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giovedì 13 dicembre 2012

daniele e malachia


DANIELE: Dal versetto 40 del capitolo 11 del libro di Daniele sino alla fine del capitolo 12 che è anche l'ultimo capitolo. Il versetto 40 dice che le forze del Re del Sud inizieranno a molestare il Re del Nord, e che spazzerà quando il re del Sud con il suo potente esercito. Dice: "Al tempo della fine, il re del Sud si rivolta contro il Re del Nord (Il movimento islamico fondamentalista contro l'egemonia americana?) E il Re del Nord verranno contro di lui come un turbine, con carri e cavalieri e con molte navi entreranno nella terra e anche (questo "sarà anche" potrebbe significare "ignora gli avvertimenti dei governi della Terra") “ed egli viene in la terra della bellezza” (che può essere tradotta con l'Iraq, come prima, al momento della Caldea e Sumer, Babilonia era famosa per i suoi splendidi giardini pensili e la magnificenza della sua architettura, e Mesopotamia (l'attuale Iraq) per i suoi palmeti, terra bella che si estende fuori dalla vista tra le rive fiorite del Tigri e l'Eufrate. ( per alcune tradizioni sono Eden, il Giardino dell'Eden, nella vasta regione si estende dalla Mesopotamia in Arabia, il cui confine meridionale è il golfo di Ade). " La fine della profezia (capitolo 12, versetti 11 a 13) dice esattamente questo: "Dal momento in cui il sacrificio quotidiano è sospesa e l'abominio desolante verrà installato, ci saranno 1290 giorni beato è colui che attende e. che raggiunge i 1335 giorni, e O, fino alla fine sarete in pace e si potrà stare nel tuo sacco se si riesce, alla fine del giorno "(questo significa probabilmente:..sarete pronti ad ereditare della tua vera condizione dei diritti).
MALACHIA: I 500 anni che vanno dal 1.100 al 1.600 sono stati i più proficui per i cosiddetti “autori profeti”, e negli anni precedenti, quelli che hanno avuto a che fare con il Templarismo ed il Neotemplarismo. Quando si parla di “profezie” si pensa subito a Nostradamus, cavaliere Neotemplare, il più importante per quanto attiene la completezza o meglio, la sfera episodica delle sue centurie. Non da meno è da considerare Malachia, Primate d’Irlanda del XII secolo che riformò la chiesa del suo Paese introducendo la liturgia della chiesa romana. Malachia scrisse il “De summis pontificibus” che tratta, in 112 motti, le caratteristiche dei  papi da Celestino II (1143) fino all’ultimo papa che sarà, secondo lui, Pietro II che salirà al trono di Pietro I nell’anno 2026. Ma questo sarà anche l’ultimo papa. Molti ritengono l’opera di Malachia apocrifa, scritta nella metà del 1500 da autore ignoto, attribuita a Malachia e pubblicata per la prima volta dal benedettino Arnold Wion nel 1595. Per questa distanza temporale di circa 400 anni, durante i quali nulla si sapeva di detta opera, molti ricercatori ritengono appunto che sia apocrifa. In certi punti dell’opera ci sono passi scritti con parole o motti templari che fanno pensare all’originalità dell’opera od almeno che, chi l’ha scritta, anche in tempi successivi, fosse un neotemplare, per l'appunto Malachia.  La vita: Malachia, il cui vero nome era Mael Maedos O’Morgair d‘Armagh nato appunto ad Armagh nell’anno 1094, fu ordinato nel 1119, nello stesso periodo in cui Bernardo di Chiaravalle ed Ugo de Payns costituivano l’Ordine dei Cavalieri Templari. Fu nominato abate a Bangor nel 1123 e successivamente arcivescovo di Condor nel 1125 ed infine vescovo di Armagh e Primate d’Irlanda nel 1132. Nel 1138 rinunciò all'arcivescovado e ritornò alla vita monastica. Fu santificato nel 1190 da Papa Clemente III.  Con San Bernardo si recò più volte a Roma al cospetto dei diversi pontefici succedutisi durante la sua vita curiale e con i quali intratteneva rapporti cordiali, si dice, legati alle sue conoscenze ed influenze nel mondo templare francese. Si stava recando a Roma, passando per Chiaravalle, quando s'ammalò. I monaci di San Bernardo cercarono di alleviarne la condizione, curandolo nel migliore dei modi, ma Malachia scuotendo la testa, come in segno di ringraziamento, diceva loro “ E’ inutile, obbedisco alle vostre premure per carità”. Morì a Chiaravalle il 2 novembre 1148. Il primo Malachia di cui si abbia conoscenza, lo troviamo nell'Antico Testamento. A lui si  attribuisce il “libro di Malachia”, opera profetica che gli Ebrei indicano come “Sigillo dei profeti”. Il profeta biblico Malachia visse durante la dominazione persiana del territorio mesopotamico-babilonese (circa 540 a.C.). Il libro tratta problemi etici e morali della comunità ebraica, dopo la prigionia babilonese. In esso si condannano i matrimoni misti e si esalta il momento escatologico della venuta del messaggero di Dio che premierà i buoni e punirà i cattivi. Questi punti sono ripetuti circa trecento anni dopo dalla comunità essena nazorea, cui faceva parte Gesù, ripresi ancora dopo altri 1200 anni, come riferimento religioso, dai Poveri Cavalieri di Cristo o meglio dai Templari. Le profezie: L’opera “De summis pontificibus” è uno dei tanti falsi composti tra il Cinquecento e il Seicento, ai tempi di Paracelso e di Nostradamus, quando profezie, rivelazioni, divinazioni e magie erano di moda. Malachia profetizza sui papi, da Celestino II alla fine del papato della chiesa di Roma, indicato nel motto 112, appunto relativo all’ultimo papa. L’avvenimento dovrebbe realizzarsi nel 2026, quindi fra pochi anni. Prima di procedere all’esame di alcuni “motti” voglio sottolineare che una profezia Templare tramandatasi nei secoli e legata a quanto l’Abate Sauniére scoprì durante gli scavi di ristrutturazione della chiesa di Rennes le Chateau, indica che: “..il primo papa franco del terzo millennio, svelerà il segreto e con lui finirà il potere della chiesa.”. In questo caso i tempi previsti da Malachia e dai Templari potrebbero coincidere. Se i Templari fecero detta previsione sulla base delle profezie di Malachia, vorrebbe dire che l’opera “De summis pontificibus” non sarebbe un apocrifo della metà del ‘500, ma un originale del XII secolo. Esaminiamo qui i motti riferiti ai papi che vanno dall’Unità d’Italia fino ai nostri giorni e cioè dal motto 101.
101 - Pio IX (1846-1878) motto: Crux de cruce: a significare, la tribolazione della Chiesa durante l'unificazione dello Stato Italiano. 102 - Leone XIII (1878-1903) motto: Lumen coeli: si riferisce allo stemma di questo papa che conteneva una scintillante cometa.
103 - Pio X (1903-1914) motto: Ignis ardens: significa, il cuore carico di santa fede di questo papa.
104 - Benedetto XV (1914-1922) motto: Religio depopulata:  i milioni di cattolici morti durante il primo conflitto mondiale.
105 - Pio XI (1922-1939) motto: Fides intrepida: la lotta della fede contro i regimi totalitari.
106 - Pio XII (1939-1958) motto: Pastor Angelicus: fu da molti definito il papa Pastore dal portamento angelico.
107 - Giovanni XXIII (1958-1963) motto: Pastor et Nauta: fu patriarca di Venezia e viaggiò molto.
108 - Paolo VI (1963-1978) motto: Flos florum: nel suo stemma c'erano tre fiori.
109 - Giovanni Paolo I (1978-1978) motto: De medietate lunae: il brevissimo pontificato che durò poco più di un mese lunare.
110 - Giovanni Paolo II (1978-2002) motto: De labore solis: è il riferito all'instancabile attività svolta e che per primo e solo lavorò per la caduta del muro di Berlino.
111 – Benedetto XVI (2002 – 2012 vivente) motto “Gloria Olivae”, in riferimento, forse, ad un periodo di pace ?
112 – Ultimo: Pietro II ( ? ) Dopo il papa previsto nel motto 111 ci sarebbe una grave catastrofe (anno 2026) durante il regno dell'ultimo papa, identificato con una vera e propria profezia: "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus qui pascet oves in multis tribulationis, quibus transactis septicolis diruentur et Judex tremendus judicabat populum suum.Amen". (Durante la persecuzione estrema della Santa Romana Chiesa, siederà (sul trono) Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli verrà distrutta ed il tremendo giudice giudicherà il suo popolo). Forse crollerà la cosiddetta sacralità romana del Vaticano, che praticamente nasce con papa Alessandro I (negli anni 105-115) quando non più il popolo di Cristo era chiamato a designare il loro “Maestro”, ma ad esso si sostituiva la nomenclatura del potere con gli errori politici, morali e religiosi che ne sono seguiti, finanche ai giorni nostri. Solo una revisione dei molti dogmi che nei secoli si sono dimostrati non verità incontrastabili, ma forzature create a beneficio di chi, anche con poca dignità ha sfruttato il nome di Gesù, al solo fine di poter influire e profittare della credulità popolare, potrà salvare il salvabile. E’ difficile cercare la verità, ma l’attenersi ai fatti ed ai documenti, che negli ultimi secoli sono stati rinvenuti, sarebbe non solo un segno di umiltà, ma anche una prova di giustizia nei confronti almeno di Jesuha ben Joseph, Maestro di Giustizia dei Nazirei, che certamente non la pensava come hanno pensato, e quindi agito, la stragrande maggioranza dei papi indicati da Malachia e loro predecessori.
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