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lunedì 23 aprile 2012

pietre che parlano...acque che suonano...



 
 "il quadrato della materia nel cerchio dello Spirito"888



n.b.queste sono tutte foto mie
File:Appari 01.JPG
La facciata, rettangolare e didimensioni notevoli in altezza, si presenta semplice e caratterizzata da un portale con arco a tutto sesto, una finestra circolare ed un campanile a vela con tre fornici. Un altro ingresso è presente lungo la parete meridionale. L'interno, a navata unica con volte a crociera, è tagliato trasversalmente da due archi strutturali ed è interamente affrescato con la tecnica della rappresentazione a fumetti e riporta scene del vecchio e nuovo testamento. Il presbiterio, probabilmente l'area più antica dell'edificio, si presenta ruotato rispetto all'asse della chiesa e di forma irregolare dovuta all'adiacenza con la parete di roccia. L'eremo è situato sul percorso che congiunge Paganica con Camarda e, dunque, sulla strada che dall'Aquila sale verso il Gran Sasso, in una posizione suggestiva all'interno di una gola, stretto tra una parete rocciosa ed il corso del torrente Raiale, affluente dell'Aterno, che costituiscono un sagrato naturale. La roccia si presenta bucata in corrispondenza del passaggio della S.S.17 del Gran Sassoche si trova sopraelevata rispetto alla chiesa.File:Santuario Madonna di Appari.JPG
p.s. queste foto sono tratte da internet

ovvero "quando le stelle fanno l'amore(come scrive Michele Proclamato) Benché il diploma di fondazione della città dell'Aquila venne sottoscritto dal figlio Corrado IV di Svevia nel 1254, i primi studi sulla possibilità di costruire una città in quel punto dell’Abruzzo, sembra si debbano al padre Federico II, grande cultore di scienze esoteriche e dell’astrologia, che fece edificare la città di Vittoria (in contrapposizione a Parma) seguendo la disposizione della costellazione del pianeta Marte.
L'Aquila fu edificata secondo la pianta di Gerusalemme, disponendo i principali monumenti sacri in modo da ridisegnare a terra lacostellazione della stella Altair. Alcuni tra i loro monumenti più importanti appaiono infatti collocati nella medesima posizione.

La fontana delle 99 cannelle con la piscina di Siloe e la Basilica di Collemaggio con Tempio di Salomone. Ponendo a confronto le piante antiche di Gerusalemme e dell’Aquila lo storico Crispomonti ha fatto notare la perfetta somiglianza della città Santa con il disegno delle mura dell’Aquila. Guardando attentamente le due piante, si notano infatti diversi particolari che sembrano collimare in modo puntuale anche in posizione invertita: il fiume Cedron scorre nell’omonima valle, come l’Aterno per L’Aquila; il monumento, denominato Piscina di Siloe, risulta localizzato esattamente come la fontana delle 99 cannelle, ambedue adiacenti ad una porta muraria. Verso nord c’è il monte del Tempio, per L’Aquila corrispondente alla Basilica di Collemaggio. Altre circostanze sembrano avvalorare le ipotesi che la costruzione delle due città sia perfettamente speculare. Le due città sorgono entrambe su colline ad un’altitudine di 721 metri per l’Aquila e poco più (circa 740mGerusalemme.  Rispetto a Gerusalemme il disegno dell’Aquila ha i punti cardinali invertiti, vale a dire che il nord corrisponde il sud. Sovrapponendo le mappe si scopre una sostanziale collimazione delle due cinte fortificate. Infatti Santa Giusta, che fu la prima delle chiese edificate, sta nel luogo della spianata del Tempio di Salomone e la Basilica di Collemaggio, sta a Sud-Est fuori le mura, esattamente nella posizione, dove a nord-ovest, al di là della piccola valle echeggiante quella di Giosafat e del Getsemani, sorge sopra un rilievo in posizione non dissimile da quella del Monte degli Ulivi, luogo dell'insegnamento del "Pater Noster" e poi dell'Ascensione. L’imperatore, come i monaci circestensi, si era convinto infatti che bisognasse trovare un nuovo "Centro vitale", spostando l’epicentro della cristianità.Fu dunque questo il progetto di Federico II, di ritorno dalla riconquistata Gerusalemme: fondare una nuova capitale spirituale europea in contrapposizione alla odiata Roma.
Gli indizi sono molteplici, a cominciare dall'ideale altamente spirituale dello Staufen, passando poi agli intensi rapporti sia con il mondo orientale, sia con i padri Cistercensi, sia con l'Ordine dei Cavalieri Teutonici e ancora per il grande interesse di Federico II per le scienze e l'astronomia.
Federico II, nel 1229, aveva appena riconquistò Gerusalemme senza guerra, né spargimento di sangue, grazie alla consolidata amicizia, che lo legava al Sultano di Damasco Al-Kamil. Tra i due c’era stata una lunga corrispondenza segreta e scambi di ricchi doni. Il risultato che ne ottenne Federico II fu il possesso diGerusalemme, Betlemme e Nazareth, uno strepitoso successo per l’epoca.
Al ritorno in Italia lo attendeva invece una guerra velenosa e strumentale, avendo Il Papa fatto diffondere la voce che fosse morto, al punto che, al ritorno del Re, il 10 giugno 1229, i brindisini rimasero sbigottiti. Per mesi vi era stata una guerra civile e militare nella convinzione della morte dell’imperatore, tutti i suoi fedeli ripresero animo. Il capoluogo dei suoi avversari era Montecassino, centro benedettino e Federico II non si perse d’ animo punendo i traditori senza pietà. Il reggente di Celano e tutti i suoi complici vennero uccisi.  In molte città vi furono sollevazioni popolari. Nella fedele Sulmona vi fu una guerriglia che culminò nell’incendio della città. In Roma fu sommossa contro il Papa ,che dovette fuggire in Umbria. Ma ci fu ancora un evento grave, di cui si tiene poco conto, che avvenne nell’inverno 1229 – 1230, quando Roma venne alluvionata dal Tevere, lo straripamento del fiume causò la morte di oltre cinquemila, ricoprendo di fango l’intera città. Un vero cataclisma, come il terremoto che ha sconvolto l’Aquila, messa come Roma, in ginocchio per molto tempo. L’Abruzzo, per la sua posizione geografica, era da tempo un crocevia di correnti religiose, economiche e politiche e forti erano le spinte per la creazione di una nuova città, che potesse raccogliere queste necessità , diventando un centro commerciale, che desse finalmente una spinta allo sviluppo economico della Regione, dedita alla pastorizia ed alla raccolta dello zafferano di una qualità eccellente, apprezzata in tutte le Corti di Europa. Ed è in questo contesto che va concepita la sua creazione. E’ quindi intorno al 1230 che un’onesta filologia dovrebbe ascrivere nascita dell’Aquila, voluta proprio da Federico II, monarca lungimirante ed abile stratega, che in molti altri luoghi, ritenuti adatti dal punto di vista commerciale o di difesa del territorio, fondò città e provvide all’incastellamento per motivi strategici di villaggi sparpagliati, ponendo i castelli ad una giornata di cammino l’uno dall’altro per garantire un rapido scambio di informazioni e di aiuto reciproco in caso di attacchi o di sommosse, organizzate dall’acerrimo ed infido nemico di sempre,il Papa.
Tra il 1230 e il 1254, nonostante la guerra aperta seguita da tregua e poi ancora da guerra, l’Imperatore svevo cercò di dare il massimo impulso e sostegno economico per la costruzione di questa nuova città nella valle dell’Aterno, ritenuto un crocevia strategico. Con Roma ormai affogata nel fango, con l’ostilità dei Cassinesi, con Gerusalemme perduta di nuovo, con l’alleanza spirituale di grandi bonificatori ed edificatori quali erano i cistercensi. Ma la morte lo colse improvvisamente, impedendogli di potare a termine questo progetto ambizioso.
Ci pensò il nipote Corradino a emanare il decreto di fondazione nel 1254, ma ha dargli il taglio decisamente esoterico fu senz’altroPietro da Morrone, il futuro Celestino V, dopo che Manfredi nel 1259 l’aveva rasa al suolo per le note traversie in cui si dibattevano gli eredi di Federico per la conquista del trono napoletano, in connessione con quelle del conflitto tra Chiesa e Impero. Solo sette anni dopo, Carlo I d' Angiò ne autorizzò la riedificazione.
Infatti, anche se gli albori dell’Aquila, progettata e voluta da Federico II e dai padri spirituali cistercensi risalgono al 1230, l’inizio della sua nuova “vita spirituale” si deve individuare nel 1266> “12-66”< , non  a caso”il numero simbolico” di Gerusalemme ed altra strana ”coincidenza numerologica”, i Celestiniani, che facevano capo a Pietro da Morrone si fecero promotori di due dei monumenti più simbolici e, altamente esoterici della città: la Fontana delle 99 cannelle, la cui costruzione iniziò nel “12- 72” e laBasilica di Collemaggio, iniziata appena due anni dopo nel 1275 e terminata nel 12- 88.


Michele Proclamato ha approfondito questa colleganza numerica,facendo presente che il numero “72” si incontra in natura ed in tante regole:
72 furono i cospiratori che tramarono contro Osiride.
72 sono i nomi di Dio.
72 sono i templi d’Angkor in Cambogia.
72 sono gli apostoli di Gesù al momento della sua morte.
72 sono gli angeli della tradizione ebraica.
72 erano le monete da pagare per l’affiliazione alla segreta Triade cinese.
72 è il numero dominante della cattedrale di Chartres.
72 furono le regole da seguire per i Cavalieri Templari.


La fontana è stata riprodotta su disegno di Tancredi da Pentima e per volere del governatore regio Lucchesino da Firenze. La sua edificazione commemora ancora oggi la fondazione dell’Aquila operata dai 99 castelli del contado.
La parte più antica è costituita dalla vasca sul fondo e da quella a sinistra, dotate rispettivamente di 40 e 23 mascheroni (sono uno diverso dall’altro e secondo la tradizione rappresentano i signorotti dei castelli) corrispondenti ad altrettante cannelle.
Le 36 cannelle del lato destro e il muro che cinge il monumento, in pietra bianca e rosa, sono stati aggiunti successivamente, quando si è consolidata la leggenda del numero 99.
Si dice che sotto un punto non ben identificato della pavimentazione sono state sepolte le spoglie dell’architetto Tancredi, giustiziato per essersi rifiutato di rivelare le sorgenti che alimentano le cannelle in modo da poter eludere le eventuali pretese dei vari castellani.  
La fontana è di fronte alla piccola chiesa romanica di S. Vito.
La Fontana si trova nel quartiere Riviera, l’area più bassa e ricca d’acqua della città, a pochi metri dalla stazione ferroviaria. Le circostanze e il motivo della sua costruzione sono ricordate dall’iscrizione in latino che compare sulla lapide murata nella parete frontale del monumento.
La nuova città gioisce ora delle acque del vecchio fiume e di quelle d'una nuova fonte. Se apprezzi quest'opera egregia lodane ogni aspetto ,ma non stupirti dell'opera e ammirane piuttosto i patroni che il lavoro e l'onestà fanno essere cittadini dell'Aquila. Nell'anno del Signore 1272".
In realta le bocche con  il volto uno diverso dall'altro sono 93, le ultime sei sono semplici tubi senza testa.
Dall'osservazione e dagli studi pronunciati sul primo monumento di cui si arricchì l'Aquila, nel 1272, e della Basilica di Collemaggio prendono forma tutti i segreti e la storia dell'Aquila.
Proclamato nel suo stimolante saggio, fa giustamente rilevare alcune  strane coincidenze. Pietro da Morrone, rappresentato dalla storiografia ufficiale come un umile eremita,  nonostante fosse conosciuto in tutte le corti regnanti d’Europa ed avesse contatti diretti e continui con l’Ordine del Tempio,  aveva seguito la realizzazione di ambedue gli edfici.
La Fontana sviluppa la sequenza 99 , mentre la Basilica appare tutto incentrata sul numero otto, non solo nella pietra, ma anche negli atti.
Infatti Pietro da Morrone,apparentemente un semplice monaco, cosa piuttosto anomala, benedisse ed inaugurò la Basilica alla presenza di OTTO Vescovi12 anni prima della sua ultimazione nel 12-88.
E, tanto per ribadire l’importanza che Lui riconosceva a questo numero, all’atto della sua elevazione al soglio pontificio nominò personalmente altri OTTO Vescovi, tutti francesi, nomi molto probabilmente suggeritigli dall’Ordine del Tempio, a meno che non avesse tenuto contatti personali.
Sempre in sintonia con il numero “8”  Celestino sceglie come ricorrenza per la sua incoronazione il 28.8, giorno in cui inaugurò la Porta Santa, la vera prima Porta Santa del Mondo. Indisse una ricorrenza religiosa, a cui da il nome di “
Perdonanza”, da tenersi il28.8 di ogni anno, senza contare “il Labirinto”, in cui si nasconde il segreto dei tre >888<












Tale persistente ricorrenza numerica non ha certo  valenze folcloristiche e superstiziose. Dimostra invece inPietro, ad un più attento studio, una conoscenza profonda dei antichi saperi ed in particolare delle teorie e degli studi di Platone e di Pitagora, incentrate appunto sulle TRE OTTAVE musicali con una visione “quantistica“ modernissima ,in cui tutto nell’Universo è Vibrazione e Suono, sintetizzato in 5 intervalli musicali, esattamente 5 intervalli di Quinta> 5/5, che si identificano musicalmente con TRE OTTAVE.
Questa vibrazione invero influenza i mari, come la singola goccia d’acqua, che a seconda delle note cui viene sottoposta, come insegna la Cimatica (la scienza che studia e descrive le reazioni dell’acqua ai suoni)  forma immagini diverse e una con 12 braccia, se sottoposta a questa nota particolare.
All‘interno di un'ottava infatti ,fra toni e semitoni vi sono, 12 note o suoni, destinati ad aumentare di frequenza a mano a mano che leottave salgono verso gli Acuti.
La cosa strana è  che nel Labirinto di Collemaggio ricorre il numero “288” , esattamente lo stesso numero di vibrazioni al secondo di un RE, sulla tastiera di un pianoforte, alla prima OTTAVA, fra gli  Acuti. Ma anche nel Rosone c’è una sequenza numerica legata alnumero 8. Ci sono infatti  “12” ruote, suddivise in 4 e 8, frazionate da “24” raggi ciascuna, per un totale di “288” raggi.
Il senso di tutto ciò - secondo Proclamato- sarebbe  custodito dalle figure poste al di sotto delleRuote, tutte in paziente attesa di essere “disposte”, secondo una sequenza millenaria egizia, che si ritrova nello Zodiaco di Dendera. dove il panorama celeste egiziano appare “sostenuto” da “12” ESSERI, posti in OTTO direzioni, i quali, con “24” braccia sostenevano i  “72” corpi celesti allora conosciuti.

Le TRE OTTAVE (888) aquilane rispecchierebbero pertantouna Legge universale, legata alla  sequenza della serie numerica “8-12-24", che è alla base di “un sapere sonicointerpretato ed utilizzato anche per la Fontana delle 99 Cannelle in cui  sono stati studiati e realizzati giochi d’acqua, che ricordano i giochi acustici assai più evidenti, ad esempio come quelli realizzati nelle stanze di Palazzo Farnese di Caprarola o, ancor meglio, nella fontana dell’”Organo” di Villa d’Este.Tale particolarità si può  percepire, ad un orecchio sensibile ed attento, anche nella Fontana delle 99 cannelle, in cui il suono si deforma  fino al suo quasi annullamento,  a  causa  dalla particolare angolazione delle mura perimetrali.  Più evidente nella parete esposta a Nord est. In alcuni punti, ad esempio, il brusio delle cannelle tende a   scomparire e a uniformarsi. 
















In altri il gioco d’acqua diventa assai più articolato e ardito. In altri ancora è evidente l’enfatizzazione del medesimo, soprattutto in prossimità dell’angolo acuto dove è presente la cannella del “pesce” o del Colapesceo dell’ uomo pesce, da molti richiamata con una funzione analoga alle pietre d’angolo basilicali, connessa alla funzione di Centro della Cristianità e del Mondo com'era negli intenti di Federico II Celestino V.
Il cavaliere, prima di entrare nella Basilica doveva purificarsi, immergendosi come un pesce, nell'elemento acqueo, seguendo un particolare rituale.Durante la notte precedente, doveva infatti trattenersi all'interno della fontana ed ascoltare il tintinnio dell'acqua , individuando tra i 99 scrosci il suono - l'unico -che lo faceva vibrare all'unisono.
Ognuna delle 99 cannelle avrebbe infatti un tono ed una vibrazione diversa, inudibile ad un orecchio normale.  Solo l'adepto ha la capacità e la preparazione per percepire la nota che tocca e fa vibrare all'unisono il suo cuore.
Se quindi il neofita desiderava vivere questa particolare esperienza, doveva essere cosciente che, se al termine di questo indispensabile momento di preparazione, non fosse riusciuto  a percepire questo particolare "ultrasuono", non era ancora pronto per affrontare l'intero percorso iniziatico, segnato sul pavimento della 
Basilica di Collemaggio.Quando si decideva di avviarsi sul sentiero di purificazione e di riequilibrio energetico, si doveva infatti assolutamente badare anon superare il livello consentito alle persone non ancora  preparate a sostenere il progressivo aumento dell'energia, che sollecita il sistema nervoso e quello sanguigno.
Non è infatti un caso che sia stato scelto il 5° livello per porre l'adepto di fronte alla scelta se proseguire o fermarsi e sospendere momentaneamente il percorso, tornando indietro a livelli sostenibili per il suo organismo e la sua psiche (vedi il capitoli "
il segreto dei tre otto" ed "il percorso iniziatico di Eddy").
Per il neofita che riusciva ad individuare la "sua" cannella, il discorso era diverso. Infatti, una volta individuata la cannella, doveva  berne alcuni sorsi e inginocchiarsi con il volto rivolto verso la cannellae meditare per tutta la notte fino alle primi luci dell'alba, riesaminando con rigore ed imparzialità la sua vita, gli errori e gli sbagli commessi, autoperdonandosi purificandosi, in modo da essere pronto per affrontare, il mattino dopo, il percorso iniziatico ed entrare nel 
Labirinto dei tre> 888<.Solo cosi ci si può immergere nelle profondità del proprio mondo interiore alla scoperta di quella gocciadi Dio che si nasconde in ogni cuore.

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