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giovedì 14 marzo 2013

muta



intrappoltata
tra storie di coda d'un film
senza capo
e che mai hanno inizio
e storie
senza (un) fine
mi respiro, come qust’aria dolciastra
d'essenza d'arance e di melassa,

che la testa nera gira 
e mi girano intorno
occhi ferini e cocenti
dal buio del mio abisso
due fori potenti
perforano l'anima
nessuno è più solo di me
a quest’ora

testa di morto
fumo che sale
dall'athanor spinale
brucia le spire
del serpente nascente
mentre giace
come faretra vuota, la mia pelle
e un nuovo capitolo s'invola
sull'eco di un'unica
differente preghiera,

tratti di fitta trama
sete di mare
getto improvviso di vita
mi esce dal corpo per cercare la luce,
e respirare alto e spolverare il cielo.

2 commenti:

  1. ..le parole non sono mai di nessuno ed il sentire è una prerogativa di chi una ha predisposizione nell'ascoltare. L'uso personale per qualcosa di profondamente sentito è quindi ammansito dal nuovo costruito che arricchisce entrambi... e ci raffina in una osmosi di anime! Grazie.

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