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giovedì 24 gennaio 2013

le vie

alchemiche: la via umida, la via secca la via mista o dell' amalgama e la via breve.
       
"Prega,leggi,leggi,leggi,rileggi,lavora e allora troverai" (Mutus Liber,XIV Tavola)
Secondo la Teoria generale alchemica,la materia grezza è assimilabile al concetto di caos indifferenziato,materializzatosi in un liquore minerale nelle viscere della terra,considerata un organismo vivente quale Grande Madre che nutre e matura i minerali e i metalli generati nelle sue viscere.Questa sostanza-principio,eterica e semimaterializzata,viene chiamata simbolicamente Mercurio dei Saggi o dei Filosofi . Dal Mercurio dei Saggi derivano tutti i corpi dell'Universo,ed è all'origine dei sette metalli primari,così come la luce bianca origina i 7 colori del prisma,che si possono ridurre ancora alla luce bianca.Quindi,anche i sette metalli si possono 'ricondurre'al Mercurio dei Filosofi. Ai sette metalli corrispondono i sette pianeti dell'astronomia e dell'astrologia antica. Per gli alchimisti,tutta la creazione evolve verso la perfezione:i metalli verso l'oro,che rappresenta la forma più nobile della loro specie,così come l'uomo tende verso la divinizzazione.Da un lato l'uomo,estraendo il minerale dalla terra,arresta questo processo lentissimo di trasformazione,ma dall'altro(grazie al 'dono'che gli è concesso da Dio) egli può accelerare questo processo grazie alle virtù della PIETRA.Variamente, alcuni teorizzano che per una causa imprecisa, ci fu qualcosa che 'bloccò'l'evoluzione dei minerali,così come l'uomo subì la 'caduta'simboleggiata dalla cacciata dall'EDEN e si allontanò dalla propria natura divina.L'alchimista viene allora inteso come colui che accelera il processo della Natura, 'restituendo'l'Originaria Perfezione. Dalla divina Unità,avviene il passaggio alla molteplicità multiforme.
Manifestazioni diverse della 'materia prima',cioè del Mercurio dei Saggi, sono i 4 elementi:TERRA, ACQUA, ARIA, FUOCO trasmutabili,secondo gli alchimisti,gli uni negli altri. Il filosofo greco Empedocle osserva che l'intero mondo del divenire,la natura e gli universi sono generati dall'attività di due principi divini,che ha chiamato con i termini simbolici di zolfo e mercurio,di opposta polarità i quali, a loro volta,attraverso l'azione del terzo principio,il sale,determinano l'incessante assemblarsi e dividersi dei 4 elementi primari.Terra-solidi; acqua-liquidi; aria-gas; fuoco-radiazione. Se di per sè questa teoria è irrazionale,ambigua e incongruente, si può cercare di trovarvi una logica:il passaggio dalla terra (stato solido)alla'acqua(stato liquido)all'aria(stato aereo,vaporoso)al fuoco(luce)segna le successive trasformazioni e 'sublimazioni'della materia che progressivamente si smaterializza fino a raggiungere l'eterea e luminosa consistenza della pietra filosofale.
le due vie...Partono dagli stessi principi. Esiste l’Ars brevis e l’Ars longa, comunemente definiti via breve e via lunga, oppure via secca e via umida. Tuttavia, nella simbologia ermetica, con via secca e via umida vengono anche indicati altri due procedimenti che sono propri della via lunga. E si riferiscono al tipo d’illuminazione. Poiché quest’incognita sorpassa i limiti dell’intelletto umano- spiega Fulcanelli - non può essere acquisita che mediante la rivelazione Divina.“Dio, procura la saggezza a chi gli sembra opportuno e la trasmette mediante lo Spirito Santo, Luce del mondo”». Questa è la via secca,cioè senza particolari rivelazioni e, laboristicamente, i Testi parlano di forni ad alte temperature,crogioli di terra refrattaria o porcellana e tempi di lavorazione di settimane(è difficile e pericolosa). E'quella seguita da quasi tutti gli Adepti. La via umida, invece, comprende la rivelazione totale, cioè sia il campo spirituale sia fisico.Essa opera,praticamente,a basse temperature in vasi e utensili di vetro pirex, usando oro e 'mercurio'e con tempi di cozione lunghissimi(interi anni)e ininterrotti,secondo i 'sette regimi'.La trasparenza del vaso permette all'artista di poter seguire le molteplici trasformazioni e le variazioni della gamma cromatica del 'compost': nel matraccio, mantenuto a temperatura costante e moderata, si susseguono le fasi di intense colorazioni:il nero,il bianco,il giallo...la coda di pavone...il rosso della maturazione...colori-dellopera.jpg (31649 byte) Miniatura dello Splendor Solis di S.Trismosin(1582),dal titolo "Regimen Veneris"=il Regime di Venere: sotto il segno di Venere(simboleggiato in alto dalla dea dell'amore), si realizza l'unione alchmistica simboleggiata dalla coda di pavone(compresenza dei colori)e dalla musica('armonia').La figura del pavone è equivalente a quella dell'arcobaleno.
Si è visto che il mezzo per rivitalizzare i minerali (e l'Uomo) è il Fuoco Segreto; bisogna individuare quali sono le condizioni e i metodi per incorporare di fatto questa radiazione'nei materiali iniziali.I Maestri ricordano che l'alchimia è chiamata anche "Agricoltura Celeste" perchè l'artista deve seguire la Natura e i suo cicli stagionali, solari e soprattutto lunari. Enigmaticamente, Atorene ci tramanda che le operazioni più importanti "avranno dunque luogo con la Luna crescente,quanto più essa è vicina alla sua pienezza,preferibilmente con un cielo sereno...la Luna non è soltanto l'evocazione della bellezza e la luce nell'immensità delle tenebre,essa costituisce anche un'emittente di onde.Così, come i raggi catodici divengono raggi X riflettendosi su una placca di metallo, i possenti raggi solari hanno delle proprietà molto diverse una volta che siano riflessi dal nostro satellite".
Le stagioni sono buone a secondo del simbolismo. Può essere il solstizio invernale o il solstizio estivo con l’emblematica figura di San Giovanni, battezzatore per eccellenza. L’autunno con la morte della natura e immagine della morte mistica; la primavera con il risveglio della natura e immagine del risveglio dell’intelligenza o iniziatica. «I Saggi sapendo che il sangue minerale di cui avevano bisogno il corpo fisso e inerte dell’oro, non era altro che una condensazione dello Spirito Universale, Anima di tutte le cose, sapendo che questa condensazione avveniva soltanto di notte, col favore delle tenebre, del cielo puro e dell’aria calma; sapendo, infine, che la stagione in cui essa si manifestava più abbondantemente corrispondeva alla primavera celeste, i Saggi, per tutte queste ragioni, le diedero il nome di rugiada di maggio».

È durante la notte ermetica (nostro buio) che si possono catturare o condensare le illuminazioni, che però necessitano della calma e purezza della psiche. Queste illuminazioni possono essere più abbondanti soltanto nel mese di maggio, il mese della Madonna o del mercurio filosofico, cioè nello stadio della terza operazione filosofale, quando è stata realizzata la base del Magistero e la psiche non è più vittima di confusioni.
Nella IV Tavola del Mutus Liber,appaiono l'Ariete e il Toro per fare capire quale stagione sia propizia.

Dopo i lavori preliminari, si affronta la Prima Opera,la separazione." Dio vide che la luce era buona cosa e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte"( Genesi I,4-5). Per giungere a questo, l'alchimista assiste all'attrazione dei 'tre protagonisti',al loro metaforico 'combattimento',alla loro calcinazione(separazione vera e propria del 'fisso'dal 'volatile',della luce dalle tenebre,dello spirito dalla materia). Allegoria ermetica, tratta dall' "Aurora Consurgens",del XIV -XVsec.(Biblioteca Centrale di Zurigo,codex rhenovacensis 172):incontro-scontro tra le due opposte nature: solforosa e fissa(simboleggiata dal leone,dal cavaliere, e dal Sole,maschile,penetrante,igneo,la 'psiche'), mercuriale e volatile(simboleggiato nel grifone,leggero,sottile,femminile,lunare,l'Intelligenza Universale).Il 'sale'-il mediatore tra le due-si associa volentieri sia al fisso che al volatile. Il principio maschile(zolfo) dovrà attirare verso di sè la parte solforososa contenuta nella natura mercuriale,e viceversa.

Otterrà,al termine di questa prima fase, una sostanza che viene chiamata calamita dei saggi,specchio dell'arte,l'aimant, che sarà in grado di incorporare il nostro 'sale' e allo stesso tempo caricare il 'sale'di energia. E'questo uno dei 'passaggi' cruciali alchemici:questo racchiude il verbo dimissum, la parola perduta,il verbo creatore...l'incarnazione di Dio nella materia. Dal vecchio drago nero,solfureo,si otterrà la Bianca Vergine,
(statuetta egizia di epoca romana che rappresenta idealmente la nostra 'calamita',il mercurio dei saggi),che recherà una stella o 'artiglio del grifone'(e indicherà all'artista che sta procedendo sulla strada giusta).
E' paragonabile al motto "in hoc signo vinces". Vediamo ora i nostri due protagonisti iniziali sublimati,la vergine e il prete,ma dov'è finito il prode cavaliere,che -armato della sua spada di ferro- aveva affrontato il drago nero e aveva attirato su di sè lo zolfo arsenicale liberando la vergine metallica? Il fatidico 'lingotto'ottenuto,separato in due da un colpo di martello,rivela una parte bassa,lucente e più pesante,quindi raccolta sul fondo dello stampo che raccoglie la fusione e una parte più alta,nerastra,uno scarto solforoso che è chiamato caput mortuum, che è più leggera ed occupa la parte più alta del cilindro...il principio maschile,igneo,si è installato nella terra (caput). Esso non è inservibile,anzi costituirà uno dei punti cruciali delle successive operazioni. Le due nature dovranno essere nuovamente unite. Dalla testa di morto dovrà rinascere lo Spirito divinizzato. Allegoricamente, l'Horus egizio nascerà dal dio Osiride morto; dal sacrifico di Gesù sulla croce,dipenderà la sua divinizzazione e la Redenzione dell'umanità.La croce è simbolo del crogiolo alchemico,dove la materia viene purificata e spiritualizzata.A queste operazioni, lungamente ripetute,gli alchimisti danno il nome di aquile o sublimazioni:allegoria della potenza dell'aquila che porta la preda fin sopra le alte vette,così il potente 'cavaliere' ha saputo portare in superficie la Bianca Vergine che si nascondeva all'interno del Drago Nero Solfureo(ovvero ha separato la Luce dalle Tenebre,lo Spirito dalla Materia).La separazione della prima opera deve ora divenire unione delle due opposte nature per dare origine all'androginia,la perfetta fusione tra maschio-femmina,tra Dio e l'uomo, che provoca la morte della nostra dimensione materiale.Questo nuovo 'prodotto',che in alchimia si chiama rebis (regolo), la cosa duplice,è il risultato della seconda Opera.
Allegoria tratta dal "Rosarium Philosophorum",di Amsterdam: rappresenta l'androginia. Notare i neri corvi,l'aquila delle sublimazioni,la lepre terrestre e il pipistrello volatile...Allegoricamente è il bambino divino,partorito dalla Vergine mercuriale,chiamato in molti modi: remora,Hermes,pesce,mercurio filosofico (da distinguersi dal mercurio dei saggi che lo ha generato)...Ora,il nostro prodotto,chiamato anche uovo filosofico,deve essere sottoposto alla terza prova,quella del fuoco. Incessantemente,la nostra materia continua ad incorporare l'energia 'radiante'perciò aumenta notevolmente di peso. L'alchimia è chiamata anche Arte della Musica perchè in questa fase si producono sette suoni,sette sibili in scala armonica crescente che indicano il buon andamento delle operazioni. Su di esse l'artista deve modulare il 'fuoco'adattandolo in perfetta armonia con il cambiamento delle note. Visivamente,gli è impedito di vedere cosa accade nel suo 'composto' poichè sulla superficie è comparsa una sorta di crosta calcarea,il 'guscio dell'uovo'appunto.Il discepolo di Fulcanelli,Eugene Canseliet così descrive l'emozione della fase finale:"Dunque, grazie a queste note, voi seguite il procedere della grande cozione fino alla pietra al rosso. Voi seguite così il passaggio dei pianeti, dei colori...l'uovo si apre, il guscio si spezza e allora appare, tra le ceneri...il rubino centrale. E' la pietra. La sua forza può essere molto differente. In seguito la si moltiplica, per aumentare la sua forza, con il mercurio che si è messo da parte a questo scopo". I collegamenti con i quattro elementi,le quattro stagioni,i quattro momenti del giorno,le quattro età dell'uomo suggeriscono la ciclicità dell'opus alchemico,che ha per simbolo la RUOTA o l' OUROBOROS,il serpente che si morde la coda,come osserviamo in questa iconografia tratta da Synosius, trascrizione di Theodore Palecanos(1478), Parigi, Biblioteca Nazionale: con questo simbolo l'immaginario pagano volle rappresentare il perpetuo moto del mondo, l'unità del Tutto (il cerchio) che si dispiega nella molteplicità delle trasformazioni cicliche( per le sue spire,il serpente è simbolo delle fasi lunari) per tornare poi sempre in sè stessa(la congiunzione della coda con la testa), conciliando così l' apparente contraddizione tra l' "uno" e il "molteplice". Le fasi dell'opus'alchemico sono -a seconda dei trattati-da tre a cinque,ma più comunemente quattro: nigredo('putrefacio')=fase della materia al nero,grezza,assimilabile al piombo,all'uomo materiale; albedo=contrassegnata dal colore bianco(la vergine bianca,la mente nobilitata); la fase 'citrinitas',contrassegnata dal giallo(l'uovo filosofico); 'rubedo'=corrisponde al rosso e all'oro o pietra filosofale;talvolta è la 'viriditas',corrispondente al verde,colore della vegetazione e della vita. Le quattro fasi simboleggiano un 'sistema'simbolico e ciclico,di cui l'alchimia diventa il cardine,compendiando in sè, e a sè subordinando, ogni altra quadripartizione antropologica e cosmica. Alla 'nigredo' corrisponde l'elemento terra, la notte, l'inverno, la vecchiaia e la morte,la malinconia. All' "albedo" corrisponde l'elemento acqua, l'alba, la primavera, la fanciullezza e l'umore flemmatico. Alla 'citrinitas' corrisponde l'elemento aria, il meriggio,l'estate,la giovinezza. Alla rubedo l'elemento fuoco, la luce limpida dell'autunno e del tramonto,la maturità,la luce dell'illuminazione
L'impresa va sempre ripresa da capo e ripetuta: dalla maturità(il culmine)si ricade nel punto più basso,nell'inverno, la notte,la vecchiaia e la morte,l'interramento e la putrefazione. Ma questa ciclicità è garanzia rasserenante perchè dall'inverno si risalità alla primavera,dalla notte all'alba,dalla morte ad una nuova rinascita(Martin Lutero vedeva nell'opus alchemico il simbolo stesso della resurrezione).
Gli alchimisti concordano da migliaia di anni che il Grande Magistero porta all'acquisizione di una triplice corona regale, al conseguimento supremo,cosiddetto donum dei(ottenuto da pochissimi Adepti nel corso dei secoli),all'ottenimento della pietra filosofale,detta anche rubino dei saggi,una polvere rossa e granulosa che viene ottenuta al termine della Terza Opera dopo un procedimento lungo e difficoltoso.
Il donum dei o pietra filosofale contiene in sè tre proprietà per colui che la consegue:-la panacea o medicina universale(la pietra disciolta in un liquore alcolico produrrebbe l'elisir di lunga vita che,ingerito,è in grado di guarire qualsiasi malattia e di conferire l'Immortalità); la seconda è l'acquisizione dell'onniscenza o scienza innata che gli permette di prendere consapevolezza del passato,del presente e del futuro, del bene e del male(cogliere esattamente il biblico frutto dall'albero della Conoscenza, secondo le regole): il raggiungimento di questo stato è lo scopo supremo della creazione, ovvero l'incarnazione dello spirito divino nella densità della materia; la terza proprietà della pietra è quella trasmutativa, la meno importante ma quella più ricercata dagli avidi e che ha colpito maggiormente l'immaginario popolare: è la capacità della pietra di trasmutare -a sua volta-altre porzioni di metallo in oro.La forma assunta a questo scopo viene chiamata polvere di proiezione,la pietra viene anche chiamata tintura per il suo potere di tingere i metalli vili.Da ciò deriva l'enorme potere di arricchimento detenuto dall'Adepto,che egli userà per scopi strettamente umanitari, avendo egli sviluppato un senso morale parallelo all'elaborazione della pietra e costituendo anzi una conditio sine qua non per la riuscita finale.
XV Tavola del Mutus Liber: l 'apoteosi. La coppia rappresenta le due nature,sole e luna,che unendosi hanno dato vita allo stato divinizzato,alla 'pietra'.La metafora ricalca le vicende di ERCOLE,che è rappresentato imberbe ed inesperto giacente a terra(sotto).Attraverso le dodici fatiche si è trasfigurato(in alto) nel saggio barbuto e chiaroveggente (la scritta dice 'Oculatus abis') che ha raggiunto la coscienza divina e la vita eterna.In mano tiene due rose:bianca e rossa del magistero,mentre la scala è distesa a terra poichè inservibile,ormai: egli ha scalato la vetta e raggiunto lo stato Supremo di Coscienza
l'immagine di apertura mostra la coppia di Adepti che ha ottenuto la 'pietra',simboleggiata dal Mercurio dei Saggi ( nella fiala centrale); la loro raccomandazione è contenuta nella scritta:leggere, rileggere molte volte i Testi; dopo aver lavorato, alla fine si potrà trovare la 'pietra' , sul segreto della quale occorre tacere. Perchè solo chi persevera con pazienza e onestà morale alla vera Conoscenza di sè stesso, potrà riuscire nell'Impresa, guidato dall'Illuminazione Divina.
Leggende, miti universali, fiabe...nascondono un significato alchemico specifico,le cui chiavi le detiene solo colui che è in grado di decifrarlo. Così, perfino l'ingenua fiaba di Biancaneve assume un'interpretazione del tutto 'diversa' da quella cui siamo abituati.Biancaneve incarna la giovane Vergine,la miniera d'oro.I sette nani o gnomi(dal greco gnosis=conoscenza) sono l'aspetto della materia minerale nei suoi sette prolungamenti(i 7 metalli planetari)ed ognuno ha l'aspetto e il carattere del pianeta che lo domina:Saturno, la Luna,Venere,ecc.Ma è il saturnino (Brontolo)a fornire i maggiori servigi al gruppo e a salvare la situazione in molti casi.Biancaneve è consegnata dalla malvagia regina al cacciatore Verde perchè la faccia morire.Ma si tratta di una morte apparente causata dall'ingestione della mela avvelenata e in seguito la giovane Vergine sposerà il Principe dei suoi sogni che è giovane e bello.Egli incarna il nostro Mercurio Filosofale(negli antichi miti, Mercurio aveva come attributo una eterna giovinezza nel volto e nel corpo).Dall'unione del Mercurio e della Vergine(il principe e Biancaneve) nasce la conclusione di tutte le fiabe: vissero felici e contenti ed ebbero molti bambini...La moltiplicazione ermetica ottenuta grazie alla Pietra, risponde all'insegnamento della Genesi"Crescete e moltiplicatevi".

tratto dalla Ricerca Raccolta da Marisa U. in www.duepassinelmistero.com

 
Matrimonio alchemico (da "Le dodici chiavi della filosofia",di Basilio Valentino -Sesta Chiave):in questa allegoria sono criptati altri significati ermetici: l'unione regale dello zolfo e del mercurio. I due sposi simboleggiano le due nature mentre il vescovo allude al sale o fuoco segreto.Al di sopra,il flusso celeste rende canonicamente valide le operazioni alchemiche.In questa scena si possono ravvisare precise valenze simbolico-operative. L'energia del Fuoco Sacro che si sviluppa nella sessualità è sicuramente la forza più potente. La Divina Madre Kundalini che si alza e ricostruisce i nostri "corpi solari" che hanno la funzione di accogliere e contenere l'energia Cristica che stiamo incarnando. Esiste la via della sessualità Sacra che induce l'uomo e la donna a non raggiungere l'orgasmo per contenere e sublimare l'enorme energia Spirituale che si sprigiona nell'atto sessuale di due persone che si amano. Il piacere fisico non diminuisce, ma l'atto diventa sacro poichè lo si fa per riconnettersi a DIO. Utilizzando le tecniche Tantriche nella coppia si può lavorare insieme all'eliminazione dell'IO, raggiungendo stati di trance e contatti con la nostra essenza Divina. La via secca è la sublimazione dell'energia sessuale tramite tecniche tantriche e di respirazione, per esempio i monaci tibetani utilizzano quest'ultima. La via umida è la via della Sessualità Sacra, il Tantra sessuale.Shiva e Parvati...
Da un manoscritto del XVII sec.,conservato presso la Biblioteca Civica di Trieste, Ms.2-27: Il Dragone alchemico inteso come paradigma dell'intera Arte: i tre simboli sopra le le tre teste del mostro ermetico indicano Mercurio, Zolfo e il Sale,i tre protagonisti della Via Secca o Breve (materia prima grezza,cavaliere armato e sale mediatore o Fuoco segreto). 
Gli alchimisti usano varie allegorie per criptare il messaggio Ermetico: questa è la III figura dello Splendor Solis(Fons Duplex):Il guerriero corazzato simboleggia il principio maschile. La spada indica sia il metallo con cui si deve colpire il drago (la materia grezza)sia il 'fuoco'segreto.Le due fonti sul piedistallo indicano le due nature opposte che dovranno essere unificate.      

Le due vie nei tarocchi...Tra le disposizioni classiche dei ventidue Arcani Maggiori dei Tarocchi una delle più conosciute è quella su due file sovrapposte: la prima inizia con il Mago, Arcano n.1, e finisce con l’Arcano n. 11, la Forza nei Tarocchi di Marsiglia o la Giustizia nei mazzi che si rifanno alla società Ermetica Golden Dawn. Questa è la cosiddetta Via Secca, attiva, maschile; la via della costruzione e del rafforzamento dell’IO attraverso il confronto con gli archetipi personali, l’Animus e l’Anima, il Padre e la Madre, l’Insegnante, l’Amore, il Viaggio dell’Eroe e la sua Solitudine, il Destino.
La seconda fila, posta al di sotto della prima, comincia con l’Appeso, Arcano n. 12, e finisce seguendo un percorso a ritroso o enantiodromia, con il Matto, Arcano n. 0: questa è la via Umida, passiva, femminile. Qui non vi è più uno sforzo dell’IO verso un qualche conseguimento, anzi è lo stesso IO che sembra perdere progressivamente d’importanza. Nella raffigurazione degli Arcani posti su questa via la figura umana non ha più quella centralità che aveva nella prima via; in alcune carte scompare del tutto, per lasciare spazio a quelle forze, a quegli archetipi, che possiamo chiamare collettivi o universali. Sembra che il povero IO erculeo, come lo chiama più volte James Hillman (che nelle nostre carte potrebbe essere raffigurato dalla Forza che doma il leone e che secondo molti studiosi dei Tarocchi richiamerebbe proprio uno dei miti di Ercole), volente o nolente, debba ridimensionarsi per poter accedere a una Realtà più vasta, più complessa e più completa. Perché questo ridimensionamento si possa avviare, come prima cosa dobbiamo lasciare la luce del sole, il nostro solido appoggio sulla terra, il nostro senso di superiorità e rivolgerci al buio, alla fluidità, all’inferiorità. Bene, di questa inferiorità o infernalità, in una parola di questo rapporto tra Tarocchi e Mondo Infero, tratta l’opera dello psicologo James Hillman e, in particolare, il suo libro “Il sogno e il mondo infero”. Ma cosa hanno in comune i sogni e i tarocchi? Entrambi parlano per immagini, anzi potremmo dire che entrambi sono soprattutto immagini. Questa correlazione è rafforzata dall’uso del Tarocco Rider-Waite, dipinto ai primi del ‘900 dalla pittrice Pamela Colman Smith sotto la guida di Arthur Edward Waite, già membro dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn e studioso della Cabala e della Rosa+Croce. In questo mazzo tutte le carte, non solo quindi i 22 arcani maggiori ma anche i minori, cioè le carte numerali, presentano una particolare scena, un’immagine. E’ un Tarocco altamente immaginale e, anche se l’immagine di ogni singola carta è stata fissata una volta per tutte dall’artista, la combinazione delle 78 carte (22 Arcani Maggiori, 40 carte numerali, 16 figure o carte di corte) crea continuamente nuove storie. Sicché potremmo considerare ogni singola carta equivalente a quelli che Freud chiamava, nell’analisi dei sogni, “i residui diurni”, mentre l’insieme di tutte le carte occorrenti per ogni singolo gioco ci darà la stessa struttura del sogno. E’ vero che nei sogni la creatrice, “la filatrice” (o il 'tessitore' nelle interpretazioni volte al maschile), di ogni storia è la psiche che utilizza le nostre proprie immagini: Mio Padre, La Mia Vecchia Auto, Il Cane Della Mia Infanzia e cosi via. Invece le 78 carte dei Tarocchi sono uguali per tutti: la Regina di Coppe ha sempre quello sguardo un po’ assente, il Re di Spade è sempre seduto nella stessa rigida posizione, l’Otto di Coppe ha sempre quel viandante che si allontana; sta ad ognuno di noi ascoltare, osservare e sentire quali associazioni ne vengono fuori.
“L’Imperatore che ostacola l’avanzata del Sei di Bastoni rappresenta forse mio padre, o una equivalente e potente figura maschile che si frappone al raggiungimento dei miei successi? Oppure è il mio padre interiore, i miei bisogni di solidità, sicurezza e potere (il quattro, il cubo) che sono di ostacolo all’ambivalenza del Sei, alla voglia di fare qualcosa insieme agli altri in contrapposizione ad una rigida, e un po’ senex, strutturazione individuale? Oppure (anche), come suggerisce James Hillman a proposito delle persone del sogno, dovremmo leggere quell’Imperatore come un eidolon attraverso cui un Dio si manifesta e ci ostacola e nostro compito è scoprire a quale divinità sono invisi i nostri progetti’” Sono così riassunti i tre livelli di lettura che riguardano ogni singola carta dei Tarocchi in accordo con la tripartizione dell’uomo: corpo - anima - spirito. E sono, in qualche modo, richiamate tre diverse interpretazioni dei sogni: per Freud il sogno è la via regia verso l’inconscio, con attenzione quasi esclusiva all’inconscio personale, il regno del rimosso; per Jung i sogni danno informazioni sul processo di individuazione e vanno letti a livello soggettivo-oggettivo; per Hillman i sogni appartengono al mondo infero e ai suoi dei, Ade in primo luogo, e all’intimo rapporto tra anima e morte. Il mondo infero non è il sottosuolo, esso non ha a che fare con la terra, anche se ci sono luoghi sulla Terra attraverso i quali le varie tradizioni affermano si possa scendere agli inferi; esso corrisponde a quello che i Greci chiamavano ctonio, anche se poi le stesse divinità della Terra (Demetra e Gea) hanno un aspetto ctonio, come del resto lo steso Zeus, fratello del signore degli inferi Ade-Plutone. Secondo Hillman: “il mondo infero è psiche” e poco prima: “il mondo infero è una comunità innumerevole di figure” (op. cit. p.40).  Come si collega tutto questo con i Tarocchi? Andiamo a farci leggere le carte perché soffriamo d’amore, perché siamo preoccupati per la salute, vorremmo sapere qualcosa sul lavoro, il destino cosa ci riserva? Seduti attorno ad un tavolo osserviamo quelle carte che abbiamo scelto, o siamo noi scelti dalle carte? Cerchiamo di trarne un senso, un significato, a volte una conferma, altre volte una previsione o, addirittura, una predizione. In quei momenti stiamo parlando della nostra realtà eppure in maniera così irreale. Alla fine, a volte facilmente, a volte faticosamente, quasi sempre una storia esce fuori anche se, per quanto ci si sforzi, c’è sempre un qualcosa in più che non entra completamente in quella storia, che rimanda a qualcosa d’altro, a un altrove. E’ in questo altrove che sperimentiamo l’anima, il mondo infero e il loro rapporto. Fra gli Arcani Maggiori alcuni si rifanno direttamente a questo mondo. Essi. ad eccezione della Papessa (da collegarsi al mondo infero) sono collocati sulla cosiddetta Via Umida.
(tratto da 'tra mondo infero e mondo notturno'di Dario Distefano)


« L'energia sottile e suprema è addormentata, attorcigliata come un serpente; essa racchiude in sé il bindu, e insieme l'universo intero, il sole, luna, astri e mondi. Ma essa è incosciente, come obnubilata da un veleno. »  (La kuṇḍalinī o l'energia del profondo)

ci si deve rialzare con quello che ci fa cadere

 lo stesso veleno che uccide diventa l'elisir della vita


« Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis, dies tubae et clangoris super civitates munitas et super angulos excelsos. »

Dies Irae, dies illa
solvet saeclum in favilla:
teste David cum Sybilla.

Quantus tremor est futurus,
Quando judex est venturus,
Cuncta stricte discussurus.

Tuba, mirum spargens sonum
per sepulcra regionum
coget omnes ante thronum.

Mors stupebit et natura,
cum resurget creatura,
judicanti responsura.

Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus judicetur.

Judex ergo cum sedebit,
quidquid latet, apparebit:
nil inultum remanebit.

Quid sum miser tunc dicturus?
quem patronum rogaturus,
cum vix justus sit securus?

Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.

Recordare, Jesu pie,
quod sum causa tuae viae
ne me perdas illa die.

Quaerens me, sedisti lassus,
redemisti Crucem passus:
tantus labor non sit cassus.

Juste judex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.

Ingemisco, tamquam reus,
culpa rubet vultus meus
supplicanti parce, Deus.

Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.

Preces meae non sunt dignae,
sed tu bonus fac benigne,
ne perenni cremer igne.

Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.

Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis,
voca me cum benedictis.

Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis:
gere curam mei finis.

Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla

Judicandus homo reus.
huic ergo parce, Deus:

Pie Jesu Domine,
dona eis requiem. Amen.
Il giorno dell'ira, quel giorno che
dissolverà il mondo terreno in cenere
come annunciato da Davide e dalla Sibilla.

Quanto terrore verrà
quando il giudice giungerà
a giudicare severamente ogni cosa.

La tromba diffondendo un suono stupefacente
tra i sepolcri del mondo
spingerà tutti davanti al trono.

La Morte e la Natura si stupiranno
quando risorgerà ogni creatura
per rispondere al giudice.

Sarà prodotto il libro scritto
nel quale è contenuto tutto,
dal quale si giudicherà il mondo.

E dunque quando il giudice si siederà,
ogni cosa nascosta sarà svelata,
niente rimarrà invendicato.

In quel momento che potrò dire io, misero,
chi chiamerò a difendermi,
quando a malapena il giusto potrà dirsi al sicuro?

Re di tremendo potere,
tu che salvi per grazia chi è da salvare,
salva me, fonte di pietà.

Ricorda, o pio Gesù,
che io sono la causa del tuo viaggio;
non lasciare che quel giorno io sia perduto.

Cercandomi ti sedesti stanco,
mi hai redento con il supplizio della Croce:
che tanto sforzo non sia vano!

Giusto giudice di retribuzione,
concedi il dono del perdono
prima del giorno della resa dei conti.

Comincio a gemere come un colpevole,
per la colpa è rosso il mio volto;
risparmia chi ti supplica, o Dio.

Tu che perdonasti Maria di Magdala,
tu che esaudisti il buon ladrone,
anche a me hai dato speranza.

Le mie preghiere non sono degne;
ma tu, buon Dio, con benignità fa'
che io non sia arso dal fuoco eterno.

Assicurami un posto fra le pecorelle,
e tienimi lontano dai caproni,
ponendomi alla tua destra.

Una volta smascherati i malvagi,
condannati alle fiamme feroci,
chiamami tra i benedetti.

Prego supplice e in ginocchio,
il cuore contrito, come ridotto a cenere,
prenditi cura del mio destino.

Giorno di lacrime, quello,
quando risorgerà dalla cenere

Il peccatore per essere giudicato.
perdonalo, o Dio:

Pio Signore Gesù,
dona a loro la pace. Amen.


Mozart Directing His Requiem
Nel Requiem di Mozart, tra i momenti di maggiore ispirazione drammatica, spicca sicuramente il Lacrimosa.Con l’utilizzo di brevi frasi di crome ascendenti e discendenti assegnate ai violini contornate da una scrittura corale di ampio respiro, Mozart riesce a creare un effetto di pianto a stento trattenuto, di preghiera umile e devota con un Amen conclusivo in forte che esprime tutto il fervore religioso dell’autore. Il Lacrimosa è per questi motivi da sempre considerato un banco di prova importante per direttori d’orchestra.


Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
judicandus homo reus.
Huic ergo parce, Deus.
Pie Jesu Domine,
dona eis requiem!
Amen!

Giorno di lacrime, quel giorno,
quando risorgerà dal fuoco
l’uomo reo per essere giudicato.
Ma tu risparmialo, o Dio.
Pietoso Signore Gesù,
dona loro riposo!
Amen!

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