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martedì 12 febbraio 2013

il mio tu più esteso

"Tu sei il mio tu più esteso
deposto sul fondo mio. Tu. Non c'è
un'altra forma del mondo
che si appoggi al mio cuore
con quel tocco, quell'orma.
Tu, Tu sei del mondo la più cara..."
(Mariangela Gualtieri)



“L’incontro di due personalità è come il contatto di due sostanze chimiche: si produce una reazione così che entrambe ne saranno trasformate”. (Carl Gustav Jung)

Durante il percorso esistenziale si incontra sempre qualcuno che ci cambia o ci devia la strada: possono essere amanti, amici, compagni di strada, semplici conoscenti che poi si tramutano in punti di riferimento essenziali, che segnano profondamente la  nostra esistenza.  In esergo il pensiero di Jung -esponente della psicanalisi - vuol significare proprio questo: da ogni incontro che non sia meramente convenzionale, non si esce del tutto indenni, ma con una scia nell’anima, e in qualche caso, trasformati.

Signora dei silenzi
Quieta e affranta
Consunta e più integra
Rosa della memoria
Rosa della dimenticanza
Esausta e feconda
Tormentata che doni riposo
La Rosa unica
Ora è il giardino
Dove ogni amore finisce
Terminato il tormento
Dell'amore insoddisfatto
Più grande tormento
Dell'amore soddisfatto
Fine dell'ínfinito
Viaggio verso il nulla
Conclusione di tutto ciò
Che non può essere concluso
Linguaggio senza parola
E parola di nessun linguaggio
Grazia alla Madre
Per il Giardino
Dove tutto l'amore finisce.
...Se la parola perduta è perduta, se la parola spesa è spesa
Se la parola non detta e non udita
E' non udita e non detta,
Sempre è la parola non detta, il Verbo non udito,
Il Verbo senza parola, il Verbo
Nel mondo e per il mondo;
E la luce brillò nelle tenebre e
Il mondo inquieto contro il Verbo ancora
Ruotava attorno al centro del Verbo silenzioso...
Thomas Stearns Eliot

     È maschera tutto ciò che non è la morte. (Emil Cioran, La tentazione di esistere, 1956)



"Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.

La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.

Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto."

(Wislawa Szymborska)


“Nulla è più fugace della forma esteriore, che appassisce e muta come i fiori di campo all’apparire dell’autunno”. (Boezio)

"Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi”. (Cesare Pavese)




"...E ho visto la luce dei suoi occhi. E sono stato dentro la sua luce. Sono entrato dentro la sua luce. Mi sono alzato dalla sedia, sono andato verso di lei e davanti alla sua luce…”.(Melancholia -Jon Fosse)


Chiunque tu amerai
amalo molto
e di un amore mattutino
che inauguri il suo giorno
benedica nella fiamma
il suo respiro.  (Stefano Maldini)

“Gli era dunque mai successo di perdere a tal punto il proprio cuore, aveva mai amato a tal punto una creatura umana, così ciecamente, con tanto dolore, con tanto insuccesso, eppure con tanta felicità?...
Egli non aveva mai potuto perdersi e consacrarsi interamente a un’altra creatura, commettere pazzie per l’amore di qualcuno; mai aveva potuto fare qualcosa di simile, e questo era stato – così gli era parso allora – la gran differenza tra lui e gli uomini-bambini. Ma ora, dacché suo figlio era con lui, ora anche lui, Siddharta, era diventato un perfetto uomo-bambino, e soffriva a causa d’una creatura umana, amava una creatura, si perdeva per amore, per amore diventava un povero stolto. Anch’egli sentì ora finalmente, per una volta nella vita, questa fortissima e singolarissima tra le passioni, ne sofferse, sofferse lentamente, eppure si sentiva come inebriato, rinnovato e arricchito di qualche cosa. Ben s’accorgeva che questo amore, questo amore cieco per suo figlio era una passione, era qualcosa di molto umano, era samsara, una sorgente torbida, un’acqua non pura. Eppure, così sentiva nello stesso tempo, non era senza pregio, era necessario, veniva dalla sua stessa natura. Anche questo piacere chiedeva d’essere espiato, anche questi dolori chiedevano d’essere assaporati, anche queste pazzie chiedevano d’essere commesse”.  (Hermann Hesse - Siddharta)

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