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mercoledì 3 aprile 2013

danza con me

Si potrebbe dire che il maestro Zen ami i propi discepoli.Il suo amore è realistico e maturo e compie ogni sforzo per aiutare i discepoli a realizzare i loro sentimenti,ma sa tuttavia che nulla di ciò che il maestro può fare riuscirà a risolvere i problemi per il discepolo,a realizzare per lui i suoi intendimenti.Tale amore del maestro zen è un amore non sentimentale,ma realistico,un amore che accetta la realtà del fato dell'uomo,per cui nessuno di noi può salvare l'altro,e per cui tuttavia mai dobbiamo cessare di compiere ogni sforzo capace di aiutare un'altro a salvare se stesso.Qualunque sorta di amore che non conosca tale limitazione e proclami di essere capace di salvare l'altrui anima,non si è affrancato dalla mania di grandezza e dall'ambizione ". ( Fromm-Suzuki-De Martino da "Psicanalisi e Buddismo zen . ed. Astrolabio ). " Nessuno si trasforma da solo. L' asse verticale della trasformazione si incrocia sempre con quella orizzontale dei rapporti interpersonali ". ( Peter Schellenbaum ). E questo incontro è, infine, atto d' amore. Amore non solo come sentimento, ma un amore che implica l'essere aperti ad un' autentica comprensione...e la comprensione profonda richiede spazio. E' necessario che l' artista-terapeuta, abbandoni ogni movimento egoico, aspettative, ansie, ogni condizionamento. Solo allora potrà ascoltare veramente,accogliere l'altro, comunicare direttamente...è necessario " spazio interiore pulito ". Il terapeuta deve gettare via se stesso per divenire solo un tramite. E' l' attenzione, la dedizione alla "pratica" che realizza la vera natura,una natura spontaneamente illuminata,che aspetta solamente,semplicemente,di emergere. "Il cammino verso la guarigione conduce sempre ad attraversare un punto estatico che non si lascia raggiungere con dei semplici giochi di ruolo e delle messe in atto...L'esperienza estatica della svolta si verifica in gesti spontanei e ,al tempo stesso,coscienti a livello sensibile nei quali si manifesta la saggezza del corpo ". ( Peter Schellenbaum da "Alzati dal lettino e cammina"ed Red ). "La danza è la madre delle arti . Vive ugualmente nel tempo e nello spazio. In essa creatore e creazione,opera e artista,fanno un tutt'uno. Movimento ritmico in una successione spazio -temporale,senso plastico dello spazio,viva rappresentazione di una realtà visiva e fantastica.Danzando, l'uomo ricrea queste cose con il suo stesso corpo,ancora prima di affidare alla materia, alla parola,il risultato della sua esperienza. Nella danza i confini tra corpo e anima,tra espressione libera dei sentimenti finalità utilitaria,tra socialità e individualismo,tra gioco,culto,lotta e rappresentazione scenica,tutti i confini che l'umanità ha costruito nel corso della sua evoluzione,si annullano. Tutto è presente nella danza : il corpo,che nell'estasi viene trasceso e dimenticato per diventare ricettacolo della sovrumana potenza dell'anima ; l'anima che trova una felicità e una gioia divina dall'accresciuto movimento del corpo liberato d'ogni peso ; il bisogno di danzare,perchè una prorompente gioia di vivere strappa le membra al loro torpore ; il desiderio di danzare,perchè chi danza acquista un potere magico che elargisce vittoria,salute,vita. ; un legame mistico,che nella danza unisce la tribù tutta,e il lbero manifestarsi della propia individualità,in una completa aderenza al propio io. Nessuna arte ha confini così ampi . Nella danza forze represse erompono alla ricerca di una libera estrinsecazione,e un intimo ritmo le ordina in una viva armonia che al tempo stesso acquieta e annulla la volontà. Liberato dalla volontà,chi danza si abbandona alla beatitudine di un gioco consacrato,all'ebrezza che lo allontana dalla monotonia della vita di ogni giorno,dalla realtà tangibile e dalla prosaica esperienza quotidiana e giunge là dove immaginazione fantasia e sogno si destano e diventano forze creative . Nell'estasi della danza l'uomo è partecipe dell'aldilà,del mondo dei demoni,dello spirito e di Dio. Invasato e rapito nell'estasi ,egli rompe i ceppi terreni e si sente pervadere dal soffio dell'universo... Data la profonda e larga sfera di azione della danza,nulla possiede uguale valore nella vita e nelle civiltà primitive...non è un peccato condannato dai sacerdoti : è un atto sacro ed un ufficio sacerdotale ;non un passatempo : è anzi un'importante e seria attività in cui è impegnata tutta la tribù .Non esiste avvenimento nella vita dei popoli primitivi che non sia consacrato dalla danza .Nascita,circoncisione,iniziazione delle fanciulle,nozze e morte,seminagione e raccolto,onoranze ai capi,caccia,guerra e banchetti,lunazioni e infermità : per ogni cosa è necessaria la danza . E non si tratta di spettacolo e di festa secondo la nostra odierna concezione ...La danza , nella sua essenza,altro non è che la vita innalzata a un grado più elevato e intenso ...ma quando nelle civiltà superiori essa diviene arte nel senso più stretto del termine,allorchè diviene oggetto di spettacolo e la sua influenza è diretta agli uomini e non più ai demoni,il suo universale potere si spezza,si frantuma...ma ciascuna civiltà racchiude ancora in sè ,come germe spirituale,la nozione sublime che " danza " è ogni movimento soprannaturale e sovrumano . ( Curt Sachs da " Storia della danza. ed. il Saggiatore ).

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