, come divinità della guerra, era considerata artefice delle armi dei guerrieri e guardiana dei morti in battaglia.
Comunque il suo simbolo poteva anche essere interpretato come un telaio, cosicché Neith divenne la dea della tessitura, da cui derivò il nome di tessitrice. In questo ruolo di dea delle arti domestiche era protettrice delle donne e guardiana del matrimonio. Le donne della famiglia reale aggiunsero spesso il nome teoforo al loro in suo onore.
La dea della guerra fu anche associata alla morte; si pensava che Neith avvolgesse i corpi dei morti con le bende nella imbalsamazione. Così divenne protettrice di uno dei quattro Figli di Horo, Duamutef, la deificazione del canopo che conteneva lo stomaco e il cui coperchio raffigurava la testa di uno sciacallo.
Nel tempo, poiché il suo nome poteva anche essere interpretato con il significato di "acqua", Neith fu considerata la personificazione delle acque primordiali della creazione, nella Ogdoade, e quindi madre di Ra. Come dea delle acque fu anche considerata madre di Sobek e raffigurata mentre allatta un piccolo coccodrillo.
In tempi più recenti, la dea della guerra e della morte fu identificata con Nefti, e quindi considerata moglie di Seth.
Nell'iconografia, Neith appare come una donna con una spola di telaio sulla testa, con in mano un arco e delle frecce. Viene anche rappresentata come una donna con la testa di leonessa, di serpente o di mucca.
Una grande festa, chiamata la Festa delle Lampade, si teneva ogni anno in suo onore. Dal racconto di Erodoto sappiamo che i devoti della dea durante la celebrazione notturna accendevano centinaia di luci all’aria aperta.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Neith possa corrispondere alla dea punica Tanit (Ta-Nit). Platone nel Timeo afferma che essa fosse la dea greca Atena con un altro nome, ma storicamente le due divinità non condividono le stesse origini.
Il sentiero del bhakti yoga

Bhakti è ciò che conta.
punyo gandhah prithivyiam ca
tejas casmi vibhavasau
jivanam sarva-bhutesu
tapas casmi tapasvisu

"Sono il profumo originale della terra ed il calore del fuoco.
 Sono la vita di tutto ciò che vive e l'austerità dell'asceta." (Bhagavad Gita 7.9)
isvarah paramah krishnah
sac-cid-ananda-vigrahah
anadir adir govindah
sarva-karana-karanam

"Krishna, che è conosciuto come Govinda, è Dio, la Persona Suprema.
Egli ha un corpo eterno pieno di beatitudine e di conoscenza.
 Egli è l'origine di ogni cosa. È senza origine ed è la causa di tutte le cause."
La cosa importante è bhaktya, non la semplice adorazione formale.
Krishna non accetta niente che non sia offerto con bhakti e dal bhakta, il devoto.
«Coloro che concentrando le loro menti su di Me,
 mi adorano stando sempre uniti a Me con intensa fede e devozione suprema.
Io li considero perfetti conoscitori dello Yoga» (B.G.XII, 26)
«Soltanto col servizio devozionale è possibile conoscere Me, il Signore Supremo,
 e sapere che cosa sono e chi sono. E colui che diviene pienamente cosciente di Me
grazie a tale devozione, entra rapidamente nel Divino» (B.G. XVIII, 55)
Krishna uccise molti demoni e non solo concesse loro la liberazione, ad alcuni concesse persino prema! Come a Pütanå, che avvicinò Krishna travestita da madre e alla quale Egli concesse la posizione di madre a Vraja. Lei non diventò direttamente la madre di Krishna, ma ottenne la posizione di una dåsî anziana a Goloka, una balia che nutre Krishna con il suo latte.  Egli darà prema a coloro che Lo adorano con quel desiderio, come le råja-kumårî (regine) di Janakapura.
Tutte volevano che Råma le sposasse, che diventasse il loro marito, così Egli mostrò loro il modo: “Io posso avere
soltanto una moglie; perciò tutte voi nascerete al tempo dei Krsna-lîlå dal grembo delle gopî e là soddisferete il vostro
desiderio.”
ya˙ kaumåra-hara˙ sa eva hi varas tå eva caitra-kßapås
te conmîlita-målatî-surabhaya˙ prau∂hå˙ kadambånilå˙
så caivåsmi tathåpi tatra surata-vyåpåra-lîlå-vidhau
revå-rodhasi vetasî-taru-tale ceta˙ samutka∫†hate
Padyåvalî 382
“Lo stesso amante che rubò il Mio cuore durante la Mia giovinezza, ora è di nuovo il Mio maestro. Queste sono le
stesse notti di luna piena del mese di Caitra e la stessa brezza della foresta di kadamba sta portando la stessa fragranza dei fiori målatî. Io sono la stessa amante di prima, ma il Mio cuore non è soddisfatto qui. Desidero tornare con Lui sulle rive del fiume Revå sotto l’albero vetasî.”
Quando Mahåprabhu pronunciò questo verso, solo Svarüp Dåmodar ne comprese il significato, ma poi fu
chiaro che lo comprese anche Rüpa Goswåmî. Percependo i sentimenti nel cuore di Mahåprabhu, Rüpa Goswåmî
compose un verso analogo. Lo scrisse su di una foglia di palma che pose sul tetto di paglia della sua capanna e poi
andò a bagnarsi nell’oceano.
priya˙ so ‘yam k®ß∫a˙ sahacari kuru-kßetra-militas
tathåhaμ så rådhå tad idam ubhayo˙ saõgama-sukham
tathåpy anta˙-khelan-madhura-muralî-pañcama-juße
mano me kålindî-pulina-vipinåya sp®hayati
Padyåvalî 383
“Mio caro amico, di nuovo ho incontrato il Mio amato, Ûrî Krishna, qui a Kurukßetra. Io sono la stessa Rådhå e
stiamo vivendo la felicità dell’incontro. Ma ancora desidero tornare con Lui sulle rive dello Yamunå, all’ombra degli
alberi della foresta, dove posso sentirLo suonare col Suo flauto la dolce melodia della quinta nota.”
Mahåprabhu e Svarüp Dåmodar pensavano di poter comprendere soltanto loro questo sentimento ma, dopo
aver visto questa composizione di Rüpa Goswåmî, si resero conto che anche Rüpa Goswåmî lo aveva compreso.
Questo è svasamvedhya daΩå. Perciò Nårada disse a Gopa-kumår: “Tu sei un eterno residente di Vraja, non di Vaiku∫†ha. Ora il mango è maturo; da esso proviene una piccola fragranza. Entro pochi giorni sarà completamente maturo e chi lo assaggerà lo capirà. Ha già la sua fragranza ed ora uscirà del succo. Mangiandolo lo si gusterà. E’ giunto quel giorno. E’ vicino il momento per te di andare a Vraja, dove tutti i tuoi desideri verranno soddisfatti.”
Glossario:
Rådhikå. E’ un’impersonificazione di Yogamåyå.
Prahlåda Måhåraja: Figlio del re Hiranyakasipu e grande devoto del Signore, uno dei dodici mahajana.
Prasåda: Cibo che è stato offerto alla Divinità con devozione e che viene poi consumato dai devoti che lo accettano
come cibo spirituale e manifestazione della misericordia del Signore.
Prema: Amore per Krishna estremamente intenso che scioglie completamente il cuore e che fa nascere un profondo
senso di possessività verso il Signore.
Prema-bhakti: Stadio della bhakti caratterizzato dalla presenza di prema, lo stadio della perfezione della bhakti. E’
l’ottavo e finale stadio dello sviluppo della pianta della bhakti.
Prema-avatåra: L’incarnazione dell’amore, Ûrî Caitanya Mahåprabhu.
Prema-rasa: L’essenza concentrata del nettare dell’amore per Krishna.
Puråna: Supplementi storici ai Veda.
Rådhå, Rådhårånî, Rådhikå: La gopî principale, compagna eterna di Krishna; è la personificazione della Sua energia
interna di felicità, colei che Gli offre l’adorazione più perfetta.
Rådhå kunda: Laghetto dove Rådhårånî usava fare il bagno.
Rågånugå-bhakti: Servizio di devozione animato da amore spontaneo per Krishna.
Raghunåth dasa Gosvåmî: Uno dei sei Gosvåmî di Vmdåvana.
Råjasüya-yajña: Grande sacrificio del cavallo effettuato da Yudhisthira Mahåråja.
Rama-loka: Pianeta su cui dimora Ûrî Ramacandra e i suoi associati.
Råmacandra: Una incarnazione di Krishna che rappresen ta il padre, marito e sovrano perfetto.
Ramayana: Opera che narra la storia del Re Råmacandra.
Rasa: La trasformazione spirituale del cuore che avviene quando lo stadio perfetto dell’amore per Krishna, conosciuto
col termine rati, si trasorma in emozioni che si combinano con vari tipi di estasi trascendentale.
Råsa-lilå: La danza amorosa di Krishna con le gopî di Vraja.
Rasatala: Sistema planetario inferiore o infernale.
Rasikå: Devoto che ha già ottenuto Krishna-prema e gusta i dolci trascendentali sentimenti del servizio devozionale.
Rati: Attrazione. Stadio dello sviluppo della bhakti sinonimo di bhåva.
Råva∫a: Re di Lanka, nemico di Råmacandra a cui rapì la moglie Sîtå.
Råya Råmånanda: Compagno intimo di Ûrî Caitanya.
Ruci: Gusto. Il risveglio del gusto nelle pratiche devozionali come l’ascolto, il canto ecc., significa che si preferiscono queste attività a qualsiasi altro tipo di attività materiale. Questo è il quinto stadio dello sviluppo della pianta della bhakti ed
avviene quando si ha raggiunto la stabilità nel bhajan.
Rüpa: Forma, aspetto. Se viene usato in relazione a Krishna si riferisce alla Sua forma trascendentale eterna.
Rüpa Goswåmî: Il primo dei sei Goswåmî di Vndavan, compagno intimo di Ûrî Caitanya Mahåprabhu il quale lo
incaricò di presentare i Suoi insegnamenti attraverso numerosi scritti.
Rukmini: Sposa di Krishna e prima regina di Dvaraka.
Sådhaka: Colui che segue una disciplina spirituale per ottenere lo scopo prefissato, specialmente riferito a chi pratica la bhakti.
Sådhana: Metodo che si adotta per raggiungere lo scopo prefissato. Senza sådhana non si può raggiungere sådhya
o lo scopo della propria pratica. Ci sono diversi  sådhana relativi a diversi scopi. Coloro che desiderano il godimento materiale adottano la via del karma. Coloro che desiderano la liberazione adottano il sentiero della jñåna come loro sådhana e chi aspira all’eterno servizio d’amore per Ûrî Krishna adotta la via della bhakti come sådhana. Il sådhana della bhakti consiste nell’ascolto, canto, ricordo ecc.
Sådhana-bhakti: Stadio della bhakti in cui i vari tipi di pratiche vengono svolti unicamente per la soddisfazione di Krishna. Lo stadio in cui si pratica la devozione.
Sådhu: Anche se in senso generale viene riferito ad una persona santa o un devoto, in particolare si riferisce ad un devoto
che è elevato spiritualmente, una grande anima. Egli possiede queste qualità: vede tutte le entità viventi con una
visione equanime; è completamente pacifico perchè la sua intelligenza è fermamente fissa sul Signore; è privo di rabbia;
è il benefattore e amico di tutte le entità viventi; non tiene in considerazione gli errori degli altri e quindi non ha la tendenza a criticarli; ha una relazione stabile con il Supremo Signore e considera quell’amore il suo obiettivo massimo. Esso non considera quindi nessun altro obiettivo materiale o di interesse personale; non ha attrazione per le persone che sono assorte nella vita materiale e per le relazioni materiali come con la moglie, i figli, la ricchezza o la casa. Non ha desiderio di accumulare ricchezza più del necessario per mantenere in vita il corpo che dedica a servire il Signore.
Sådhu-sanga: La compagnia di devoti elevati spiritualmente che possiedono le qualità descritte sopra. Ciò significa
ricercare la loro compagnia, offrirgli omaggi, servirli per quanto è possibile, ricevere da loro istruzioni sulla vita
spirituale, compiere le pratiche spirituali sotto la loro direzione, seguire il loro comportamento, acquisire il loro sentimento
e condurre la vita in accordo alle loro istruzioni.
Sådhya: L’obiettivo o scopo che una persona desidera
Sakha: In genere è riferito ai compagni eterni di Krishna pastorelli che scambiano una relazione d’amicizia intima con Lui.
Sakhya-rasa: Una delle cinque principali relazioni d’amore con Krishna che si esprime con un sentimento di amicizia.
Sakti: Le innumerevoli potenze del Signore. Vengono raggruppate in tre categorie: 1) antaraõga-bhakti o potenza
interna, 2) tatasthå-bhakti o potenza marginale, 3) bahiraõga- bhakti la potenza esterna.
Saktimån: Il Signore Supremo Krishna che possiede tutte le potenze.
Sålagråmilå: Speciale pietra utilizzata per la costruzione delle forme arca del Signore. Questo termine sta ad indicare
anche una pietra della collina Govardhan.
Sambandha-jñåna: Conoscenza relativa a sambandha-tattva la relazione reciproca tra il Signore, l’entità vivente e l’energia materiale. In generale la relazione tra il Signore e  l’entità vivente è quella di colui che riceve il servizio e colui che fa il servizio. Tuttavia nello stadio perfezionato della bhakti si stabilisce una specifica relazione con il Signore sia come servitore, amico, genitore o amante.
Sampradåya: Una linea di successione disciplica in cui la scienza spirituale viene trasmessa da maestro a discepolo.
Nell’età di Kali esistono quattro tipi di successioni discipliche Vaiß∫ava autentiche: la Ûrî, Brahmå, Rudra e Sanaka
(Catusana). Ciascuna di queste sampradåya sono conosciute oggi con i nomi degli åcårya che ne hanno rinvigorito
il siddhånta in tempi recenti. Lasrî Laksmî ha accettato Råmånuja; la Brahmå ha accettato Madhvåcårya; la Rudra
ha accettato Viß∫usvåmî e la Catu˙sana ha accettato Nimbåditya come i rispettivi capi delle loro sampradåya.
Sebbene Ûrî Caitanya venga accettato come proveniente dalla Brahmå Madhva sampradåya, la Sua linea si distingue
ulteriormente come Brahmå Madhva Gaudîya perchè Egli stesso ha presentato la più elevata concezione dell’amore
per Dio che non è ottenibile nelle altre sampradåya.
Samvit: E’ la potenza che si riferisce a cit, l’aspetto cognitivo del Supremo Signore. Sebbene Egli sia l’incarnazione
della conoscenza, samvit è la potenza con la quale Egli conosce Sè Stesso e permette che gli altri Lo conoscano.
Sanåtana Goswåmî: Capostipite dei sei Goswåmî di Vmdavån e fratello maggiore di Rüpa Goswåmî. Compagno
intimo di Ûrî Caitanya da cui ricevette l’ordine di recarsi a Vndavån per riscoprire i luoghi dei passatempi di Krishna.
Sandhinî: E’ la potenza che si riferisce a sat, l’aspetto esistenziale del Supremo Signore. E’ la potenza con cui il Signore mantiene la Sua esistenza e l’esistenza degli altri.
Sandipani Muni: Maestro spirituale iniziatore di Krishna.
Sankar: Siva.
Sankîrtana: Canto congregazionale dei santi nomi del Signore fatto ad alta voce.
Sannyåsa: Rinuncia alla mondanità del mondo per dedicarsi completamente alla vita spirituale. Ordine spirituale in cui si
dedicano a Krishna tutte le attività compiute con la mente, le parole e il corpo.
Såstra: Scritture rivelate, i Veda e i Puråna.
Sat:: Potenza del Signore che si riferisce al Suo aspetto di esistenza.
Sat-cit-ånanda: Ciò che è composto da sat (eternità), cit (conoscienza spirituale completa) e ånanda (felicità spirituale).
Spesso viene riferita alla forma trascendentale di Srî Krishna.
Siddhånta: Conclusioni degli Ωastra che sono accettate dagli åcårya. Principi filosofici che delineano il pensiero nella
successione disciplica autentica.
Sikså-guru: La persona da cui si ricevono istruzioni su come proseguire sul sentiero del bhajan è riconosciuta come Sikså-guru o maestro spirituale istruttore.
Sitå: Moglie di Ûrî Råmacandra.
Siva-loka: Pianeta in cui vive il Signore Ûiva e i suoi associati.
Smaranam: Ricordo e meditazione sui nomi, la forma, le qualità e i passatempi del Signore. Smaranam è uno dei nove principali anga della bhakti e deve essere compiuto in relazione al nåma-saõkirtana. Ci sono cinque stadi di smaranam: smarana, dhårana, dhyåna, dhruvånusmuti e samådhi.
Sraddhå: Fede nelle conclusioni delle scritture che viene risvegliata dopo aver accumulato attività pie durante numerose
vite. Questa fede nasce in compagnia di persone sante ed è la manifestazione esterna del seme della pianta della bhakti.
Sravanam: Ascoltare la descrizione delle trascendentali qualità, nomi, forma e passatempi fatta da devoti elevati
spiritualmente. E’ uno dei nove principali anga della bhakti.
Srngåra-rasa: Un altro nome di madhurya-rasa o sentimento devozionale caratterizzato dalla relazione d’amore coniugale.
Sthåyîbhåva: Uno dei cinque elementi essenziali del bhakti- rasa, è un sentimento permanente in una delle cinque
relazioni principali con Krishna.
Suddha-bhakti: Pura devozione che non è mista a karma, azioni fruttifere o jñana, conoscenza monistica e che è priva
di ogni desiderio, eccetto quello di dare piacere a Krishna.
Suddha-sattva: Stato di coscienza caratterizzato da pura
Svarüpa: Forma, identità, natura. La natura e l’identità costituzionale del sè che viene realizzato nello stadio di bhåva.
Svar-loka: Sistema planetario superiore.
Srimad-Bhågavatam: Il Puråna immacolato, l’albero maturo della letteratura vedica, il commentario naturale al Vedanta-Sütra che tratta esclusivamente della pura devozione al Supremo Signore Srî Krishna. Compilato da Srîla Vyasadeva in 18000 versi.
Sugriva: Fratello di Hanumån, devoto di Srî Ramacandra.
Sukadeva Goswåmî: Colui che espose lo Srîmad-Bhågavatam a Parîkßit Mahåråja.
Suta Gosvåmî: Colui che narrò lo Srîmad-Bhågavatam ai saggi di Namiaranya dopo averlo ascoltato da Sukadeva.
Svarüp Damodara: Compagno intimo di Srî Caitanya Mahåprabhu.
Syåma kunda: Laghetto in cui usava fare il bagno Syåmasundar, Krishna.
Tapasya: Accettazione volontaria di austerità allo scopo di distaccarsi dagli oggetti dei sensi.
Tapo-loka: Pianeti superiori dove vivono grandi asceti.
Tattva: Verità, realtà, l’essenza di tutto.
Tulasî: Pianta sacra le cui foglie, germogli e legno vengono usati dai Vaisnava per l’adorazione del Signore.
Uddhåva: Amico e devoto intimo di Krishna.
Upanisad: Trattati filosofici inclusi nei Veda.
Vaidhî-bhakti: Servizio di devozione che segue le regole delle scritture privo di amore spontaneo per Krishna.
Valmiki: L’autore del Ramayana.
Vaikuntha: Il mondo spirituale caratterizzato dall’assenza di ansietà poichè è eterno, pieno di conoscenza e di felicità. E’
predominato dalla presenza del Signore Nåråyan e dalle Sue espansioni.
Vaisnava: Devoto del Signore Krishna o Visnu.
Våmana: Manifestazione del Signore con l’aspetto di nano.
Vånaprastha: Periodo della vita che precede il sannyåsa in cui si inizia a praticare il distacco dalla vita di famiglia e dalla
società principalmente visitando vari luoghi di pellegrinaggio.
Varåha: Incarnazione di Vishnu con la forma di cinghiale.
Varnåsrama-dharma: Sistema sociale vedico che organizza la società in quattro suddivisioni sociali (varna) e quattro stadi di vita spirituale (åsrama).
Varsana: Luogo dove apparve e visse Rådhårånî.
Vastu-siddhi: Corpo spirituale originale che si ottiene quando si è giunti nel mondo spirituale e si entra a far parte dei passatempi del Signore.
Vasudeva: Padre naturale di Krishna.
Vasuki: Re dei serpenti.
Våtsalya-rasa: Una delle cinque principali relazioni con Krishna caratterizzata da un amore simile a quello che nutrono la madre ed il padre di Krishna.
Veda: Conoscenza. Scritture rivelate originali che includono tutta la conoscenza umana.
Vijaya: Residente di Vaikuntha che si occupa di controllarne l’ingresso.
Vipralamba: Amore in separazione. E’ molto vario e i suoi principali aspetti sono: pürva-råga, måna e pravåsa.
Vishnu: Il Signore Supremo, beneficiario di tutti i sacrifici.
Vishnupriya: Emanazione di Laksmidevî e consorte di Srî Caitanya Mahåprabhu.
Visuddha-sattva: E’ l’agente della cit-sakti che si auto rivelae attraverso il quale il Signore e la Sua parafernalia vengono rivelati al devoto.
Visvanåth Cakravartî Thåkur: Grande maestro Vaintava, sesto anello nella successione disciplica dopo Srî Caitanya,

(Tratto dal Bhaktivedanta)

La parola sat significa verità, cosi satsang significa incontro nella verità.
Per verità non si intende la verità su un oggetto o una situazione, ma per verità si intende ciò che stà al di là di qualsiasi oggetto o situazione: l'Essere! Noi siamo abituati a identificarci con ciò che dicono di noi gli altri, con le relazioni, con i giudizi di buono o cattivo della nostra mente condizionata, Satsang elimina tutto questo sapere dell'ignoranza e ti accompagna là da dove sei venuto e dove stai andando. Là dove non vi è azione, non vi è pensiero su qualcosa, ma dove finalmente esisti semplicemente da sempre per sempre.
Per tutti noi il punto di riferimento della  vita è stato "Io",  facendo indagini su questo "Io", non saremo in grado di trovarlo.  Eppure tutti credono che ci sia un "Io" e che siano in relazione con un mondo seperato da esso. I genitori e anche la società hanno rafforzato e portato avanti questo credo; infatti tutta la società lo sostiene. Ma questo non è affatto vero,  questo è un credo sbagliato. Occorre entrare nella quiete, cosi si crea un certo spazio in quale la  "storia"personale  non preme più cosi forte. È in questo spazio sta la possibilità di realizzare, esaminando se stessi, che questo credo non corrisponde alla verità. Una volta intravisto questo, per la persona cambia tutto.
Quando l'"Io" è presente non c'è spazio per il SÈ, e così l'"Io" non può sperimentare il SÈ. Però l'"Io" può svanire per un'attimo e cosi rivelare il SÈ. Quando la mente è quiete, l'"Io" può svanire. È semplicemente presente. Credo che quasi ogni essere umano abbia sperimentato il SÈ. Per esempio caminando in un bosco, c'è il sole e un'uccello ti passa sopra e l'ombra di questo uccello cadde su una roccia e in quel istante tu vedi quest'ombra. In quel istante la mente si ferma e ti rendi conto del calore del sole, del profumo della pineta e l'ombra dell'uccello e di tutto in un'istante. Trovi te stesso del tutto presente, e il SÈ è rivelato. Allora c'è questo incredibile senso di espansione e pace. Questo è il SÈ.
E' una sottile comprensione.
Investigazione del Sé vuol dire indagare nella natura del Sé, o se preferisci, indagare sulla tua Vera Natura. Essa consiste nel porti due semplici domande. Qualsiasi cosa tu stia facendo puoi chiedere a te stesso"Chi sta facendo questo?", "Chi sta guidando l'auto?", "Chi sta preparando la cena?", "Chi si sente stanco?", "A chi stanno venendo in mente questi pensieri?" La risposta a queste domande è sempre "Io". Quindi poni a te stesso la seconda domanda "Chi è questo io?". Non ci sono risposte razionali. Ma l'effetto che ha il porti la seconda domanda è quello di ricondurre la tua attenzione dall'esterno all'interno. Dopodiché l'attaccamento che hai alla storia esterna cambia, e più continui a praticare l'Investigazione del Sé, più la tua attenzione resta rivolta all'interno, alla Fonte.
Puoi iniziare sedendoti ad occhi chiusi e portando l'attenzione su questa pratica. Dopo essere diventato maestro dell' investigazione, potrai usarla tutto il giorno, qualsiasi cosa tu stia facendo, per ricondurre la tua attenzione alla Fonte.
Ramana Maharshi stesso ha detto che questo è il modo più diretto di realizzare il Sé. Comunque, ci sono alcuni requisiti fondamentali per l'Investigazione del Sé. La maggior parte delle persone ha la mente talmente indaffarata ed è così identificata con la sua storia che semplicemente non c'è spazio dove l'Investigazione del Sé possa lavorare. C'è bisogno di lavoro e tempo speso nel conoscere la mente e nel renderla silenziosa. E' importante arrivare ad una mente sattvica, quieta e chiara. Questa è la mente disponibile a comprendere la verità.
Se arrivi ad uno stato sattvico, quando poni a te stesso la domanda "Chi sono io", cominci a vedere che questo "Io",l' "Io" che fa le cose, l' "Io" che crede certe cose, e l' "Io" che giudica le cose, non esiste.
Non è una domanda né intellettuale né emozionale. Inizialmente può essere intellettuale e attraverso di essa puoi arrivare a vedere la verità che tu non sei la mente, forse inizialmente funziona così. Ma quando cominci a porla in uno stato sattvico, scoprirai che può portarti in un posto pieno di pace che è dentro te stesso.
Anche seguendo una tecnica come Zazen o Vipassana si puo' arrivare alla calma e alla pace. Quello che l'Investigazione del Sé suggerisce è che senza alcuna tecnica tu puoi semplicemente essere quieto. Appena chiudi gli occhi e ti acquieti, diventi consapevole di un sacco di pensieri e sentimenti. Essere quieti significa non identificarsi con questi pensieri e sentimenti, non vederli come se fossi "tu". Dopo qualche tempo inizierai a notare gli intervalli che ci sono tra i pensieri, soltanto piccoli momenti di calma...Focalizzandoti su questi intervalli, i pensieri e le emozioni si allontaneranno e tu diventerai consapevole di un vasto, espanso spazio interiore, senza confini. L'essere quieto ha il potere, facendo assolutamente nulla, di condurti alla tua Vera Natura. Quando rimani a lungo quieto, scopri improvvisamente uno straordinario senso di unità e di amore che è già lì, e che ti travolge. Essere quieti non è una pratica. E' solo un cartello stradale che ti guida alla tua Vera Natura. La tua Vera Natura è sempre lì, presente.
Quando scopri che l'investigazione del Sé ti porta alla pace o al vuoto, non puoi più credere alla mente. Non puoi più credere a quest' "Io" separato, a questa separata identità.
Noi perdiamo il contatto con la nostra Vera Natura perché ci preoccupiamo della nostra mente condizionata e di tutti gli eccitanti films che la nostra mente condizionata ci offre. I media, gli amici, la famiglia e tutta la società concorrono tutti insieme a sostenere questo condizionamento e questa mancanza di consapevolezza. Infatti è molto complicato mantenere tutte queste storie, ma la maggior parte delle persone non ha mai neanche considerato il fatto che ci possa essere una qualche alternativa. E per chi di voi lo ha fatto, appena arrivati davvero vicino al Risveglio, avete dovuto affrontare il fatto che tutto ciò che credevate di essere è semplicemente non vero. Appena cominci a vedere e capire questa illusione, cominci anche a vedere che questa è una sorta di morte. Ti assale la paura che se ti lasci andare davvero profondamente, troppe cose cambieranno, e perderai tutto ciò che consideri come te stesso. Questa paura profonda è una parte naturale della mente condizionata.
Un devoto una volta chiese a Papaji: "Io ho qualche piccola esperienza della verità, ma tu Papaji, sembri essere per la maggior parte del tempo nella verità". La risposta di Papaji fu: "Non è così. Quella che tu chiami un'esperienza della verità non è un'esperienza, quello sei tu, e tutto il resto è un'esperienza. Ciò che tu chiami la tua vita è un'esperienza".
Queste parole di Papaji sono molto importanti, perché noi siamo attaccati alle nostre storie personali per tutto il tempo. Papaji diceva "State attaccati al Sé". Bisogna essere vigili.
 
Un Satsang autentico può essere guidato da un Maestro che parla ed esiste dal 4°Stato, Turya o Punto Zero per la Scienza Quantica, non-mente. Partecipare a un Satsang è darti l'opportunità di fare domande e ricevere risposte dall'Energia Universale. Il Satsang è un campo di guarigione, perchè come ben diceva il Maestro Gesù: “La verità guarisce”. Ma Lui parlava di una verità verticale, eterna, immutabile. Restare nel Campo Energetico vicino a un Maestro Risvegliato trasforma il Dna (informazione) stesso, attivando Dimensioni oltre il conosciuto. Partecipare è dunque un immenso regalo che si fa a se stessi, alla propria anima assetata di verità, e infine è l'incontro con l'Essere che sei sempre stato al di là del corpomente. Il Maestro è lo Specchio in cui puoi rifletterti. Origini  Buddha, Osho, Gesù , Lao Tzu, i Maestri Zen, Krishnamurti, Ramana, Mahavira, Krishna, Bodhidharma, Sahajo, Meera Tamo San ecc. hanno dato Satsang o Darshan, in forme differenti, Meera danzava, altri hanno risposto alle domande dei discepoli.    Molti altri Illuminati non hanno dato insegnamenti dopo la loro illuminazione,ma sono rimasti nel silenzio, rendendosi conto della difficoltà a trasmettere qualcosa che non rientra nelle logiche verbali. Sahajo, Meera e Tamo San sono Illuminate in corpo femminile, ma ce ne sono moltissime altre che sono rimaste nel silenzio.Fino ad Illuminati di nuova generazione, Swarup, Avasa, Vedanta ecc. i primi due in corpo maschile; il corpo è soltanto il veicolo della Consapevolezza, lo strumento attraverso il quale l'Energia Universale si manifesta.I Risvegliati di nuova generazione sono veicoli molto importanti perchè traducono in realtà attuale, accelerando il processo di Risveglio, gli Insegnamenti dei più grandi Buddha-Cristo del passato, pur restando unici e irripetibili nella manifestazione individuale e nella trasmissione originale e originaria. Oggi è il tempo in cui il Risveglio è possibile a molti e i Satsang sono un'opportunità per aprire il varco.
Il Satsang è la sacra arena in cui si formano gli intrepidi spirituali. È lo stagno di nettare che concede il beato inebriamento divino e tutte le differenze di casta, credo o paese sprofondano nel loro infimo livello. Orbene lo scopo per cui venite al Satsang è di saturarvi con l'amore di Dio, di sedere nella Sua dolce rimembranza e di  unirvi con Lui. Tutte le cose passate e future, tutte le questioni irrilevanti possono essere risolte nel vostro luogo di residenza. Venite, ma venite con le intenzioni migliori. Accostatevi con la rimembranza del Signore e portatela con voi quando andate via.  Non ascoltate le conversazioni altrui e non parlate ad alcuno a meno che riguardi la Verità. In tal modo trarrete pieno giovamento dal Satsang - altrimenti gli anni passeranno senza alcun vero progresso. Anche se non potete capire quel che viene detto, tuttavia sedete con piena attenzione e ne trarrete beneficio. Se i pensieri sono rivolti altrove, non siete gli unici a subire una perdita, anche gli altri sono influenzati dall'atmosfera impura da voi diffusa poiché i pensieri posseggono una vita propria e un grande potere. Considerate il Satsang come un luogo di purezza; non parlate o pensate a nulla eccetto a Dio e chiunque vi partecipi, è benedetto dall'atmosfera innalzante. Non andiamo al Satsang per incontrare gli amici o per chiacchierare.
    Questo luogo è un santuario come dite voi. Che cosa significa santuario? Un luogo di santità. Dovrebbe rimanere tale, non un luogo di allegria e di giubilo. Mettete in evidenza il fatto che i visitatori esterni vengano con completa devozione e ispirazione. Non fatene un luogo di allegria e di giubilo. Amore: l'amore è forte, capite. Quando entrate, entrate con obbedienza al Maestro; allora che accade? L'atmosfera è caricata, ogniqualvolta entrate, sentite pace di mente  In questo luogo, come vi è stato detto l'altro giorno, si dovrebbe solo meditare, non dormire. Inoltre nessuna allegria o giubilo, badate; venite con timore riverente e spirito di santità. Se lo farete, in un mese o due il luogo sarà caricato.
    Il modo più facile, più breve e più semplice per ottenere maggior beneficio è di perdervi completamente nella santa presenza di un Sant Satguru. In realtà è questo il significato di Satsang. Swami Ji dice: “O Anima, almeno oggi sii assorta interamente nel Satsang!”.
    Allora la domanda è: “Che cos'è il pieno o completo assorbimento?”. Significa che in compagnia di un Santo, uno dovrebbe dimenticare non solo il posto dove è seduto, ma diventare del tutto immemore dell'ambiente circostante e dissolvere il proprio essere perdendo ogni coscienza ad eccezione della santa presenza del Maestro. Questo annullamento di sé è chiamato “assorbimento”. Quanto più ci svuotiamo della nostra mondanità e meschinità, tanto più siamo saturi della grazia proveniente dalla Sua presenza divina. Ecco il segreto di un Satsang coronato da successo. Scusatemi, quando dico che raramente troviamo un Satsang o la compagnia di un Maestro veramente perfetto, poiché tali anime avanzate - anime unite con il Signore – sono davvero rarissime. È difficile trovarle e riconoscerle e, se per qualche buona ventura ci imbattiamo in un Uomo-Dio, non sappiamo come derivare il massimo beneficio dalla sua compagnia o Satsang. Il modo per trarre il massimo da tale rara opportunità è che si dovrebbe cercare di andare al Satsang il più presto possibile e di sedere silenziosamente in uno stato d'animo devoto, svuotando la mente da tutti i pensieri mondani nell'angusta presenza del Maestro e assorbendo interiormente le sue parole di saggezza. Se sedendo vicino al fuoco sentiamo caldo e la prossimità di un ghiacciaio infonde un brivido di freddo, non v’è ragione per cui uno non debba essere influenzato dall'aura divina di un Santo-Maestro, la cui radiazione ha un raggio d'azione inconcepibilmente grande.
    Al Satsang c'è una grande carica ma dovete sintonizzarvi con essa; non è bene sedervi là e basta. Per giunta, la vostra attenzione dovrebbe essere rivolta solo al Maestro; anche se fisicamente siete distanti migliaia di chilometri da Lui, potete provare gioia nel Satsang. Naturalmente c'è un maggior beneficio nell'essere completamente attenti quando siete vicini alla Sua presenza fisica, poiché ottenete una carica diretta. Ma non importa dove siete, nondimeno avrete aiuto con la ricettività. Alcuni chiedono: qual è veramente l'effetto del Satsang? Bene, se legate un cavallo selvaggio a un palo, ovviamente cerca di fuggire, però quando raggiunge la fine della cavezza, si arresta con uno strattone. Magari tenta di fuggire diverse volte, ma si ferma sempre con la fune. Il Satsang ha un effetto simile sulla mente: dopo aver provato alcune volte, l'inclinazione a fuggire decresce finché alfine impara a calmarsi. Il Satsang purifica altresì i lezzi provenienti dalle abitudini della lussuria, ira, avidità, eccetera purché la persona sia ricettiva. Si trasforma. Nel Satsang siete investiti dal flusso di misericordia e in tal modo ottenete il massimo beneficio. Eliminate tutte le imperfezioni, ad una ad una; ecco perché vi ho suggerito di tenere il diario. Il suolo, una volta diserbato, è pronto per la semina e poi ha inizio la vera crescita. Se non si tolgono i piccoli ciottoli e le pietre, il seme può germogliare, ma non darà frutto.
    Quando andate da un'anima realizzata per ottenere la giusta comprensione, fatelo con tutta umiltà, mettete da parte le vostre opinioni. Quel che sapete, sapete.  Mentre siete con Lui, cercate di capire quel che sta dicendo. Considerate il livello da cui sta parlando e poi comparate con la vostra conoscenza. Molti esiteranno ad andare da Lui per orgoglio della propria conoscenza; l'uomo che ha acquisito una posizione mondana considerevole non andrà, è esaltato dal proprio potere; un ricco non andrà, perso nella superbia della ricchezza. Ricordate, non si può corrompere una persona che ha realizzato Dio col denaro, con la forza o impressionandolo col potere. Quando andate da Lui, mettete da parte le vostre idee - dopo tutto nessuno può rubarvele!  Facciamo l'errore di giudicare quel che sta dicendo in base a quel che già sappiamo: “L'abbiamo già sentito”, “ha detto così e cosà”, eccetera. Fratelli, dirà tutto questo e altro poiché deve parlare al livello dell'uomo per una maggiore comprensione, citerà molte verità enunciate da altri in modo che il ricercatore trovi la propria strada con più facilità. Ma rimane il fatto che se il ricercatore vuole ricevere, deve calmare l'intelletto un momento e sedere con umiltà totale.
    Sono felice che abbiate una stima maggiore del valore dei Satsang, che sono sempre ispiratori, giovevoli e utili giacché irradiano con profusione l'amore e la grazia del Maestro. Tutti i presenti ricevono gli impulsi di vita dal Potere del Maestro. Negli incontri di gruppo la congregazione intera assimila la grazia traboccante del Maestro e occasionalmente l'uditorio sperimenta la Presenza radiante del Maestro. Tali incontri possiedono un profondo significato ispiratore e dunque dovreste esserne affezionati con tutta l'amorevole devozione.
    Satsang è il nome che diamo alla compagnia di un'Anima risvegliata. Un Satguru fa un Satsang. Dove andrete per realizzare Dio?  Al Satsang dove l'Istruttore, Sant o Maestro ha realizzato la Verità ed è competente per impartire questa saggezza ai presenti.  In verità,  il Satsang è la medicina per quella malattia e dolore che provengono dall'ignoranza della verità, per cercare la risposta a: esiste Dio e come realizzarlo? Hazur Sawan Singh Ji diceva che i Satsang servono all'utilissimo scopo di una siepe protettiva attorno al campo del Bhajan e Simran, affinché questi processi vitali e datori di vita continuino a svilupparsi e a prosperare a dispetto della vita altrimenti indaffarata nella famiglia e società, nelle rispettive professioni e cose simili.
    La prima cosa che il Potere Negativo fa allorché vuole dominare un'anima è di farle sospendere le pratiche del Bhajan e Simran. L'individuo nota che c'è sempre qualcosa a distrarlo dalla meditazione. Ecco il primo metodo e secondariamente intrufola questa domanda nella mente: “Perché vai dal Guru e al Satsang?  A che pro?”. Il Satsang è l'unico luogo dove si può compiere una svolta decisiva e si raggiunge una consapevolezza dei propri misfatti. Pertanto il Potere Negativo cercherà di persuadervi a non andare. Se avrete la forza di ignorarlo, allora vi suggerirà semplicemente di andare a inchinarvi e poi di allontanarvi. Insinuerà nella mente tutti i tipi di dubbi e anziché trarre il massimo beneficio dal Satsang, la persona tornerà a casa con nulla fuorché malcontento o gli effetti negativi dei pettegolezzi e delle maldicenze ad opera di altri individui titubanti. Il Potere Negativo adopera queste due armi potenti in continuazione.
    Simile è il caso della regolare partecipazione al Satsang. Possiamo sviluppare quest'abitudine andando a vedere regolarmente il Maestro e partecipando ai discorsi saturi di conoscenza divina. Spesso si osserva che le persone con una scarsa preparazione tendono a crescere spiritualmente avvantaggiandosi dalla radiazione del Potere del Maestro nell'atmosfera caricata. O fratelli, mantenete il legame col Satsang e tutti i vostri torti saranno riparati. Anche la vita terrena avrà buon esito. Lo stesso corpo fisico è benedetto quando siede nel Satsang. Il Satsang serve come un recinto protettivo attorno al santo seme della spiritualità, uno gode la radiazione divina e ottiene chiarezza di visione. Non è opportuno perdere il Satsang per dedicare tempo alla meditazione.
    DOMANDA: Vorresti discutere il comportamento dei bambini piccoli al Satsang e alle meditazioni?
    IL MAESTRO: Penso che per questo tu possa delegare qualcuno che sieda fuori con i bambini. Deve sacrificare tempo per il bene altrui oppure le madri devono tenerli tranquilli: una delle due cose.
    Il Satsang appartiene al Maestro e ogni iniziato ne è parte integrante, può contribuire all'atmosfera generale dando un esempio nel vivere secondo gli insegnamenti. Cristo disse: “Fate che le mie parole dimorino in voi e voi in me”. Le parole del Maestro sono il Maestro e il Maestro non può essere separato dalle Sue parole. L’importanza della partecipazione ai Satsang o riunioni spirituali non può essere sottolineata a sufficienza. Partecipare al Satsang è come avere un recinto protettivo attorno alla vostra meditazione; accresce pure lo stimolo a meditare.  Partecipate al Satsang anche se il tempo è limitato. Cancellate qualche altro appuntamento per questo, se necessario, giacché i benefici del Satsang sono inestimabili...
    Partecipate al Satsang e abbiate il vantaggio di un recinto protettivo attorno alla vostra meditazione. Una volta chiesi ad Hazur Maharaj: “Quali sono i tuoi ordini riguardo al Satsang?”. Rispose: “Se sei molto malato, confinato nel letto ma ti puoi muovere, allora partecipa al Satsang”. Notate che egli non disse se hai la forza di camminare allora partecipa al Satsang: da questo unico esempio si può capire quanto sia importante.
    
 Cristo disse: "Fate che le mie parole dimorino in voi e voi in me". Le parole del Maestro sono il Maestro e il Maestro non può essere separato dalle Sue parole. Il Satsang è una scuola dove è seduto qualcuno che conosce Dio, vede Dio ed è competente a dare agli altri una dimostrazione del Dio in loro, un certo capitale iniziale. La parola satsang significa effettivamente unire l'anima con l'onnipervadente, eterno Dio. Questo è possibile solo quando la nostra anima si distacca dalla mente e dalle facoltà esteriori. Solamente quando conosciamo noi stessi, riusciamo a conoscere Dio che è onnipervadente, che controlla tutto, nel quale viviamo ed abbiamo il nostro essere. 
Essendo l'Assoluto tutt'uno con se stesso, non ha modo di sperimentarsi nella maniera usuale che si associa con l'esperienza. Normalmente quando pensiamo all'esperienza c'èla sensazione di colui che fa esperienza, la cosa che viene sperimentata e l'esperienza stessa. Dico allora (e anche i maestri lo dicono) che questa triade di esperienza, cioè, colui che fa esperienza e la cosa che viene sperimentata sono tutti un unico gioco della stessa coscienza. Ancora, una volta che la coscienza o l'essere opera nel corpo, quell'essere, che è puro in essenza, va attraverso un' intera serie di esperienze. Così che, per un pò, lo stesso essere si esprime e fa esperienza di tutti questi diversi e mutevoli stati: crescita, infanzia e giovinezza… Deve passare attraverso questo. Tutte le ribellioni, tutte le frustrazioni, ogni espressione emozionale verranno attraversate. Ancora una volta, è solo l'essere che fa esperienza, ma le esperienze si intensificano quando questo è racchiuso nell'identificazione "sono il corpo" "sono una persona". Questa identificazione mente-corpo che è stata assunta dall' essere, lo imprigiona in questo modalità: "sono una persona". Per di più qualunque cosa stai attraversando, il flusso di pensieri ed emozioni, tutti i piaceri e le difficili situazioni della vita umana, sono solo sensazioni che avvengono nell'essere. L'invito del Satang è sempre quello di riportare l'attenzione indietro, ricordando che :"sei solo coscienza". L'individualità non è per te, non è stabile e non è il tuo stato originale. Non è costante, è mutevole. Qualunque cosa puoi dire di te stesso non è vera. Puoi avere delle forti sensazioni riguardo ad alcune idee, giudizi ed emozioni ma non sarai in grado di rimanere in quello stato, perchè ogni stato muta. Tu rimani pura coscienza.
Quando è presente l' identificazione che la coscienza ha formato con il corpo e la credenza "sono il corpo", allora la coscienza non si riconosce più come coscienza stessa. È solo cosciente di se stessa ad un livello mente-corpo e così cade nella confusione. La coscienza che si è identificata diventa il responsabile della vita. È solo sulla base della identificazione che ci sembra di andare attraverso molte avversità, avere la sensazione di essere separati, avere paura, lottare ed essere in conflitto con gli altri, o potrei dire, con altri stati della coscienza. Come puoi vedere questo mondo è arrivato ad uno stato molto problematico, questo perchè le varie identificazioni della coscienza hanno formato la sensazione di un "me" separato e indipendente, differente dall'altro.  Tu potresti dire che sei completamente questo essere umano. Che cosa significa? Significa che la coscienza operativa dentro la struttura della qualitàdella forma umana avrà un certo campo di identificazione e di espressione che è unica alle speci dell'essere umano. Va bene ,ma come coscienza tu sei in grado di immergerti profondamente. Immergersi profondamente significa interrogare te stesso. Interrogare non solo quello che stai percependo ( che tende a portare la tua attenzione fuori di te) , ma indagare colui che percepisce, il quale conduce la tua domanda verso il cuore. Immergiti profondanente e non cedere finchè non avrai toccato la base, il fondo dell'oceano, il posto più profondo. Quando tocchi il fondo dell'oceano tu rimarrai come il fondo dell' oceano, come essere. Questo essere non è altro che te stesso. Quel te stesso/essere è contenuto in questa senzazione, in questa naturale, soggettiva, auto consapevolezza, " Io sono".  L'"Io sono" è il principio divino in questa forma. Quando si associa con il corpo e con le forme cade in una identitàsecondaria, dal principio divino allo stato terreno. Cade dal cuore alla mente. Non aggrapparti troppo fortemente a queste descrizioni, sono solo la fragranza. Afferra il profumo. Lascia che ti conduca alla sorgente da dove viene. Quella sorgente non è altro che te stesso.  Normalmente, alcuni stimoli si manifestano nel corpo e sono percepiti sulla base dell'idea che abbiamo di noi stessi, sui nostri condizionamenti, sul nostro sistema di valori che è unico, sui nostri giudizi e su cosa abbiamo imparato. Qualunque cosa sorge in noi passa attraverso il filtro del giudizio – " questo è buono" o "questo è cattivo" – e ci sforziamo molto per controllare la nostra condotta e comportamento. Di solito va bene, perchè se per noi l'identificazione è molto forte, allora dobbiamo seguire codici morali e abbiamo il senso di che cosa è giusto e cosa è sbagliato, così da abbandonare ciò che è sbagliato e perseguire ciò che è giusto. Questo è il modo migliore una volta che c'è l'identificazione : fai del bene, evita il diavolo, medita, mangia bene, fai esercizio. Tutte queste cose; sono buone. er la coscienza che è ornata a casa, che è ritornata a se stessa in purezza, che ha indagato la pretesa di essere separata e di essere una persona, e che ha visto con chiarezza che tutto questo èdovuto alla formazione di pensieri, idee e concetti che sono stati in qualche modo infusi nella pura coscienza , è riconosciuto che la coscienza da sola non ha qualità. Queste cose non sono veramente connaturate in te, ma appaiono solo attraverso l'identificazione, ed èsu l'identificazione che queste qualità hanno un impatto. Ma chi è l'ultimo profeta? Qualcosa testimonia tutto questo, osserva il passare e il sorgere di tutti questi pensieri che precedentemente venivano considerati concreti e reali e adesso sono visti come il gioco dell' umore. C'èun vapore di sensazioni che sorge nella coscienza ma adesso è stato capito che " quello non è me". Per quella coscienza, è molto differente: non c'è bisogno di sopprimere niente e non c'èbisogno di contollare. Semplicemente perchè uno realizza che tutto è la formazione dell'identificazione. Perciò,se adesso sorge uno stimolo a fumare, o andare fuori o qualsiasi altra cosa, e non c'è identificazione, il giudizio non si manifesta. È compreso che si tratta semplicemente di un movimento nell'essere, come un desiderio dell' essere, sia che il sapore sia meraviglioso o no. Colui che valuteràla bellezza o la non bellezza non è presente. Così ciò che sorge è pura sensazione spogliata del significato che gli sarebbe stata data dai condizionamenti.. Sorge dentro l'essere come pura coscienza.. non c'è niente da resistere o combattere contro perchè non c'è più 'altro' , e così neanche il senso di andare contro. Tutto è sensazione nella coscienza. Chi può descrivere lo stato di costui? Da che cosa sei limitato? Il corpo è lì; perchè il corpo è lì, la coscienza è lì ,la forza vitale è lì, pensieri e sensazioni saranno presenti. L'oceano contiene ogni cosa: acqua, pesci, bolle, onde, conchiglie; l'oceano comprende ogni tipo di creatura. Similmente,ogni tipo di espressione,movimenti, qualità sono compresi nell' oceano della coscienza. Il nome di quella coscienza è "io sono". Io sono. Tu sei addiritura dietro la parola "io sono". Anche quando dici 'io sono', tu sei già lì a sentire quell' 'Io sono'. Io sono è solo un' etichetta, un segno per puntare a ciò che sei.   Nella domanda stessa , la mente è indirizzata ancora verso la sorgente.  La sorgente è tutto quello che c'è, e tutto questo èsolo per portare l'attenzione alla sorgente. Questa sorgente è la sorgente di ogni cosa. Tu come questa sorgente, sei quello vero che contiene tutta la pace, la gioia, la fermezza; irremovibile,infinito,eterno. Tutto ciò, tu potresti dire,è la natura di quel che è. Ciò che è, non può essere indicato o espresso con nessun termine, nessuna parola. È tutt'uno con se stesso. Io sono 'quello'. Io sono l'indescrivibile, l'intoccabile, l'inconoscibile, al di là dell'esperienza della mente. Spogliato di ogni definizione, titolo, associazione, e di tutte le qualità. Spogliato di qualunque cosa che è percepibile fenomenicamente, spogliato dei cinque elementi e dei loro giochi. Io sono. Non sarò, perchè non posso parlare di me stesso come "Io ero" o "Io sarò". Io sono è l'espressione più vera. È il vapore che esce da questo essere infinito. Stai qui. Per coloro che sono venuti qui, qualsiasi cosa sorge per te, l'invito è di toccare la base, dissolversi, e essere base. Dopo di ciò fai quello che ti piace. Questo non è mia preoccupazione. on è mio interesse, perchè le attività non sono contrarie alla verità. Ma le attività che sono indotte o rivendicate dal senso di separazione o di identità sono causa di problemi, perchè l'idea che uno sia questo o quello e la credenza che c'è dietro quella convinzione, è totale delusione, totale illusione, non è vera. Per prima cosa questa identificazione deve essere battezzata in questo vedere- e questo vedere è essere . Tu devi riconoscere te stesso come questo essere. Non in modo intelletuale ma dissolvendo l'identità. Come può l'identità dissolversi? Riconoscendo che qualsiasi nozione ho di me stesso e della verità sono semplicemente nozioni, non sono vere. Io le rinnego, le rigetto. Qualsiasi pensiero sorge e la tentazione di incapsulare il senso di me stesso in loro. Non toccare un solo pensiero; come sorge tieni la tua mente neutrale. Stai come vuoto. Quel vuoto può lavare qualunque cosa. Tutte queste sensazioni stanno venendo a galla, tutte queste bolle stanno andando verso la superficie e così deve essere. Non le toccare. C'è stato un tempo quando tu non saresti stato capace di fare questo; e poi vedrai "non sono capace di fare questo" è anche questo un pensiero. Non faccio niente. Rimango solo come questo.. Questo è silenzio. Questo è vero silenzio, senza sforzo. Inizialmente però a causa della tendenza di identificarsi con la mente e con colui che è il responsabile, con il senso "sono l'artifice", questa verità ti verrà a mancare. Perchè l'inclinazione dell'autore è quella di fare qualcosa, non fare niente, Stai vuoto,osserva. Qualunque cosa sta sorgendo, qualunque sensazione, tu non sarai il poliziotto che dirige il traffico .'Quell'"io"che proverebbe a sopprimere e dirigere, è il solo modo in cui ho imparato a essere, quello che ho creduto essere me stesso. Adesso posso vedere chiaramente che è solamente un pensiero che sorge in me. Non lo tocco adesso .' Che Cosa rimane? Che cosa rimane? Quell' Io sono. 'Io' come qualsiasi informazione, 'tu' come qualunque informazione non significa nulla; non è verità.  Che cosa è vero? Che cosa rimane quando non c'è 'io sono'…, 'tu sei'…,non prendere niente per te stesso, e te stesso sarà ciò che rimane. È così; sia che lo realizzi oppure no. Realizzalo e vivi nella pienezza del vuoto.  Fino ad adesso, tu sei stato sotto l'impressione che i pensieri che avevi riguardavano te. Tu hai visto qual' è stato il prezzo e il costo ad abbandonarsi a tali pensieri! Non ti hanno portato nient' altro che infelicità. Sono stati pieni di promesse per una vita migliore, aumentare la gioia e il successo in questo mondo. Pochi fortunati hanno visto attraverso questo, e hanno visto che non è così.Queste promesse sono come le promesse dei politici, molto dolci ma non fruttano, non portano quello che asseriscono.Tu hai visto attraverso ciò e hai sentito l'impatto del peso di promesse e desideri incompiuti. Così la tua frustrazione ti ha portato al Satsang, ti ha portato quì.  Io sono satsang. Questa non è una affermazione personale.Io sono satsang. Il gioco del satsang sorge in me, e tu sei arrivato al satsang. Questo satsang non è un posto. Non c'èuna mappa per arrivarci. Questo atsang avviene in te. Questo "Io sono" è il tuo proprio te stesso. La Coscienza ti ha presentato questa meravigliosa opportunità: Ritorna da me. Questo me è il tuo proprio te. Non toccare niente. No tenerti compagnia con nessun pensiero. Butta via ogni cosa. Butta anche il tuo vero io, i pensieri su te stesso e stai solo come quello che rimane.