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giovedì 11 agosto 2016

Miraggio d’estate


 


Un tempo i giorni duravano giorni;
tutto sembrava più vivo: più vero.
Gli odori, i colori, i sapori:
 più intensi, più forti.
 
Ricordo
l’odore delle spighe mature;
 
papaveri sparsi brillavano rossi
di lucenti petali al sole;
con altri, più spenti,
 mi ricoprivo, dal viscido centro, di stelline nere
 le mani e il volto;
poi saltellavo felice
 tra i ritmi stonati
di cicale che accompagnavano -svogliati
i passi incerti del mio ritorno.

Vivevo
della semplicità
del mondo che E’
quando IO SONO,
come adesso,
che lo sento
ed è pieno il giorno;
 
 e, che la brezza -fuggendo via
dalla sorda caligine- di tanto,
in tanto, mi alita d’intorno.
 
Odore di menta, lavanda e fieno
risvegliano
 la prepotente sensazione di vera presenza,
 
antica e inspiegabile;
ristorano quell’unico centro
come un dejà vu di mille attimi tersi,
 in cui -più libero inconsapevole e prezioso
 l’amore fluisce.

La felicità ti assale,
ma in sordina:
 calma è la felicità del vivo presente.
Ed è lì, in quel preciso luogo
-esterno ed interno insieme-
dove lo spazio e il tempo
si fermano:
restano immobili,

respiri sospesi
per un solo momento.

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