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mercoledì 17 ottobre 2012

I 12 LIBRI...

 ...che mi hanno cambiao la vita....

«Anche se, forse, a volte troverai piuttosto sconcertante il modo di esprimersi del mio amico. Otake-san parla di ogni cosa in termini di Go. Tutta la vita, per lui, è un paradigma semplificato di questo gioco.» «Da come lei lo descrive, signore, penso proprio che mi piacerà.» «Ne sono sicuro. È un uomo che ha tutto il mio rispetto. Possiede una sorta di... come dire?... di shibumi.» «Shibumi, signore?» Nicholai conosceva questa parola, ma solo nella sua applicazione ai giardini o all'architettura, dove aveva il significato di bellezza poco appariscente. «In che senso usa questa parola signore?» «Oh, vagamente. E scorrettamente sospetto. Un goffo tentativo di descrivere una qualità ineffabile. Come sai, shibumi allude a una grande raffinatezza sotto apparenze comuni. È un'affermazione così precisa che non ha bisogno di essere ardita, così acuta che non dev'essere bella, così vera che non deve essere reale. Shibumi è comprensione più che conoscenza. Silenzio eloquente. Nel modo di comportarsi, è modestia senza pruderie. Nell'arte, dove lo spirito di shibumi prende la forma di sabi, è elegante semplicità, articolata brevità. Nella filosofia, dove shibumi emerge come wabi, è una serenità spirituale non passiva; l'essere senza l'angoscia del divenire. E nella personalità di un uomo, è... come dire? Autorità senza dominio? Qualcosa del genere.»«Come si raggiunge questo shibumi, signore?»«Non lo si raggiunge, lo si... scopre. E solo pochi uomini d'infinita raffinatezza arrivano a scoprirlo. Uomini come il mio amico Otake-san.»«Vuol dire che bisogna imparare un mucchio di cose per essere shibumi?»«Vuol dire, caso mai, che bisogna passare attraverso la sapienza e arrivare alla semplicità.»
Go sta agli scacchi come la filosofia sta alla contabilità della partita doppia...Stiamo sempre parlando di Go, maestro?» «Sì. E della sua ombra: la vita.»

Era il lontano 1982  quando Cesare, un amico che mi aveva suggerito molti libri  (ad es. Trevanian) e musiche sempre molto interessanti, mi parlò di Castaneda. Aveva letto " L'Isola del Tonal" e mi suggeriva di leggerlo. Lo comprai e lo lessi restando "fulminata" non era un semplice libro, per me era un vero e proprio insegnamento di vita tanto da non poter fare a meno di andare subito in libreria e comprare  tutti  quelli già editi che cominciai a leggere in ordine di pubblicazione.
Da allora in poi, ogni anno mi preparavo per tempo e ordinavo il libro di Castaneda non appena usciva in edizione italiana:

  1. Gli insegnamenti di Don Juan: una via Yaqui alla Conoscenza pubblicato inizialmente in Italia con il titolo A scuola dallo stregone- descrive delle "piante di potere" o "alleati", la strada verso la conoscenza col "mescalito" (peyote), ecc. - il protettore dell'uomo; vedere le cose con colori liquidi; "funghi allucinogeni" - imparare a manipolare, volare, e a percepire la forma di un animale; datura- spirito femminile, difficile da manovrare, da forza, processo lungo. Questo libro è l'unico nella serie in cui l'ultima parte include una dettagliata "Analisi ragionata" degli insegnamenti di Don Juan.
  2. Una realtà separata - Discute le idee di volontà, follia controllata e vedere (come contrapposto a guardare), come strumento che un guerriero usa per essere un uomo di conoscenza.
  3. Viaggio ad Ixtlan - Lezioni sulla strada del guerriero, o fermare il mondo, la routine, la propria storia personale, importanza di se stessi, la morte come un messaggero, il non fare, sognare.
  4. L'isola del Tonal - Descrizione di punti di percezione nel corpo o nell'uovo luminoso, tonal (prima attenzione, conoscenza, consapevolezza del lato destro) e nagual (seconda attenzione, ignoto, consapevolezza del lato sinistro, sognare insieme)
  5. Il secondo anello del potere' - Descrive gli eventi dopo la partenza di Don Juan, le esperienze con le donne guerriere del gruppo originario del nagual, la seconda attenzione (il secondo anello del potere), la perdita della "'forma' umana", il sogno,
  6. Il dono dell'Aquila - descrizione della forza che crea, distrugge e governa l'universo (o almeno le 48 bande della terra), oltre che sorgente delle emanazioni stesse, descrizione dei comandi dell'Aquila all'uomo, la regola del Nagual, vari livelli di insignificanti tiranni, la via verso la libertà, l'agguato a se stessi e il sogno, luoghi di potere.
  7. Il fuoco dal profondo - passo dopo passo, delucidazioni della padronanza della consapevolezza o della conoscenza del neo veggente: tutto è energia (le emanazioni dell'Aquila o emanazioni luminose), l'uovo luminoso e il punto d'unione, il noto (prima attenzione o tonal), l'ignoto (seconda attenzione o nagual), l'inconoscibile (fuori dall'uovo luminoso), tiranni di scarsa importanza come modo per spostare il punto d'unione e promuovere la crescita del guerriero, mondi gemelli di organico ed inorganico (più precisamente esseri materiali e esseri non materiali), spostamento del punto di unione e altri filamenti di consapevolezza, fasci di emanazioni che sono le basi per le fonti di differenti tipi di consapevolezza e forme, la forma umana, le forze che colpiscono l'uovo luminoso, vincere la morte, l'agguato a se stessi, l'intento e il sogno.
  8. Il potere del silenzio - racconti sulla padronanza essenziale dell'intento, ruotanti attorno a punti chiave dello spirito
  9. L'arte di sognare - passi verso la padronanza del sogno.
  10. Tensegrità, passi magici - descrizione con foto di movimenti fisici miranti ad incrementare il proprio benessere, un sistema divenuto famoso col termine "tensegrità"
  11. Il lato attivo dell'infinito - ricapitolazione, diario degli eventi significativi (come visti dallo spirito)
  12. La ruota del tempo - ricostruzione del modo in cui i libri precedenti sono stati scritti con citazioni da tutti i precedenti libri.
Carlos Castaneda - Il potere del silenzio

    Il termine "naqual" veniva usato da Castaneda per descrivere quella parte della percezione che appartiene alla sfera del "non conosciuto" e ancora non conoscibile dall'uomo, così sottintendendo che don Juan Matus fosse l'elemento di connessione con il "non conosciuto" (a cui fa riferimento come "realtà non ordinaria").
    I primi tre libri: A scuola dallo stregone, una via Yaqui alla Conoscenza, Una realtà separata e Viaggio a Ixtlan, furono scritti mentre Castaneda era ancora uno studente all'università. Castaneda scrisse questi libri come se fossero il diario delle sue ricerche descrivendo l'apprendistato con uno sciamano tradizionale. Fu inizialmente acclamato per il lavoro descritto in questi libri, prima che iniziasse contro di lui una critica più accesa.
    Nei primi due libri Castaneda, descrive come la Via Yaqui per la conoscenza richieda l'uso di potenti piante indigene, come il Peyote e la Datura. Nel suo terzo libro, Viaggio ad Ixtlan, ribalta però la sua enfasi sul potere delle piante. Egli afferma che Don Juan le ha usate su di lui per dimostrare che le esperienze fuori dalla vita conosciuta e ordinaria, sono reali e tangibili, ma non sarebbero state necessarie se la sua mente fosse stata più fluida.
    In seguito negò ogni utilizzo di droghe per i propri propositi. Affermò nei successivi libri che queste possono inalterabilmente danneggiare la sfera luminosa di emanazioni del corpo energetico, così come il corpo fisico.
    In Viaggio ad Ixtlan, il terzo libro della serie, fa notare:
    Il suo quarto libro, L'isola del Tonal, termina con Castaneda sul punto di saltare da un picco in un abisso, segnando così il suo passaggio da discepolo a uomo di conoscenza in quanto, invece di "morire" come avrebbe dovuto "sfracellandosi" sulle rocce, riesce a suo avviso "in qualche modo" a sopravvivere, appunto però "trasformato". Anche se non arriva mai a spiegare di più.
    Castaneda ha acquisito fama per i suoi libri sulle vicende dello stregone Don Juan e il suo gruppo di allievi sciamani. Secondo quanto asserito da Castaneda stesso, nel 1960, allora giovane studente all'Università della California a Los Angeles, conobbe in Arizona un messicano di etnia yaqui, Don Juan Matus. Questi lo avrebbe iniziato alla stregoneria antica messicana, per usare i termini esatti del suo libro, portandolo a scoprire asserisce l'autore, nuovi mondi e stati di coscienza alterati ricorrendo inizialmente anche a sostanze allucinogene per farlo (come il cactus peyote da cui si estrae la mescalina), per abbattere le sue convinzioni; ma asserendo poi in successivi libri, che ciò non sarebbe stato affatto necessario se egli fosse stato un poco più "essere fluido". Gilles Deleuze e Felix Guattari citano il concetto di fluidità di Castaneda nel loro saggio sul divenire-animale all'interno di Millepiani (Deleuze G., Guattari F., Millepiani. Capitalismo e Schizofrenia, Minuit, 1980 [III ed. it. Castelvecchi, 2010, p. 308)
    Proseguendo il racconto, alla partenza di Don Juan per il suo "ultimo volo" (una specie di "morte alternativa" a quella comune), lo sciamano Carlos, in qualità di nuovo nagual (cioè "leader", capo) designato da Don Juan, avrebbe proseguito e guidato un altro gruppo di allievi, anch'essi preparati, il cammino verso la liberazione totale dell'essere, per partire infine anche loro, come il proprio maestro, per il "viaggio definitivo attraverso l'ignoto".
    Gli sciamani o "stregoni" che lo istruiscono, indicherebbero l'"ultimo volo" come un '"processo volontario di attivazione interiore del fuoco dal profondo insito in ogni essere, capace di condurre ad una specie di "autocombustione", o volatilizzazione istantanea del corpo, nel quale però lo spirito, la propria coscienza, sarebbero in grado di sopravvivere.
    La sintesi del pensiero di Don Juan potrebbe essere riassunta con queste parole: "il Cammino del Cuore". Nel suo primo libro, a scuola dallo stregone, una via Yaqui alla Conoscenza, Castaneda afferma:
    "Per me esiste solo il cammino lungo sentieri che hanno un cuore, lungo qualsiasi sentiero che abbia un cuore. Lungo questo io cammino e la sola prova che conta è attraversarlo in tutta la sua lunghezza. E qui io cammino guardando, guardando senza fiato."
    Nelle opere successive l'autore introduce il concetto della "spietatezza assoluta", basilare nel guerriero se non vuole perdere energia, o il potere che ha "accumulato".
    Niente "amore" quindi; niente inutili "lasciarsi andare" a se stessi.. (altro termine impiegato proprio cosi).Gli insegnamenti di Don Juan, secondo lo stesso Castaneda, non hanno niente a che vedere con le altre tradizioni mistiche e credenze esoteriche o religiose, ma sono concetti totalmente nuovi e innovatori, gli stessi che gli hanno appunto dato il successo che ha avuto e che continua ad avere; includono delle pratiche di cui non si è mai parlato prima.
    Non si parla per esempio di santi, non c'è un tema "salvifico" del tipo "comportati bene, o verrai punito".. Tutto poggia più che altro sulle proprie capacità interne personali (la "salvezza" se c'è, è qualcosa di "individuale") le quali possono venire sviluppate e affinate tramite certe tecniche, secondo criteri e per scopi però del tutto diversi da quelli comuni alla maggior parte di altre filosofie.
    Castaneda utilizza una terminologia propria, il suo pensiero è quindi legato a tali termini e alla spiegazione che se ne ricava dagli scritti.
    Tra gli strumenti che un guerriero avrebbe a disposizione, per raggiungere i propri obiettivi (accumulare potere personale, riguadagnare la propria libertà" e compiere, così, una "morte alternativa"), ci sarebbero:
    • L'arte dell'agguato - relazionata alla "prima attenzione"
    • L'arte del sognare (o "in-sognare"..) - relazionata con la "seconda attenzione"
    • L'arte dell'Intento, - di cui non parla - ma che si pensa sia collegata all'ultima attenzione possibile realizzabile, cui accenna nei suoi libri: la "terza attenzione"
    « ciò che noi crediamo essere unico ed assoluto, è solo uno in un insieme di mondi consecutivi, posizionati come gli strati di una cipolla. Egli affermò che anche se noi fossimo stati energeticamente condizionati a percepire solamente il nostro mondo, avremmo avuto ancora la capacità di entrare in quegli altri regni, che sono reali, unici , assoluti ed ingolfati come lo è il nostro mondo. »
    Secondo Castaneda, il fatto più significativo nella vita di una persona è che non si rende conto di avere a disposizione altre "attenzioni possibili" (così lui le chiama), le quali andrebbero sviluppate. Incrementandole, arrivando cioè a "percepire", ad averne piena coscienza, prima, disponibilità e controllo, dopo, l'essere umano secondo lui, potrebbe arrivare addirittura a compiere una "morte alternativa".
    Incrementarle richiede disciplina, ma soprattutto "forza", energia, quello che don Juan gli descrive come "potere personale".
    Ecco che con la corretta applicazione dell'arte dell'agguato (abbondantemente trattata ne "il potere del silenzio" ), egli afferma che possiamo diventare dei "cacciatori di potere".
    Andare a "caccia" di "potere", significherebbe "accumulare" energia tramite certe tecniche di "controllo comportamentale", ma anche dei rituali che non escludono, come già accennato, il consumo di allucinogeni, ma più spesso trattasi invece del contatto diretto con certe "forze" (spiriti, che lui chiama "alleati" di potere, appunto) naturali che ci circondano.
    Un potere personale sufficiente, porterebbe dunque alla consapevolezza di tutte queste tre attenzioni e quindi, alla padronanza dell'"intento" (il controllo cosciente e volitivo della propria "forza di volontà", che Castaneda ci descrive come delle fibre luminose di energia partenti dalla base dell'ombelico).
    Questa padronanza sarebbe principalmente il movimento controllato di quello che è conosciuto in questa particolare disciplina, come il punto d'unione, il centro energetico della sfera luminosa di energia dell'uomo in cui si metterebbe insieme la nostra percezione, e responsabile quindi di quello che percepiamo coi nostri sensi.
    Secondo questa filosofia, quando siamo giovani, il nostro uovo luminoso non si sarebbe ancora irrigidito e il punto d'unione scorrerebbe fluido. L'uovo degli umani sarebbe intersecato da "filamenti di energia", che produrrebbero percezioni, ma quando le persone crescono e vivono in una esistenza ordinaria (concentrandosi solo cioè sulla loro "prima attenzione"), concretizzerebbero solo una piccola parte di queste emanazioni, che diventerebbero quindi tutta la loro realtà percettiva, escludendo automaticamente tutti gli altri possibili mondi che invece potrebbero ugualmente essere raggiunti (attraverso le altre attenzioni possibili).
    Castaneda afferma che ogni nostra sensazione, sentimento o azione, è determinata dalla posizione di questo punto di unione. Il movimento consapevole del punto di unione permetterebbe la percezione del mondo in maniera differente (realtà non ordinaria), nonché l'entrata in altri mondi veri e propri, diversi dal nostro, ma ugualmente "inglobanti" e "reali".
    L'obiettivo di tutto questo sarebbe quello di raggiungere la "totalità di se stessi", ossia la piena percezione e dominio delle attenzioni.
    Piccoli movimenti porterebbero a piccoli cambiamenti nella percezione, ma grandi movimenti porterebbero a cambiamenti radicali. E sono questi che un guerriero cerca.
    Secondo Castaneda, il suo maestro don Juan gli aveva spiegato che, secondo gli antichi stregoni messicani, per ottenere questo "movimento" si ricorreva a varie tecniche. Una di queste, era sfruttare la dinamica (energetica) di certe "reazioni emotive" e comportamentali (arte dell'agguato).
    Da qui l'adozione, o la "ricerca" (folle, per un "essere ordinario", ossia per colui che non sia un guerriero) di "andarseli proprio a cercare" i problemi, soprattutto di gente che ci renda "la vita impossibile"; don Juan, li definisce, i "Pinches Tiranos..." e sarebbero, delle vere benedizioni!... (solo per un guerriero, ovviamente, che sappia quello che sta facendo e cercando).
    Ironicamente è lo stesso don Juan Matus, ne "il potere del silenzio" che giustifica la scelta di Castaneda come apprendista in quanto la presenza dello scrittore per lui rappresentava quanto di più fastidioso e irritante potesse esistere, dicendo anche di trarre da ciò energia per se stesso ed il proprio viaggio.
    Tutto questo, i "pinche tiranos" ma anche le altre tecniche (agguato, sogno, intento), ci aiuterebbe a raggiungere una delle mete supreme (l'altra è la "spietatezza"), in quanto "chiave di volta" per essere liberi (in questo caso di "percepire"): si tratta del "silenzio interno", descritto da Carlos con i termini: "parar il dialogo interiore" (caratteristico della mente dell'uomo).
    Attraverso molte altre tecniche (che sempre "solo accenna", ma non arriva mai a spiegare fino in fondo) come la:
    • "ricapitolazione" dell'esperienze fatte nella propria vita
    • "cancellare la propria storia personale", per
    • essere "inaccessibili"
    • sviluppare lo "stato d'animo del guerriero", di cui la spietatezza è la meta finale
    • usare "l'idea della Morte" per "realizzarlo" (la "Morte come Consigliera"), e assieme a questa adottare anche
    • l'umiltà del guerriero (ch'è molto diversa da quella dell'uomo comune)
    • "sognare" (lucidamente)
    • maneggiare l'"Intento" ("creare", fare "miracoli" o cose "assolutamente impossibili" per la nostra mente "razionale"; si suppone "creare" in quanto, questa è l'unica parola associata a questo termine che si trova nei suoi libri. Tuttavia ripetiamo che non ha mai espresso chiaramente nulla su quest'arte)
    • porre l'agguato a se stessi, utilizzando i "pinches tiranos" oppure anche altre "tattiche", sempre utili a "muovere" il punto d'unione
    Il guerriero mirerebbe a riguadagnare la propria libertà perduta, che gli sarebbe stata tolta (da entità da lui chiamati "esseri inorganici", o "predatori" nel capitolo "Ombre di Fango" del libro Il lato attivo dell'Infinito), libertà di "percepire" veramente: chi è, da dove viene, ma soprattutto, dove sta andando.., e.. dove vuole andare. Per poi "concretizzare" questo suo "volere", con il "potere personale" che ha accumulato durante tutta una vita d'impeccabilità (essere "impeccabili", fa parte dello "stato d'animo del guerriero").
    Castaneda asserisce che don Juan, il suo maestro, lo aveva consigliato ed esortato a "non perdersi" nei numerosi mondi nuovi che poteva arrivare a percepire; in quanto, l'unica cosa importante, al momento della morte, era la "Libertà" di poter continuare a "percepire-rsi". Non doveva quindi cedere alle "lusinghe" o alle "bellezze", che in essi avesse potuto trovare.
    Gli scritti di Castaneda sono stati criticati dal mondo accademico. Taluni hanno ritenuto che Castaneda si fosse appropriato del lavoro dell'antropologa Barbara Myerhoff. Altri hanno cercato di ricostruire il nesso storico tra la vita di Castaneda e gli eventi raccontati nei libri senza però alcun successo. Chi sostiene l'autenticità di quanto esposto da Castaneda, afferma invece che le incoerenze sarebbero state lasciate "di proposito" dall'autore proprio come avrebbe fatto per la sua vita privata: ossia, come parte integrante del modello proposto dal nucleo d'insegnamenti propri del suo maestro Don Juan.
    Uno degli aspetti più controversi del suo lavoro è la descrizione dell'uso di allucinogeni per raggiungere nuovi stadi di consapevolezza.
    Nel suo terzo libro, scrive:

    « La percezione del mondo attraverso gli effetti delle sostanze psicotrope è stato così bizzarro e impressionante da spingermi a pensare che tale stato fosse l'unica strada per comunicare e imparare quello che Don Juan tentava di insegnarmi. Tale assunto però si dimostrò erroneo »
    Robert J. Wallis nel suo libro del 2003 Shamans/Neo-Shamans: Contested Ecstasies, Alternative Archaeologies, and Contemporary Pagans, scrive:
    « All'inizio, e col supporto del dipartimento di antropologia dell'Università, il lavoro di Castaneda fu accolto criticamente. Gli esponenti della vecchia scuola di antroplogia come Edward Spicer (1969) e Edmund Leach (1969) lodarono Castaneda [...]. L'autenticità di Don Juan fu accettata per sei anni, fino a che Richard de Mille e Daniel Noel non pubblicarono le loro critiche volta a smascherare il libri su Don Juan nel 1976 (De Mille pubblicò un ulteriore volume nel 1980) [...] Il meticoloso lavoro di De Mille in particolare mostrò la falsità del lavoro di Castaneda.
    L'indegno rivestire di fatti antropologici cozza con la grande discrepanza dei dati: il libro "si contraddice nei dettagli di date, luoghi, sequenze e descrizioni di eventi" (Schultz in Clifton 1989:45). Ci sono fonti pubblicate per quasi tutto quanto scritto da Carlos (si veda in particolare Beals 1978) e almeno un caso si concreta in un plagio: Ramon Medina, uno sciamano Huichol che fornì informazioni a Barbara Myerhoff (1974) [...]. »
    Agli inizi del 1973 il citato Time Magazine, scrive che non c'è alcuna prova che di quanto scrive Castaneda. L'unico testimone di quanto scritto è lo stesso Castaneda.
    Seri studi critici e analitici sugli scritti di Castaneda non comparvero sino al 1976 quando Richard de Mille pubblicò Castaneda's Journey: The Power and the Allegory, nel quale egli argomenta come "gli errori logici e cronologici nella struttura narrativa sono la prova più che evidente che i libri di Castaneda sono finzione. Se nessun altro prima ha scoperto questi errori si deve al fatto che nessuno ha redatto una lista degli eventi in sequenza così come narrati nei primi tre libri. Una volta redatta tale lista gli errori sono evidenti. "La più schiacciante prova di questo, secondo de Mille, è nella relazione di Castaneda con la strega chiamata la Catalina. (tratto da wikipedia)

    L'arte degli stregoni in realtà non è quella di scegliere, ma di essere abbastanza acuti per accettare. Don Juan Matus, Tensegrità

    "Ora so che gli uomini sono creature di consapevolezza, coinvolte in un viaggio evolutivo di consapevolezza, che in realtà non conoscono la propria esistenza e sono colmi di incredibili risorse che non utilizzano mai".
    La prima volta che don Juan mi parlò a lungo dei passi magici fu quando fece un commento poco favorevole sul mio peso. "Sei decisamente troppo in carne", esclamò, squadrandomi da capo a piedi e scuotendo il capo con disapprovazione. "Ti manca poco per poter essere definito grasso. Cominci a mostrare i primi segni di tensione e stanchezza: come tutti gli altri membri della tua razza, hai un inizio di deposito di grasso sul collo, al pari dei tori. È arrivato per te il momento di prendere sul serio una delle più grandi scoperte degli stregoni: i passi magici."
    "Ma di quali passi magici stai parlando?" gli chiesi. "Non mi hai mai accennato a niente di simile e, ammesso che tu l'abbia fatto, dev'essere stato un riferimento così vago che non riesco proprio a ricordarmelo."
    "Te ne ho parlato molto in passato, e tu ne conosci già molti", ribatté lui. "È da quando ci siamo incontrati che te li insegno!"
    Per quanto ne sapevo io, non era affatto vero, e protestai quindi con una certa veemenza.
    "Non difendere con tanta passione il tuo splendido sé", mi prese in giro, facendo con le sopracciglia un gesto ridicolo che avrebbe dovuto esprimere le sue scuse. "Volevo semplicemente dire che tu imiti tutto ciò che faccio, e di conseguenza io ho approfittato di questa tua capacità di imitare. Fin dall'inizio ti ho mostrato alcuni passi magici, e tu hai sempre pensato che io mi stessi divertendo a far schioccare le giunture del mio corpo. Mi piace proprio il modo in cui li hai interpretati: far schioccare le giunture! D'ora in poi ci riferiremo a essi con questa definizione."
    "Ti ho mostrato dieci modi diversi di far schioccare le mie giunture", riprese. "In realtà, ognuno di essi è un passo magico che si adatta perfettamente al mio corpo e anche al tuo; si potrebbe dire che sono nel tuo lignaggio, oltre che nel mio. Ci appartengono a livello personale e individuale, così come appartenevano ad altri stregoni che erano perfettamente uguali a noi nelle venticinque generazioni che ci hanno preceduto."
    Come lui stesso aveva dichiarato, i passi magici a cui si riferiva erano i modi in cui io pensavo facesse schioccare le giunture: era infatti solito muovere le braccia, le gambe, il torace e le anche in vari modi specifici che, almeno secondo me, dovevano creare la massima tensione di muscoli, ossa e legamenti. Dal mio punto di vista, il risultato di questi movimenti di stretching era una successione di schiocchi che io avevo sempre pensato producesse per divertirmi o stupirmi. A dire il vero, lui mi aveva chiesto più volte di imitare i suoi gesti e, con atteggiamento di sfida, mi aveva persino chiesto di memorizzarli e ripeterli a casa finché non fossi riuscito a produrre con le giunture gli stessi rumori che faceva lui.
    Pur non avendo mai ottenuto tali risultati, avevo involontariamente imparato tutti i movimenti. Adesso so che non riuscire a fare quei suoni in realtà è stato un bene, perché i muscoli e i tendini delle braccia e della schiena non dovrebbero mai essere tesi in quel modo. Don Juan era dotato fin dalla nascita dell'incredibile capacità di far schioccare le giunture delle braccia e della schiena, così come altra gente fa schioccare le nocche delle dita.
    "Come hanno fatto gli antichi stregoni a inventare questi passi magici?" volli sapere.
    "Nessuno li ha inventati", mi rispose in tono severo. "Pensare che siano stati inventati implica l'intervento della mente, e questo è un concetto del tutto sbagliato. I passi magici sono stato scoperti dagli antichi sciamani. Mi è stato detto che ha avuto tutto inizio con la straordinaria sensazione di benessere che questi individui provavano quando si trovavano nello stato sciamanico della consapevolezza intensa: il tremendo ed eccitante vigore che li animava era tale che fecero di tutto per rivivere tali sensazioni anche nello stato di veglia."
    "In un primo tempo credevano che si trattasse di un benessere generico creato dalla consapevolezza intensa, ma ben presto si resero conto che non sempre questo stato faceva nascere in loro il medesimo benessere. Un'analisi più attenta della questione permise loro di capire che ogni volta che avevano provato quel benessere specifico, erano sempre stati impegnati in alcuni specifici movimenti fisici. Si resero conto che mentre erano in uno stato di consapevolezza intensa il loro corpo si muoveva spontaneamente in certi modi che erano in realtà la causa delle insolite sensazioni di appagamento fisico e mentale che provavano."
    Don Juan aveva sempre pensato che tali movimenti involontari fossero una sorta di retaggio nascosto del genere umano, qualcosa che era stato celato in profondità e veniva riportato alla luce solo da coloro che ne andavano alla ricerca. Paragonò questi sciamani a sommozzatori che si immergono nelle profondità del mare e recuperano involontariamente un tesoro.
    Sempre secondo don Juan, questi stregoni iniziarono faticosamente a mettere insieme alcuni dei movimenti che ricordavano, e i loro sforzi portarono i risultati desiderati: furono infatti capaci di ricreare quei movimenti che avevano giudicato reazioni spontanee del corpo in uno stato di consapevolezza intensa. Incoraggiati dai successi ottenuti, riuscirono a ricreare centinaia di movimenti che si limitarono a eseguire senza mai cercare di classificarli in uno schema comprensibile. Essi credevano che nello stato di consapevolezza intensa i movimenti avvenissero in maniera spontanea e che ci fosse una forza che ne guidava l'effetto, senza l'intervento della volontà.

    « La mia percezione del mondo attraverso l'effetto di questi psicotropi è stata così bizzarra ed impressionante che io fui costretto ad assumere che questi stati erano la sola via di comunicazione e apprendimento di ciò che don Juan stava cercando di insegnarmi. Questo assunto era erroneo. »

    Non ho paura di nulla, così vedrò me stesso. La Ruota del Tempo
    Cercare la perfezione dello spirito del guerriero è l'unico compito degno della nostra transitorietà, e della nostra natura umana. La Ruota del Tempo
     Un guerriero è silenzioso nella sua battaglia, distaccato perché non ha nulla da perdere, pratico ed efficace, perché ha tutto da guadagnare.La Ruota del Tempo
    Ricapitolare e sognare vanno di pari passo. Man mano che rigettiamo la nostra vita, acquistiamo più e più capacità di volare. Don Juan Matus, L'Arte di Sognare
    Essere impeccabile significa mettere la tua vita nella direzione di sostenere le tue decisioni, e poi fare molto più del proprio meglio per realizzare queste decisioni. Don Juan Matus, L'Arte di Sognare
    Cercare la libertà è l'unica forza traente che conosco. Libertà per decollare; per essere come la fiamma di una candela, che, invece di spingersi e tener testa alla luce di miliardi di stelle, rimane intatta, perché non pretende mai di essere più di ciò che è: una semplice candela. Don Juan Matus, L'Arte di Sognare
    Il grande compito dei veggenti è di portare avanti l'idea che, per evolversi, l'uomo prima deve liberare la sua consapevolezza dai legami con l'ordine sociale. Una volta che la consapevolezza è liberata, l'intento la dirigerà in un nuovo sentiero evolutivo. Don Juan Matus, come citato da Carlos Castaneda nell'Arte del Sognare
    Gli stregoni intendono la disciplina come la capacità di fronteggiare con serenità circostanze non incluse nelle nostre aspettative. Per loro, la disciplina è un'arte: l'arte di fronteggiare l'infinito senza tirarsi indietro, non perché siano forti e duri, ma perché sono pieni di rispettoso timore.  Don Juan Matus, Il Lato Attivo dell'Infinito
    Che strano paradosso! Ogni guerriero sul sentiero della conoscenza pensa, prima o poi, che sta imparando la stregoneria, ma tutto ciò che sta facendo è permettere a sé stesso di essere convinto del potere nascosto nel suo essere, e che lo può raggiungere. Don Juan Matus, Il Potere del Silenzio
    Ogni aspetto della nostra vita, la nostra consapevolezza e il nostro universo è parte di un ciclo. Più ne siamo consapevoli, più le nostre azioni sono consapevoli su ogni livello. Occorre  mettere in chiaro e ad animare i nostri campi energetici, sollevare la vibrazione di consapevolezza, e connetterci più consciamente con i cicli dei nostri stessi esseri: la Terra, la Luna, i Pianeti e le Stelle.
     Il teatro dell'Infinito è l'adattamento che Carlos Castaneda fece ad una forma precedente di teatro, che fu introdotta nel lignaggio di don Juan Matus dal nagual Elias Ulloa e ulteriormente perfezionata dal suo studente, e benefattore di don Juan, il nagual Julian Osorio. Ciò comporta l'uso dei passi magici, i movimenti sognati del loro lignaggio, per rappresentare un particolare tipo di teatro - in cui gli attori provano diverse maschere e, nel far ciò, arrivano a vedere che la loro "solita" identità è anch'essa una maschera - aprendo la strada, anche se per un istante, alla possibilità di divenire consapevoli della propria vera identità come un'estensione dell'infinito stesso, capaci di intentare il modo in cui vogliono vivere ed essere. Nella recita, come nella vita, i protagonisti fanno un tour di consapevolezza, un viaggio attraverso il quale essi stessi e l'universo, divengono più consapevoli della vastità, della molteplicità e mutabilità di sé stessi.
    Don Juan  istruì  Castaneda nella via del guerriero. Per don Juan, il guerriero era un essere che viveva una vita riempita fino all'orlo con l'esplorazione delle infinite possibilità per la consapevolezza umana che normalmente rimane inutilizzata, un essere che si imbarca, quando arriva il momento, in un viaggio definitivo di consapevolezza, "passando oltre verso la libertà totale."  Don Juan descrisse questa opzione al suo apprendista: "…i guerrieri possono trattenere la loro consapevolezza, che normalmente viene abbandonata, nell'istante della morte. Nel momento del passaggio, il corpo nella sua interezza si accende di conoscenza. Ogni cellula all'unisono diventa consapevole di sé stessa ed anche consapevole della totalità del corpo." Carlos Castaneda ha lasciato il mondo nello stesso modo in cui lo fece il suo maestro, don Juan Matus: con piena consapevolezza. Nel lasciare il mondo come un guerriero solitario, in totale consapevolezza, lascia una ricchezza di conoscenza accessibile a chiunque desideri avventurarsi negli infiniti livelli di consapevolezza disponibili agli esseri umani. E , secondo don Juan, il viaggio comincia qui, nel mondo che abitiamo, un mondo ...così misterioso e ricco come nulla può essere. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno per cogliere le meraviglie di questo mondo della vita quotidiana è sufficiente distacco. Ma più che distacco, abbiamo bisogno di sufficiente affetto e abbandono.
          "Un guerriero deve amare questo mondo," disse don Juan, "in modo che questo mondo che sembra un posto così comune possa aprirsi e mostrare le sue meraviglie."




    Ad ogni cosa vivente è stato garantito il potere, se così essa desidera, di cercare un'apertura verso la libertà e passarci attraverso. È evidente per i veggenti che vedono l'apertura, e le creature che vi passano attraverso, che l'Aquila garantisce questo dono per perpetuare la consapevolezza.
    Il Dono dell'Aquila


    "Le persone vedono solo ciò che sono preparate a vedere."

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