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lunedì 4 marzo 2013

tra vita&sogno, tra nous&ananke




Il matrimonio nei sogni può segnalare la presa di coscienza individuale verso qualche aspetto interiore o esteriore che può essere "integrato", che deve unirsi al sognatore per completarlo ed arriccihire il suo percorso.  Secondo Jung il matrimonio rappresenta la possibilità di unione e conciliazione del principio maschile e femminile presenti nella psiche del sognatore. Anima ed Animus che si cercano e si fondono in un atto rituale che suggerisce la possibilità di trovare un equilibrio fra le due istanze e poterle vivere con pienezza.

 
Cantico dei Cantici - cap.1
1 Cantico dei Cantici che e' di Salomone.
2 Baciami coi baci della tua bocca: le tue carezze sono migliori del vino.
3 I tuoi profumi sono soavi a respirare, aroma che si effonde e' il tuo nome: per questo ti amano le fanciulle.
4 Attirami dietro di te, corriamo! Fammi entrare, o Re nelle tue stanze: esulteremo e gioiremo per amor tuo, celebreremo i tuoi amori piu' che il vino. Come a ragione ti si ama!
5 Bruna sono, ma bella, figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone.
6 Non badate se sono brunetta: mi ha abbronzata il sole. I figli di mia madre si sono adirati con me; mi hanno posto a guardia delle vigne, ma la mia, la mia vigna non ho custodito.
7 Dimmi, tu che il mio cuore ama, dove pasci il gregge? Dove lo fai riposare al meriggio, perche' io non sia come vagabonda dietro i greggi dei tuoi compagni.
8 Se non lo sai, o bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e mena a pascolare le tue caprette presso le dimore dei pastori.
9 Alla cavalla del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia!
10 Belle le tue guance fra i pendenti, e il tuo collo fra le perle.
11 Faremo per te orecchini d'oro con grani d'argento.
12 Mentre il Re e' nel suo recinto, il mio nardo effonde il suo profumo.
13 Un sacchetto di mirra e' per me il mio Diletto, riposa sul mio seno.
14 Un grappolo di Kofer e' per me il mio Diletto, nelle vigne di Engaddi.

15 Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe.
16 Come sei bello, mio Diletto, quanto incantevole! Anche il nostro letto e' verdeggiante.
17 Le travi della nostra casa sono i cedri, nostro soffitto i cipressi.

***
1 Il Cantico dei Cantici, e' il massimo componimento lirico, che e' di Salomone, che appartiene a Salomone (= colui che e' in pace-shalom- con Dio, o che e' stato restituito -shalam- da Dio), il Cantico appartiene cioe' a chi pro-viene da Dio, a chi "viene in pro" da parte di Dio, ed e' quindi "favorito da Dio", Il Cantico dei Cantici e' del "vezzeggiato" da Dio.
2 Il colloquio si svolge tra i due amanti, promessi sposi fin dall'inizio della storia umana: tra Daath, la Coscienza, l'Io Sono, il Verbo, il Se', che rappresenta lo Sposo e Malkuth (Malkah), la creatura, la personalita', la natura umana, che rappresenta la Sposa. I due si sono gia' conosciuti, perche' il Cantico e' di e "per" chi e' gia' Salomone; se non si e' tali, il Cantico non ci appartiene e per "averlo" occorre prima ottenere tale "giusta qualifica". Baciami con i baci della tua bocca: la promessa Sposa implora i baci del Se'; essa gia' li ha conosciuti e arde dal desiderio di ripetere l'esperienza inebriante dei baci e delle carezze del suo Promesso; queste elargiscono ebbrezze superiori a quelle del vino, che pure e' bevanda simbolica, spirituale, di verita' e di conoscenza, relativa alla veriditas (vitalita') e nettare peculiare della terra, in cui sono celati i misteri relativi alla vita e alla morte.
3 Respirare i profumi dell'Io Sono significa conoscerne la soavita' e aspirare l'aroma del Nome, significa conoscere La Parola, il Verbo: "In Principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Gv. 1,1); per questo ti amano le fanciulle: (le fanciulle rappresentano le Sephiroth dell'Albero) esse sono tutte in attesa di conoscere lo Sposo per appartenerGli (v. Mt. 25, 1-13- parabola delle vergini savie e delle vergini stolte).
4 Attirami dietro di Te, corriamo: l'Innamorata chiede di poter percorrere il sentiero centrale dell'Albero, la Via della Freccia di Fuoco, per giungere subito al momento delle Nozze Mistiche, infatti dice: fammi entrare o Re nelle tue stanze: (vedi "Il Castello Interiore" di S. Teresa d'Avila) ma qui il tempo e' ancora prematuro; esultare, gioire, celebrare l'amore sono azioni viste nel futuro, come mete ancora da raggiungere. Come a ragione ti si ama: tuttavia la promessa Sposa e' consapevole della ragione, della giusta motivazione, del grande e infinito Amore che sente ardere in se'.
5-6 La Promessa si rivolge ora alle sue "amiche" (=figlie di Gerusalemme): esse sono le stesse fanciulle del v. 3, le altre Sephiroth dell'Albero, figlie di Daath (Gerusalemme celeste), ma anche figlie di Malkuth (Gerusalemme terrestre) e poiche' Gerusalemme significa citta' della Pace, abbiamo ancora un riferimento all'autore e unico fruitore del Cantico stesso: Salomone. Io son bruna, ma bella: l'autodescrizione rivela la profonda conoscenza di se' che deve avere la personalita' aspirante all'Unione col Divino; essere bruni, vuol dire essere stati abbronzati dal Sole, percio' in grado di sopportare le intemperie, vale a dire le prove della vita: la Bellezza (la conoscenza di Tiphereth) e' il risultato di queste esperienze correttamente vissute. La brunitura, simile a quella delle tende di Kedar e delle cortine di Salomone riporta al colore viola scuro o porpora, colore relativo alla "purificazione" ottenuta anche con la desertificazione: i figlidi mia madre si sono adirati con me, mi hanno posto a guardia delle vigne, essa e' stata lasciata in solitudine nella campagna, fatta custode delle fonti stesse del "vino"( dell'energia), le vigne, che ha saputo custodire, ma la mia, la mia vigna non ho custodito: la promessa Sposa ha custodito l'energia vitale dei "fratelli" (degli altri centri energetici) altro termine per indicare le Sephiroth dell'Albero, ma lei stessa, innamorandosi del suo Amato, ha perduto ogni controllo su di se', si e' perduta in Lui (nell'esperienza dell'estasi).
7-8 L'Amata e' alla ricerca dell'Amato, vorrebbe conoscere "Il Luogo" ove Egli va a pascolare il gregge: qui il Re si e' trasformato in Pastore: Daath, la Coscienza, il Se' rappresenta nel linguaggio simbolico cabalistico sia il Re delle citta', sia il Sacerdote-Pastore delle pecore, intendendo per citta' e per pecore sempre le Sephiroth dell'Albero, che Egli governa da assoluto Sovrano, allorche' l'Albero e' diventato Albero di Vita, come per chi e' Salomone. Essa, la personalita' teme di smarrirsi e di non saper riconoscere il "suo" Pastore. La replica alla sua domanda le arriva come risposta impersonale: mena a pascolare le tue caprette presso le dimore dei Pastori: conduci i tuoi sensi oltre il pensiero: nell'intuizione, nella meditazione, nel Silenzio.
9 Il Se' paragona la sua Amata alla cavalla del cocchio del faraone in un'immagine molto simbolica, che ci ricorda l'archetipo del "Carro", in cui l'Auriga (il faraone) e' lo stesso Se', il carro rappresenta il fisico e i cavalli (la cavalla) la psiche, l'anima; senza cavalli il Carro non potrebbe correre e l'Auriga rimarrebbe "fermo"...
10 –11 L'Amato ama la sua creatura di cui loda la bellezza, che Egli si propone di aumentare con ornamenti in oro e argento. L'oro e l'argento simboleggiano i "metalli" della realizzazione alchemica, del compimento dell'Opera, della celebrazione delle Nozze Mistiche, l'oro e' relativo allo spirituale e al fuoco-aria, l'argento e' relativo al vitale e all'acqua-terra, l'unione dei due opposti crea la perfezione, rappresentata graficamente dal Sigillo di Salomone.
12-17 E' qui descritta l'Unione dei due Amanti; non siamo alle Nozze Mistiche, ma solo ad un incontro amoroso in cui si produce un amplesso. Le immagini sono ricche di Eros, le descrizioni cariche di passione: il Re e' nel suo recinto, il mio nardo effonde il suo profumo: il fuoco-aria che penetra nell'acqua-terra produce tre tipi di profumo: quello del nardo, quello della mirra, quello del kofer; il nardo e' un profumo di radice, la mirra e' una resina di tronco, il kofer un fiore a pannocchia, bianco. L'incontro tra i due Amanti rende profumato tutto l'Albero; i tre mondi di Assiah (la radice), Yetzirah (il tronco), Briah (il fiore), vengono trasmutati nella loro "essenza" (=profumo) e la bellezza dell'Albero si riflette negli occhi dell'Amata, che divengono colombe (la colomba e' il simbolo della discesa dello Spirito sulla terra) ed Essa riconosce nell'Amato il suo "Diletto", letteralmente, il suo "Bambino adorato" (il Figlio), nella cornice della "Casa" dell'Amore: il letto florido (fiorito, ricco, ornato), le travi di cedro, il soffitto di cipressi, la Casa edificata con gli stessi materiali preziosi usati per la costruzione del Tempio di Salomone.
 


L’opera di Pavel Florenskij è percorsa dal pensiero simbolico («Per tutta la vita ho pensato a una sola cosa... il simbolo»), dal valore magico della parola, della bellezza e della liturgia e dal valore sacro della memoria, che è la presenza nel tempo dell’eternità. A cominciare dalla memoria dell’infanzia, che per Pavel aveva il duplice incanto di percepire integralmente la realtà e insieme di penetrare nella favola profonda del mondo. Il segreto della genialità, sosteneva, sta proprio nel saper custodire la disposizione d’animo dell’infanzia.
La ricerca del mistero può suscitare la passione della ricerca scientifica perché spinge oltre i confini del risaputo. Florenskij non si accontentava delle regolarità delle leggi naturali, perché ricercava sempre l’eccezione, l’inspiegabile: la sua vocazione alla mistica, al miracolo e al mistero diventava così la molla per l’indagine scientifica, per la scoperta e per il calcolo matematico. L’amore per il soprannaturale lo spingeva a non fermarsi all’evidenza, alle leggi ripetitive della natura ma a cercare, tramite l’eccezione, l’irruzione del noumeno nel fenomeno. «Fu il Disegno Divino a educarmi alla trepidazione di fronte ai fenomeni» e alla ricerca. La fede apriva in lui gli orizzonti dell’intelligenza anziché precluderli.



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"Il termine greco che sta ad indicare il fato, moira, significa parte assegnata, porzione. Così come il fato ha solo una parte in ciò che succede, allo stesso modo il daimon, l'aspetto personale, interiorizzato della moira, occupa solo una porzione della nostra vita, la chiama, ma non la possiede."

  "La patria del daimon non è sulla terra; il daimon vive in uno stato alterato; la fragilità della carne è una condizione imprescindibile per la vita dell'anima sulla terra." "...ma è al cuore che spetta il coraggio di fare le proprie scelte." 
 "L'immagine del cuore può avanzare forti pretese e chiederci di essere fedeli."
(James Hillman)

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Οι Ναυαγοί της Τρελής Ελπίδας (Αυγές)

Ricordando il De Vico dei corsi e ricorsi...
"Noi non siamo come loro!
... Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba! Io vedo questa sufficienza borghese nel giudicare il nostro movimento… mi hanno proposto un’alleanza. Così ragionano!
Ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico… noi resisteremo a qualsiasi pressione che ci venga fatta.
E’ un movimento che non può essere fermato… non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta… noi non siamo un partito, rappresentiamo l’intero popolo, un popolo nuovo… "ADOLF HITLER 1932 dal "Discorso alla Nazione"

SEMINARIO del THEATRE DU SOLEIL





















“Le Jeu Masqué”- DUCCIO BELLUGI VANNUCCINI - Théâtre Du Soleil  c/o  “Piccolo Teatro Guascone”




"Quando abbiamo a che fare con l'ignoto -e il futuro è l'ignoto - siamo costretti ad immaginare." (James Hillman)


[...]  il personaggio che Platone colloca nel punto centrale del mito (ER): Necessità, colei che ruota il fuso sul quale è avvolto il filo della nostra vita....La dea Ananke siede sul trono circondata dalle Moire, sue figlie, compagne e aiutanti. Ma è lei, Ananke, a stabilire che la sorte scelta dall'anima è necessaria: non un accidente, non buona o cattiva, non già nota né garantita, semplicemente necessaria. 
[...] Chi e cosa è Ananke? In primo luogo è tra le più potenti potenze del cosmo: Platone cita soltanto due grandi forze cosmiche: Ragione (nous, la mente) e Necessità (Ananke). Ragione risponde per ciò che possiamo comprendere, ciò che segue le leggi e gli schemi dell'intelletto. Necessità opera come una causa "mutevole", o come si traduce a volte, come causa "errante" o "erratica". Quando una cosa non combacia sembra fuori posto o strana, rompe lo schema consueto, allora, più probabilmente lì c'è la mano di Necessità. Pur determinando la sorte che viviamo, i modi in cui esercita la sua influenza sono irrazionali. Ecco perché è così difficile comprendere la vita persino la propria. La sorte della mia anima deriva dal principio irrazionale. La legge che l'anima segue è quella di necessità che è erratica. Non stupisce che noi lettori si sia attratti dalle biografie e dalle autobiografie: perché in esse si può intravedere come agisce nella vita umana l'irrazionale Necessità. Ma benché il dominio di Necessità sia assoluto e irreversibile, il suo determinismo è indeterminato, imprevedibile.
[...] Mentre eseguiamo un'azione, mentre compiamo una scelta, noi siamo convinti che vi siano delle opzioni. Opzioni agente, Scelte, Decisioni: sono gli slogan di cui si nutre l'Io. Ma se alziamo per un attimo gli occhi dall'azione in cui siamo impegnati e ci fermiamo a riflettere, ecco l'implacabile sorriso di Necessità, a dirci che, qualunque scelta compiamo, è esattamente la scelta richiesta da lei. Non poteva essere altrimenti. Nell'istante in cui la decisione accade, essa è necessità. Prima della decisione tutto è ancora aperto davanti a noi. Perciò, assurdamente, Necessità si fa garante solo del rischio: in ciascuna decisione rischiamo tutto, anche se poi che viene deciso diventa immediatamente necessario. (James Hillman, IL CODICE dell'ANIMA)
 

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