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martedì 24 luglio 2012

L'Amore...


ai tempi del colera ...(Gabriel García Márquez)

E presi coscienza che la forza invincibile che ha spinto il mondo
non sono gli amori felici bensì quelli contrastati.
Nella città caraibica di Cartagena...Florentino e Fermina...
Un amore platonico che infiamma il cuore e che dura da più di 50 anni  ("cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese")e che - nonostante lui si fosse tuffato ben in 622 storie di sesso sfrenato e  amori passeggeri, tutti catalogati con minuzia sopra un taccuino - gli faceva dire all'amata di essere rimasto vergine;e in effetti lui era vergine, perchè il sentimento che nutriva dentro era la cosa più pura che mai essere umano avesse potuto offrirle in nome dell'amore...


http://it.wikipedia.org/wiki/L'amore_ai_tempi_del_colera_(romanzo)
incipit:
Era inevitabile: l'odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì non appena entrato nella casa ancora in penombra, dove si era recato d'urgenza a occuparsi di un caso che per lui aveva smesso di essere urgente già da molti anni. Il rifugiato antillano Jeremiah de Saint-Amour, invalido di guerra, fotografo di bambini e suo avversario di scacchi più compassionevole, si era messo in salvo dai tormenti della memoria con un suffumigio di cianuro d'oro.
Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.
Ma era lì. Voleva trovare la verità, e la cercava con un'ansia appena paragonabile al terribile timore di trovarla, sospinta da un vento incontrollabile più imperioso della sua alterigia congenita, più imperioso persino della sua dignità: un supplizio affascinante.


«Ricco no» disse, «sono un povero con soldi, che non è la stessa cosa.» ...la ragazzina alzò gli occhi per vedere chi stava passando davanti alla finestra, e quello sguardo casuale fu l'origine di un cataclisma d'amore che mezzo secolo dopo non era ancora terminato...non lo guardò, non interruppe il ricamo, ma la sua decisione socchiuse una porta da cui entrava un mondo intero...Lei era così abbagliante da sembrare l'unica in mezzo alla folla...Gli sembrava così bella, così seducente, così diversa dalla gente comune, che non capiva perché nessuno rimanesse frastornato come lui al rumore ritmico dei suoi tacchi sul selciato della via, né si sconvolgessero i cuori con l'aria dei sospiri dei suoi falpalà, né impazzissero tutti d'amore al vento della sua treccia, al volo delle sue mani, all'oro del suo ridere....Doveva insegnarle a pensare all'amore come a uno stato di grazia che non era un mezzo per nulla, bensì un'origine e un fine in sé....Così pensava a lui senza volerlo, e quanto più pensava a lui più le veniva rabbia, e quanto più le veniva rabbia tanto più pensava a lui, finché non fu qualcosa di così insopportabile che le travolse la ragione. ..Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato...È incredibile come si possa essere tanto felici per così tanti anni, in mezzo a tante baruffe, a tante seccature, cazzo, senza sapere in realtà se è amore o se non lo è...Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello....Florentino Ariza rimaneva esausto, incompleto, a galleggiare nella pozza di sudore di entrambi, ma con l'impressione di non essere che uno strumento per godere...Fino ad allora l'aveva sorretto la finzione che il mondo fosse quello che passava, passavano i costumi, la moda: tutto meno lei. Ma quella sera vide per la prima volta in modo consapevole come stesse passando la vita di Fermina Daza, e come passasse la sua stessa vita, mentre lui non faceva altro che aspettareNé lui né lei avevano vita per nulla di diverso che pensare all'altro… perché mai avrebbe ammesso la realtà che Florentino Ariza, nel bene o nel male, era l'unica cosa che le fosse accaduta nella vitagli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma che la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé... lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti nè confini... i sintomi dell'amore sono gli stessi del colera...Nel corso degli anni entrambi arrivarono, seguendo vie diverse, alla conclusione saggia che non era possibile vivere altrimenti, né amarsi altrimenti: nulla a questo mondo era più difficile dell'amore.  

VITA, MORTE, FATALITA'...imperdibile per gli amanti del TANGOOOOOOO

Martedì 7 agosto 2012 - ore 21.15
LAST TANGO IN BERLIN  al D'Annunzio di Pescara

Cantante, ballerina, attrice. Ma, soprattutto, indiscutibile icona femminile. Ute Lemper, anti-diva profondamente allergica allo star system e alle sue regole, artista colta e libera. Dal jazz al pop, da Kurt Weill a Bertolt Brecht...ed ecco alcune delle canzoni che verranno interpretate: 
Chiquillin de bachin (Astor Piazzolla)
L'Accordéoniste (Michel Emer)
Lili Marleen (Schulze/ Leip)
Yo soy Maria (Astor Piazzolla)
Buenos Aires (Astor Piazzolla)
Soledad (Astor Piazzolla)
Balada para un loco (Astor Piazzolla)
Ich bin vom Kopf bis Fuss auf Liebe eingestellt (Frederick Hollaender)
Moritat von Mecky Messer (Kurt Weill/Bertolt Brecht)
Lola (Frederick Hollaender)
Amarcord (Nino Rota)
Chanson de Jacky (Jacques Brel)
Ne me quitte pas (Jacques Brel)
Amsterdam (Jacques Brel)
Milord (Monnot/Moustaki)
La Colombe (Jacques Brel)
Vana Gierig - pianoforte
Tito Castro - bandoneon 
Todd Turkisher - percussioni
Steve Millhouse/Don Falzone - contrabbasso
Un viaggio da Berlino a Buenos Aires, da Brecht a Piazzolla. Accompagnata da Vana Gierig al pianoforte e da Marcelo Nisinman al bandoneon, Ute Lemper presenta una straordinaria serata di tanghi da tutto il mondo in spagnolo, portoghese, francese, tedesco e inglese.Ute Lemper canta il suo omaggio al tango, ai suoi racconti d’amore, di vita, di morte, di fatalità e passione. Il destino di queste canzoni ci porta in un viaggio nei i vicoli segreti di Berlino, New York, Parigi e Buenos Aires. La carriera di Ute è stata fino ad ora straordinaria grazie alla sua notevole versatilità che l’ha portata a coprire ruoli di attrice di teatro e di cinema, di cantante e di ballerina riscuotendo un notevole successo per le interpretazioni delle Canzoni del Cabaret di Berlino, delle opere di Kurt Weill, della canzone francese e per le sue performances a Broadway e nel West End di Londra. Nata a Munster, in Germania, ha completato i suoi studi all’Accademia di Danza di Colonia ed allla Scuola di Arte Drammatica Max Reinhardt di Vienna. Il suo debutto musicale è avvenuto sulla scena dell’originale produzione viennese di Cats, dove impersonava i ruoli di Grizabella e di Bombalurina. In seguito è stata Peter Pan in Peter Pan (Berlino) e Sally Bowles nel Jerome Savary’s Cabaret (Parigi), ruolo per il quale ha ricevuto il premio Molière per migliore attrice di Musical. Ha recitato nel ruolo di Lola nell’Angelo Azzurro (a Berlino) e Maurice Béjàrt ha creato per lei il balletto, “La mort subite”. Ute Lemper è anche apparsa in Weill Revue, con il Tanztheater di Pina Bausch. I concerti da solista di Ute Lemper, che includono il Recital di Kurt Weill, Illusions, City of Strangers e Berlin Cabaret Evening, sono stati presentati in tutto il mondo presso teatri prestigiosi come La Scala e Il Piccolo Teatro di Milano, il Théatre de La Ville, il Théatre National de Chaillot, Les Bouffes du Nord di Parigi, il Palau de la Musica di Barcellona, la Sydney Opera House, il Berliner Ensamble, il Barbican Centre, la Royal Festival Hall, la Queen Elizabeth Hall, l’Almeida Theatre di Londra, l’Alice Tully Hall, il Lincoln Center di New York,, l’Herbst Theatre di San Francisco e la Westwood Playhouse di Los Angeles. Il repertorio dei concerti sinfonici di Ute Lemper comprende The Seven Deadly Sins, Songs from Kurt Weill, Songbook di Michael Nyman e canzoni dal repertorio di Edith Piaf e Marlene Dietrich con la London Symphony Orchestra, l’Hollywood Bowl Orchestra e l’Orchestra Sinfonica di Berlino.
Ute Lemper interpreterà tanghi da tutto il mondo cantando in spagnolo, portoghese, francese,tedesco e inglese. «Trascino il pubblico in un viaggio intorno al mondo e racconto storie che, spesso, parlano del desiderio di libertà» - La parte centrale della serata è dedicata alla musica di Piazzolla e alle sue più drammatiche e sensuali canzoni sull' amore, la vita, la morte, la fatalità, la passione e la sopravvivenza a Buenos Aires («Balada para mi muerte», «Oblivion», «Balada para un Loco»). Ma Ute esplora alcuni fantastici tanghi di Kurt Weill, Jacques Brel («La Colombe» e «Ne me quitte pas»), Edith Piaf («Vie en rose», «Milord»). E c' è anche un brano scritto dalla stessa Lemper. «Le canzoni tedesche degli anni Venti e Trenta rispecchiano lo spirito del tango, una musica ammaliante e triste, la parte oscura dell' umanità. Le melodie di Weimar hanno testi coraggiosi, che ruotano intorno alla società, alla corruzione, alla propaganda. Sono storie di povera gente, che indagano anche sulle ragioni politiche e mostrano come i politici creavano, ma lo fanno ancora oggi, i loro castelli di bugie». Quest' anno Lemper prepara anche un tour con il Quinteto Piazzolla, i più accredidati esecutori delle musiche composte dal maestro argentino. «Certo in questa occasione tutta la mia attenzione sarà rivolta alle musiche di Piazzolla, tanghi provocatori e sconvolgenti che descrivono una grande città, con tutte le sue miserie. Mi sono avvicinata a questo genere dopo aver chiamato nel mio gruppo un bandóneonista. Ora mi riesce difficile anche solo pensare di mettere da parte questi ritmi così passionali e struggenti». Da sempre attratta dai lati oscuri dell' anima, Ute ha pubblicato nel 2008 l' album «Between Yesterday and Tomorrow» e ha anche dedicato un progetto allo scrittore Charles Bukowski, dal titolo «What matters most is how well you walk through the fire». Perché, commenta, «Bukowski sa essere cattivo come Brecht»

. ...e,  dall'Argentina, sempre alTeatro D'Annunzio: Miguel Angel Zotto e il suo Sexteto Viento de Tango  in VIENTO DE TANGO " Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l' "otto", che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione. " La magia del Tango sarà di scena a Pescara Vecchia martedì 24 agosto con lo spettacolo "Tango & Wine". Appuntamento a partire dalle ore 21.30 in piazza Unione. Parteciperà all'evento anche il maestro argentino Oscar Benavidez. Si tratta di una delle ultime manifestazioni previste per questo mese presso il centro storico del capoluogo adriatico. "Tango & Wine" è un progetto culturale nato a Parigi che combina scenografie naturali con arte, musica live, costumi, tradizioni e maestri dell'arte del tango. Ampio spazio verrà dato ai ballerini del maestro Benavidez, che si esibiranno in una performance a ingresso libero per il pubblico.  http://www.ilpescara.i

lunedì 23 luglio 2012

Consapevolezza

 è presa di Coscienza: un imprimere nell'anima una conoscenza nuova; viene registrato tutto nell'anima che, analogamente al computer con ogni suo bit, attiva un impulso vibratorio al quarzo nella memoria. I miei limiti poi sono motivo di spunto per la crescita e per la comprensione. Sono inoltre consapevole di essere Libera, libera nelle mie scelte di vita, con le annesse conseguenze. Consapevole di essere presente in questa dimensione e che il mio scopo intimo ultimo e assoluto è la ricerca della felicità. Consapevole che la mia anima non avrà fine in base al principio che l'energia non si crea né si distrugge, ma, come tutto, si trasforma...

Secondo Freud l'Ego è un'istanza psichica, vale a dire una struttura organizzatrice che ha il compito di mediare pulsioni ed esigenze sociali, rappresentate da altre due istanze in conflitto fra loro (l'Es e il Super Io). 
In psicoanalisi l'Io corrisponde all'Ego, dal momento che è la traduzione italiana del termine latino usato da Freud. L'Io gestisce i meccanismi di difesadei processi psichici deputati alla protezione dell'Io rispetto ad esperienze pulsionali  troppo intense o ad altre esperienze minacciose. Alcuni esempi di meccanismi di difesa sono:
In psicologia, l’Io rappresenta una struttura psichica - organizzata e relativamente stabile - deputata al contatto ed ai rapporti con la realtà, sia interna che esterna. L’Io organizza e gestisce gli stimoli ambientali, le relazioni oggettuali ed è il principale mediatore della consapevolezza. Si può immaginare l’Io come il gestore centrale di tutte le attività psichiche, che rivolge verso sé stesso e verso l’ambiente esterno generando, appunto, la consapevolezza propria e della realtà.  Mentre il  enuclea la persona nella sua totalità rispetto all’ambiente, l’Io, inscritto nel Sé, è la struttura che percepisce sé stessa ed entra in relazione con altre persone (con il "loro" Io), distinguendole come "non-Io".  Va specificato che l’Ego corrisponde ad una forma primordiale di Io, così come la si può notare nel bambino, orientato all’affermazione di sé ed al potere.  L'Io è quella parte della psiche che contraddistingue l'Uomo da tutto il regno animale e deriva puramente dall'interazione tra l'Anima Umana ed il cervello:
ANIMA UMANA x CERVELLO = EGO/IO
L'anima Umana è l'aspetto più puro e sottile dell'esistenza dell'Uomo ed è il principio che caratterizza l'evoluzione dell'individuo. Il princìpio separativo Ego è un riflesso limitato di questa grande energia. L'Anima Umana è quella parte dell'animo Umano che nella Cabala viene definita come Neshamah, ossia il Sè superiore. Da essa deriva l'intelletto mentale e permette all'Uomo di godere della Vita dopo la morte, l'aldilà, è anche la parte che ci pemette la consapevolezza dell'esistenza e della presenza di Dio. Questa parte dell'anima è immortale e migra da una vita all'altra dove l'Uomo si ritrova a vivere le esperienze che essa registra facendone un bagaglio di conoscenze. Il fatto che non ci si ricorda delle vite precedenti rende l'idea della distanza che si crea ogni volta tra la percezione che l'uomo ha di sè stesso durante la vita (Ego) e la sua vera natura (Anima).  Il Sè invece è lo scopo della vita, il fine per il quale l'uomo continua a lottare e che raramente raggiunge.
 L'Anima Umana conferisce quindi Consapevolezza, coscienza, conoscenza  e deriva dall'elemento Luce che costituisce gli Angeli, possiamo definire l'Anima Umana come un angelo in grado di incarnarsi, abbassando così la loro vibrazione, come una "caduta". La vita serve per innalzare questa frequenza e riportare quest'Angelo all'originale splendore, per fare questo servono più esperienze di vita, più vite ed è quindi necessaria la reincarnazione. Durante la Vita l'Anima Umana deve continuamente mediare tra gli istinti derivanti dall' ES, il rigore del Super Ego e le spinte del mondo esterno, Freud  definiva  l'Ego come "il servo di tre tiranni".
L'Anima Umana conferisce all'Uomo la sua Personalità, ossia quell'insieme di caratteristiche psichiche e modalità comportamentali  che lo definiscono, e non è il carattere ma bensì la parte che caratterizza la persona nel suo carattere e nella sua tipologia, infatti il carattere si può descrivere come quello della volpe (furbo) o feroce come una tigre e mentre quest'ultimo è attribuibile sia agli animali che all'Uomo, la Personalità è presente solo nell'Uomo.
 L'Anima Umana rende l'Uomo autoconsapevole, consapevole della propria autenticità ed unicità, delle proprie riflessioni.
Il Super-Ego è costituito da un insieme eterogeneo di modelli comportamentali, oltre che di divieti 
e comandi, e rappresenta un ipotetico ideale verso cui il soggetto tende con il suo comportamento.    «È una sorta di censore che giudica gli atti e i desideri dell'uomo».
 E' quella parte della psiche derivante dall'interazione  dello Spirito Guida con il cervello:
 
SPIRITO GUIDA X CERVELLO = SUPER EGO
Questa parte dell'animo umano, ossia lo Spirito Guida viene indicato nella Cabala e nello Zohar come RUACH, l'anima mediana, o spirito, solitamente però è esterno al corpo ma può entrare durante momenti di sonnambulismo, ipnosi, dissociazione psicologica
Il Super-Io è quindi il rappresentante dei più elevati ideali etici e morali coltivati dall'Uomo.
La funzione del Super-Io non si limita solo alla morale, all'ideale dell'Io ma è un complesso di tre funzioni:
  • L'Intuizione: quel tipo di conoscenza immediata che non si avvale del ragionamento o della conoscenza sensibile, il cosiddetto "sesto senso" un sapere che non si spiega a parole, ma che si rivela in lampi improvvisi (le idee improvvise che non si sa come si abbiano avute) derivanti da una fonte di conoscenza spirituale esterna, lo Spirito Guida.
  • La creatività: ossia la capacità di creare ed inventare, in sanscrito "Kar-Tr" è colui che fa dal niente, che crea. I grandi geni della storia, come Dante, Michelangelo, Leonardo devono il loro genio appunto allo Spirito Guida o comunque al mondo di cui fanno parte gli Spiriti Guida ossia il mondo dei Geni, in arabo Jinn.
  • La morale: è la condotta diretta dalle norme sociali, la guida secondo la quale l'uomo agisce, i valori.

Lo Spirito Guida appartiene al mondo dei geni proveniente dall’elemento Fuoco, e probabilmente della categoria Amìr . Nella cultura degli Indiani d'America viene identificato lo Spirito Guida con sembianze di animali, come l'orso, l'aquila, il serpente, durante la vita lo cercavano per chiedere consiglio e lo Sciamano del popolo era "l'addetto" alla comunicazione con queste entità. Viene chiamato spirito in quanto non entra (ad animare) nel corpo fisico. Esso è la fonte del nostro sesto senso o intuito e ci raggiunge nel momento in cui ci viene dato il nome, infatti, la frequenza del nome determina quale spirito guida ci guiderà nella vita. Anch’esso continua ad esistere dopo la morte del corpo fisico. 

Lo Spirito Guida conferisce l’Intelligenza intuitiva:

   1.   Creativa: saper risolvere i problemi senza che si presentino,
   2.  interpersonale: leggere la mente,
   3.   liquida: capacità di risolvere subito un nuovo problema.

Lo Spirito Guida , conosciuto nel mondo occidentale come Angelo Custode, non è un Angelo, questo non sta a significare che non vi sia intorno all'Uomo la presenza Angelica ma lo Spirito Guida, non derivando dall'elemento Luce, ha una vibrazione più bassa, possiamo dire che sta tra l'Angelo e l'Uomo. Esso è la fonte del nostro intuito e deriva dal mondo delle entità chiamate Geni o spiriti elementaliL’intuito è la capacità di percepire informazioni senza l’aiuto dei nostri 5 sensi (ad esempio: percepire di essere osservati anche se l'osservatore è dietro di noi e distante a tal punto da non farci percepire rumori da lui provenienti normalmente). Quando questa capacità è ben sviluppata ed è sottoposta alla volontà della persona fa di questa un “medium”, capace di ricevere informazioni dal mondo invisibile. Se la persona è anche intellettualmente preparata ed è quindi in grado di interpretare ed elaborare queste informazioni diventa un “genio”... infatti è uso comune nel nostro linguaggio dire "Sei un genio!" quando una persona ha un'idea fuori dal comune, ebbene quando lo Spirito Guida manda informazioni al cervello che vengono correttamente elaborate escono i cosiddetti "colpi di genio". 
La capacità di ricevere informazioni attraverso lo Spirito Guida può avere diversi livelli di sviluppo, può arrivare un’intuizione chiara, come una voce interna, esterna, un’immagine, una sensazione tattile, un odore oppure si richiedono mezzi materiali per la percezione come la scrittura automatica, che necessita di una penna.
Non sempre lo Spirito Guida può dare buone informazioni poichè è strettamente legato al campo magnetico dell'Uomo, meno forte è e meno energia può utilizzare lo Spirito Guida poichè vive con l'Uomo come un simbionte, lo aiuta in cambio di energia (un altro motivo per cui questa entità non è un Angelo, pur essendo benevolo chiede sempre qualcosa in cambio).
Quindi, nel caso di una persona malata con campo magnetico (aura) "fiacco", anche lo Spirito Guida sarà a sua volta "fiacco".

Da sempre l'Uomo cerca il collegamento con la spiritualità (mediante il fenomeno dello sciamanesimo ad esempio, in tutte le religioni l'uomo cerca il contatto col divino) oggi  sappiamo che abbiamo un "decoder" interno di questo "segnale" di questa energia tanto sconosciuta quanto parte integrante di noi:  abbiamo dei Cristalli nella nostra ghiandola pineale atti ad immagazinare e trasmettere questa energia nel nostro cervello. La ghiandola pineale o epifisi è una ghiandola endocrina delle dimensioni di un pisello, ed è collegata mediante alcuni fasci nervosi pari e simmetrici, alle circostanti parti nervose. Le sue cellule, i "pinealociti" producono l'ormone melatonina che regola il ritmo circadiano sonno-veglia, reagendo al buio o alla poca luce, infatti i fotorecettori specifici situati nella retina captano i segnali luminosi e li trasmettono direttamente al nucleo soprachiasmatico attraverso il tratto retino-ipotalamico. L'ormone messo in circolo vive 10 minuti e viene poi metabolizzato nel fegato La ghiandola pineale secerne melatonina solo di notte: poco dopo la comparsa dell'oscurità le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente verso mattino. L'esposizione alla luce inibisce la produzione della melatonina in misura dose-dipendente. Questo ormone è un antiossidante, rallenta l’invecchiamento e stimola la funzione immunitaria. La melatonina è inoltre l'ormone antagonista degli ormoni gonadotropi ipofisari, infatti gli elevati quantitativi di melatonina nell'individuo in età prepuberale, ne impediscono la maturazione sessuale.
All'inizio della pubertà i livelli di melatonina decrescono notevolmente e nell'epifisi si accumula la cosiddetta sabbia pineale (anche se studi recenti hanno dimostrato che l'attività di deposizione della sabbia (cristalli di apatite)  è legata ad una crescente attività secretiva.

venerdì 20 luglio 2012

De la causa, principio et uno





L'uomo può nascere, ma per nascere deve prima morire,
e per morire deve prima svegliarsi. - G.I. Gurdjieff -



Chi è mai costei che s’avanza simile a una sorgente aurora? Così bella? Così eletta? così terribile?
È la sapienza, la Sofia, Minerva, bella come la Luna, eletta come il Sole, terribile come un esercito schierato.
Luna per la lucente bellezza; sole per l'eccelsa maestà; esercito per l’invincibile fortezza".



"E Tu, Mnemosine mia, ascosa sotto trenta sigilli e rinchiusa nel tetro carcere dell'ombre de le idee, intonami un poco ne l'orecchio".
"Profonda magia è saper trar il contrario, dopo aver trovato il punto de l'unione".

io sono te,
tu sei me,
egli è nostro, tutti e due siamo suoi.
Che tutto sia

per il nostro prossimo
Georges I. Gurdjieff

giovedì 19 luglio 2012

le sens du cailloux


ovvero, avere fiuto! ecco i poeti: benedetti, saramago e marquez


"IMPARIAMO, AMORE..."


Impariamo, amore, da questi monti
Che, così distanti dal mare, sanno il gesto
Di bagnare nell'azzurro gli orizzonti.


Facciamo ciò che è giusto e di retto:
Da desideri occulti altre fonti
E scendiamo al mare dal nostro letto.


José Saramago (Premio Nobel per la Letteratura 1998)



«Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcântara.» ( Incipit)...

 “La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice.”

  L'anno della morte di Ricardo Reis, José Saramago; nel periodo che precede l'ideazione del romanzo, lo scrittore stava affrontando lo studio di Fernando Pessoa e con Pessoa quello di uno dei suoi eteronimi, quella di Riccardo Reis. Il romanzo è il frutto di un approfondito studio della storia e per questo può essere considerato un romanzo storico-

Solo con il digiuno e la preghiera, domandò Gesù, e Dio rispose, Offenderanno il corpo anche con dolore, sangue e un mucchio di schifezze, e tante altre penitenze, portando cilici e flagellandosi, ci sarà pure chi non si laverà per tutta la vita, o quasi, chi si precipiterà nelle foreste e si rivolterà nella neve per placare le brame della carne suscitate dal Diavolo, cui si devono tutte queste tentazioni, perché il suo scopo è quello di distogliere gli animi dalla retta via che li condurrebbe al cielo, donne nude e mostri spaventosi, creature aberranti, lussuria e paura, ecco le armi con cui il Demonio tormenta le povere vite degli uomini, Farai tutto questo, domandò Gesù a Pastore, Più o meno, rispose lui, mi sono limitato a prendere ciò che Dio non ha voluto, la carne, con la sua gioia e la sua tristezza, la gioventù e la vecchiaia, la freschezza e il marciume, ma non è vero che la paura sia una mia arma, non ricordo di essere stato io a inventare il peccato e il suo castigo, e la paura che li accompagna sempre, Taci, lo interruppe Dio, spazientito, il peccato e il Diavolo sono i due nomi di una stessa cosa, Che cosa, domandò Gesù, La mia assenza, E l’assenza di Te, a che cosa si deve, al fatto che ti sia ritirato Tu o che si siano allontanati da Te, Io non mi ritiro mai, Ma consenti che ti abbandonino, Chi mi abbandona, mi cerca, E se non ti trova, la colpa, ormai si sa, è del Diavolo, No, la causa di questo non è sua, è colpa mia, che non riesco ad arrivare là dove mi cercano, parole che Dio pronunciò con una pungente e inattesa tristezza, come se all’improvviso avesse scoperto dei limiti al proprio potere. Gesù disse, Continua, Ce ne sono altri, riprese lentamente Dio, che si ritirano in luoghi solitari e agresti e, fra grotte e caverne, in compagnia di bestie, conducono una vita solitaria, altri che si fanno rinchiudere, altri che si arrampicano sulla cima di alte colonne e lì vivono per anni e anni di fila, altri, e qui la voce si fece più bassa, si smorzò, Dio contemplava adesso una sfilza interminabile di gente, migliaia e migliaia, migliaia di migliaia di uomini e donne, in tutto il globo, che entravano in conventi e monasteri, qualche rustica costruzione, molti palazzi splendidi, Si ritirano lì per servirci, me e te, dalla mattina alla sera, con veglie e preghiere, e, tutti con lo stesso scopo e il medesimo destino, per adorarci e morire con i nostri nomi sulle labbra, adotteranno appellativi diversi, saranno benedettini, bernardini, certosini, agostiniani, gilbertini, trinitari, francescani, domenicani, cappuccini, carmelitani, gesuiti, e saranno tanti, tanti, tanti, ah, come mi piacerebbe poter esclamare, Mio Dio, per quanti sono. A questo punto, il Diavolo disse, rivolto a Gesù, Osserva come, in ciò che ha raccontato, vi siano due maniere per perdere la vita, una con il martirio, l’altra con la rinuncia, non basta che debbano morire quando arriva l’ora, c’è bisogno che, in un modo o nell’altro, le corrano pure incontro, crocifissi, sbudellati, decollati, scuoiati, incornati, seppelliti, segati, ammazzati a colpi di lancia e di frecce, mutilati, oppure, dentro e fuori le celle, i capitoli e i chiostri, castigandosi per essere nati con il corpo che Dio ha dato loro e senza il quale non saprebbero dove porre l’anima, tormenti simili non li ha inventati questo Diavolo che ti sta parlando...Mi sembra chiaro e ovvio che la colpa non è tua e, quanto al timore che scarichino su di te le responsabilità, potrai sempre rispondere che il Diavolo, essendo menzogna, non potrebbe mai generare la verità che Dio è, Ma allora, domandò Pastore, chi creerà quel dio nemico. Gesù non sapeva rispondere, Dio, che taceva, continuò nel Suo silenzio, ma dalla nebbia calò una voce che disse, Forse questo Dio e quello che dovrà venire non sono che eteronimi, Di chi, di che cosa, domandò, curiosa, un’altra voce, Di Pessoa, fu quanto si capì ma poteva anche essere stato, Della Pessoa, e cioè, Della persona. All’inizio, Gesù, Dio e il Diavolo finsero di non avere sentito, ma subito dopo si sogguardarono spaventati, la paura comune è così, unifica facilmente le differenze...Quelli erano stati messi al rogo per il motivo che credevano in te, gli altri lo saranno perché ne dubiteranno, Non è permesso dubitare di me, No, Ma noi possiamo dubitare che il Giove dei romani sia un dio, L’unico Dio sono io, io sono il Signore e tu sei mio figlio, Moriranno a migliaia, A centinaia di migliaia, Moriranno centinaia di migliaia di uomini e donne, la terra si empirà di urla di dolore, di grida e rantoli di agonia, il fumo degli arsi vivi offuscherà il sole, il loro grasso sfrigolerà sulle braci, il puzzo sarà un tormento, e tutto avverrà per colpa mia, Non per colpa, ma per causa tua. Padre, allontana da me questo calice, Che tu lo beva è la condizione per il mio potere e la tua gloria, Non desidero questa gloria, Ma io voglio questo potere. La nebbia prese a scomparire nella direzione da cui era venuta, intorno alla barca si vedeva l’acqua, piatta e opaca, senza un’increspatura provocata dal vento o una minima agitazione suscitata da qualche pinna. Allora il Diavolo disse, Bisogna proprio essere Dio per amare tanto il sangue.” (da “Il vangelo secondo Gesù Cristo” di J. Saramago)



Se io avessi un pezzo di vita...
Se solo per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di pezza e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma in definitiva penserei tutto ciò che dico. Darei valore alle cose, non per ciò che valgono, ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, capirei che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei quando gli altri si fermano, mi sveglierei mentre gli altri dormono. Ascolterei mentre gli altri parlano, e come mi godrei un buon gelato al cioccolato!
Se Dio mi facesse dono di un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi butterei disteso al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo, ma anche la mia anima. Dio mio se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio, e aspetterei che il sole uscisse. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sulle stelle una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Annaffierei con le mie lacrime una rosa, per sentire il dolore delle sue spine, e con le labbra la carnosa sensazione dei suoi petali... Dio mio, se io avessi un pezzo di vita... Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente a cui voglio bene, che le voglio bene. Convincerei ogni uomo ed ogni donna che essi sono i miei preferiti, e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini dimostrerei quanto si sbagliano al pensare che smettono d'innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono d'innamorarsi! A un bambino darei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare. Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio. Tante cose ho imparato da voi uomini... Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità risiede nella forma di risalire la scarpata. Ho imparato che quando un bambino appena nato stringe con il suo piccolo pugno, per prima volta, il dito del padre, lo racchiude per sempre. Ho imparato che un uomo ha diritto a guardarne un altro dall'alto solo per aiutarlo ad alzarsi. Sono tante le cose che ho potuto apprendere da voi, ma in verità a molto non avrebbero a servire, perché quando mi metterete dentro quella borsa, infelicemente starò morendo.
Di' sempre ciò che senti e fai ciò che pensi. Se sapessi che oggi sarà l'ultimo giorno in cui ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore affinché possa essere il guardiano della tua anima. Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora. Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito. Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza assumere, scioccamente, che lo sai di già. Sempre c'è un domani e la vita ci da un'altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene, e che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l'ultimo giorno che vedi coloro che ami. Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente lamenterai il giorno che non hai preso tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concedere un ultimo desiderio.
Mantieni coloro che ami vicini a te, di loro all'orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi tempo per dirgli "mi dispiace", "perdonami", "per piacere", "grazie", e tutte le parole d'amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per saperli esprimere; e dimostra ai tuoi amici quanto t'importano.
Gabriel Garcia Marquez

"Florentino Ariza scriveva qualsiasi cosa con tanta passione che persino i documenti ufficiali sembravano lettere d’amore…Senza proporselo, senza neppure saperlo, dimostrò con la sua vita… che non esisteva nessuno con maggior senso pratico, né spaccapietre più ostinati, né direttori più lucidi e pericolosi, dei poeti." Gabriel Garcia Marquez,  da “L’amore ai tempi del colera”.
Kaleidoscope based on Refuge by Paul Klee.

Ancora
Non ci credo ancora
stai arrivando accanto a me
e la notte è un pugno
di stelle e di allegria
palpo gusto ascolto e vedo
il tuo volto il tuo passo lungo
le tue mani e tuttavia
ancora non ci credo
il tuo ritorno ha tanto
a che vedere con te e con me
che per cabala lo dico
e per i dubbi lo canto
nessuno mai ti rimpiazza
e le cose più triviali
si trasformano in fondamentali
perché stai tornando a casa
tuttavia ancora
dubito di questa fortuna
perché il cielo di averti
mi sembra fantasia
però vieni ed è sicuro
e vieni col tuo sguardo
e per questo il tuo arrivo
rende magico il futuro
e ancorché non sempre abbia capito
le mie colpe e i miei disastri
invece so che nelle tue braccia
il mondo ha senso
e se bacio l’audacia
e il mistero delle tue labbra
non ci saranno dubbi né cattivi sapori
ti amerò di più
ancora.
(Mario Benedetti)




Parlare
senza aver niente
da dire/
comunicare
in silenzio
i bisogni
dell'anima/
dar voce
alle rughe
del volto
alle ciglia
degli occhi
agli angoli
della bocca/
parlare
tenendosi per mano/
tacere
tenendosi per mano.

Paul Elouard

martedì 17 luglio 2012

All'imperfetto preferisco il ...

Perché è così che ti frega la vita.
Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine,
o un odore, o un suono che poi non te li togli più.
E quella lì era la felicità. Lo scopri dopo, quando è troppo tardi.
E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri
da quell'immagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva.

Alessandro Baricco, Castelli di Rabbia

ballo in maschera vogue 8
Franco Battiato é nato in Sicilia e precisamente a  Ionia, Catania, nel 1945; dopo un periodo di studio e di sperimentazione, tra musica classica e rock d'avanguardia, negli anni '70  ha dato il via alla pubblicazione di numerosi album (il primo, Fetus, del 1971, è dedicato all'opera di A. L. Huxley),  nel 1978 ha ottenuto il premio Stockhausen per L'Egitto prima delle sabbie per pianoforte. Ritornato alla canzone con L'era del cinghiale bianco (1979), nel 1981 la sua canzone Per Elisa, cantata da Alice, che ha vinto il Festival di Sanremo. Il motivo spirituale, sempre presente nella sua musica ed in particolare il riferimento alla cultura e alla mistica islamica, si è intensificato negli album successivi (La voce del padrone, 1981; L'arca di Noè, 1982; Orizzonti perduti, 1983; Mondi lontanissimi, 1985; Echoes of sufi dance, 1985), fino a diventare dominante in Fisiognomica (1988). Nel 1985 ha creato le edizioni L'Ottava, seguite nel 1989 dall'omonima etichetta discografica. Dalla seconda metà degli anni Ottanta l'interesse di B. si è concentrato sulla tradizione colta, con l'opera lirica Genesi (1987), seguita dall'album Come un cammello in una grondaia (1991, dedicato in larga parte a Lieder ottocenteschi), dalla seconda opera lirica Gilgamesh (1992), dalla Messa arcaica (1994) e da Campi magnetici (2000), musiche per il balletto di P. Decina su commissione del Maggio musicale fiorentino. L'attività di cantautore ha ricevuto nuovo impulso dalla collaborazione avviata a metà degli anni Novanta con il filosofo M. Sgalambro, autore di testi degli album L'ombrello e la macchina da cucire (1995), L'imboscata (1996), Gommalacca (1998), Ferro battuto (2001), Dieci stratagemmi (2004), Il vuoto (2007), Inneres auge (2009), l'antologia Sigillo d'autore (2010); nel 2011 ha composto l'opera  Telesio, con lo stesso Sgalambro. B. ha svolto anche attività come pittore, con la presentazione di alcune mostre personali. Il suo eclettismo ha abbracciato anche il cinema, con l'esordio nella regia avvenuto nel 2003 con Perduto amor, film che narra il percorso formativo di un uomo di nome Ettore, tra la Sicilia e Milano del secondo dopoguerra. Il suo secondo film, Musikanten (2006), mette in scena, da una prospettiva insolita, gli ultimi anni di vita del compositore L. van Beethoven.


Franco_Battiato_5
“dodici canzoni di pretenziosa metafisica”:

L'Egitto prima delle sabbie/ Haiku  / Le sacre sinfonie del tempo / Stati di gioia /   Il vuoto/Il re del mondo / L'ombra della luce / L'oceano di silenzio / Lode all'inviolato / Io chi sono / Tiepido aprile / La porta dello spavento supremo / Stage door / E ti vengo a cercare/ L'addio / La canzone dei vecchi amanti / Se mai
L'animale / La cura / L'era del cinghiale bianco
 Inneres Auge - Caffè de la Paix:...
 in farsi - Dar daryaye zolmat khorshid ke napadid shod... - intonata dalla voce celestiale di Pouran Ghaffarpour

Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da  altissimi monti in rovina.
Uno dice che male c'è a organizzare feste private
con delle belle ragazze per allietare primari e servitori dello stato?


Non ci siamo capiti !!!...
e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le leggi dove regna soltanto il denaro?
La giustizia non è altro che una pubblica merce...
di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.


La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Con le palpebre chiuse s'intravede un chiarore
che con il tempo
e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore: inneres auge, das innere auge



La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
a leggere e studiare, ascoltando i grandi del passato...
mi basta una sonata di Corelli, perché mi meravigli del creato!

lunedì 16 luglio 2012

Ti sei portato via un po' di me...

Venezia d'invernoAbusi sessuali su allievi, arrestato catechista a Bergamo


Tutta la tua vita era lì:
una valigia di cartone
un paio d'occhiali
uno spartito d'amore
(tua la musica, tue le parole)
E un pupazzetto
uscito dall'uovo
dell'ultima Pasqua:
un topofante blu
come i tuoi occhi velati

Te ne sei andato fluttuando
in un oceano di pace
ironico pesce d'Aprile
hai pianto e pregato
contro le mie insistenze a cibarti

Hai toccato terra
sognato il viaggio ad occhi aperti
cacciato il nero dalla bocca
preteso la verità dalle mie labbra
e deciso che quello
era il momento

Le mani candide
pronte a tramutarsi in ali
all'alba han spiccato il volo.

Scritta il 6/7/12 dopo il rito di Dioniso

norme di sufismo


Le quattro fasi di ascesa e di unione, enumerate da Cristiani, Musulmani e mistici Shivaiti

Riccardo di San Vittore
Abd Al Qadi Jilani
Thirumular
(1) Sete per l’Amato
Tawbah, Pentimento
Saloka (Vivendo nel Mondo di Dio)
(2) Visione dell’Amato
Safa, Purezza, pace o gioia
Samipa (Essere vicino a Dio)
(3) Unione in matrimonio
Walî, Amico di Allah
Sarupa (Possedere la forma di Dio)
(4) Ritorno o Fusione
Fana’ Annientamento del sé.
Sayujya (Essere uno con Dio)

Il tempo di prosperità  Il periodo di prosperità (56-84 anni) richiede all’uomo del movimento e dell’attività, soltanto in questo caso potrà garantirsi una condizione armoniosa. Vi è un crescente desiderio di vivere, l’uomo diventa più forte nello spirito. A quest’età, diminuisce il contenuto d’acqua nel corpo. L’organismo, inoltre, avverte la mancanza anche d’altre sostanze; quindi, cominciano a farsi sentire differenti “disturbi” conosciuti. È necessario riguardare particolarmente gli organi interni, osservare un’attività lavorativa ed il riposo, regolarmente e ogni giorno. Bisogna fare più ginnastica e lavoro fisico, muoversi maggiormente. Assumere cibo più spesso, ma in piccole dosi, pulire l’intestino sovente. Ho già dichiarato che a quest’età molti si ammalano per vari acciacchi. Questa gente prende molto seriamente tali disturbi “alimentandoli” con medicinali e fantasticherie. Un malanno comparso in età precoce guarisce abbastanza rapidamente, mentre la guarigione dello stesso in età avanzata avviene molto più lentamente. In questa fase d’età, come per la successiva, dormire 4-5 ore al giorno è sufficiente per recuperare le forze. Il tempo di saggezza Il tempo della saggezza cade negli ultimi 28 anni. L’uomo ritorna bambino. In maniera analoga al bambino, cade spesso, è capriccioso e bisognoso d’attenzione. Le ossa diventano fragili e rigide. Iniziano a crescere nuovi denti e capelli, simili a chicchi di riso. La persona diventa somigliante ad un albero vecchissimo, sul quale appaiono freschi germogli. Dal ciclo undicesimo inizia la seconda infanzia. Un proverbio dice: “Un vecchio simile ad un piccino”. Chiede attenzione, carezze, ha più bisogno di sostegno spirituale che di supporto fisico. Senza parenti e amici, quest’uomo non è in grado di soddisfare la maggior parte delle sue necessità, ma i vecchi hanno una qualità magica. I loro desideri riguardanti altre persone spesso si avverano, così in Oriente è conveniente chiedere la benedizione degli anziani. Non v’è alcun miracolo in esso, coloro cui giunge il tempo della saggezza vedono in ogni individuo la condizione del suo raggiungimento. La loro benedizione, se volete, è una specie di programma vitale. Il vecchio saggio vede ciò che è ancora inaccessibile agli altri. Alla fine d’ogni ciclo settennale vi è una ricostruzione nell’attività dell’organismo, che può condurre al peggioramento temporaneo della salute. Se durante questo periodo non eseguiamo gli esercizi specifici, la malattia si stabilizza ed il corpo può abituarsi. Le psicotecnologie Sufi per molti aspetti sono orientate proprio per superare queste difficoltà temporanee nel modo meno doloroso.
Il ciclo giornaliero Sufi La legge della vita armoniosa e sana I Sufi del passato hanno descritto il ciclo giornaliero (24 ore) su cui hanno distribuito l’attività umana, poiché esso contribuisce alla guarigione e alla massima realizzazione personale
È raccomandato svegliarsi circa mezz’ora prima del sorgere del sole. Se vivete in una regione in cui, secondo la stagione, l’alba comincia verso le ore 9-10 della mattinata, fissate per il primo crepuscolo le 6 del mattino. Il cibo e il sonno sono le due ali che fanno volare il Nafs direttamente nelle nostre anime, distruggendo ogni cosa sul suo cammino. Dopo essersi svegliati, per 10-20 minuti eseguire gli esercizi di respirazione (leggere il capitolo corrispondente). Eventualmente, è possibile fare un sonnellino per altri quindici minuti. I Sufi chiamano questo periodo di sonno kaylula, che può essere tradotto “sonno leggero, siesta o pisolino.” Dopo esserci risvegliati definitivamente, eseguiamo gli esercizi riabilitativi per 15-30 minuti, poi facciamo una doccia e la colazione. La prima colazione si deve fare insieme alla famiglia e agli amici conversando piacevolmente; in questo modo, la vostra giornata proseguirà gradevolmente. Non si tratta solo di creare del buon umore, poiché alcuni se lo procurano con una bottiglia di birra, “cento grammi di vodka” o un caffè e una sigaretta; il mio scopo è di offrirvi completamente una vita sana. Al risveglio, entrate nuovamente nella vita, e questo deve avvenire gradualmente e lentamente senza “percuotere l’organismo”, ascoltandosi, sperimentando non solo la gioia corporale, ma gioendo anche con le persone intorno a voi. Fino a mezzogiorno la gente osserva un aumento dell’attività, giacché questo tempo richiede il maggior dispendio energetico per le principali attività. Se qualcuno si permette in questo periodo un pasto abbondante, si espone al rischio di contrarre disturbi gastrici. Sulla colazione non digerita, si depositerà la nuova porzione che la farà marcire avvelenandola. Nel pomeriggio si può fare uno spuntino con gli amici, mai da soli, perché chi gusta il cibo da solo, condivide un pasto con Satana! Durante la giornata, in genere, è possibile astenersi da alimenti duri da masticare preferendo pasti liquidi. Qualche volta, Nasreddin Hodja andava in ufficio e sulla strada incontrò un povero musicista che con canto rauco tentava di guadagnarsi qualche spicciolo. La sera, quando il mullah stava tornando a casa, fu sorpreso dalla sonorità della voce che affascinava dei curiosi ammassati intorno al povero. Hodja era impietrito. Dopo aver atteso la fine del concerto tenutosi in strada, si avvicinò al musicista: “Perché questa mattina eri stonato?!” Il musicista fece un sorriso di scusa e rispose: “All’inizio della giornata ho fatto una colazione particolarmente abbondante, e adesso, forse, mangerei qualcosa! Lo strumento pulito suona in modo diverso, non è vero?” Bisogna mangiare il giusto necessario e quando il corpo è pronto. Pulirsi con un piccolo digiuno non è una moda. Nessuno vi chiede delle prodezze, almeno tre giorni al mese fate un favore all’organismo! Nel pomeriggio l’attività umana diminuisce gradualmente. Se vi stancate rapidamente, attivate gli esercizi respiratori (si veda il capitolo sul respiro). Tra le ore 8 e 9 serali, il Sufi raccomanda un sonnellino di 15-20 minuti, cui segue prima una respirazione rilassante, e poi un’attivante. È possibile, dopo gli esercizi, gustare una deliziosa cena in compagnia di amici o di persone care. Dopo la cena si può passare a qualche studio interessante, o a lavorare un po’ con piacere. Il pasto deve avvenire circa mezzora prima del tramonto. Generalmente ad un adulto basta dormire 4 ore. Fino alle due del mattino, pertanto, si può tranquillamente fare qualcosa. Prima di andare a letto, fate una doccia, eseguite gli esercizi di respirazione rilassante, poi lo zikr interno (che è stato intitolato in questo libro per comodità “le traiettorie luminose dei Sufi”). Addormentandosi, è consigliabile meditare su eventi piacevoli che accadranno il giorno successivo. Se conducete uno stile di vita armonioso, molto probabilmente, vi sveglierete senza sveglia verso le ore due o tre della notte; per questo auguriamo successo a chi inizia il processo d’auto-guarigione, ma lo avvertiamo che non sarà in grado subito di seguire il ciclo giornaliero. Al risveglio, bisogna fare qualche esercizio respiratorio per la pulizia; infatti, proprio alle due di notte i reni iniziano attivamente a ristabilirsi. Le persone hanno gli incubi proprio in questo momento! È necessario fissare correttamente l’obiettivo. Lo scopo del trattamento, il risanamento, la salvezza o il lavoro con l’immagine del risultato Quando siamo impegnati in qualcosa, volenti o nolenti, nella testa si forma un’immagine del risultato finale del nostro lavoro. Di solito, la gente ha per scopo quest’immagine. Lo scopo è un’immagine ideale del risultato finale dell’attività. Se l’obiettivo è negativo (vale a dire, non è necessario all’organismo), allora la persona non ha il piacere delle sue realizzazioni. Gli obiettivi umani, frequentemente, sono prodotti del Nafs. Non siamo noi a proporli, c’è qualcuno che vuole farci soffrire, innervosire, ammalare ed infine, a dispetto di tutte le ferite, raggiungiamo l’obiettivo! Bisogna ricordarsi che il Nafs è una struttura energetica inerente alla natura peccaminosa dell’uomo. I Sufi ritengono che esso sia veramente alimentato dalle nostre emozioni negative: delusione, rancore, stanchezza. Il Nafs rompe il nostro equilibrio per raggiungere il suo scopo. Quando non siete in sintonia con voi stessi, ricordate ciò che avete appena letto. Subito sorge la domanda: “Come capire qual è il mio scopo personale e dov’è l’influenza del Nafs?” La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo. Se avete deciso troppo in fretta, senza riflettere, molto probabilmente si tratta dell’influenza del Nafs. È necessario, ovviamente, elaborare mentalmente i nostri obiettivi, ma significa anche che dobbiamo avere emozioni. L’influenza del Nafs si riconosce in un’immagine che è nella nostra immaginazione. Se vogliamo fare qualcosa, ma pensiamo di danneggiare o di offendere qualcuno, si tratta dell’influenza del Nafs. Pensate bene e riflettete sul vostro scopo. Altrimenti, quest’obiettivo appartiene al Nafs e non a voi, seppur sembra socialmente utile, ne conseguiranno solo problemi: sensi di colpa, ripugnanza, aggressività, alcolismo o gioco d’azzardo. Non tutto è così negativo, naturalmente. Alcuni cercano di comprendere il senso degli accadimenti e sé stessi, la Divina essenza e il principio della creazione. Quindi, cominciando il processo d’armonizzazione della vita denominato trattamento, riabilitazione o salvataggio, è innanzi tutto necessario impostare e concepire il proprio scopo. Ancora una volta leggete attentamente, senza passare alla proposizione seguente: impostate e concepite il vostro scopo. Se desiderate “perdere” un paio di chili in eccesso (dal vostro punto di vista), chiedetevi sette od otto volte se sia necessario. Alla terza o alla quarta tappa di quest’intervista col proprio Io salterà fuori: “È piacevole soddisfare sé stessi!” Finalmente avete capito qual è il vostro obiettivo! Amare la vita, sé stessi, gli altri e ottenere un piacere veramente divino da tutto questo! Per quanto riguarda l’obesità, i denti malati, la vista debole, i calcoli renali, l’osteocondrosi e l’impotenza, sono la conseguenza del disamore per voi stessi e per l’ignoranza delle leggi vitali e della sostanza energetica, che considerate il vostro organismo. Pertanto, l’essenziale è fissare l’obiettivo!
Nella seconda fase, è necessario seguire la successione definita dei movimenti, delle azioni. È importante eseguire le operazioni corrette al momento giusto, nel posto conveniente e con le persone appropriate. Ci auguriamo che questo libro vi offra un insieme di metodi e di stati d’animo spirituali per realizzarli.
Dopo un qualsiasi lavoro, siamo affaticati. Molto spesso, la percezione della fatica è indesiderabile, questa condizione vogliamo evitarla. La fatica è una condizione umana normale. La vita corporale è la sostituzione costante degli sforzi e del rilassamento. La nostra reazione negativa alla comparsa della fatica significa che maltrattiamo l’elemento necessario per il conseguimento dell’obiettivo. Per ottenere il risultato desiderato, dobbiamo solo sapere come sforzarci e rilassarci correttamente. Nel tempo, la triade “obiettivo ? azioni – fatica” diventa un’abitudine. L’abitudine è l’attività automatica accompagnata da uno sfondo emotivo favorevole. Non importa se un’abitudine sia cattiva o utile, in ogni caso deve essere dipinta d’emozioni affermative. L’abitudine ad agire in maniera insensata, la scelta di azioni casuali e la paura di sforzi intensi, spiega perché la malattia è piacevole per coloro che si autocommiserano, giacché muoiono prima del tempo piacevolmente. L’utilizzo con successo dell’eredità Sufi passata, pertanto, consiste nella formazione di nuove abitudini in rapporto alle azioni. L’obiettivo deve essere compreso, le azioni devono essere subordinate ad uno scopo costruttivo basandosi sulle leggi vitali dell’organismo, il rapporto con la fatica deve essere affermativo: bisogna essere in grado di lavorare con gli stati d’affaticamento. Qualsiasi stanchezza “si cura” in 2-3 ore di sonno consapevole (con una respirazione consapevole) o con 20-30 minuti di esercizi respiratori e fisici. Il ciclo d’azione si conclude con il conseguimento dello scopo desiderato. Avendolo raggiunto, bisogna gioiosamente apprezzarlo, accarezzarsi sulla testa, ballare, cantare.
In questo modo, il processo di conseguimento dello scopo è rappresentato nel modo seguente I numeri indicano le tappe per raggiungere il risultato finale desiderato.
1 – Si tratta dell’immagine del risultato desiderato. Può essere motivato o immotivato, sensato o insensato, principale o secondario. In un modo o nell’altro, dirige l’attività umana.
2 – Sono le azioni che l’uomo compie per raggiungere l’obiettivo. Conducono allo scopo, ma non sono collegate ad esso. I nevrotici spesso commettono delle azioni che non hanno nessun collegamento con l’obiettivo, ecco perché sono chiamati nevrotici, sono delle persone che hanno infranto i rapporti con il mondo e le persone. Alcuni non riescono ad uscire di casa se non controllano ossessivamente il contenuto delle loro tasche più volte o se il gas è acceso. Molte persone cosiddette normali assomigliano spesso ai nevrotici: pur di godersi la vita soffrono per le diete e per le procedure mediche arrabbiandosi con loro stessi e con gli altri. Dopo un disturbo, ne appare un altro. Diminuisce il peso, appare il mal di testa. Guarisce il mal di testa, diminuisce la potenza sessuale. Curata la libido, litiga al lavoro con il capo. Litigato col capo, aumenta di peso. È un circolo vizioso.
3 – Si relaziona alla stanchezza. Certi “curano” la fatica col cibo, col sesso, con la musica ad alto volume, guardando la TV. Si forma così un atteggiamento negativo nei confronti della fatica, si ha l’opinione che la stanchezza debba essere “sopportata”, è necessario fuggire da essa, distrarsi, “sganciarsi”. Che cosa accade effettivamente? Coltiviamo la stanchezza, la prolunghiamo artificialmente, ecco perché non dormiamo 5 ore, ma ben 8-10 ore, non mangiamo quanto il corpo ha bisogno e così caschiamo davanti al televisore immobili per due ore. Non abbiamo tempo per goderci la vita, gioire e per l’attività creativa ovviamente! Siamo stanchi e adesso ci riposiamo!
4 – Si tratta dell’abitudine. Se la cattiva abitudine si è già formata, trascorrerà del tempo per rimuoverla e per formare delle nuove abitudini. Le vecchie abitudini sono dure a morire. Nei nostri corsi incontriamo una forte resistenza difficilmente superabile. Anche la semplice richiesta della doccia mattutina e prima di dormire, genera delle proteste furiose di alcuni partecipanti ai seminari: “Non ho l’acqua calda!” – “Fatela bollire!” “La mia doccia è rotta!” – “Bagnate un asciugamano e asciugatevi bene!” “E che succederà se lo si dimentica?” – “Non succederà proprio nulla (nel senso che nulla imparerai)!”
5 – Riguarda il risultato finale. Per i Sufi “1” e “5” rappresentano approssimativamente la stessa cosa, ecco perché certi maestri Sufi possono raggiungere i loro obiettivi in un batter d’occhio. Per non causare inutili agitazioni, non affermeremo che insegniamo ai nostri corsi la magia, la levitazione, la materializzazione e altre mistificazioni. Se prima un uomo non poteva leggere senza occhiali l’insegna di un negozio, e adesso riesce grazie ai miei insegnamenti a leggere un libro (senza occhiali), non è questo un miracolo? Per noi, sì! Mi sento oltraggiato fino alle lacrime perché pur avendo corretto la vista, anche se ho fatto perdere del peso eccessivo e ho guarito il fegato malato… non se ne sono nemmeno accorti! “Beh, sì, questo è normale, fatemi vedere qualche miracolo, loro affermano.” Se non vi rallegrate per i più piccoli miglioramenti, allora non avete bisogno dei miracoli, è meglio che compriate un qualsiasi medicinale! In virtù del suddetto schema, il raggiungimento del risultato si presenta nel modo seguente. Quando un giovane lavora, è meglio che segua lo schema quadrato, cioè deve spesso ricordare il risultato, altrimenti “andrà” in un’altra direzione. Lo schema a forma triangolare è più adatto per le persone di mezza età. Quando una persona perde il suo scopo, quando l’immagine del risultato diventa sfocata, indistinta, vi è un senso d’incertezza. Il risultato di quest’insicurezza sono le malattie del tratto gastrointestinale. Questa circostanza ricorda ancora una volta al lettore che nell’uomo tutto è interconnesso: il suo lavoro, l’attitudine lavorativa e le malattie. L’attività emotiva eccessiva comunica i disordini ormonali e si riflette nella funzione renale.
Nei nostri corsi ebbimo un caso particolare. Un uomo venne per sbarazzarsi della sua inquietudine. Avendolo esaminato, arrivammo alla conclusione che aveva i reni malati. I raggi X non avevano dimostrato nulla. Un’indagine più accurata scoprì che la malattia si stava solo manifestando. La causa di questo disturbo erano le emozioni eccessive. Può darsi che esista lo slogan “Tutto è oltre misura!”; ma esso è usato dai giovani che agitano le mani ai concerti, noi siamo persone adulte! È il movimento consapevole il segreto del successo curativo. L’esecuzione di azioni insensate ci rende simili alle scimmie che girano e gridano incapaci di compiere un lavoro creativo, adattandosi temporaneamente alle mutate condizioni. Per questo motivo, è necessario eseguire consapevolmente gli esercizi respiratori e fisici.
Il Sufismo assegna all’anatomia umana diciotto articolazioni principali  Ogni articolazione è una porta originale dell’organismo grazie alla quale l’energia circola liberamente in esso. Se qualche articolazione “scricchiola”, vi è un malfunzionamento. Il complesso degli esercizi è volto al coinvolgimento d’ogni articolazione. Per esempio, “la riduzione dello sforzo” che il lettore apprende dettagliatamente dalla descrizione degli esercizi riabilitativi, dà una vibrazione che si propaga nel corpo riempiendolo tramite la sua forza vitale d’energia. Lavorare con le articolazioni sblocca l’energia del corpo, ripristina lo scambio energetico nell’organismo e armonizza la nostra vita fino alla guarigione.
Bisogna ricordare che le attese che riguardano i risultati delle nostre azioni, sono in contrasto con le effettive necessità dell’organismo. Per questo motivo, spesso, non si ottiene il risultato immaginato. A volte, questo accade solo perché lo scambio energetico è turbato. Aiutate a ripristinarlo con l’esercizio le “Ali dell’Angelo”. L’attuazione degli obiettivi, come sappiamo, dipende in gran parte dalla motivazione. In psicologia, si separano le motivazioni interne ed esterne. La motivazione interna è collegata all’attività dell’anima, all’amore e al suo processo in sé. La motivazione esterna è condizionata da premi e punizioni. Gli studi dimostrano che se l’uomo agisce sulla base d’esigenze interiori, la qualità del suo lavoro si eleva notevolmente rispetto a quando agisce sotto costrizione. Un mio collega presso l’Accademia Sufi di Medicina e Psicologia “Ivan Sergevich Fedorenko”, ha raccontato una volta la storia di un vecchio di San Pietroburgo che viveva in una vecchia casa. In uno dei bei cortili di San Pietroburgo, ogni giorno si radunavano e saltellavano un branco di ragazzini chiassosi. Quando erano occupati in attività non rumorose modellando delle torte di Pasqua, giocando a nascondino o raccontandosi storie terrificanti, gli adulti non gli prestavano attenzione; ma, se all’improvviso iniziavano a litigare, a piangere e a ridere fragorosamente, dalle diverse finestre giungevano dei minacciosi commenti. I bambini sono bambini! Di tanto in tanto, i bambini erano allontanati dal cortile, in altre occasioni le lamentele giungevano fino ai loro genitori che li riaccompagnavano a casa. Sarebbe andato avanti così per molto tempo, probabilmente, se un giorno da questi bambini non fosse arrivato un anziano. Era di piccola taglia, sorrideva e scuoteva un po’ la testa.
- Ragazzi, guardo con piacere dalla finestra come giocate e ascolto piacevolmente le risate dei bambini. Non vorrei che gli adulti vi scaccino nel cortile vicino. Vi pagherò 50 rubli al giorno. Scalpitate a tutta forza! - Perbacco! – Esclamò il più grande dei bambini, il quale conoscendo già le moltiplicazioni e le divisioni, calcolò in fretta le porzioni di gelato che potevano comprare in un giorno. – Va bene! - Beh, stringiamoci le mani, – disse il vecchio porgendo ai ragazzi la prima parcella. Il giorno seguente i bambini andarono nuovamente nel cortile, ma non urlavano forte perché potevano attrarre i bambini di un cortile adiacente con i quali avrebbero rischiato di spartire i 50 rubli. Dopo aver atteso il vecchio, i bambini lo circondarono con l’intenzione di ricevere una seconda paga. - Grazie, ragazzi, – disse il vecchio guardandoli con occhi lacrimanti. – Giocate molto bene, ma oggi non posso darvi cinquanta rubli. Ho una piccola pensione e ho bisogno di comprarmi le medicine. Oggi, vi pago solo venticinque rubli. Scusatemi, e se non volete lavorare per questi soldi, lo capisco. I bambini furono dispiaciuti per il nonno, ma accettarono 25 rubli. Il giorno successivo i bambini andarono in cortile gridando senza nessun interesse per qualche minuto, poi attesero il vecchio. Dopo circa un’ora non appariva nessuno. Stavano per tornare a casa, quando sentirono il fruscio dei passi del loro datore di lavoro. - È un bene che abbiate aspettato – Il vecchio sorrise con discrezione. – Ecco prendete. – Porse ai bambini due monete da 5 rubli. – Oggi, avete gridato solo per dieci rubli. Non ho intenzione di pagare per delle deboli grida. Voglio sentire delle vere e proprie risate di bambini! Perché così poco? – Chiese qualche bambino indignato. – Abbiamo gridato per un’ora intera! Il vecchio voltò le spalle ai fanciulli e, barcollando, si ritirò nel suo portone. Il giorno dopo, i bambini gridarono così forte e a lungo che la donna del terzo piano li minacciò di chiamare la polizia. Il chiasso cessò alla solita ora, mentre i bambini si riunivano per incontrare il vecchio nel posto abituale. Passò un’ora, poi un’altra. Qualche bambino fu riportato a casa dai genitori. In strada restarono solo i due bambini più pazienti. Quando stavano per rincasare dal portone uscì il vecchio con portamento altezzoso. Passò davanti ai bambini senza guardarli. - Oggi ci pagherete? – Chiese un ragazzino cautamente.All’inizio, il vecchio fece qualche passo ignorando la richiesta, poi si voltò e tagliando corto disse: - Non sapete far niente, non vi pago. I bambini in preda all’indecisione lo guardavano allontanarsi. In seguito, si sparpagliarono e tornarono alle loro case. In questo cortile, più nessun bambino giocò allegramente e fece chiasso. Perché? Dopotutto, per lo schiamazzo non paga nessuno. In questa parabola, il vecchio incarna la società che abitua la gente fin dall’infanzia a fare qualcosa solo per ricevere un premio o per evitare una punizione. Si tratta di una motivazione esteriore. Così, la persona è insoddisfatta dal lavoro e dal risultato. Tra l’altro, quest’enunciato è vero non solo per l’uomo. Un delfino divenne un partecipante involontario di un esperimento. Gli piaceva fare le capriole e inventare diversi tipi di salti. Il delfino era contento ed appagato! Per consolidare il risultato, come si suole dire, l’allenatore gli regalava un pesce ogni volta che tagliava un nuovo traguardo acrobatico. Che ne risultò? Il delfino perse l’interesse per dei nuovi salti. Era diventato un professionista, cioè un lavoratore qualificato che esegue un ordine piacevole o sgradito. Al pari dei bambini della parabola, quest’allenatore ha insegnato al delfino che le cose belle e interessanti sono fatte solo per compiacere qualcuno o per ottenere qualcosa. Se l’immagine del risultato è rigidamente connessa alla ricompensa materiale, la persona può acquisire dei vantaggi, ma perde la soddisfazione lavorativa e, di conseguenza, sarà infine un perdente.
Stato Mukashafa – la chiave per il raggiungimento del benessere Nella pratica guaritoria è molto importante capire che l’immagine della salute dovrebbe essere, con l’aiuto di Dio, creata dall’uomo. Molto spesso nei seminari, chiedo ai partecipanti di percorrere mentalmente la propria vita. Bisogna immaginare dalla nascita fino ad oggi gli eventi più piacevoli trascorsi in ogni fase della vita: le mani calorose dei genitori, il primo amore, la fortuna negli affari, la nascita dei figli, e così via. Grazie a questa meditazione “raccogliamo”, in senso figurato, l’energia vitale salubre dispersa dalla nostra biografia, ogni qualvolta ne siamo consapevoli. Questi ricordi formano un certo stato di salute e di benessere verso cui ci orienteremo (i Sufi lo chiamano Mukashafa), e senza il quale tutti i nostri metodi sono quasi inutili. Facciamo quest’esercizio adesso.
Meditazione “forza e salute” Rilassatevi, assumete una posizione comoda. Normalizzate la respirazione. Ricordate la vostra fanciullezza quando eravate completamente indifesi. Quali ricordi felici affiorano nella vostra mente? Forse vi hanno regalato qualche giocattolo? O avete imparato a leggere? Forse ancora qualcos’altro? Ecco state andando a scuola, conoscete nuove persone, avete nuove relazioni. Che cosa ricordate? Quali ricordi vi causano un fremito piacevole? A quale evento della vita è connesso? L’adolescenza. I cambiamenti nel corpo, le nuove sensazioni, i programmi per la vita, i sogni … Li condividete con gli altri, raggiungete un certo successo, avete veri amici e amiche … Ricordate queste sensazioni, vivetele di nuovo. La gioventù. Imparate un mestiere, cominciate a lavorare, pensate per la prima volta alla vita familiare, cercate di affermarvi. Qual è l’avvenimento di questo periodo che ricordate piacevolmente desiderandolo ancora sperimentare? E così via. Ricreate nella coscienza gli eventi completi della vostra vita dipingendoli gioiosamente e riempiendoli di significato e di forza, ma tali avvenimenti sono accomunati dalla condizione che lavorando con questo libro, sarete in grado di suscitare voi stessi. Scegliete dalla vostra lista compilata, l’evento che meglio ricordate e col qual è più facile connettersi. È molto importante imparare a creare un’immagine di salute e di successo. Se la vostra salute non è stata creata da voi, non avrà neanche per voi un valore. Una volta Abramo si infuriò con i suoi sudditi che erano dei gran peccatori. “Signore, – si rivolse all’Onnipotente – colpisci a morte e con ferocia i figli di Israele come punizione per le loro azioni!” - Fa’ per me prima mille brocche. Poi, rivediamo la tua richiesta, – Dio rispose. - Eccole! – Ammira le brocche. Dopo un mese Abramo mostrò il risultato del suo lavoro. - Eccellente! E adesso rompile! – Disse il Signore. - Come posso romperle? Si tratta del frutto delle mie fatiche! - Non puoi rompere qualche recipiente morto, e mi chiedi di annientare un numero molto maggiore di vasi viventi! Dovete creare da soli la vostra salute affinché non abbiate la minima idea di distruggerla!
La realizzazione degli obiettivi vitali e l’accettazione delle decisioni importanti:  l’approccio Sufi L’approccio proposto più in basso, per il conseguimento degli obiettivi e per il superamento degli ostacoli, si collega non solo alla pratica della guarigione, ma anche al coronamento dei problemi quotidiani lavorativi, familiari e generali.  Questa strategia riflette l’approccio Sufi alla pratica della meditazione valutando la situazione; non si tratta solamente di una guida che aiuta a muoversi nella giusta direzione, ma è anche un metodo che consente di agire in modo intelligente. I metodi degli antichi Sufi sono volti a migliorare la sensibilità dell’uomo. Perché sono necessari? Se un problema sorge a livello di coscienza, ma non è né compreso né interpretato, si sposta al livello delle emozioni: l’uomo prova tristezza, sofferenza o ride istericamente, ecc… Si può riflettere sulle emozioni e capire la loro causa, anche se bisognerebbe affrontarli preliminarmente attraverso un lavoro mentale di lunga durata. Se un problema non è visualizzato a livello di coscienza può “abbandonarsi” alla malattia quando la persona è già alla ricerca di una terapia, o piuttosto dei sintomi. Di conseguenza, diventa più sensibile ad ascoltare le sensazioni e i dolori. Discute del trattamento con gli amici e i familiari; in pratica cambia lo stile di vita del malato. I livelli mentali ed emotivi, nondimeno, rimangono nella stessa condizione. Esteriormente la persona appare completamente realizzata, ma nella sua vita gli manca la creatività ed il piacere che ognuno di noi desidera. Le opportunità di creare gli sono bloccate. Alcuni psicologi, generalmente, considerano la capacità creativa un indicatore necessario della personalità sana e matura. Mi si potrebbe obiettare che molte persone seriamente malate sono creative. In verità, obietterei che in questi casi un forte potenziale creativo possa vincere la malattia. Possiamo solo supporre quanto proficua sarebbe stata la vita creativa dello stesso Dostoevskij se avesse sconfitto la sua malattia.
Come può una persona risolvere i problemi quotidiani dal punto di vista Sufi? Tutto inizia con l’apparizione dell’immagine, di una certa idea. Non sempre si tratta di una nostra idea. A volte, la scelta dell’obiettivo deriva dall’influenza di qualche familiare, parente o mass media. Per questo motivo, i Sufi consigliano di ripensare e di elaborare l’idea che porta alla formulazione dello scopo. È necessario descrivere l’immagine del risultato al meglio e più in dettaglio: vi provvederà del dovuto necessario, e così via. Questa è una fase molto complessa; sarebbe auspicabile passare velocemente ai fatti, sperando che qualcosa accada! Tuttavia, bisogna fermarsi e guardarsi intorno. Il mio insegnante raccomanda prima di prendere una decisione che bisogna sedersi in una certa posizione. Sedersi sul pavimento, appoggiando la gamba sinistra sotto di voi. Perché sul pavimento? Perché l’uomo è più vicino alla terra e può ricevere maggior energia. Le mani sulle ginocchia, la testa chinata sul petto. Respirate regolarmente e con calma: riposate per alcuni minuti. Valutate senza fretta le vostre idee, i vostri obiettivi. Lasciate che l’intuizione vi suggerisca in quale direzione riflettere (Fig. 9).

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La posizione per le donne è un po’ diversa dalla maschile (Fig. 10). In tal modo, dall’idea iniziale (indipendentemente dallo stato in cui avete preso la decisione) emerge l’obiettivo. Lo scopo può essere cosciente, oppure inquieto, vago e poco chiaro. L’esperienza dimostra che la comprensione dell’obiettivo risparmia notevolmente tempo. Allorché la persona inizia il suo cammino verso l’obiettivo, compaiono le emozioni, ed in funzione del modo in cui si valuta la situazione ? buona o cattiva ? le emozioni saranno affermative o negative. Certa gente è così eccitata dalla sensazione di prossimità allo scopo e dall’apparente facilità di raggiungerlo che si avvicinano ad esso pretestuosamente: valutano erroneamente il tempo e le forze necessarie sperimentando serie difficoltà. Di conseguenza, l’immagine dell’obiettivo è persa ed il lavoro diventa caotico simile ad una corsa lungo un cerchio. L’obiettivo è raggiunto a scapito di salute, stress e fallimento della vita privata. Ho visto un uomo d’affari realizzato lamentarsi per problemi riguardanti la virilità, lo stomaco, il cuore, e così via. È il prezzo pagato per il raggiungimento dei suoi scopi attraverso un lavoro tenace! È chiaro che senza sforzo non si agguanterà il pesce nello stagno, ma chi vi chiede di immergervi per ogni pesce in acqua? Se l’immagine dello scopo è connessa a qualche tipo di paura, timore, la persona può sperimentare molti dubbi – le sue azioni saranno incerte, un po’ incomplete e, di conseguenza, commetterà nuovi errori, perderà le forze; tutto si ripete come se la persona agisse sotto l’influenza d’emozioni instabili e fugaci. I metodi proposti al lettore di questo libro affrontano le emozioni, le gestiscono e trovano alcune varianti per il raggiungimento dello scopo. Questo percorso di conseguimento dell’obiettivo è chiamato dai Sufi Ciari-Sharif (la luce Divina). In questa via non ci sono dubbi, ma nemmeno “strattoni in avanti”. Tutto procede costantemente in direzione dello scopo similmente al sole sorgente… Se il lettore si chiede: “Che cosa c’entra col risanamento?!”, allora gli citerò gli esempi di parecchi partecipanti ai seminari che lavoravano con zelo e, come spesso accade, raggiungevano i risultati in tempi rapidi: coloro la cui vista era meno di sette gradi la correggevano completamente; chi era tormentato da dolori stomacali riprendeva a mangiare qualsiasi cosa. Col passar del tempo, l’intensità dei loro sforzi diminuiva e, naturalmente, alcuni risultati peggioravano un po’. Queste stimate persone erano sconvolte (!!!) e abbandonavano gli esercizi. Poi, riprendevano ancora (nuovamente con la stessa tenacia!) a fare gli esercizi, e così via. Infine, la maggioranza tra loro raggiungeva lo scopo, ma a quale prezzo?
L’approccio Sufi alla nutrizione I Sufi fanno molta attenzione alla nutrizione, quindi, affinché il cibo apporti giovamento, bisogna conoscere non solo le sue qualità speciali, ma anche quale alimento abbisogna il vostro corpo in un determinato momento. Ad esempio, perché i Sufi non mangiano il cibo troppo caldo? Il contatto con tali alimenti nell’organismo aumenta la tensione e, di conseguenza, si rafforza il dissenso contro l’assimilazione.
Una volta a Samarcanda mi sedetti in una casa da tè con uno scienziato lettone che aveva studiato i riti popolari religiosi. Afferrò la ciotola col tè caldo e soffiò su di esso. Era una procedura abituale, ma fu interrotto improvvisamente da un vecchio venerabile seduto vicino a noi: “Non bere – hai guastato questo tè!”. “Perché lo hai rovinato?” – disse stupito il nostro ospite. “Forse il tè era buono, ma poiché gli hai soffiato sopra, non arrecherà nulla di buono al tuo corpo”.
Quando il lettore familiarizza col ciclo giornaliero formulato molti secoli fa dai Sufi, ha certamente notato quanta attenzione ho prestato alla necessità di conversare piacevolmente durante i pasti. In tale conversazione, il piacere del cibo è raddoppiato. Per quanto riguarda i prodotti “adatti e inadatti”, formulerò l’opinione seguita non solo dai Sufi, ma anche dai medici. Bisogna mangiare ciò che cresce nel clima e nella terra in cui si è nato o vissuto per gran parte della vita.
Sì, si! Le banane, i mandarini, le noci di cocco, il mango, i kiwi, e l’elenco potrebbe continuare, non è adatto per la maggior parte degli abitanti della Comunità degli Stati Indipendenti. Non vi suggerisco di rifiutarli completamente, ma la loro presenza nella vostra dieta non sia eccessiva. Ad esempio, i miei conoscenti di Tashkent volevano applicare nella loro vita lo slogan “bisogna mangiare più vitamine!” Cominciarono a mangiare mandarini e arance ogni giorno, non fui sorpreso quando vennero da me lamentandosi per le frequenti vertigini e per gli sbalzi di pressione. Di conseguenza, quest’esperienza suggerisce che i Pietroburghesi devono mangiare i mirtilli e lo sperlano, mentre gli Uzbeki devono mangiare il pilaf!
Il ruolo degli organi interni durante i pasti: il punto di vista Sufi  Ogni esercizio meditativo diretto all’attivazione delle risorse interne umane (vedi capitolo sulle traiettorie energetiche) ha una base, una sua struttura iniziale
Nella pratica Sufi, questa sostanza fondamentale è rappresentata dallo sviluppo degli embrioni umani; ad essi si riferiscono le raccomandazioni Sufi riguardanti l’assunzione degli alimenti nella condizione ottimale. Inizialmente si forma il sistema nervoso centrale: il cervello, il midollo spinale, poi inizia lo sviluppo del cranio e della colonna vertebrale. L’embrione situato nel posto della futura spina dorsale ha la forma di trattini piccolissimi simili a morsi. Poi, si costituiscono gli occhi e dopo si formano i polmoni. La struttura degli organi è dissimile tra loro, ma ognuno ha i propri canali, una sorta di tubi. Ad esempio, nel polmone sinistro ci sono due canali, mentre nel polmone destro tre canali collegano quest’organo con gli altri. Solo dopo la formazione dei polmoni si costituisce il cuore. Alla base di tutto vi è la spina dorsale, su di essa giacciono i canali di comunicazione più importanti del cervello con tutti gli organi del corpo umano. A questo proposito, bisogna ancora una volta sottolineare l’importanza di mantenere la colonna vertebrale in buone condizioni (postura del corpo, tono, mobilità, ecc…) Alla nascita, il bambino si trova in un nuovo ambiente aggressivo. La prima “botta” la ricevono i polmoni ed il neonato compie di riflesso il primo respiro condizionato. Quest’inspirazione per lui è nuova (prima della nascita non respirava come l’uomo). Conseguentemente alla paura di questo respiro, la seconda “botta” la prendono i reni; la paura è un’emozione basilare. Spesso lo spavento è accompagnato da un grido. L’urlo simboleggia l’inizio di una nuova vita e del suo ambientamento. Poi, il bambino inizia ad inghiottire: nel momento della deglutizione chiude la laringe, attiva lo stomaco dando impulso all’attività del tratto gastrointestinale. Perché un bambino ha così tanta saliva? La saliva aiuta a digerire il cibo giacché non gli è sufficiente il succo gastrico. In generale, dai 4 mesi fino ai 7 anni, il bambino ha una crescita molto rapida delle ghiandole. Così, fin dall’inizio dello sviluppo umano c’è il cranio, il cervello e la spina dorsale. Il tratto gastrointestinale appare in seguito. Per esperienza personale, il lettore sa che lo stomaco ha tre funzioni: accettare, conservare e rimettere. La deglutizione è una conseguenza della funzione d’accoglienza dello stomaco. Queste forze sono concentrate intorno al plesso solare. I polmoni, il cuore, il fegato ed il cervello “lavorano” sul processo di digestione.
In una rappresentazione Sufi, il contenuto dello stomaco di una persona adulta si compone approssimativamente di tre parti uguali. Nella prima parte si deposita il cibo morbido (liquido, purè di patate e così via). La seconda parte contiene del cibo duro, mentre nella terza parte vi è dell’aria. Il troppo mangiare porta poca aria nello stomaco, per questo motivo gli ingordi soffrono d’affanno. Dato che lo stomaco non sopporta di essere stracolmo, è meglio la denutrizione alla sazietà. Bisogna mangiare lentamente, percepire il sapore del cibo, così si favorisce il rapido emergere del senso di sazietà. Se siete tormentati dalla sete, non è necessario inghiottire l’acqua d’un fiato, ma occorre bere lentamente, a piccoli sorsi, sentendo ogni sorso. In questo modo, si beve di meno e si appaga prima la sete. Quando i Sufi dicono che bisogna bere come si mangia e mangiare come si beve, trattasi del processo esatto d’assunzione del pasto. Durante il pasto non si deve sottoporre il lato sinistro del corpo ad un carico troppo pesante: non appoggiatevi sul lato sinistro. La pressione cade sullo stomaco, e le sue pareti evidenziano il succo gastrico supplementare che sarà impiegato per altri scopi. È molto importante capire il processo nutritivo. Se il cibo non è ben riuscito, per esempio se il kasha (pappa di cereali) è un po’ bruciato o è salato eccessivamente, non affliggetevi. Se è successo, è successo… Se mangiate il kasha con una sensazione di disgusto, sarebbe meglio non mangiarlo, perché fate male unicamente a voi stessi. Invece, mostrategli interesse dicendo: “Che gusto nuovo e originale! Se fossi affamato da tre giorni, avrei mangiato questo cibo con gran piacere!” I sovraccarichi fisici e psichici turbano le funzioni del tratto gastrointestinale. Se sei stanco, nervoso e affamato, dapprima calmati, e poi mangia, lasciando da parte tutte le preoccupazioni. L’olfatto è un dispositivo preparatorio che informa il cervello circa le proprietà degli alimenti. L’organo degli occhi partecipa secondariamente alla digestione. Gli occhi rinforzano la valutazione gustativa del cibo che è realizzata nel cervello. Proprio dalla vista l’organo riceve un comando necessario all’accettazione del cibo. Sotto la lingua è secreta la saliva. I denti sono progettati per mordere il cibo, schiacciare e rompere in pezzi affinché agisca il succo gastrico. Una volta che il cibo è introdotto in bocca, i denti lo schiacciano producendo la saliva, mentre lo stomaco crea i succhi gastrici. La lingua determina se l’uomo assuma il cibo in maniera attiva o passiva: se gli alimenti siano deliziosi o meno, disgustosi o avariati, freschi o guasti, ecc…
La zona Sultano, in cui risiede il cervello, invia un comando allo stomaco, all’intestino e al fegato per prepararli al ricevimento del cibo: “Preparatevi! Arriva per voi un ospite!”. La zona Sultano avverte se si tratta di un ospite gradito o sgradito. La persona affamata sente questo comando in modo forte e persistente, ma se è sazia, il segnale è lasciato passare, si dice che faccia l’orecchio da mercante. Successivamente lo stomaco secerne il succo gastrico, mentre il fegato la bile. Il pancreas fornisce anche il succo. In generale, la bile è sempre prodotta, si accumula nella cistifellea e durante l’assunzione del pasto entra nell’intestino. Gli organi, pertanto, iniziano ad operare a turno, uno dopo l’altro.
Nasreddin Hodja entrò una volta in un caffé di San Pietroburgo e chiese al cuoco se preparano un pilaf. Il cuoco annuì ed il nostro Mullah gli chiese un giudizio sul suo pilaf. Il cuoco con un’eloquenza indescrivibile dichiarò che cucinava il miglior pilaf di San Pietroburgo! “Allora, continuò Nasreddin Hodja – fammi sentire … l’odore del pilaf. “È impossibile”, – sorrise il cuoco. “Ti pagherò!” – esclamò l’irrequieto visitatore. “Bene”, – ne convenne il cuoco che condusse Hodja presso il pilaf in cucina. Nasreddin respirò a sufficienza il profumo del pilaf e per qualche ragione rifiutò di acquistarne una porzione. “Devi pagare! – Gridò il cuoco. – Lo hai promesso!”
«Certamente» – sorrise Nasreddin Hodja e … fece tintinnare delle monete d’oro vicino all’oreccho del cuoco.
Questa parabola suggerisce che il corpo dovrebbe mangiare solo quando è predisposto, cioè com’è stato descritto nella precedente allegoria. Nasreddin Hodja non ha ritenuto che il suo corpo fosse pronto ad ingerire questo particolare alimento, ecco perché non ha pagato il pasto. Bisogna adesso sapere come comportarsi dopo un pasto. Il Sufi che dava una particolare importanza alla cena, ritenne che dopo il suo termine bisogna appoggiarsi prima sul lato sinistro, poi sul lato destro ed in seguito sulla schiena finché non arrivi il sonno. Bisogna considerare che il ciclo Sufi circadiano implica un’alimentazione molto povera durante tutto il resto del giorno (eccezion fatta per la cena). Non bisogna coricarsi in nessun caso prono dopo i pasti. Se studiamo lo stomaco, apprendiamo che il cibo lo riceve dal lato sinistro. È noto che all’interno della mucosa gastrica dello stomaco vi è una parete molto sottile, un involucro, attraverso il quale, come per un tovagliolo, passa il succo gastrico. Vi sono tutt’intorno delle ghiandole situate nelle pareti. Una delle possibili cause dell’apparizione delle ulcere è che quest’involucro sia troppo sottile. Lo stomaco svolge la funzione digestiva. Il succo gastrico è un liquido chimico pronto. Gli scienziati chiamano questo liquido pepsina ­? il contenuto di tale succo nel corpo di una persona che non si sa con certezza se sia malata o sana è di 4 litri, mentre in una persona sana raggiunge i 5 litri.
Il processo digestivo dipende dal proprietario dello stomaco: come, quando e quanto mangia. Il Profeta Muhammad, la pace sia su di lui, disse che ognuno dovrebbe assumere il cibo nella quantità richiesta dal corpo. È necessario fermarsi quando si vuole mangiare ancora un po’. È vietato raggiungere il limite della sazietà. Se l’alimentazione è eccessiva, il corpo sarà sovraccaricato. Inoltre, si abituerà all’esperienza di volta in volta. I Sufi credono che se la persona si abitua a mangiare molto, sviluppa un’intolleranza verso la condizione di fame, che di per sé non è un male. Quando si mangia gradualmente, si forma un atteggiamento tollerante verso il digiuno. Quest’atteggiamento permette alla persona di mangiare lo stretto necessario per mantenersi in forza e in salute. Alcune persone sembrano sofferenti e scontenti solo perché sono abituate a mangiare molto. Di solito, soffrono di disturbi intestinali. In tal modo, si rimpinzano di tutto, trasgredendo la digestione. Quando la persona prende nuovamente il pasto, il nuovo cibo si mescola con quello non digerito, ed in questo stato entra nell’intestino tenue apportando dolori allo stomaco e in altre parti del tratto gastrointestinale. Il danno dell’eccesso di cibo consta che lo stomaco non ha il tempo di digerire il pasto.
Quasi tutto il cibo digerito scende nell’intestino tenue. È in questa transizione che appaiono le malattie intestinali.
Avete visto come i gatti dopo aver mangiato si stirano, allungano la colonna vertebrale e tirano all’interno lo stomaco? Perché questo succede? Tali movimenti attivano il sistema nervoso e, di conseguenza, la circolazione sanguigna. E, tra le altre cose, favoriscono l’assimilazione delle sostanze nutrienti attive. Il fegato è associato alla cistifellea. Durante il ciclo circadiano, dal fegato all’intestino passano 0,5-1,5 litri di bile ed essa offre l’opportunità di purificare il corpo. Se mangiate troppo, il corpo non ha il tempo di digerire tutto. Il fegato è la zona Ruh (zona dello spirito). Per bilanciarsi il fegato ed il cuore si trovano in due parti del corpo opposte, giacché i due organi sono caldi. Bisogna ricordare che mangiare o bere in fretta è un colpo assestato al fegato. L’abitudine di mangiare si forma fin dalla più tenera età. Molto dipende da come il bambino è nutrito nella prima infanzia. L’esperienza generazionale ha stabilito che il bambino sia nutrito col latte materno per 30 mesi. In tal modo, si immunizzerà contro le malattie. In caso contrario, si genera l’attaccamento al biberon che in età adulta si trasforma nel legame alla bottiglia di birra o di liquori. Questo fenomeno è chiamato imprinting (etologia), effetto. Il bambino imprime letteralmente nell’anima tutti gli eventi dei suoi primi anni di vita. Lo stesso fenomeno si ripete nel caso della nutrizione. Nell’infanzia, il bambino incarna uno schema non corretto di accettazione del cibo, e poi, quando cresce, raccoglie i frutti di questa abitudine: ulcere, cirrosi e così via. In Brasile, finora, raccontano un caso.
Il re del Brasile aveva una predilezione particolare per un piatto di frutti di mare, detto itopoa. Una volta, quando il re pranzava, arrivò un messaggero da lontano con una notizia. Ma le guardie non l’ammisero per il seguente motivo: “Quando il re mangia l’itopoa, non si può interrompere il suo pasto. “Ma ho portato una notizia molto importante!” – esclamò l’inviato. Tuttavia, le guardie erano abituate ad eseguire irremovibilmente gli ordini del re. Dopo che il re finì di mangiare l’itopoa, accolse lo straniero. Il messaggero riferì che le truppe del figlio del re si preparavano ad occupare il suo paese. “Rimuovete le portate dal tavolo e preparatevi alla guerra” – gridò il re, ma era troppo tardi – le truppe fecero irruzione nel palazzo, i soldati nemici catturarono il re e lo trascinarono in prigione. Vedendo nella folla il suo cuoco, il re gridò: “Domani nella mia cella servi l’itopoa, ma prepararalo meglio – oggi l’itopoa era molto dolce.”
L’itopoa fino adesso è definito il piatto più costoso. È detto: “Per questo piatto il re consegnò tutto il regno.”
Il cibo gioca, certamente, un ruolo nella nostra vita, ma per alcuni mette in ombra tutta l’esistenza intorno.
Alcuni piatti e Ricette curative
Il Pilaf Giacché sono nato e cresciuto in Uzbekistan, prima di tutto voglio dare la ricetta del vero Pilaf, invece della minestra di riso con fette di carne! È possibile mangiare il pilaf per scopi curativi poiché rinforza lo stomaco. Voglio raccontarvi una storia riguardante mio suocero. Una volta si lamentava per i dolori allo stomaco e così gli furono prescritti dei farmaci, non mangiava carne e cibo piccante, seguiva una dieta ed era molto angosciato per la situazione. Una volta, mentre era in montagna, incontrò un Kirghiso che poi scoprì essere un Sufi. Seduto davanti ad una tazza di tè, consegnò a questo mio parente una ricetta molto semplice: una volta alla settimana mangia a sazietà il più comune dei pilaf! Ora, mio suocero non si lamenta più per lo stomaco. La preparazione del pilaf abbisogna dei seguenti ingredienti: 250 grammi di riso tondo, circa 100 grammi di grasso di montone, 200 grammi di carote, 100 grammi di cipolla, 250 grammi di montone e approssimativamente 25 grammi di “cumino”. Al riso bisogna pulire la buccia e lavarlo tre volte in acqua fredda. Lasciatelo in acqua tiedida per una ventina di minuti. Le carote devono essere tagliate a pagliuzze, la cipolla a grandi anelli e la carne a cubetti. Il calderone deve essere ben riscaldato sulla fiamma. Il grasso nel calderone è scaldato finché assuma la caratteristica colorazione marrone a macchia d’olio. Quando il liquido ottenuto comincia a fumare leggermente, friggere le cipolle. Quando anche la cipolla sta diventando dorata, mettere i cubetti di carne e friggere per circa cinque minuti. Quindi, aggiungere le carote, mescolare e friggere il tutto per ancora cinque minuti. Riempire con acqua il contenuto del calderone finché non si copra tutto il preparato. Attendere che l’acqua bolli. Aggiungere del cumino. Sopra il preparato appoggiare tre teste d’aglio sbucciate e poi copriamo il tutto col riso. Aggiungere dell’acqua bollita per coprire appena la superficie del riso. Aggiungere un cucchiaino di sale. Cuocere il riso fino a quando non assorbe l’acqua. Adesso arriva il momento cruciale! Quando il riso ha assorbito tutta l’acqua, assaggiatelo. Assaggiate gli strati inferiori. Per fare questo, bisogna mischiare il riso (solo il riso!) Se il riso è ancora duro, aggiungere un po’ d’acqua bollente e fate cuocere fino alla cottura. Se all’interno il riso è cotto, ma lo strato superiore non lo è ancora, non significa che il pilaf è pronto. Rimestare il pilaf, e lasciarlo per altri dieci minuti sotto il coperchio a fuoco spento. Quando il pilaf è pronto, mescolate dal basso verso l’alto e servite a tavola. Buon appetito!
Il Dari Questo piatto cura la tosse e tutte le malattie della gola, compresa la raucedine. Prima parte. Prendere il rafano verde e grattugiarlo di sera, aggiungere un cucchiaino di miele, coprirlo e conservarlo coperto fino al mattino. Seconda parte. Al mattino grattugiare circa 100 grammi di radicchio verde, aggiungere due cucchiai di miele, circa 20 chicchi di uva passa nera e 5-6 noccioli di noci. Così, si ottengono due piatti: un primo e un secondo. Riscaldateli leggermente e mangiateli a turno. Bisogna mangiarli assolutamente a digiuno al mattino e poi fino a pranzo è necessario astenersi dal cibo. In poco tempo la tosse vi abbandonerà.
Scirguruch (crema di riso) Per preparare questo piatto sono necessari 100 grammi di riso rotondo, mezzo litro di latte, 5 grammi di uva passa bianca, un cucchiaino di sale, 5 grammi di zucchero cristallino (semolato) e 50 grammi di burro.
Dopo aver pulito e lavato il riso in acqua fredda, lasciatelo riposare per quindici minuti in acqua tiepida per favorirne l’assorbimento. Poi, si bolle il latte e non appena si agita in superficie, aggiungere il riso facendolo cuocere per dieci minuti. Dopo 10 minuti lo saliamo e dopo altri 5 minuti si aggiunge l’uvetta. Il burro si scioglie separatamente ed è aggiunto al piatto pronto. Questo piatto aiuta a normalizzare il metabolismo. Si consiglia di cenare a giorni alterni. È particolarmente indicato per la diarrea.
Ashkadi Questo piatto apporta benefici alla tosse secca e aiuta a pulire le vie respiratorie. Composizione dell’ashkadi: 100 grammi di riso rotondo, 200 grammi di zucca, 5 grammi di menta, mezzo litro di latte, 2 cucchiaini di miele e salare a gusto.
Lessare il riso in acqua. Mentre il riso cuoce grattuggiamo una zucca che conserviamo da parte. Separatamente bolliamo il latte a cui aggiungiamo il riso facendo cuocere il tutto per dieci minuti. Poi, aggiungiamo la zucca grattugiata precedentemente che cuciniamo per circa 5 minuti fino a cottura. Dopo 5 minuti, si aggiunge la menta e il sale facendo cuocere il tutto per altri cinque – sette minuti. Appena il piatto pronto diventa tiepido, si aggiungono due cucchiaini di miele. A scopo terapeutico, è necessario mangiare l’Ashkadi tiepido, a stomaco vuoto e in quantità a vostro piacere.
Una persona che generalmente tossisce gli sono controindicate le foglie di insalata e il cavolo.
Le Noci La noce è usata come un antibiotico e rinforza le cellule del corpo. È utilizzata nel trattamento delle malattie cardiache e vascolari, per la normalizzazione della pressione e per il miglioramento del diabete. Aiuta anche i disturbi di stomaco, le malattie renali, i disturbi epatici, le nevrosi, l’aumento dell’irritabilità e il rachitismo. Le noci contengono il 19% di proteine e il 16% di carboidrati. Inoltre, hanno un sacco di vitamine, di sali minerali e di acidi. I guaritori Sufi, perciò, consigliano di mangiare tutti i piatti a base di noci. Ricetta 5-6 noccioli di noci, 20-25 chicchi di uva passa nera, 100 grammi di ricotta. Mescolare tutto e mangiare prima di colazione a digiuno. Si raccomanda, inoltre, mangiarla la sera prima di addormentarsi. Il ciclo di trattamento è di 20-25 giorni.
Ricetta per la purificazione del sangue Al mattino prima di colazione bere 100 grammi di succo di melograno. A pranzo, bere cipolle bollite e aglio, e la sera prima di andare a letto un tè verde caldo a cui si aggiunge un cucchiaio di miele e un cucchiaino di aceto di mele. Questo regime alimentare deve osservato per 10 giorni.
Ricetta per la pulizia di fegato, reni e stomaco Versare 5 grammi di cumino macinato in 20 grammi di acqua bollita. Coprire con un coperchio e lasciare infondere per 15 minuti. Assumere l’infuso a stomaco vuoto al mattino e dopo ogni pasto per 15 giorni. Come ho detto molte volte, una persona può guarire solo se pratica contemporaneamente le traiettorie energetiche, gli esercizi fisici e la corretta alimentazione. È importante rispettare il ciclo circadiano Sufi ed eseguire azioni consapevoli.  Al fine di una maggiore comprensione, suggerisco di leggere il capitolo “i Sufi e le cause della malattia.