Translate

martedì 3 luglio 2012



«Il prezzo di una cosa è la quantità di “vita” che occorre scambiare per ottenerla»  — H.D. Thoreau —



"La mia vita era davanti a me, chiusa, sigillata come una borsa, eppure tutto ciò che vi era dentro era incompiuto.
Un istante, cercai di giudicarla. Avrei voluto potermi dire: "E' una bella vita".
Ma non si poteva formulare un giudizio su di essa, era un abbozzo; avevo passato il mio tempo a rilasciare cambiali per l' eternità, non avevo capito niente..."    Jean Paul Sartre




n. b. questa notte ho sognato che c'era una riunione (gigantesca) di famiglia e i miei antenati (non avrei saputo distinguerli perchè sembravano tutti dei ventenni e quasi tutti maschi, ma sapevo che tutti loro erano i miei parenti) erano disposti come in una foto di quelle che si usava fare a scuola, su piani diversi
(ovvero alcuni in piedi ed altri seduti -probabilmente le donne)  in modo che tutti fossero ben visibili ma il fatto sctrano è che erano tutti a lutto, completamente vestiti di nero...

devo preoccuparmi?!?

"Dobbiamo morire. Morire dobbiamo. Queste le parole laconiche e striminzite, oltre che cimiteriali, che si scambiano i frati trappisti ogniqualvolta si incontrano.  Niente Ciao, come stai. Niente Buongiorno o Buona Sera. Niente Arrivederci o Stammi bene. Nella sostanza hanno anche ragione. La vita è caratterizzata dopotutto dalla nascita e dalla scomparsa, da una stazione di partenza e da una di arrivo.  Può capitare a tutti di morire. Il distacco tra la vita e la morte è uno iato sottilissimo, paragonabile a una membrana trasparente, a un filo fragile e delicato come un capello. Tre banali minuti di blocco respiratorio e da vivi, pensanti, parlanti e pimpanti, diventiamo un cadavere freddo e stecchito, pronto a disfarsi con quattro vermi addosso. Il nostro sangue, il nostro conto in banca, i nostri amati muscoli, le nostre esperienze, i nostri affetti, la voglia di mangiare fichi, durian e manghi, la voglia di trovare un fungo porcino o un ovulo buono, il desiderio di amare o semplicemente di accoppiarsi con qualche essere eccitante, tutto vanificato".




“Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare.” Sono parole di Sigmund Freud, contenute nel saggio “Il perturbante” (1919). In tedesco il termine è Das Unheimliche: una sensazione di familiarità ed estraneità, un misto di angoscia, confusione e paura. È il terrore di qualcosa che percepiamo come spiazzante, che ci inquieta perché in parte ci è noto: qualcosa di latente, sotterraneo e stagnante: uno spaesamento intellettuale, una dissonanza conoscitiva tra estraneità e familiarità. È il termine ideale per esprimere il sentimento associato alle opere di Edvard Munch: ecco la ragione del titolo della mostra “Edvard Munch e il Perturbante”. La rassegna scandaglia gli abissi dell’immaginazione artistica, aprendo visioni dell’invisibile, squarci vertiginose su un mondo occulto di sogni, incubi e fantasmi e sulle profondità dell’inconscio. Opere come “Le Carceri” di Giovanni Battista Piranesi, e  opere di  Ensor, Böcklin, Moreau, Ensor, Kubin, Schiele e naturalmente Munch. Quadri come “Angoscia”, “L’urlo”, “Il vampiro”, sono intessute di Unheimliche. Se per Freud il maestro del perturbante in letteratura era l’autore tedesco E.T.A. Hoffmann, con il suo “Uomo della sabbia”, tracce “pittoriche” di Unheimliche affiorano nei capolavori di Dürer (“Il cavaliere, la Morte e il Diavolo”), nelle opere di Bosch, nello straordinario “Incubo” di Füssli, che è una magistrale rappresentazione delle paure dell’inconscio collettivo. (n.b. il perturbante è anche il doppio- vedi libro di Carotenuto)
Anche i robot, come le protesi, ricadono nel perturbante, se la risposta emotiva inizialmente è positiva nel caso di automi antropomorfi semoventi e aumenta consensualmente alla crescente conformità degli automi alle fattezze umane, questo vale solo fino al un punt, il punto in cui l'eccessiva somiglianza produce una brusca flessione ("zona perturbante") del gradimento e tende ad assumere valori negativi che corrispondono alle sensazioni negative di repulsione e turbamento.

Nessun commento:

Posta un commento