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giovedì 14 marzo 2013

Caput nigrum

La profezia perduta è nella tradizione popolare romana la profezia sull'elezione di un papa nero e trae origine dal motto perduto "Caput nigrum" della profezia di Malachia. Questo motto, andato perduto durante la trascrizione delle profezie, veniva prima o dopo quello del "De gloria olivae". La "profezia perduta" è stata tramandata oralmente per secoli ed è talmente radicata nelle coscienze dei romani che all'elezione di Giovanni Paolo II, nell'udire il nome del cardinal Wojtyla la folla esclamò "il papa nero!". Lo stemma di Benedetto XVIIl motto "Caput nigrum" potrebbe collocarsi prima del De gloria olivae, ed in tal caso si attribuirebbe bene a Benedetto XVI, poiché nello stemma del pontefice è presente una testa di moro che nella tradizione bavarese è denominata "moro di Frisinga" o "caput ethiopicum". In tal caso, il De gloria olivae sarebbe il successore di Benedetto XVI, ed avremmo uno e non due papi prima della fine dei tempi. Le uniche testimonianze più "attendibili" riguardanti questa profezia sono riscontrabili nel libro "La profezia dell'ultimo papa" di Schmeig Maria Olaf, edizioni Fazi 2001.
Il viso di Ignazio di Loyola in un bronzo sull’impronta della maschera mortuaria
Per arrivare all'esistenza di questo motto perduto lo scrittore parte dalla considerazione che nella basilica di San Paolo fuori le mura, che sicuramente San Malachia visitò quand'era a Roma, dove sono presenti i medaglioni di tutti i papi a partire da San Pietro, gli spazi vuoti per i ritratti dei futuri pontefici dopo Innocenzo II (il papa vivo al tempo di Malachia e che, ovviamente, essendo destinatario della sua profezia, non è presente nella sua visione) erano 113, guarda caso uno in più dei 112 motti oggi conosciuti. Ciò significa che oggi, dopo il ritratto di Benedetto XVI, a San Paolo vi sarebbe spazio per soli altri due medaglioni. Lo scrittore, poi, collega quest'osservazione con la leggenda viva a Roma da molti secoli fino ad oggi d'un papa nero, che non nasce, come si potrebbe pensare, dalle profezie di Nostradamus (che pure vi accenna), ma da una profezia sugli ultimi papi incisa in una chiesa di Viterbo. Il protagonista del romanzo (il futuro papa Petrus Romanus) trova le ultime tracce di quest'antico elenco (direttamente derivato dalla profezia di Malachia) tra i resti di Santa Maria in Gradi, in un frammento di peperino, dov'è trascritto, in un antico codice segreto, il motto "Caput Nigrum".
Lo scrittore è stato a Roma dal 1992 fino alla pubblicazione del romanzo, ed ha condotto lunghe ricerche sulle profezie di Malachia, ma nel romanzo non si preoccupa di far capire quali elementi della sua ricerca sono stati realmente da lui trovati e quali invece da lui inventati per corroborare la trama.
Se la profezia di Malachia fosse vera, e se davvero ci fosse un Caput Nigrum prima di Petrus Romanus, essa si accorderebbe con una presunta profezia di Santa Ildegarda, che dice che negli ultimi tempi vi saranno due papi, il primo pochi giorni dopo l'elezione sarà ucciso (per gelosia da un cardinale che diverrà antipapa) e sarà succeduto dal secondo che è l'ultimo papa della storia, il più santo di tutti.
Il 13.3.13 è stato eletto papa Francesco, il primo papa Gesuita figlio di immirati italiani (il padre ferroviere astigiano e la madre genovese) in Argentina "alla fine del mondo".

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