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lunedì 16 aprile 2012

il ponte tra i mondi

«Il tuono non è più la voce di un dio furente né il fulmine è l'arma della sua vendetta.
Nessun fiume contiene uno spirito né l'albero
è il principio vitale di un uomo, i serpenti non sono
personificazione di saggezza né alcuna grotta di montagna
è dimora di grandi demoni.
Nessuna voce parla più all'uomo, oggi, venendo da pietre, piante o animali,
né l'uomo si rivolge ad essi convinto che lo possano udire».
C.G. Jung

Sciamano deriva da shaman, una parola dei Tungus della Siberia e si riferisce ad un uomo o donna che ha la capacità di “viaggiare” in uno stato alterato di coscienza. Infatti, ciò che differenzia una persona ordinaria da uno sciamano è la capacità di entrare in uno stato alterato di coscienza per compiere un “volo magico” in una realtà parallela, percorrendo un axis mundi che collega i tre livelli di esistenza o i tre differenti piani di realtà: il mondo sotterraneo, l’ intermedio e il mondo superiore che, collegati fra loro dall’axis mundi, rappresentato dal Monte Meru, o dal Pilastro d’oro, o dall’arcobaleno, ponte di collegamento fra noi e il mondo degli spiriti.
Il mondo superiore è associato al cielo nel quale le stelle sono viste come “finestre sul mondo”, il mondo intermedio è dove gli esseri vivono e il mondo sotterraneo dove gli spiriti delle malattie e l’anima dei morti dimorano. Lo sciamano dunque non è che un anello di congiunzione, un ponte fra gli uomini e gli dei. Nel mito sciamanico si narra che nell’Età dell’Oro gli uomini avevano la capacità di muoversi nei tre mondi-sotterraneo, intermedio e superiore-, di dialogare con gli Dei, le piante, le rocce, gli animali, senza una distinzione fra sogno e realtà. A causa di un peccato di arroganza, il ponte che univa i tre mondi crollò, e il viaggiare fra questi mondi fu concesso solo agli Dei, agli spiriti e agli sciamani. Davanti ad un problema da risolvere egli, anziché usare il pensiero razionale, si rivolge ad esperienze interiori. Usando l’astrazione e il simbolismo, si lascia andare al flusso delle immagini del suo inconscio, senza lasciarsi intrappolare dal giudizio critico dell’attività intellettuale per rivolgersi ad una memoria antica che non può essere conosciuta nello stato normale di coscienza.
Elemire Zolla sostiene che “La malattia divina può essere lenita solo in modo rituale e curato soltanto attraverso l'iniziazione. Il rito sciamanico rappresenta l'unica cura della malattia divina, attraverso il rito cambia di valenza, trasformandosi in uno stato di salute che è diverso dal normale star bene. In effetti, la malattia divina e la sua cura ritualizzata evocano il dramma archetipico di morte e rinascita, associato ovunque all'ingresso nella professione sciamanica guaritrice. La malattia sciamanica si presenta in modi ben precisi: mali cronici curati a lungo senza successo - deperimento psico fisico progressivo del malato - alternanza di stati alterati di coscienza ed incoscienza - tremiti e convulsioni  Altre indicazioni che il malato deve diventare sciamano/a sono l'ereditarietà, per cui un parente stretto defunto era sciamano e ora la sua anima è alla ricerca di un nuovo corpo veicolo; attraverso una divinazione che indica il futuro da sciamano del paziente, e ancora, se le condizioni di salute del malato migliorano mentre sì svolge una cerimonia sciamanica e se il paziente comincia a tremare ed entrare in trance quando lo sciamano inizia a battere il tamburo che per lo sciamano è la rappresentazione del cielo e della terra, del mondo sotterraneo, luogo di incontro di forze misteriose, campo di battaglia dell'eterna lotta fra il bene e il male. 
L’attività sciamanica è caratterizzata non dalla possessione da parte degli spiriti, ma dal controllo su di essi:lo sciamano rimane vigile, determinato e concentrato nel suo non facile compito, recitando la parte dell’attore, del regista, del danzatore cosmico, del cantastorie universale, del traduttore di antiche saggezze che l’uomo moderno ha dimenticato. Nella cultura sciamanica, lo scopo della vita è lo sviluppo spirituale personale. Lo stato di salute non e’ solo assenza di malattia, è armonia con l’ambiente, è un’intuitiva percezione dell’universo come una trama di un tessuto, con i fili interconnessi, è mantenere una comunicazione con gli animali, le piante, l’acqua, le stelle, è la consapevolezza che non c’è differenza fra la vita e la morte, che noi siamo parte del Tutto. La malattia è vista come un qualcosa che dall’esterno si inserisce nel corpo di una persona e che necessita di essere rimosso o eliminato. Il problema principale non è l’elemento esterno, ma la perdita della forza, del potere spirituale personale, che, creando debolezza e disequilibrio, permette l’intrusione. Questa concezione di malattia non si discosta da quella della medicina allopatica secondo la quale è l’intrusione di un fattore esterno al corpo-virus-batterio o altre invisibili elementi dell’ambiente-che, in un momento di debolezza del sistema immunitario, causa la malattia. Lo sciamano, come medico religioso, diagnostica la malattia attraverso l'auscultazione del polso (sinistro per la donna, destro per l'uomo) la cui velocità rivela l'attacco di una strega, o di un buth, fantasma. La guarigione è quindi, dal punto di vista sciamanico, un fatto spirituale in quanto le malattie hanno un’origine spirituale e dagli spiriti possono essere risolte. La perdita dell’anima, intesa come energia vitale, è la più grave forma di malattia spirituale che dà origine a quella fisica e lo scopo della pratica sciamanica è di prevenire questa perdita, nutrendo l’anima e impedendole di “vagabondare”. L’immaginazione può influenzare e dirigere i processi del corpo e quindi anche il passaggio dalla malattia allo stato di salute. Ciò che serve è unicamente la trasformazione della coscienza in una realtà dove, in modo intuitivo e non intellettuale, ascoltare e tradurre i messaggi che arrivano dal proprio corpo, dalla mente e dallo spirito. Questa trasformazione permette la fusione della nostra mente con quella Universale, con un potere che è dentro di noi e dà significato e sostanza al nostro esistere, permettendoci di diventare sciamani e di condividere la loro concezione secondo la quale tutte le parti del creato sono interconnesse e influenzano sia sul piano fisico che psichico. Gli oggetti che noi percepiamo con i sensi sono manifestazioni di una più ampia rete di energie, impregnati di coscienza e quindi vivi.  c’è bisogno di recuperare il ruolo costruttivo dello sciamano ed imparare noi stessi ad essere sciamani, per riappropriarci di un antico potere che ci appartiene, per recuperare il dialogo con gli spiriti degli animali in un periodo in cui molti si sentono estranei agli istinti vitali, per riconquistare la libertà di muoverci da una realtà all’altra scegliendo quella che soddisfa i nostri bisogni ed usare la nuove conoscenze così acquisite per nutrire il nostro essere, per prenderci cura di noi stessi e degli altri con amore e compassione, per sentirci “a casa” nell’Universo, per salvare noi stessi e l’ambiente.

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