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giovedì 23 febbraio 2012

lode al mese dedicato ad Afrodite


Venere ruotante
Nata dal mare, Afrodite veniva venerata dai naviganti, non come Poseidone, ma come colei che rende il mare bello e tranquillo e sicura la navigazione. Le era sacro il delfino, allegro accompagnatore dei naviganti.
Ma Afrodite ammansisce non soltanto il mare, bensì rende bella anche la terra. Ella è la Dea della primavera, stagione dei fiori ma anche dell’amore.
Le sono sacre le rose, ma anche molte altre piante, quali il melograno e il mirto. Anche la mela, antico simbolo dell’amore, si trova nella sua mano
Afrodite incarna il principio del piacere fine a sé stesso, Lei ama per il piacere di amare, e a differenza di altre, sceglie ad uno ad uno i suoi amanti, non subendo mai le altrui scelte. Con il suo cinto magico, che indossa per sedurre chiunque lei scelga di amare, Lei fa dono della sua bellezza e del suo amore, senza altri scopi se non l’amore stesso. La sua gratificazione personale è legata al suo personale valore ed al fatto di scegliere, ed è proprio questo che la rende irresistibile, la sua autenticità. Lei infatti incarna l’amore, prima di tutto per sè stessa, poi verso gli altri.
Afrodite non ama per compensare un vuoto, o per “sistemarsi” o per procreare, Lei basta a sé stessa e nonostante le innumerevoli relazioni, ed il matrimonio con Efesto, ha l’energia di una single, tant’è che i suoi figli vengono allevati dai padri.
Altra cosa che la distingue e la rende estremamente pericolosa agli occhi di uomini e donne più insicuri è che Afrodite non mostra nessuna indecisione nell’esprimere la sua attrazione e utilizza l’erotismo come strumento di seduzione. Lei non attrae per ciò che offre, come altre Dee e mortali più materne e compassionevoli di Lei, ma per ciò che è, e proprio questo suo essere sé stessa fino in fondo produce la grande attrazione.
Afrodite viene spesso rappresentata con uno specchio in mano. Lei si specchia e si piace, indipendentemente dall’altrui giudizio.
Per questo anche nel mito più e più volte si scontra con la morale collettiva.
Non è che sia priva di etica come vorrebbero farci credere i suoi detrattori. E’ che l’etica di questa irresistibile Dea non è legata alla morale collettiva né tantomeno a quella religiosa, bensì al senso del suo valore personale. Lei vuole condurci ad esplorare il grande tema del rapporto con sé stessi e la propria interiorità, in altre parole il grado della nostra autostima. La sua bellezza infatti è qualcosa che va ben al di là del concetto estetico.

Nella vita occorre Bellezza ed ARMONIA (intesa come Auto-consapevolezza, Resilienza, Moralità, Opportunità, Nobiltà d’animo, Imprenditorialità e Assertività), occorre mettersi continuamente in gioco, mettersi  in contatto col proprio fuoco interno e sedersi accanto ad esso. Questo è il primo passo da compiere nella via della propria riscoperta e della consapevolezza insieme con i 13 alleati della via senza metodo (silenzio, solitudine, immobilità, lasciarsi andare, semplicità, lentezza, morbidezza, interesse per sé, serenità, santuario, sacro, sostegno, sonno) e seguendo come un prode guerriero le sfide di libertà per un  impeccabile destino. Occorre intraprendere l'arcano viaggio nella bellezza, nel lato magico della natura, oltre ogni tempo e tuttavia nel cuore del tempo al fine di riscoprire la propria vera identità, quell’identità mitica che ci unisce al cosmo: una vocazione che va al di là della personalità di ogni donna e che appartiene alla storia della vita. Dopo aver affrontato le altre dee: Durga Kali, Demetra ed Era, ecco finalmente la dea della bellezza e del piacere: Afrodite.
Afrodite è la divinità greca dell'amore, inteso anche come attrazione delle varie parti dell'universo tra loro per conservare e procreare; simboleggia l'istinto naturale di generazione e di fecondazione e sotto questo aspetto è simile alla Ishtar babilonese  (suoi attributi erano l'amore, sia sacro che profano e la guerra; nel culto astrale s'identificava col pianeta Venere. Assimilata alla sumerica Inanna, dea della terra madre feconda, divenne protagonista di numerosi poemi epico-mitologici, tra cui quello della sua discesa agli Inferi. E' questa una bella storia che ricorda l'alternarsi delle stagioni sulla terra ed il perpetuo ciclo della vita.
Ishtar scende agli Inferi per strappare loro il suo amato Tamuz; e davanti all'ingresso del mondo delle ombre minaccia, per poter entrare, le più gravi calamità e rovine, tanto che la sorella, dea dei morti, dà ordine di farla passare. Impone tuttavia che tutti gli ornamenti con i quali si presentava sulla terra le vengano tolti, poiché nel mondo degli Inferi si può accedere soltanto se nudi e senza armi di difesa ed offesa: il guardiano la priva della corona che ha sul capo, poi degli orecchini, della collana di perle e dello splendente pettorale d'oro e di pietre preziose, infine le toglie la cintura che costituisce il simbolo del perpetuarsi della vita; per ultimi gli anelli e l'abito.  Gli dei, comunque, non vogliono che Ishtar resti prigioniera degli Inferi e la dea dei morti è costretta ad accettare le condizioni che le vengono imposte: dopo aver chiamato a raccolta il tribunale infernale, restituisce la vita a Ishtar e le concede di riportare sulla terra Tamuz; le rende tutti gli ornamenti mentre a Tamuz viene dato un flauto di lapislazzuli, perché possa esprimere il tripudio del ritorno alla vita), o all' Astarte fenicia.
I Greci connettevano il nome di Afrodite con la spuma del mare (afròs), dalla quale ritenevano che fosse nata; diffusosi il suo culto in Occidente, prima ad Erice in Sicilia e poi fino a Roma, la dea venne onorata col nome di Venere (da venus, venustas = bellezza). Nella Teogonia di Esiodo si narra come Afrodite, nata dal mare in una serena giornata di primavera, venne portata dagli Zefiri prima a Citera, da dove su una conchiglia fu trasferita a Pafo nell'isola di Cipro. La stagione e il luogo: la primavera e il mare. La stagione che ha dato il via al ciclo della vita sulla terra è stata la primavera; dal Caos primigenio le nascenti forme di vita trovarono la loro sede naturale nel mare. Ecco congiunti la primavera e il mare per generare Afrodite. Il mito attribuiva alla dea diverse unioni con dei (Efesto, Ares) e con mortali (Anchise, Bute, Adone). Era venerata con vari epiteti che alludevano alla sua qualità di suscitatrice della vegetazione (Anthéia), di protettrice della navigazione (Pontìa), o dei combattenti (Areia, e in tal caso essa era venerata accanto ad Ares); gli altri a lei frequentemente dati di Ouranìa, "celeste" e Pandemos "di tutto il popolo", sono riferiti alla sua natura di dea dell'amore spirituale e sensuale.
La dea aveva un corteggio costituito dalle Ore, dalle Cariti (o Grazie), da Eros, Potos (il desiderio), Imero e Imene, dio delle nozze. I suoi animali favoriti erano le colombe: un tiro di questi uccelli trasportava il suo carro; ma le furono consacrati anche il serpente e l'ariete; quale protettrice dei giardini le furono dedicate le piante e i fiori di rosa e di mirto.
Fu per antonomasia la dea della bellezza quando vinse la gara suscitata dalla dea della Discordia tra lei, Era e Atena, promettendo al giudice, che era il figlio di Priamo, Paride Alessandro, il possesso della donna più bella del mondo, cioè Elena, moglie di Menelao, re di Sparta; e creando così i prodromi della guerra di Troia. Durante tutta la guerra ella accordò la sua protezione ai Troiani e a Paride in particolare, e anche ad Enea, che aveva generato con Anchise. Ma la protezione di Afrodite non potè impedire la caduta di Troia e la morte di Paride. Tuttavia riuscì a conservare la stirpe troiana e grazie a lei Enea, col padre Anchise e il figlio Iulo (o Ascanio), riuscì a fuggire dalla città in fiamme e a cercarsi una terra dove darsi una nuova patria. In tal modo Roma aveva come particolare protettrice Afrodite-Venere: ella passava per essere l'antenata degli Iulii, i discendenti di Iulo, a loro volta discendenti d'Enea, e perciò della dea. Per questo Cesare le edificò un tempio, sotto la protezione di Venere Madre, la Venus Genitrix.
La bellezza di questa divinità è stata celebrata da poeti e scrittori antichi e moderni che ne hanno messo in risalto attributi particolari della personalità e si sono comunque sentiti attratti da lei. Amore sacro dunque, e amore profano, forza primigenia della natura, dea protrettrice di tutte le forma di vita e presso molti popoli.
Anche l'arte figurativa si ispirò particolarmente alla dea che rappresentò l'essenza stessa della bellezza e l'espressione più appassionata della gioia di vivere. Le famose Veneri della scultura greca, quali quelle di Prassitele, di Fidia, di Scopas, o la Venere imperiale del Canova, così come le rappresentazioni pittoriche, dagli affreschi pompeiani ai dipinti di soggetto mitologico susseguitisi nel corso dei secoli, ci forniscono sempre, nella rappresentazione delle belle forme, la possibilità di avvicinarci all'idea della bellezza assoluta come espressione del dono che gli dei fecero agli uomini per rallegrarli, per vivificarli o per consolarli.

La bellezza di Afrodite, ma ancor più della romana Venere, ha molto a che fare col concetto di armonia. Se per i greci questa armonia riguardava principalmente la perfezione delle forme, con Venere si parla di una bellezza interiore, legata all’essere veri ed autentici. Peraltro al di là dei suoi comportamenti amorosi, va riconosciuto che Lei sempre nel suo agire ama la chiarezza e la sincerità ed infatti tutto ciò che fa, avviene sempre alla luce del sole.  Anche per questo viene definita la dorada, l’aurea, al di là dal fatto che era sempre vestita con oggetti d’oro per lei fabbricati da Efesto. Dunque il vero significato a cui può condurci la “venerazione” per questa alchemica Dea dell’Amore, è lo scoprire sè stessi riflessi in ciò che si ama, per poi ancor più amare sé stessi, la vita, e l’amore. 
 rito Ogni volta che ci occupiamo della bellezza del nostro corpo e del nostro spirito, o stiamo esprimendoci creativamente, o stiamo lavorando per creare armonia intorno a noi; ogni volta che ci innamoriamo di una persona, di una cosa o di un momento, oppure che facciamo qualcosa che ci piace veramente e fino in fondo; ogni volta che sentiamo di stare bene con noi stessi e di sprizzare amore da ogni poro della pelle, stiamo rendendo onore alla bella e sensuale Dea Venere-Afrodite.

rose
Bagno di bellezza venusiano: Riempire la vasca da bagno (assolutamente da non sostituire con una doccia, casomai far precedere da essa!) con acqua appena calda.Coprire la superficie dell’acqua con petali freschi di rosa colore rosa, bianco e rosso.
Accendere uno o più incensi all’aroma di rosa ed una candela rosa, musica classica di violino.
Sciogliere i capelli sulle spalle, lasciando che accarezzino la pelle, ed entrare nell’acqua sentendo di essere una Venere che entra nel suo elemento naturale.Lasciarsi avvolgere dall’acqua, immergersi piacevolmente e completamente e sentire come ogni cellula del corpo e ogni pensiero diventano semplicemente…. belli.Accarezzare le proprie gambe, le braccia, la pancia sentendo la setosità della pelle sotto le proprie dita e pensare a quanta bellezza vi sia in tutto questo.Pensare a tutte le volte che si è state innamorate, all’emozione di quei momenti, alla bellezza della vita e all’arricchimento che l’amore porta con sé.Stare in questi pensieri il più a lungo possibile, sentendo sempre più intensamente di essere belle. Procurarsi del piacere, anche erotico, in qualsiasi possibile modo o con qualsiasi possibile strumento.
Quando si sente di essere sufficientemente appagate da questo bagno di piacere e bellezza, uscire dalla vasca da bagno, lentamente e ritualmente, come una Venere che esce dalla spuma del mare, portarsi davanti allo specchio, ammirare il proprio corpo bagnato dall’acqua, con qualche petalo di rosa attaccato alla pelle ed esclamare ad alta voce: sei bellissima! Completare il rito cospargendo la propria pelle con olio di rosa.
 

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